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Autore: inu_ka    01/05/2016    3 recensioni
Sesshomaru, Tomoe e Kurama sono amici per la pelle, il loro rapporto è pari a quello fraterno. Nonostante il loro carattere particolare sono amati, coccolati e ben voluti dalle loro famiglie ma per Inuyasha non sarà lo stesso. La sua nascita sarà ritenuta una disgrazia e ogni giorno della sua vita sarà più duro del precedente, nonostante abbia un padre che lo ama, ha una madre che lo odia. Ma per lui non sarà sempre tutto nero perchè intorno a sè avrà anche delle persone che lo ameranno così com'è e chissà forse col tempo qualcuno riuscirà a fargli apprezzare la vita. In fondo non può piovere per sempre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dopo le rivelazioni sul passato di Izayoi, la vita lentamente aveva ripreso a scorrere. La situazione familiare di Shin era migliorata notevolmente. Tra lui e sua moglie non c’erano più segreti. Izayoi, pian piano, stava svelando tutto ciò che era stato della sua vita e Shin cercava in tutti i modi di capirla, ma si era reso conto che la cosa era più semplice di quel che pensava. Finalmente, poteva comportarsi con sua moglie come aveva sempre desiderato. Non aveva più nulla da invidiare a suo fratello, perché anche la sua famiglia stava diventando altrettanto perfetta.
I giorni, grazie ai bambini, non erano mai tutti uguali. Ogni giorno ci si svegliava con l’interrogativo su cosa sarebbe successo in quella giornata. Se non fosse stato per quelle piccole pesti che crescevano a vista d’occhio, nessuno si sarebbe accorto degli anni che passavano.
Anche Inuyasha stava crescendo bello, sano e forte, e non veniva escluso da nessuno dei suoi amici. Ad infoltire il gruppo delle pesti, poi, si erano aggiunti anche Kagome e Mizuki. Quest’ultimo era il figlio dell’infermiera dell’asilo che avevano frequentato da bambini, ed era uno splendido youkai di serpente albino. Mizuki provava una certa simpatia per Nanami e questo scatenava la gelosia di Kurama e Tomoe, che spesso gli facevano anche dei piccoli dispetti. La cosa, però, non passava inosservata a Nanami che, ogni volta, si trovava a tirare le sue scarpe contro il corvo e la volpe. I due non si risparmiavano nemmeno quando erano a scuola, infatti, nell’intero istituto, tutti li avevano sentiti nominare almeno una volta, e non solo per via delle liti. Alcuni di loro eccellevano in vari campi, e ai concorsi a cui partecipavano, erano sempre classificati tra i primi.
L’unico che rimaneva in disparte era Inuyasha. Non perché non eccellesse in nessun campo, ma bensì per la sua condizione di han’yō. Anche se i suoi amici non lo discriminavano, la società era ancora restia nell’accettare quelli come lui. Nonostante ciò, Inuyasha non si era mai lamentato con nessuno, né tantomeno con i suoi genitori. Sebbene fosse ancora un ragazzino, aveva compreso la situazione di sua madre. Izayoi, anche se era costantemente sottocontrollo, spesso aveva qualche piccola ricaduta. A volte, la ferritina scendeva a livelli così critici da richiedere dei cicli di infusioni endovenose di ferro, in quanto la terapia orale non era sufficiente. Per questo motivo, il ragazzo non raccontava mai le cose spiacevoli che accadevano fuori casa, proprio per non dare altri problemi ai suoi genitori.
Un giorno, a scuola, Sesshomaru aveva dimenticato qualcosa in palestra e aveva chiesto all’insegnante il permesso di andare a prenderla. In quel momento, però, era arrivata la classe di Inuyasha. Sesshomaru, si era avviato verso lo spogliatoio maschile, ma, prima di entrarvi, la sua attenzione era stata attirata dalle chiassose risate che provenivano dal suo interno, e grazie al suo fine udito, aveva sentito qualcosa che lo aveva fatto andare su tutte le furie. I compagni di classe di suo cugino, stavano progettando di fargli dei dispetti a dir poco crudeli. Avevano intenzione di imbrattargli tutti i vestiti e avevano preparato anche dei volantini con la sua faccia, su cui vi erano stampate delle scritte offensive.
