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Autore: Mary P_Stark    29/04/2016    3 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Dove tutto ebbe inizio – Parte 8
 
 
 
 
Carezzando le piume morbide e scure di Muninn, Loki levò il capo non appena udì i passi cadenzati e potenti del fratello, Odino.

Frigga procedeva a pochi passi da lui, elegante come sempre e come sempre bellissima e imperiosa.

Nessuna dea avrebbe potuto essere degna del titolo di Signora degli dèi, se non lei, Loki di questo era più che consapevole.

La salutò perciò con garbo e, allontanandosi dal trono del fratello e dai suoi corvi, che erano appollaiati su un paio di trespoli in oro, dichiarò: “Giungo a te con una lieta novella e con un cruccio, fratello.”

“Né dell’una, né dell’altro voglio preoccuparmi ora, Loki” replicò ombroso Odino Occhiosolo, accomodandosi sul suo trono con fare naturale. “Debbo incontrarmi con mio figlio Balder, e non ho affatto bisogno che tu rimanga qui a origliare i nostri affari.”

Frigga rimase in silenzio di fronte a quell’aperto insulto e, con grazia, si accomodò sul basso scranno a latro del trono, sistemando delicatamente le eleganti vesti dorate.

Loki le lanciò uno sguardo dubbio, ma alla fine preferì parlare. Dopotutto, avere dalla propria parte una donna preoccupata, poteva essere utile.

“Ho il dubbio che la venuta di Balder coincida con la mia, fratello perciò, se me lo consentirai, chiederò a tuo figlio l’argomento di cui deve trattare con te e, se non sarà il medesimo, mi ritirerò in buon ordine. Diversamente, te ne parlerò con lui presente.”

Odino borbottò un assenso e, quando vide comparire l’alto e impetuoso figlio dai lunghi e biondi capelli, dichiarò a gran voce: “Ebbene, eccoti! Perché mi hai voluto convocare così di fretta?”

Balder lanciò un’occhiata tesa in direzione di Loki che però, mellifluo, disse: “Io e mio fratello siamo d’accordo, giovane nipote. Sei qui per Fenrir, vero?”

Assentendo senza però aprire bocca, il dio biondo squadrò supplichevole il padre, ma questi non gli permise di ottenere ciò che voleva, limitandosi a dire: “Parlerai dinanzi a lui, poiché voglio conoscere le opinioni di voi due al riguardo. Cos’ha combinato quel lupo irrispettoso?”

Ancora uno sguardo a Loki, poi Balder parlò.

“Fenrir si è accoppiato con una mortale, Padre, e ha avuto due figli. Da quel che ho potuto constatare su Midghard, esiste una cerchia di guerrieri sempre più nutrita che sparge odio e morte per le genti, con il chiaro intento di stanare la bestia e la sua progenie, oltre che la madre dei figli del dio-lupo. Vogliono ucciderli tutti, credendoli demoni” lo mise al corrente Balder, reclinando ossequioso il capo.

Aggrottando la fronte, Odino borbottò contrariato: “Non gli era permesso unirsi carnalmente per generare una prole! E questi disordini non mi piacciono affatto. Midghard è un luogo ancora giovane e fragile. Non ha bisogno di simili contenziosi.”

“Sono pienamente d’accordo con te, Padre, e quando mi sono recato da Fenrir per farlo ragionare – in barba al tentativo di Tyr di nascondermi questa verità scomoda – lui ha urlato contro di me e contro gli dèi tutti, ingiuriandoci a male parole ed esternando anche pesanti minacce.”

Ancora Loki rimase in silenzio e Balder, imbaldanzito da questa sua silente approvazione, proseguì nel racconto.

“I figli di Fenrir sono pericolosi come lui, combattivi per carattere e labili di autocontrollo. Uno di loro ha tentato di azzannarmi, quando ho tentato di far ragionare Fenrir e…”

“… e forse avresti dovuto aggiungere che, in precedenza, hai tentato di catturare suo padre con una rete costruita dai nani, che però si è rivelata inadatta” intervenne dal fondo del salone un’altra voce, che rimbalzò tra le pareti affrescate del palazzo.

