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Autore: tylersanchor    23/04/2016    1 recensioni
Sapete, ogni storia ha una morale. Quella che sto per raccontarvi, infatti, è un avvertimento. Non innamoratevi mai. Comprate un cane, un gatto, un dromedario, ma non cedete mai alla tentazione di pensare che magari non sarebbe così male stare insieme a qualcuno. No, porterà dolore e devastazione che a confronto l'uragano Katrina sembrerà un venticello leggero e prima che ve ne rendiate contro vi troverete in mutande a cantare Taylor Swift per dar sfogo alla vostra disperazione.
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Ovvero, come Theo Raeken gestì disastrosamente il suo primo amore e di come non tutti i mali vengano necessariamente per nuocere. O forse no.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Theo Raeken, Tracy Stewart
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La verità era che, mentre i mesi avanzavano, la mia mole di studio aumentava e si era aggiunto anche il tirocinio in ospedale, mi ero quasi abituato a seppellire tutto. Certo, avevo ancora scompensi di fronte a Stiles, ma ero riuscito a sostenere con lui conversazioni quasi decenti. Aveva praticamente smesso di insultarmi, addirittura ogni tanto si univa a me per vedere Grey's Anatomy oppure studiavamo allo stesso tavolo senza scannarci, il che era comunque un progresso. Col tempo avevo imparato a ignorare il mio cuore che batteva all'impazzata ogni qualvolta lui era in giro e a ingoiare bocconi amari ogni volta che usciva con Lydia o lei veniva da noi. Avevo pensato che alla fine l'amore non era una gran cosa, che forse potevo sopportarlo appunto perché ero superiore a queste cose. Tuttavia, quella sera, proprio quando Lexie dichiarava a Mark il suo amore, arrivò l'apocalisse. Non sapevo che lo sarebbe stata. Era solo Lydia che se ne tornava a casa e Stiles che chiamava Scott, come al solito. Non ci prestai neanche tanta attenzione, ma avevo l'udito da lupo e certe cose le sentivo anche quando non volevo.
Lydia mi ha chiesto di andare con lei a una festa al MIT. E non come amici.”
Probabilmente vi aspettereste qualcosa di comico, tipo io che sclero e butto il telefono di Stiles dalla finestra, che faccio come a mio solito la drama queen e mi lamento, ma la verità è che mi limitai a stringermi più forte nella coperta di Hello Kitty, che ormai era diventata un must, guardando Grey's Anatomy senza capirci una parola.
Avevo pensato che l'amore fosse ridicolo, stupido e sdolcinato, ma neanche vedere Grey's Anatomy mi aveva fatto capire quanto potesse farti sentire piccolo. E solo. E inutile. Non ti uccideva, ma era proprio questo il problema. Ti faceva solo venire voglia di avvolgerti nella tua coperta aspettando che passasse. Perché, in fin dei conti, che senso aveva? Che senso aveva Corey che mi aveva riempito la testa di appuntamenti, dichiarazioni e passeggiate mano nella mano? Che senso aveva non riuscire neanche a parlargli senza avere un infarto? Lui sarebbe uscito con Lydia. Lui si sarebbe messo con Lydia, perché era questo che capitava alle belle persone. Si mettono con altre belle persone, stannp insieme ai loro amici e non hanno spazio per i ragazzini narcisisti ed egoisti. Stiles mi piaceva per tante ragioni, prima della quale perché era simile a me: intelligente, schietto, con un pizzico di malizia. Però aveva usato tutte quelle qualità, le qualità che avevo anche io, per fare qualcosa di buono. Io mi ero limitato a cercare di avere sempre più cose per me ed ero finito con un branco che meglio perderlo che trovarlo, abbarbicato in una coperta rosa a questionare ogni mia scelta di vita. Me l'ero meritato, naturalmente. Tutte le schifezze che avevo fatto alla fine si erano rivoltate contro di me e il karma mi aveva portato via l'unica persona di cui mi fosse interessato qualcosa.