Colto dalla rabbia, Sesshomaru aveva fatto irruzione nello spogliatoio, prendendo per il collo il ragazzo che poco prima aveva dato le disposizioni. Quest’ultimo, anche se messo con le spalle al muro aveva negato tutto, cercando di dare la colpa agli altri presenti, ma non aveva fatto i conti con l’udito dello youkai, e cosa ancora più stupida, aveva ancora in mano i volantini che aveva intenzione di distribuire per tutto l’istituto. Sesshomaru, quindi, ne aveva presi alcuni, infilandoli nella bocca di ogni presente per punirli. Poi, poco prima che arrivasse il cugino, aveva finito l’opera minacciando, con i suoi affiliati artigli, quei bulletti di tenere la bocca chiusa, e successivamente si era allontanato senza farsi notare dal mezzo demone.
Era raro che perdesse la calma, ma quell’episodio aveva fatto venire a galla una parte che lui teneva nascosta, e che aveva scoperto solo dopo l’incidente avvenuto a sua madre. Sesshomaru era rinomato per la sua calma glaciale e per la sua capacità di non mostrare alcun tipo di emozione, ma pochi sapevano quanto lui fosse  davvero legato a suo cugino e ai suoi amici. Nessuno doveva offenderli o prendersi gioco di loro.
Quando Inuyasha era entrato nello spogliatoio, aveva notato i compagni guardarlo intimoriti, ma non gli aveva dato peso, in fondo, lo guardavano ogni giorno in maniera diversa. Gli unici che si comportavano da veri amici erano Kagome e Mizuki, anche se, a volte, si chiedeva se non fossero obbligati a farlo per via dell’amicizia che vi era tra i loro genitori.
I giorni successivi a quell’episodio erano trascorsi tranquilli, anche se Sesshomaru non aveva mai abbassato la guardia, tenendo sempre d’occhio gli idioti che volevano dar noia al cugino. In breve tempo, erano arrivate le vacanze di Natale, così, data la chiusura della scuola il giovane poté tirare un sospiro di sollievo; non doveva più preoccuparsi che qualcuno ingiuriasse suo cugino.
Era la Vigilia di Natale e la maggior parte delle persone si aggirava convulsamente nei centri commerciali alla ricerca degli ultimi regali. Anche i ragazzi avevano deciso di andare a fare un giro, più che altro erano stati costretti dalle ragazze, infatti, nessuno di loro ne era entusiasta. Sesshomaru aveva la testa che gli scoppiava; tutto quel trambusto lo stava innervosendo, perciò decise di uscire da quel luogo così caotico, lasciando i più piccoli nelle mani di Tomoe e Kurama, anch’essi intenti a cercare il regalo perfetto per Nanami; ormai erano in competizione anche per quello, ma ciò non gli impedì di occuparsi degli altri.
Sesshomaru si era recato al parcheggio del centro commerciale. Lì non si sentiva alcun rumore se non gli altoparlanti che trasmettevano a raffica canzoni natalizie, ma per lui era sempre meglio quello al dover sentire tutte quelle urla, miste ad una marea di profumi che, messi insieme, creavano un odore a dir poco nauseabondo. Si distese su una panchina e chiuse gli occhi nella speranza che quel mal di testa decidesse di andarsene. Ci era quasi riuscito ma, improvvisamente, sentì delle urla, così si alzò e sospirò rumorosamente.
- Dannazione! Nemmeno qui si può stare tranquilli! A cosa stavo pensando quando ho accettato di accompagnare quelle pazze assetate di shopping?- Si domandò lo youkai.
Improvvisamente le urla divennero più forti e tra queste c’era anche la voce sottile di una ragazza che, tra un singhiozzo e l’altro, chiedeva aiuto. Appena la udì, Sesshomaru balzò dalla panchina e si diresse velocemente verso la fonte delle urla. Quando vide la scena sgranò gli occhi e in un sol balzo si parò dinanzi a quell’esile figura circondata da tre tizi alti e grossi. Lo youkai non si fece intimorire e dopo aver dato una piccola occhiata alla ragazzina seduta a terra, si dedicò a loro.
- Vi consiglio di andarvene se non volete passare la Vigilia e tutte le festività natalizie in ospedale. - Disse pacatamente lo youkai.
I tre, al suono di quelle parole, si lanciarono un’occhiata e scoppiarono a ridere.
- E dicci, saresti tu quello che ci farebbe questo gentilissimo dono? Sei per caso Babbo Natale?-  lo schernì uno dei tre.