Balder si volse rabbioso in direzione del fratello Tyr e, indicandolo con fare irato, esclamò: “Tu ci hai tenuto nascosto la verità sulla sua prole! Non hai diritto alcuno di parlare!”

“Fenrir non è né folle, né pericoloso come lo dipingi. Stava difendendo casa sua e la sua prole, quindi non ci vedo niente di strano” ribatté il fratello, raggiungendo infine il gruppo ai piedi del trono. “Padre, lasciami spiegare…”

Odino, però, levò una mano per azzittirlo e, furente, dichiarò: “Tu sapevi, e me l’hai taciuto. Mi hai fatto credere che i suoi movimenti erratici in giro per i mondi fossero solo una sua risposta alla noia, quando invece stava solo cercando di sviare la mia attenzione dalla sua famiglia!”

Tyr non poté ribattere a questo, essendo la pura verità.

Balder sogghignò, decidendo di rincarare la dose. “Li ha aiutati a nascondersi, e per questo dovreste punirlo, padre. Vi ha mentito su fatti gravissimi.”

Padre Tutto fulminò con lo sguardo Balder, replicando: “Tieni la tua gelosia fuori da questa discussione, figlio, o potrei decidere di punire te, perché stai cercando di incastrare tuo fratello.”

Rimessolo al suo posto, Odino poi si rivolve a Loki, chiedendogli: “Tu ne sapevi nulla?”

“Ne sono giunto a conoscenza anch’io pochi giorni addietro e, proprio per questo, mi sono recato dai nani per capire come fossero state create le reti che hanno usato per tentare di frenarne la pazzia.”

Tyr si infuriò immediatamente, di fronte a quelle parole cariche di spregio, ma Odino lo azzittì nuovamente con un gesto della mano.

Al fratello, quindi, chiese: “Che intendi dire con… reti? Ne è stata utilizzata più di una?”

“Ebbene sì, fratello. Mia figlia ha cercato di contenerne l’irritabilità, quando ha scoperto che Fenrir era irrimediabilmente impazzito” mormorò contrito Loki, reclinando penitente il capo. “Si è lasciata tradire dalla gravidanza della compagna di Fenrir… come donna, non se l’è sentita di abbandonarla, così li ha accolti presso la sua reggia per tutti questi anni, permettendo ai cuccioli di crescere ma, quando si è resa conto del vero carattere del fratello, ha tentato di fermarlo.”

Odino aggrottò la fronte, accigliato quanto dubbioso, e replicò: “Hel non è mai stata famosa per il suo altruismo, lo sai…”

“Sì, ma di fronte a una gravidanza, ha ceduto anche lei.” Poi, rivoltosi a Balder, sogghignò e aggiunse: “Tu sai bene perché ti ha donato Drómi per catturare Fenrir, vero?”

“Che cosa?!” sbottò Odino, rivolgendosi al figlio. “Ti sei appoggiato a Hel, per ottenere un’arma contro Fenrir?”

“E’ stata lei a cercarmi, chiedendomi di portare giustizia in nome suo! Come ha detto Loki, è stata tradita da suo fratello… avrei dovuto voltarmi, non intervenire? E’ pur sempre una donna, no?” protestò Balder, lanciando un’occhiata significativa alla madre.

Odino preferì non indagare oltre sull’argomento, essendo presente la moglie e, nel rivolgersi nuovamente a Loki, domandò: “Quindi, tuo figlio ha fatto terra bruciata attorno a sé?”

“A quanto pare, non del tutto, visto che tuo figlio Tyr è ancora dell’idea di difenderlo, nonostante sia evidente che Fenrir stia impazzendo.”

Tyr ringhiò irritato, replicando furioso: “Non sta affatto impazzendo! Vuole solo proteggere la sua famiglia e, quanto a Balder e alle sue affermazioni, bisognerebbe sottolineare perché Hel gli abbia dato quella maledetta rete! C’era ben altro, dietro al bisogno di proteggere una donna.”

