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Autore: coffee girl    26/04/2016    1 recensioni
Si tratta di una serie di one shot su Takahiro x Ryo e Hiroki x Seiji, le coppie della mia long Unmei no aki ito di cui trovate il link nel primo capitolo All'interno della raccolta ci saranno episodi non ordinati cronologicamente tra loro, ma tutti ambientanti a partire dal finale della long. Il rating cambierà da capitolo a capitolo quindi verrà modificato ogni volta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Piccola nota: Ecco il link alla long che precede questa raccolta: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3329733&i=1  
 
Ryo si ritrovò a riflettere sul fatto che era già passato un mese dalla sera che lui e il capo avevano trascorso, abbracciati stretti, sul divano di quest'ultimo. Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto smettere di rivolgersi al suo ragazzo chiamandolo con quell'appellativo e, in effetti, Kondo stesso gli aveva detto almeno un centinaio di volte che, quando erano da soli, poteva chiamarlo con il suo nome di battesimo, ma Ryo ancora non ci riusciva. Quando andava bene, il massimo che poteva fare era utilizzare semplicemnte il cognome dell'uomo a cui non mancava però di aggiungere l'onorifico -san. Eppure erano una coppia ormai da un mese e un intero mese, per chi come Ryo non aveva mai avuto una vera storia d’amore, era davvero tantissimo tempo.
Nonostante arrossisse ogni volta all’idea, il pensiero di stare insieme al capo lo rendeva infinitamente felice. Rimaneva però il problema della sua famiglia. Infatti, se sua madre e suo padre avessero scoperto che, dopo le ore di stage, passava del tempo con un uomo con il quale era addirittura fidanzato, per lui sarebbe stata la fine. Per questo motivo aveva dovuto mettere su un teatrino per fare credere loro che, ogni giorno, si tratteneva a casa di Yu a studiare per preparare i difficili esami di ammissione all'università. Mentire ai propri genitori era un qualcosa che, per uno come Ryo, non sarebbe mai stata un'opzione ed era per questo che non riusciva ad evitare di sentirsi un vero schifo nei loro confronti, nonostante sapesse di non avere altre possibilità. Del resto stare con Kondo lo rendeva felice di una felicità così assoluta che non sarebbe più stato in grado di rinunciarci per nulla al mondo.
L’unica persona alla quale aveva raccontato come stessero realmente le cose era Momo che si era dimostrata entusiasta e sinceramente partecipe della sua nuova vita. Ryo però non riusciva a togliersi dalla testa un certo discorso che era venuto fuori proprio parlando con la sua migliore amica: lui e Kondo non erano mai andati oltre i baci e Ryo cominciava a domandarsi il perché. All’inizio non ci aveva dato troppo peso e aveva liquidato il discorso dicendo che era troppo presto, ma poi aveva iniziato a rimuginarsi sopra fino a farla diventare una vera e propria ossessione.
Insomma, non era più un bambino, e sapeva perfettamente che tutte le coppie prima o poi finivano con il fare anche quello e non capiva perché il capo non glielo avesse ancora chiesto. Se, da una parte, si sentiva sollevato perché aveva una paura tremenda di non essere all’altezza e provava un imbarazzo infinito all’idea di una così grande intimità, dall’altra si era convinto che, se il capo, non gli aveva ancora chiesto di farlo era perché aveva perso interesse nei suoi confronti. Forse stava accadendo proprio quello che aveva temuto fin dall’inizio e cioè che, un uomo di successo come Kondo, si sarebbe presto stancato di passare il suo tempo con un ragazzino delle superiori.

La mattina gli sembrò infinita, a scuola faticò a concentrarsi persino durante le ore di matematica, la sua materia preferita di sempre e, nel pomeriggio, non ebbe occasione di vedere Kondo in quanto quest’ultimo era rimasto per tutto il tempo in sala riunioni a discutere con certi ragguardevoli clienti stranieri. Ryo non vedeva l’ora che arrivasse il momento in cui avrebbero potuto fare la strada insieme fino all’appartamento del capo.
Capo…
Ryo, sconsolato, si passò una mano sulla fronte. Perché il suo stupido cervello non riusciva a smetterla di identificare il suo ragazzo con quella parola?