Sesshomaru non amava attaccar briga, perciò, in modo diplomatico, cercò di far cambiare loro idea, sperando che non fossero così stupidi da provocarlo.
- Ve lo ripeto un’ultima volta… sparite da qui e da bravi ragazzi ritornatevene da mamma e papà. -
A quelle parole, gli energumeni digrignarono i denti, sentendosi offesi da quel moccioso che aveva osato sfidarli. Le cose si stavano per mettere male. Per loro ovviamente.
- Scappa! Vattene! – irruppe la voce della ragazzina, catturando l’attenzione di Sesshomaru. -  Quelli sono pericolosi! Fanno parte di una banda molto rinomata. Tornatene da dove sei venuto!- Lo avvertì lei, visibilmente terrorizzata.
I tre la guardarono e risero.
- Ahahah, riesci ancora a parlare? E sentiamo, se questo sciocco ragazzino se ne va, come pensi di salvarti? Non che la cosa cambi, perché con o senza di lui, tu sei ugualmente spacciata! - ghignò quello che sembrava essere il capo della banda.
- Tze! Ragazzina, non sottovalutarmi! Se questi tre non se ne vanno, rimpiangeranno la Vigilia in cui hanno incontrato il sottoscritto! - pronunciò lo youkai, cercando di tranquillizzare la ragazza, ma questo fece infuriare ancora di più i tre banditi.
- Ragazzino, con chi credi di avere a che fare? Non siamo dei mocciosi come te! - esclamò il capo banda, che l’ordine di attaccare lo youkai.
 I banditi cercarono disperatamente di colpirlo, ma non ci riuscirono. Ogni loro mossa venne prontamente schivata da Sesshomaru, che in un sol colpo li mise ko. Appena si ripresero, fuggirono a gambe levate, ma non prima di aver lanciato una minaccia di vendetta sia nei confronti della ragazzina sia di Sesshomaru. Quando furono lontani, lo youkai si chinò per aiutare la ragazzina ad alzarsi, afferrandole delicatamente il braccio, ma questa urlò per il dolore. Sesshomaru aveva ancora la mano sul braccio della giovane, quando si sentì afferrare per le spalle e venire allontanato da lei.
- Tu! Come hai osato toccare mia figlia? Alla tua giovane età hai già voglia di sapere come ci si sente in un’aula di tribunale o ancor meglio in un riformatorio?- Esclamò infuriato l’uomo, tirando fuori delle manette e bloccando lo youkai, che rimase talmente stupito da non riuscire a replicare.
- Papà, fermati! Lascialo, lui non c’entra. Anzi, se sono salva è grazie a lui. Questo ragazzo ha messo in fuga i membri della banda Yagami. – Spiegò, ricominciando a piangere. L’uomo lasciò Sesshomaru con ancora la manetta al polso e si chinò verso sua figlia.
- Ehi piccola, sei sicura che questo ragazzino non sia il responsabile?- Chiese pacatamente l’uomo, aiutandola ad alzarsi. Lei annuì sorridendo, così l’uomo tornò da Sesshomaru, togliendogli le manette.
- Allora giovanotto, sembra che mi sia sbagliato sul tuo conto. Da quello che ho capito, le hai salvato la vita.- disse l’uomo, voltandosi a guardare la giovane. - Io sono Naraku Onigumo e sono il comandante della polizia di Tokyo. La ragazzina che hai salvato è mia figlia. - si presentò lui.
La ragazza si diresse verso lo youkai porgendole la mano sinistra, in quanto sembrava non riuscire a muovere la destra.
- Piacere, mi chiamo Rin. Ti ringrazio infinitamente per avermi salvata, ma sappi che hai rischiato grosso, quella è gente che non scherza. - Disse impaurita. - E tu come ti chiami?- Domandò.
- Sesshomaru No Taisho. - Pronunciò freddamente.
Il suono di quel nome stupì l’adulto.
- Non sarai per caso il nipote dell’avvocato No Taisho?- Chiese Naraku, attendendo la risposta.
- Sì. - Confermò lo youkai.
- Conosco benissimo tuo zio. E’ da un po’ che non si fa sentire. Appena lo vedi digli che lo saluto e che si facesse vivo ogni tanto. - Parlò sorridendo. Poi si rivolse a sua figlia.
- Rin, stai bene o ti hanno fatto qualcosa?- Domandò preoccupato.
- Mi fa malissimo il braccio. - Rispose, indicando l’arto destro.