Balder lo fissò malissimo, ma Odino soprassedette e disse soltanto: “Non mi interessa conoscere il motivo per cui Hel gli abbia donato quella rete. Se tuo fratello dice di essere stato aggredito, a me tanto basta. Questo, unito alle ingiurie contro noi tutti, è sufficiente per spingermi a richiamarlo qui per decidere di lui e della sua famiglia… che mai avrebbe dovuto avere.

“Padre, vi prego! E’ follia trattarlo come un reietto, quando non ha fatto nulla di male! Lasciate che vi parli apertamente a quattr’occhi, e vedrete da solo quanto sia cambiato” protestò con veemenza Tyr. “Siete saggio a sufficienza per sapere che, ciò che viene riportato da occhi altrui, non sempre corrisponde a verità, poiché l’occhio e la mente di chi guarda, sono condizionati dai pregiudizi.”

Ciò detto, guardò Balder e aggiunse: “Non metto in dubbio la buona fede di mio fratello, ma i suoi pregiudizi. Per questo, ti chiedo di poter condurre qui io stesso Fenrir, perché possa parlare liberamente con te, a cuor leggero.”

Prima ancora che Odino potesse parlare, Loki asserì: “Credo che Tyr abbia ragione, fratello. Io stesso, che sono suo padre, nutro sospetti verso di lui a prescindere, e può darsi che questa volta sbagli. Lasciamo che Tyr lo conduca qui, e ti parli direttamente, senza interposta persona.”

Balder fece per protestare, ma lo zio gli batté una mano sulla spalla, mormorando: “Se avrai ragione tu, lo incateneremo ma, se ha ragione Tyr, sarà stato meglio per tutti aver affrontato il problema senza pregiudizi.”

“E sia… chiama Fenrir e convocalo qui. Non toccherò la sua famiglia, né a lui verrà imposta alcuna catena, qui a palazzo” dichiarò Odino, congedando Tyr.

Quando questi se ne fu andato, Loki sorrise divertito e sottolineò: “Qui a palazzo? Come mai questo accenno così speciale?”

Odino sogghignò all’indirizzo del fratello, replicando: “Non solo tu sai usare il cervello, fratello.”
 
***

Appollaiato su una scogliera a picco sul mare, la stessa su cui aveva condotto Avya tanti anni addietro, Fenrir si volse a mezzo, quando percepì la presenza di Tyr.

Una nuvoletta dorata si ricompose dinanzi a lui, mostrandogli le sembianze del dio che, chiaramente stanco e con i segni di una lunga deprivazione da sonno, mormorò: “Eccoti, finalmente.”

“Cosa, di quanto ho detto la volta scorsa, non ti era chiaro? Non voglio più vedere nessuno di voi” borbottò Fenrir, tornando a scrutare il mare.

Quella mattina era uscito molto presto, senza svegliare Avya, e aveva corso per lungo tempo tra colline e prati, tentando invano di ritrovare la calma.

Il tradimento di Tyr lo aveva ferito più di quanto avesse immaginato in un primo momento, e il suo goffo tentativo di scusarsi aveva solo peggiorato le cose.

Come poteva, in tutta onestà, tornare a fidarsi di lui, dopo che aveva permesso a Balder di scoprire il loro segreto?
E ora giungeva lì, pieno di contrizione e speranza, desiderando cosa? Che tutto tornasse come prima? Che lui dimenticasse le sue parole di fiele?

Tutto ciò era impossibile, e glielo disse.

Tyr, però, scosse il capo e replicò: “Mio padre, così come molti altri, sono convinti che le tue parole ingiuriose siano più di semplici minacce a vuoto, e vogliono replicare al tuo dire con qualcosa di molto peggio di una semplice pacca sulle mani. Odino, però, è disposto ad ascoltarti di persona, poiché sa che le cose riportate, a volte, posso essere foriere di menzogna. Ti sta dando una possibilità, Fenrir. Usala!”