 

*

 

 

In qualche modo, non sapevo neanche come, avevo trovato il coraggio di trascinarmi fino al MIT, da Mason e Corey. Era la prima volta che andavo spontaneamente da loro, realizzai, non li avevo neanche mai chiamati se non quando mi servivano contro il branco di Scott, quasi un anno prima. Se il karma avesse funzionato al cento per cento, probabilmente mi sarei ritrovato una porta in faccia, ma in qualche modo lassù qualcuno doveva volermi ancora bene e Corey mi aprì, vide la mia faccia da funerale e senza una parola mi fece accomodare sul divano, mi diede una coperta e del té e mi lasciò usare il suo iPod per ascoltare ogni singola break up song che Taylor Swift avesse scritto.
- Sopravviverai, - mi disse Mason, dandomi una pacca sulla spalla e passandomi una confezione gigantesca di gelato.
- Non tutto è perduto, - replicò Corey, lanciandogli un'occhiataccia, - so che Lydia e Stiles usciranno insieme. Stiles l'ha detto a Scott che l'ha detto a Liam che lo ha detto a Mason che lo ha detto a me. Ma tu puoi impedirglielo. Devi dichiararti.
Per un attimo tutta la depressione mi passò e lo fissai, perché non era possibile che Corey mi conoscesse da anni e non avesse capito che avrei preferito fare la lap dance nudo per Chris Argent che parlare di sentimenti con la persona per cui li provavo.
- No.
- Sì, Theo, sì. Insomma, sei sempre stato uno che se vuole qualcosa fa il diavolo a quattro per ottenerla e ora che devi dire due semplici paroline al ragazzo che ti piace non hai le palle e ti nascondi sotto una coperta? E non me la bevo la balla che non vuoi metterti fra Stiles e Lydia perché so benissimo che se potessi costruiresti un muro spesso dieci metri fra loro due.
Infatti, non mi sarebbe mai saltato in mente di dire un'idiozia del genere. Non me ne fregava niente dei sentimenti di Stiles, qui c'erano in gioco i miei. Perché farsi piacere qualcuno è una cosa masochistica, ad un tratto non sei più padrone del tuo umore, delle tue sensazioni. Un suo gesto e la giornata cambia, un tono di voce leggermente diverso e sei lì a farti mille paranoie mentre stalkeri il suo profilo Facebook. Ma quello era ancora accettabile, perché Stiles non sapeva di avere questo potere su di me. Ma nel momento in cui glielo avessi detto, nel momento in cui gli avessi dato, grazie al cielo metaforicamente, il mio cuore, mi avrebbe avuto in pugno. Avrebbe visto quanto ero fragile. Non gli ci sarebbe voluto niente per farmi a pezzi e non mi illudevo di certo che solo perché ci parlavamo ogni tanto e mi cucinava da mangiare fossimo in chissà che buoni rapporti. Stiles mi avrebbe fatto a pezzi, e no, grazie tante. Non che non lo stesse comunque inconsapevolmente facendo, ma era sicuramente meglio che non lo sapesse.
- No, - ripetei.
- Cosa hai da perdere? Insomma, se dice sì, a posto. Se dice no, la situazione è uguale ad ora, quindi …
- Quindi un cazzo! - esclamai, sentendo montare una rabbia esagerata, - non viviamo tutti nel paese degli arcobaleni e degli unicorni!
Mason mi lanciò un'occhiataccia e si fece più vicino a Corey che aveva l'aria di esserci rimasto parecchio male.
- Magari, disse gelido Mason, - c'è gente che ci vive perché ha capito cosa accidenti è essere innamorati. Tu sei un cazzo di egocentrico, Theo. Anche adesso, il problema non è Stiles che esce con Lydia, il problema è il povero Theo rimasto solo. Il problema, se ti dichiari, non è che Stiles potrebbe rifiutarti, è come questo potrebbe farti stare. Beh, congratulazioni, hai una bellissima storia d'amore con te stesso, ma se mai vorrai avere qualcosa di decente con Stiles, rassegnati al fatto che il tuo narcisismo non ti poterà da nessuna parte.
Forse mi dava così tanto fastidio perché Mason aveva ragione.