Sesshomaru ascoltò e capì perché quando lui aveva tentato di farla alzare, lei aveva urlato per il dolore. Poi si ricordò che quando si era presentata, gli aveva dato la mano sinistra invece della destra.
- Mi dispiace, sarei dovuto arrivare prima. - Si rivolse dispiaciuto verso la ragazza, indicando il suo braccio. Lei sorrise e Sesshomaru si rese conto di quanto fosse bello quel sorriso così innocente. Era stupendo quanto il suo nome, che lui aveva associato alla bellezza di un campo di fiori. Anche se, a guardarla meglio, il suo sorriso poteva essere associato al sole splendente. In conclusione, quella ragazza gli aveva dato l’idea di un campo di fiori illuminato dalla luce del sole. La ragazza lo ridestò dal divagare dei suoi pensieri mettendogli una mano sulla spalla, poi parlò.
- Uno di quelli aveva un coltello. Avrebbero potuto farmi di peggio se tu non fossi arrivato. Un braccio rotto non è niente in confronto. Perciò ti ringrazio ancora una volta. - Lo rincuorò lei, riuscendo a cancellare i suoi sensi di colpa.
- Rin, adesso è meglio andare in ospedale a far vedere quel braccio. - Disse Naraku, scompigliando i capelli di sua figlia, che annuì.
Prima che i due ragazzi si salutassero, però, si udì la voce di qualcuno che chiamava lo youkai a squarciagola. Era Tomoe, osservò Sesshomaru, poiché era l’unico ad avere una voce talmente squillante da spaccare i timpani anche in lontananza.
- A quanto pare c’è qualcuno che ti cerca. Ti conviene non farlo preoccupare. Ancora grazie per aver salvato mia figlia. Auguro a te e alla tua famiglia un felice natale, e salutami tuo zio. – Disse Naraku allontanandosi e dirigendosi verso la sua auto, insieme a Rin.
Una volta tornato dai suoi amici, Sesshomaru non raccontò nulla di quanto accaduto, e ringraziò i Kami che la tortura del centro commerciale fosse finita. Però, mentre tornavano a casa, si ritrovò a pensare che se non fosse stato per quell’inferno che gli aveva fatto venire il mal di testa, non avrebbe salvato Rin.
Giunti a casa, si disposero a tavola e iniziarono a cenare, e tra urla, canti, regali e scherzi, la serata passò in allegria. Solo Sesshomaru, ogni tanto, si era estraniato, e spesso Kurama e Tomoe gli avevano dato qualche schiaffo in testa o, addirittura, fatto la cosa che lui più odiava, toccargli i capelli. Lì per lì si riprendeva, ma appena poteva si isolava di nuovo, finchè Tomoe non ebbe la geniale idea di stappare una bottiglia di spumante facendo finire il tappo sul muro, rompendo un quadro e facendo rimbalzare il tappo sulla testa di Sesshomaru, a cui era venuto un bel bernoccolo. Dopo ciò, lo youkai non abbassò più la guardia.
Era notte fonda quando tutto finì, così Sesshomaru poté avere la pace tanto agognata. Spense le luci e mise le cuffie nelle orecchie per non sentire i rumori esterni. Quella notte il suo unico pensiero era quella ragazzina, bella come un campo di fiori illuminato dal sole: Rin. Pensando a ciò sospirò.
- Sesshomaru, da quando sei diventato così sentimentale da fare queste stupide associazioni? Lei è solo un’umana. Cosa ti ha attirato così tanto da farti pensare a lei  sin dal momento che hai incrociato il suo sguardo?-  Disse rivolto a se stesso.
Non riusciva a capire il perché di quei sentimenti. Molte ragazze a scuola stravedevano per lui, ma non le aveva mai considerate, anzi, diceva sempre che erano come galline. Decise che era tempo di smettere di pensarla, così spense la musica e provò a dormire, ma invece di riposare, nella sua mente apparve nuovamente l’immagine di Rin. Sbuffò contrariato, intuendo che non sarebbe riuscito a togliersela dalla testa, quindi non restava che una cosa da fare: contattarla. Ma come? Si ricordò poi che il padre di Rin si era raccomandato con lui affinché salutasse suo zio Shin, quindi poteva chiedere a lui, però scartò subito l’idea; lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Poi gli si accese un’altra lampadina; forse avrebbe potuto cercarla sui social network, così prese immediatamente il cellulare e digitò “Rin Onigumo”. La ricerca visualizzò un unico risultato. Pensò di essere stato fortunato, ma appena aprì quel contatto, vide che si trattava di una vecchia di 80 anni, con tanto di foto del profilo photoshoppata.