“E perché mai dovrei fidarmi? Già due volte si è tentato di ingannarmi. Salire fino al palazzo di Odino vorrebbe lasciare Midghard, raggiungere Asghard e stare lontano da Avya e dai miei figli, che potrebbero essere così attaccati in qualsiasi momento” gli rinfacciò Fenrir, levandosi in piedi per meglio affrontarlo.

“Non succederà niente di tutto questo. Me ne faccio personale carico” gli promise Tyr, allungandogli una mano. “Per favore. Fai capire a mio padre quanto ami Avya e i ragazzi. Capirà. Anche lui è padre, e non potrà negare l’evidenza dei fatti.”

Fenrir squadrò quella mano, che tante volte aveva stretto nel corso dei secoli, dopo i loro allenamenti estenuanti quanto gratificanti e, in un ultimo barlume di speranza, la strinse, mormorando: “Te la strapperò, se mi avrai detto una bugia.”

“E io lascerò che tu lo faccia… ma ugualmente proteggerò la tua famiglia” gli promise Tyr.

Fenrir si volse allora verso il bosco, indeciso se tornare o meno da Avya per metterla al corrente di quell’incontro ma, all’ultimo momento, lasciò perdere.

Avrebbe impiegato poco a parlare con Odino, dopodiché sarebbe tornato a casa da lei.

Avviatosi perciò con Tyr, si smaterializzò per raggiungere Bifröst e, da lì, raggiungere Asghard e il palazzo di Odino che, ormai, non rivedeva da millenni.
 
***

Avya si svegliò di soprassalto nel suo letto e, con la mano, cercò a tentoni la figura di Fenrir, non trovandola.

Preoccupandosi immediatamente, raccolse i suoi abiti per vestirsi e uscire per cercarlo ma, una volta raggiunta la stanza principale della casa, si fermò di botto.

Sul tavolo, si trovavano alcuni fiori di campo immersi in una ciotola di legno e, sotto di essa, un foglietto.

Avya lo prese per leggerlo e, sorridendo appena, mormorò: “Esco per un po’… ho bisogno di correre. Tornerò più tardi. Ti amo.”

La donna si strinse il biglietto al petto, accentuando il suo sorriso, ma il disagio che l’aveva svegliata non mutò, né scemò.

Qualcosa non andava.
 
***

Camminando a passo spedito lungo i corridoi di palazzo, le guardie ben distanti e nessuno a intralciare il loro passaggio, Fenrir lanciò un’occhiata a Tyr e borbottò: “A quanto pare, tuo padre ha mantenuto la parola.”

“Come ti avevo detto” assentì Tyr, indicandogli di prendere la via dei piani superiori.

Inerpicandosi lungo l’enorme e luminosa scalinata, interamente ricoperta d’oro e gemme preziose, Fenrir continuò comunque a guardarsi intorno, guardingo.

Nessun lupo si sarebbe mai lasciato andare al lassismo e, lo volesse o meno, lui era nato come lupo.

Il suo essere uomo era solo una seconda forma, non il suo Io più vero.

“Da questa parte” mormorò Tyr, avviandosi lungo un corridoio, dove si trovavano un paio di valchirie in armi.

Queste, però, li degnarono solo di una debole occhiata, rimanendo di guardia dinanzi alle rispettive porte, dietro cui si trovavano gli Archivi Reali.

Ancora, Fenrir le scrutò attento, prima di cancellarle dalla sua lista di potenziali pericoli.

Qualcosa non quadrava, ma non sapeva esattamente cosa. Eppure, Tyr sembrava così fiducioso e tranquillo…

Non appena misero piede nella sala del trono, però, gli istinti di Fenrir scattarono subito, non trovando nessuno, e anche Tyr parve piuttosto perplesso.

Quando, poi, videro comparire un valletto in livrea, la tensione crebbe.

Non che costui avrebbe potuto essere in qualche modo minaccioso, ma poteva portare più danno che utile, in una situazione simile.

Con un inchino formale, il giovane osservò la coppia con totale compostezza e disse: “Padre Tutto vi attende nella sala a fianco, che conduce ai suoi giardini privati. Ha pensato che fosse luogo più piacevole in cui colloquiare. Prego, seguitemi.”