Nonostante il tempo non ne volesse sapere di scorrere, anche quel giorno arrivò la sera. Dopo che ebbero bevuto il loro te’ nel soggiorno di Takahiro, Ryo si alzò e andò a sedersi accanto a lui sul divano. Si trattva del divano sul quale si era ritrovato a dovere accudire l’uomo in occasione di una brutta influenza e dove, tempo dopo, gli aveva chiesto di baciarlo una seconda volta per aiutarlo a capire cose gli stesse accadendo. E ora occupavano quel posto come fidanzati e a quel solo pensiero il cuore di Ryo aveva iniziato a battere come un forsennato.
«E’ da quando siamo usciti dal lavoro che sei silenzioso, va tutto bene?» Gli domandò il suo compagno riportandolo così alla realtà.
Ryo annuì e si avvicinò ancora un poco.
«Sei sicuro? E’ successo qualcosa a scuola? Gli chiese iniziando ad accarezzagli piano i capelli.
«V-va tutto bene.»
La realtà era che non andava tutto bene, proprio per niente e Ryo non ce la faceva più a tenersi per sé quel dubbio. Il problema era che parlarne sarebbe stato troppo imbarazzante, quindi decise che avrebbe provato a faglielo capire. Si girò di scatto e avvicinò il volto a quello di Takahiro in attesa di un bacio che arrivò quasi subito. Sentire le labbra del capo sulle proprie era rassicurante, erano calde e morbide e la sua lingua aveva iniziato ad esplorargli la bocca con movimenti lenti. Ryo era certo che se non fosse stato seduto sarebbe scivolato a terra da quanto si sentiva le ginocchia molli. In altro momento si sarebbe abbandonato a quella sensazione piacevole lasciandosi cullare da quei baci languidi che lo riscaldavano fin nel profondo, ma purtroppo in quel momento aveva in mente una domanda troppo importante che necessitava di una risposta. Prese in mano tutto il coraggio di cui era dotato, avvicinò le dita tremanti alla camicia di Takahiro e, con un gesto incerto, fece scivolare il primo bottone fuori dall’asola. Presto seguirono il secondo e il terzo bottone prima che Takahiro interrompesse il bacio prendendogli entrambe le mani nella propria mentre, con la mano libera, gli accarezzava il volto.
Il calore delle mani di Takahiro lo stordiva. Quelle dita affusolate sul suo viso lo facevano sentire come fosse cera pronta a sciogliersi.
«Allora, cosa ti sta succedendo oggi?» Gli domandò, la voce incrinata da un velo di preoccupazione.
Ryo abbassò gli occhi incapace di guardarlo in volto.
«Ryo…»
No, così non andava bene, non poteva pronunciare il suo nome con quel tono, così non sarebbe riuscito a portare avanti nessun piano. Ecco, era in quei momenti che Ryo perdeva la capacità di pensare razionalmente e temeva che, nonostante adesso stessero insieme, non ci avrebbe comunque mai fatto l’abitudine.
Inspirò profondamente, sempre senza avere il coraggio di alzare il capo.
«Vuoi lasciarmi? » La voce gli uscì più stridula di quanto avesse intenzione. «E’ perché non ti piaccio più? Lo sapevo che avresti finito con lo stancarti di me…ma avresti potuto dirmelo.» Aveva iniziato come un fiume in piena, ma le ultime parole somigliavano più ad un pigolio che a sillabe di senso compiuto.
«Io stancarmi di te? » Domandò Kondo genuinamente confuso.
Ryo, che si sentiva le guance scottare, annuì deciso.
«E posso sapere cosa ti ha fatto pensare una sciocchezza del genere? »
«T-tu non mi hai mai chiesto d-di…insomma…» Perchè non voleva capire? Doveva proprio fargli dire a parole una cosa tanto imbarazzante?
Takahiro emise un sospiro di sollievo e si passò una mano sulla fronte per ricacciare indietro un ciuffo ribelle. Ryo lo vide sorridere prima di iniziare a parlare.
«E così ti sei messo in mente che io mi sono stancato di te solo perché non l’abbiamo ancora fatto? » Prese il volto del suo ragazzo tra le dita in modo da costringerlo a guadarlo negli occhi e gli posò un veloce bacio sulle labbra.
«Credi che non ti desideri?» Gli domandò subito dopo.
Ryo iniziò a tormentarsi le labbra. Quando Kondo gli parlava con quella voce così dolce non sapeva più cosa doveva credere.
«Ti desidero dal giorno in cui mi hai chiesto di baciarti di nuovo, ma in quel momento non sarebbe stato giusto. Tu avevi le idee confuse e io non sapevo se sarei stato in grado di superare le mie barriere, di darti quello che meritavi. E anche adesso ti desidero con tutto me stesso, ma è meglio aspettare che tu prenda il diploma e che non sia più il mio stagista. Dopo sarà un po’ più semplice, insomma, non potremo comunque mettere i manifesti, ma le cose saranno meno difficili. Lo capisci questo?»
«Kondo – san…» Ma non riuscì a terminare la frase perché fu subito interrotto dal compagno.
«Vorrei sentire il mio nome pronunciato dalle tue labbra. Ryo, potresti farmi questo regalo?»
Il ragazzo annuì, arrossendo vistosamente. Le labbra si incresparono in un sorriso mentre gli occhi gli si inumidivano di lacrime. Aveva provato a ricacciarle indietro, ma senza successo. Il sollievo provato al pensiero che Takahiro non volesse lasciarlo e avesse scelto di aspettare perché si preoccupava per lui, per loro, l’aveva fatto sciogliere completamente. Kondo iniziò ad asciugargli le lacrime con i polpastrelli e a lasciagli piccoli baci salati sul viso.
«Takahiro…» Pigolò piano piano. Un soffio, un suono quasi impercettibile che però giunse alle orecchie di Takahiro e bastò a scaldargli il cuore.
«Moccioso, non pensare mai più che io potrei stancarmi di te perché non succederà mai.» Gli soffiò sulle labbra prima di ricominciare a baciarlo.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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