“Certe vecchie non vogliono proprio arrendersi. Chissà forse cerca un toy boy bello, alto e prestante. “ Disse tra sé.
Dunque, su internet non c’era e a suo zio non voleva chiedere, perciò doveva arrendersi. Quel raggio di sole era già stato oscurato, non l’avrebbe mai più rivista. Cercò ancora di dormire, ma niente da fare e quel giorno l’unico sole che avrebbe visto sarebbe stato quello che indicava il momento di alzarsi, invece, quando si alzò dal letto e aprì le finestre, il cielo era nuvoloso, tirava vento e stava per piovere. Non poteva esserci giornata peggiore di quella visto che, restare a casa, significava pensare ancora di più a lei.
Le vacanze stavano finendo e Sesshomaru era l’unico a esserne contento, poiché sperava che con il ritorno a scuola, non avrebbe più pensato a lei. Molte volte se ne era vergognato; lui conosciuto come la persona più fredda del pianeta, si stava rammollendo per un nome e un sorriso. Spesso malediceva quei banditi per aver attaccato Rin perché era per colpa loro se si trovava in quella situazione.
Quando finalmente la scuola ricominciò, Sesshoamru non sapeva quale sorpresa ci sarebbe stata ad attenderlo.
Un giorno, a causa dell’assenza di un professore, la classe di Sesshomaru si trovò unita a quella di Kagome in palestra. Le classi vennero divise in vari gruppi per giocare a pallavolo e quando fu il turno del gruppo di Sesshomaru, qualcosa, anzi, qualcuno, attirò la sua attenzione, lasciandolo sorpreso.
Lui, che era il migliore negli sport, stava lasciando vincere la squadra avversaria, troppo distratto nel guardare una ragazza che portava i capelli legati, in parte, in uno strano codino. Quando fecero una pausa alla fine del secondo set, la partita era 1-1, così Tomoe lo chiamò in disparte, poiché la squadra rischiava di perdere per colpa sua.
- Ehi cagnolino, se hai fiutato l’odore di qualche bella ragazza sei pregato di non annusarlo sul campo! Ci stai facendo perdere contro delle ragazzine! Mi dici chi è che ti ha fatto perdere la testa? - Lo rimproverò Tomoe.
- Non cominciare a dire sciocchezze. Io non perdo la testa per una ragazza e né tantomeno mi interessano. Non proiettare su di me quello che fai tu. - Ribatté Sesshomaru.
- Vedi di concentrarti o alla fine della partita saranno guai. Anche Kurama è del mio stesso parere. - Lo avvisò la volpe.
Intanto, nello spogliatoio femminile, qualcun’altra aveva notato qualcosa di strano durante la partita. Agli occhi di Kagome non sfuggiva mai niente.
- Ehi Rin, vieni un attimo qui. - la chiamò l’amica.
- Che c’è?- Domandò Rin incuriosita.
- Per caso conosci Sesshomaru No Taisho della terza A?- Chiese maliziosamente. Rin ci pensò su, quel nome le era familiare. Dopo un po’ si ricordò che quello era il nome del suo salvatore. Come aveva potuto non riconoscerlo? Era un suo grande difetto; quando giocava a pallavolo non guardava in faccia a nessuno, ma non poteva di certo dirlo a Kagome, perciò decise di fare finta di niente.
- No, non so chi sia. - Disse disinvolta, ma Kagome era scettica. Per lei Rin non gliela raccontava giusta.
Il fischio dell’arbitro annunciò l’inizio del terzo set e tutti i giocatori entrarono in campo. Prima di disporsi in formazione, Rin incrociò volontariamente le iridi ambrate dello youkai e gli fece uno dei sorrisi che lo avevano colpito. Da quel momento la situazione in campo fu pari perché entrambi furono distratti l’uno dall’altra. Rin non vedeva l’ora che finisse la lezione per avvicinarsi a Sesshomaru per ringraziarlo ancora una volta, mentre Sesshomaru era ansioso di sentire la sua voce cristallina.