“Giardini… privati?” esalò Fenrir, confuso e sorpreso.

Tyr, però, replicò: “Oltre quelle porte, c’è un passaggio di Bifröst che sua solo mio padre, e conduce su un’isola di Midghard che a lui piace molto. Ci sono stato un paio di volte e, effettivamente, merita. Il paesaggio è splendido.”

Accigliandosi leggermente, Fenrir borbottò contrariato: “Perché farci venire ad Asghard, quando poteva direttamente convocarci là?”

“Può averlo deciso sul momento, Fenrir. Non pensare vi sia necessariamente del marcio” cercò di tranquillizzarlo Tyr, dandogli una pacca sulla spalla.

“Temo gli asgardiani anche quando recano doni1” brontolò il dio-lupo, pur seguendolo.

Il paggio aprì per loro la sontuosa porta ad arco oltre la quale si nascondeva il passaggio di Bifröst e, dopo averli lasciati passare, la richiuse, dando la doppia mandata.

In un baluginio multicolore, i due dèi infine apparvero sull’isola Lyngvi, luogo in cui Odino era solito trastullarsi nei momenti di quiete e lì, poggiato contro una roccia adunca, videro Padre Tutto.

Fenrir si fece ancor più guardingo, ma avanzò verso il dio che, nello scorgerli, si allontanò dalla pietra – al cui fianco ne sorgeva una gemella – e dichiarò: “Ebbene, sei giunto, lupo. Pensavo di vederti nella tua forma primigenia, ma mi sbagliavo.”

“Amo camminare su due zampe, ogni tanto” replicò serafico Fenrir, sul chi vive.

“Mi sono giunte voci secondo cui avresti trasgredito le regole, e ti saresti accoppiato con una umana. E’ dunque vero?” gli domandò a bruciapelo il padre degli dèi, giocherellando con un corvino nastro di seta.

“Non mi sono accoppiato. La donna che amo non merita di essere scambiata per una comune femmina, cui voi ritenete debba servire a un solo e unico scopo” ribatté il dio-lupo, aggrottando la fronte.

Odino lo fissò vagamente sorpreso, ma proseguì nel suo dire.

“Ed è per cagion sua che, non solo hai attaccato mio figlio Balder, ma hai anche minacciato di morte noi tutti?”

“Ha cercato di separarmi da lei con l’inganno, ingiuriando poi a male parole i miei figli. Stavo difendendo semplicemente la mia famiglia” protestò Fenrir, accalorandosi.

Odino levò una mano a chetarlo, e replicò: “Famiglia che non avresti dovuto avere. Ma capisco. Il dovere di un padre è quello di difendere la prole.”

Tyr tirò un sospiro di sollievo che, però, si rivelò prematuro.

Padre Tutto, infatti, asserì lapidario: “Non posso però soprassedere alle minacce, poiché un dio della distruzione che ingiuria un’intera casta di dèi, è assai pericoloso. Sei dunque disposto a sottoporti a una prova di fiducia, per dimostrare che simili parole erano menzognere, e solo dettate dal bisogno di proteggere i tuoi cari?”

Fenrir lanciò un’occhiata torva all’amico, che però appariva del tutto sconcertato dalle parole del padre. Tyr, dunque, era all’oscuro di tutto.

Oppure, era diventato un attore di prim’ordine.

“E’ solo per dimostrare la tua buona fede. Una volta che avrai terminato la prova, sarai libero di andare dalla tua famiglia, e io non avrò più alcun motivo di dubitare di te” lo blandì Odino, sorridendo. “La tua donna e i tuoi figli, Fenrir… pensa a loro. Cosa vuoi che sia, cedere per un breve attimo, in cambio della loro salvezza?”

“Cosa vorresti che facessi, dunque?” dichiarò a quel punto Fenrir, cedendo suo malgrado.

“Muta in lupo, e lascia che io ti leghi. Sarai un bravo cagnolino nella mia mano, così come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Tu dimostrerai di essermi fedele, e io ti dimostrerò la mia lealtà, slegandoti e dandoti la possibilità di correre libero” gli propose Odino, mostrandogli il nastro di seta con cui lo avrebbe legato.