 

*



 

 

Il giorno della festa arrivò in sordina, mentre io mi aggiravo per la casa come uno zombie travestito da persona normale. Stile,s nonostante avessi cercato di dissimulare, si era fatto più silenzioso del solito e aveva deciso di insultarmi meno del normale. Io, da bravo attore, avevo svolto, in quei giorni, tutte le mie consuete attività, almeno in apparenza. In realtà, rimuginavo tutto il tempo su ciò che Mason mi aveva detto, su quanto io fossi miserabile – l'autocommiserazione era come il prezzemolo, andava con tutto, - e su quanto anche solo il nome Lydia mi facesse venire i conati di vomito, così l'avevo ribattezzata Colei Che Non Deve Essere Nominata, ma dato che era troppo lungo da pensare spesso e volentieri lo sostituivo con Voldemort. Naturalmente, mentre Stiles si preparava per la festa e io facevo un acronimo di parolacce indirizzate a Voldemort con “acido desossiribonucleico”, l'autocommiserazione si sedette accanto a me e mi tenne la mano mentre cercavo un insulto che iniziasse con la U, siccome per deformazione professionale l'unica parola che mi veniva in mente era uracile, che è una base azotata e quindi non c'entrava un emerito cazzo.
Stavo giusto pensando a quanto fosse miserabile la vita anche per il fatto che non riuscivo a trovare un insulto decente che iniziasse per u quando Stiles, che in qualche modo era arrivato di fronte a me, si schiarì la voce per attirare la mia attenzione.
Alzai lo sguardo, cercando di ignorare la camicia fresca di bucato, i jeans perfettamente stirati – che tra parentesi, mi sembravano proprio i miei American Apparel – e i capelli più ordinati del solito.
- Sì?
- Ehm, - disse Stiles, stranamente nervoso, - io esco.
- Ho notato, - risposi, desideroso di tornare allo studio del DNA prima che mi salissero le lacrime agli occhi.
- Vado a una festa.
- Lo so.
- Con Lydia.
Dio doveva proprio odiarmi quella sera.
- Ho intuito.
- Vado?
No, quel punto interrogativo non me lo ero affatto immaginato. Stiles mi guardava, torcendosi le mani e per un attimo pensai che mi avesse fatto quella domanda perché voleva che dicessi no. Voleva che fosse come nei film, che mi alzassi, che corressi da lui e gli dichiarassi amore eterno. Poi ci arrivai: mi stava chiedendo come stava. Era così in ansia per Lydia che chiedeva persino consigli alla sua nemesi.
Fu come con Corey, vederlo così felice mentre io mi riducevo a studiare per dimenticare i miei guai fu decisamente troppo.
- Vai, cazzo! Non sai neanche andare a prenderti una ragazza? Sei davvero uno sfigato.
Stiles mi guardò neanche gli avessi tirato un pugno in pancia. Il che non aveva totalmente senso, perché non gli avevo detto niente di che. Mi aveva detto di peggio a mo' di buongiorno le prime mattine che convivevamo, eppure aveva lo sguardo di chi si è sentito dire esattamente ciò che non voleva sentirsi dire. Ma che andasse al diavolo, a un certo punto: non me ne fregava niente dei suoi problemi di autostima e almeno lui aveva un appuntamento con la persona che gli piaceva.
- Vado, allora, - mi disse gelido, prendendo la giacca e chiudendo la porta, mentre io rimasi solo sulla poltrona, a chiedermi cosa accidenti avevo fatto di male.

 

 

 

 

 

 

 

 


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Lo so, lo so, sono in ritardo mostruoso ma la scorsa settimana è stata terribile per me, il giovedì in particolare è stato un vero disastro e non ho studiato neanche decentemente. Tuttavia questa settimana va molto meglio, adesso ho ancora qualche casino che mi ha fatta ritardare ma eccomi qui. E vi chiedo non recensioni ma preghiere perché tutto vada bene e perché giovedì prossimo, quando ci vediamo con l'ultimo capitolo, vi scriva "OMG E' ANDATO TUTTO BENISSIMISSIMO". Pregate per me, mi raccomando.
  
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