Sembrava che quella partita non finisse mai. Entrambe le squadre erano riuscite a disputare tutti e cinque i set e la squadra di Sesshomaru aveva vinto per un solo punto. Finita la partita, andarono a cambiarsi e prima che finisse l’ora andarono nel cortile. Rin incrociò lo sguardo dello youkai e facendosi forza si decise ad andare dal suo salvatore, ma una volta arrivata davanti a lui le parole le morirono in gola. Passati brevi istanti, la ragazza inspirò a pieni polmoni e dopo aver espirato riuscì a farfugliare qualcosa.
- Ehm… Sì… Dunque… Volevo ringraziarti ancora una volta per avermi salvata da quei tre. Se non fossi arrivato tu, a quest’ora non immagino cosa sarebbe potuto accadere. – Rin si era sbloccata ma era riuscita a dire quello che avrebbe voluto fare da tempo.
Anche lei, dopo il suo salvataggio, non aveva smesso di pensare a quel ragazzo tanto glaciale quanto caloroso. Quella volta, sebbene il braccio le facesse male, era riuscita a sentire il calore della presa del suo salvatore. Avrebbe voluto contattarlo ma non sapeva come. A causa del lavoro di suo padre non le era permessa l’iscrizione ad alcun tipo di social network, quindi era stata una fortuna inaspettata quella che frequentassero lo stesso istituto, ed erano stati ancor più fortunati per l’assenza di quel professore. Finalmente entrambi poterono incontrarsi.
- Come va il braccio?- Chiese Sesshomaru, indicando il braccio che era stato ferito. Si sentiva stranamente agitato e aveva il cuore che batteva all’impazzata.
- Bene, fortunatamente era solo una lussazione. - Rispose.
- Avrei voluto chiedertelo ma non sapevo come. - Informò la ragazza.
- Beh, non sono iscritta da nessuna parte perché per il lavoro di mio padre potrebbe esserci qualche disagio. - Spiegò rattristandosi.
Rin aveva chinato il capo, chiaramente dispiaciuta, il che sorprese lo youkai, che aveva pensato a lei come una ragazzina bella e solare, quindi per lui quell’espressione cupa era come una tempesta. Le mise due dita sotto il mento sollevandole il capo, e si fissarono intensamente. A rovinare quel magico momento, però, fu il suono della campanella che annunciava la fine di quell’ora, così i due si avviarono verso le rispettive classi.
Entrambi, per tutta la giornata scolastica, avevano avuto la testa fra le nuvole. L’incrocio dei loro sguardi era stato tanto breve quanto intenso.
Passarono vari giorni senza vedersi. Sesshomaru aveva sbirciato anche nella classe di Rin, trovando la scusa di domandare una cosa a suo cugino, ma a quanto pareva Rin non si era fatta più vedere da quel giorno. Lo youkai cominciava a preoccuparsi, anche se non ne capiva il motivo. Nella sua testa c’era una gran confusione e spesso si domandava se quella ragazzina innocente gli avesse fatto qualche incantesimo, perché non era da lui lasciarsi ammaliare in questo modo. Quella ragazzina, però, lo aveva completamente stregato.
Poi, due settimane dopo, mentre era affacciato alla finestra della sua classe, vide una ragazzina minuta con i capelli neri che camminava con delle stampelle. Sulle prime pensò che fosse una studentessa qualunque, ma quando vide che accanto a lei c’era Kagome, prestò più attenzione a chi fosse. Trasalì quando vide che quella accanto a Kagome altri non era che Rin. Voleva sapere cosa le fosse successo, ma non sapeva come chiederglielo. Non voleva di certo far sapere come loro due si fossero conosciuti, ma in quel momento decise di mettere da parte l’orgoglio; voleva sapere cosa le era successo. Scese nel cortile e fece finta di incontrare casualmente le due ragazze.
- Ciao Kagome. Sai dov’è Inuyasha?- Domandò disinvoltamente.
Anche se aveva fatto la domanda a Kagome, lui continuava a guardare Rin. Era il suo giorno fortunato perché Kagome, invece di dirgli dov’era, lo andò a cercare lei stessa, salutando la sua amica. Sesshomaru non voleva crederci. Davvero era stato così fortunato? Ripresosi dalla situazione si rivolse a Rin.
- Cos’è successo?-  Chiese bruscamente, indicando la gamba. Era inutile. Per quanto tentasse di mostrarsi gentile, non ci riusciva, ma Rin sembrava aver capito come era realmente.
- Niente di che, sono caduta dalle scale e mi sono rotta una gamba. - Rispose sorridendo.