“Padre, per favore…” tentennò Tyr.

“Silenzio. E’ anche colpa tua, se siamo arrivati a questo punto. Se tu mi avessi detto di Fenrir e di questa donna che ha saputo domarlo, forse avremmo potuto evitare questa prova di fiducia e, anzi, sarei stato lieto di conoscerla di persona, per congratularmi con lei” brontolò Odino, azzittendolo.

“Ebbene, fallo, e che si chiuda per sempre questo affare” sbottò Fenrir, avvolgendosi un polso con il nastro di seta, prima di mutare in lupo.

Odino prese l’altra estremità e legò anche l’altra zampa anteriore poi, trascinando con sé il lupo, lo legò alle due pietre adunche da cui si era allontanato poco prima.

Tyr li seguì e, quando Fenrir fu legato strettamente, allungò una mano verso le sue fauci, dichiarando: “A te la scelta, padre. Se non lo lascerai, permetterò a Fenrir di tranciarmi una mano, a pegno del tuo tradimento. Cosa deciderai di fare?”

Odino lo guardò sconcertato, ma assentì e il dio della guerra, senza alcuna remora, infilò il braccio tra le zanne aperte dell’amico, che lo fissò sempre più ombroso.

Fu in quel momento che fecero la loro comparsa Loki e Balder, avanzando lungo la spiaggia con espressioni ugualmente soddisfatte.

Al fianco, Loki portava un’enorme spada.

Vedendoli, Fenrir iniziò a strattonare per liberarsi ma, a sorpresa, la sottile corda setosa non si spezzò.

Questo lo portò a provare ancora e ancora, mentre Tyr iniziava a comprendere la portata del tradimento del padre, oltre alla sua stoltezza, nata dall’amore verso Odino.

Quando Balder e Loki li raggiunsero, entrambi risero soddisfatti e Odino, irridendo con lo sguardo Fenrir, dichiarò: “Davvero pensavi che ti avremmo permesso di tornare dalla tua puttana e dai tuoi figli bastardi? Allora, sei più ingenuo di quanto pensassi. Già ora, gli uomini di Fryc li stanno raggiungendo per ucciderli tutti, così da eliminare una volta per tutta la tua stirpe dalla faccia di Midghard.”

A quell’accenno, Fenrir fissò Tyr, lanciò un ringhio poderoso e strappò con forza la sua mano, gridando poi con ferocia: “Sei un mostro, ben più di quanto lo sia mai stato io! Loro non hanno alcuna colpa! Punisci me e trattieni me per l’eternità, se vuoi, ma non uccidere loro, che hanno avuto la sola colpa di amare me!”

Trattenendosi al petto il braccio monco, Tyr fissò rabbioso il padre e sibilò: “Non meriti di essere chiamato Padre… nessun padre con una coscienza avrebbe permesso questo…”

Odino non lo ascoltò, né ebbe il coraggio di guardarlo e Loki, intervenendo per chiudere la partita, disse al figlio: “Avrei dovuto eliminarti alla nascita, così come mi fu consigliato, ma rimedierò ora, visto che hai ferito il figlio di Odino.  Soffrirai come sta soffrendo lui!”

Ciò detto, estrasse la spada e infilzò le fauci con un gran fendente, impedendogli di fatto di parlare.

Sangue nero scorse dalla ferita aperta, macchiando la spiaggia e il suo pelo niveo che, ben presto, iniziò a macchiarsi, prendendo tinte corvine.

Soddisfatto, Odino scoppiò in una risata tronfia, cui si unì anche Balder, mentre Tyr li fissava inorridito quanto disgustato.

Loki, invece, si piegò sul corpo prostrato del figlio e, all’orecchio, gli bisbigliò: “Avya morirà, i tuoi figli moriranno… vuoi davvero lasciare in vita un mondo ove loro non vivono più? Compi la scelta. Lasciati andare all’oscurità che hai dentro…”

“Hai agito così solo per questo?” gli domandò mentalmente Fenrir, stupito e angustiato.

“Per raggiungere i miei scopi, non conosco vie di mezzo e se, per farlo, devo uccidere coloro che ami, ben venga. E ora che l’ho fatto, tu non hai più niente per cui vivere…”

Fenrir crollò del tutto a terra, il corpo infiacchito dalla ferita e l’energia ormai pronta a esplodere in un fulgore di luce senza pari.

Questo, però, non sarebbe avvenuto. Se anche Loki era riuscito nel suo intento di ingannarlo, lui sapeva che Avya era viva.

Il suo stesso sangue glielo diceva, perciò doveva fare in modo che le cose non cambiassero.

Con lo sguardo cercò Tyr e, in un disperato appello alla loro antica amicizia, esalò: “Se ciò che dicesti prima è vero, proteggili. Salvali da tuo padre e dal mio!”

“Lo farò… e, se potrai mai farlo, perdonami. Credevo veramente che, portandoti qui, avremmo risolto ogni cosa.”

“Sei buono, Tyr. Una cosa che, nel mondo degli dèi, è una rarità. Così come la fiducia che riponi nel prossimo. Ti sei fidato di tuo padre, del legame che c’è tra voi, e lui ti ha tradito. Tu mi hai tradito senza saperlo e, per questo, io non posso avercela con te. Sei stato mosso dalle migliori intenzioni… ora, però, vattene, e salva Avya.”

“E tu? E… e il Ragnarök?”

“Se io morirò in piena coscienza, non si desterà. E io avrò vinto su mio padre.”

Ciò detto, si ritirò dalla sua mente e in un ultimo, disperato atto di coraggio, usò la sua stessa forza contro di esso.
Torcendo il muso, conficcò la spada del padre nel suo cuore, così da procurarsi una morte rapida e quasi priva di dolore.

In quel modo, il Ragnarök sarebbe stato scongiurato e la vita di Avya e dei suoi figli, preservata.

“Mia… amata…”
 
***

Brianna artigliò l’aria, sgranando di colpo gli occhi e urlando con quanto fiato avesse in gola.

Subito, Duncan la afferrò alle spalle, tentando di calmarla, ma quel contatto lo fece affondare nei ricordi condivisi dell’amata e di Fenrir, facendolo tremare da capo a piedi.

Brianna, svegliati!

L’urlo interiore di Fenrir contribuì a strappare Brianna da quel ricordo drammatico e, pur se in lacrime e spaventata a morte, riuscì a esalare: “Okay… okay… ci sono…”

Duncan la strinse forte a sé, baciandole una tempia e il collo per tentare di chetarne i brividi e la giovane, con un sospiro tremulo, esalò: “Questa è la madre di tutti gli incubi… Dio santo…”

Scusami. Ho perso completamente il controllo sul mio subconscio…

“O sono io ad averti sopraffatto. Sai che, in questo periodo, non sono molto in me…” replicò Brianna, sorridendo nell’oscurità a Duncan, prima di passarsi una mano sul ventre arrotondato.

Dici che è stato il bambino?

“Non tanto il bambino in sé, anche se dimostrerebbe soltanto di avere la stessa curiosità della madre, ma l’energia in più che mi da” sottolineò la giovane, tornando a distendersi, ma contro l’ampio torace del marito.

“Tutto bene, lì dentro? Si è spaventata anche Avya” mormorò Duncan, carezzandole gentilmente il ventre.

“Lo immagino… ha visto?” borbottò Brianna, suo malgrado contrariata all’idea che l’anima di Duncan avesse visto la fine del compagno.

Annuendo, Duncan asserì: “Fino all’ultimo fotogramma, temo…”

Non essere angustiata per me, Brianna. Sapevo che la sua fine era stata tremenda e, pur se ne avevo solo sentito parlare per interposta persona da Tyr, non mi ero immaginata niente di meno drammatico, intervenne Avya per chetare i timori della giovane wicca.

“A ogni modo, scusate se vi ho svegliato” brontolò Brianna, chiudendo un momento gli occhi.

Chissà perché la sua mente era finita proprio lì?

Perché hai la tendenza a diventare paranoica, quando si tratta di tuo figlio. Quando sarà nato, cosa farai? Ridurrai in cenere il primo che alzerà un dito verso di lui?, ironizzò Fenrir, pur se non più di tanto.

“Molto spiritoso… devo ricordarti che è anche grazie a te, che ho il terrore di scoprire chi dimorerà dentro di lui?”

Madre ti ha già detto che non potrà rinascere Loki e, in tutta onestà, non penso proprio che Balder deciderà mai di mettere piede qui. Non ha mai amato gli umani, perciò…

“Giusto, giusto… ma hai una marea di nemici, vecchio mio, e il mio cuore fatica a stare tranquillo.”

Duncan intervenne dandole un bacio e, sorridendo nello stringerla maggiormente a sé, le disse: “Avya sa già chi è dentro di te, se vuoi saperlo… e non è nessuno di particolare. Un’anima tranquilla e per nulla divina.”

“E perché lei può già saperlo?!” esalò Brianna, sgranando gli occhi.

Perché io non ho chiesto favori a Madre, durante le mie rinascite, ma ne chiesi uno quando seppi del tuo bambino. E, visto che siamo in buoni rapporti…

Con occhi colmi di lacrime, Brianna baciò Duncan sulla bocca, mormorando commossa: “Da parte mia, Avya… grazie.”

Che succede?, intervenne a quel punto Fenrir, curioso.

“Avya mi ha fatto un regalo… ha pregato Madre di scegliere un’anima semplice, per il mio bambino. E Lei lo ha fatto.”

Fenrir rise sommessamente, a quell’accenno, e sussurrò: E’ sempre stata sensibile… anche se assai testarda.

“Mi ricorda qualcuno…” ironizzò Brianna.

Posso concordare sulla seconda, ma assai meno sulla prima.

“Solo un essere dotato di sensibilità e amore avrebbe potuto sacrificarsi come hai fatto tu per loro – e per noi – perciò, scusami se dissento.”

Sei incinta… puoi fare, e dire, ciò che vuoi.

“Troppo gentile” rise mentalmente Brianna, sospirando nel chiudere gli occhi.

“Riposiamo un po’? Mancano ancora diverse ore, all’alba” le propose Duncan.

“Ti sveglierai con una paresi, se mi terrai così tutta la notte” sottolineò Brianna, pur apprezzando la posizione.

“Non importa” scrollò le ampie spalle Duncan, baciandole il capo. “Terrò te e Nathan al sicuro dagli incubi, ora.”

Sorpresa, Brianna si volse a mezzo per scrutarlo e domandò: “Nathan?”

“Nathan McKalister. Ti va bene?”

“Benissimo” assentì Brianna. “Niente secondi e terzi nomi. Solo Nathan.”

“Andata” mormorò Duncan, intrecciando una mano in quella di Brianna prima di poggiarla sul ventre. “Buonanotte, Nathan… e non curiosare nella testa di mamma. Non è ancora il momento.”

“Veeerissimo” mugugnò la giovane, chiudendo gli occhi prima di lanciarsi in un prolungato sbadiglio.

La prossima volta avrebbe evitato di mangiare piccante per cena, se i risultati erano questi.







Note: Su consiglio di tina91, ho tramutato la storia di Fenrir e Avya in un sogno/visione da parte di Brianna che, alla fine, si risveglia nel momento della morte di Fenrir. Ci saranno altri momenti e altre storie, ove analizzeremo ciò che fece in seguito Tyr, come vissero Avya e i suoi figli e quando Fryc riuscì a ottenere la vendetta su sua sorella. Ma non è questo il giorno (Aragorn dixit)

1 Temo gli asgardiani anche quando recano doni:  L'originale è 'timeo danaos et donas ferentes' e significa 'temo i greci anche quando portano doni'. Mi era parso carino usare la citazione e trasformarla ad arte per l'occasione. ;-)

 
  
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