Sesshomaru notò che quel sorriso era leggermente diverso da quello che aveva visto la prima volta che si erano incontrati. Anche il tono della sua voce era diverso e quello era chiaramente il segno che Rin stava mentendo.
Lo youkai realizzò che avere un udito così sviluppato e una vista così acuta, a volte, era davvero fastidioso, perché si accorgeva di ogni minima variazione. Ma realmente aveva capito l’innocente bugia di Rin solo grazie ai suoi poteri demoniaci? O il motivo era un altro? Gli interrogativi erano molti e anche le paure. Lui temeva che fossero stati di nuovo quei tizi che l’avevano aggredita nel parcheggio del centro commerciale. Non volle insistere per non mettere a disagio la ragazza, ma in quel momento prese una decisione. Dopo un po’ si udì la voce di Kagome che chiamava Sesshomaru, dicendo che Inuyasha quel giorno non era venuto a scuola. Questo era un altro problema. Erano giorni che non andava a scuola e lui non ne capiva il motivo. Che i compagni di classe avessero spifferato quello che era successo quel giorno nello spogliatoio? Digrignò i denti a quell’idea, ma innervosirsi senza averne le prove era totalmente inutile.
La situazione in casa di Inuyasha era un po’ problematica. Si era scoperto che Izayoi, dopo tanti tentativi, era riuscita a rimanere incinta. All’inizio era tutti al settimo cielo, poi, improvvisamente, l’aria che si respirava in quella casa era diventata stranamente cupa. A differenza di quando era in attesa di Inuyasha, Izayoi appariva apatica e col viso spento. Anche Shin sembrava avere la sua stessa espressione, ma ogni volta che Inu gli chiedeva se fosse successo qualcosa, lui negava dicendo che andava tutto bene e che era solo stanco per via di un caso davvero molto complicato. Evidentemente anche Inuyasha ne stava risentendo. A volte Kagome provava a chiedergli cosa avesse che non andava, ma lui rispondeva sempre in modo scontroso, affermando che non erano affari suoi. Era diventato brusco nei modi e si stava isolando ancora di più. Ultimamente aveva fatto amicizia con un compagno di classe, Miroku Moushi, che si era scoperto essere il fratellastro di Rin. Miroku e Rin erano fratelli da parte di madre. Lui era un anno più grande di lei, ma poiché era stato bocciato, i due si erano ritrovati nella stessa classe. Era arrivato da poco ma sin da subito si era trovato a suo agio con Inuyasha, nonostante il suo caratteraccio burbero, che ultimamente sembrava anche peggiorato.
 Poi, dopo qualche giorno, Inuyasha tornò a scuola e sembrò anche essere tornato quello di sempre, anche se a volte tornava ad essere un ragazzino insopportabile.
Intanto Sesshomaru continuava con il suo piano, ossia quello di seguire Rin senza farsi scoprire e una sera ringraziò la sua testardaggine e il suo sesto senso. Si trovava per strada, quando udì delle voci familiari, ovvero quelle dei tre banditi del parcheggio. Decise di seguirli e vide che andavano in una direzione precisa. Avevano raggiunto una palazzina e nel cortile c’era una ragazzina che giocava con uno splendido esemplare di Akita Inu. Sesshomaru annusò l’aria e sentì l’odore della persona che lo aveva stregato. Si riprese dall’estasi fissando ancora i tre della banda che ancora una volta stavano puntando Rin. Il cane cominciò a ringhiare contro quei tizi, parandosi davanti la sua padrona. Uno di loro aveva una spranga di ferro e si apprestava a colpire il cane, ma quella mazza non colpì mai l’obiettivo. L’uomo si ritrovò inaspettatamente sbattuto a terra senza capire chi lo avesse colpito, ma quando realizzò che dinanzi a lui c’era di nuovo il ragazzo che li aveva messi ko con un solo colpo, decise di vendicarsi. Stava per colpire Sesshomaru, quando improvvisamente fu accecato da un bagliore di luce blu, e quando riaprì gli occhi, vide dinanzi a sé un cane bianco dieci volte più grande di quello che voleva colpire. Gli altri due, vedendo la scena, fuggirono lasciando da solo il loro capo, che tremava così tanto da non riuscire a muoversi.
Quella era la forma demoniaca completa di Sesshomaru.
Quando i banditi se ne andarono, Sesshomaru si voltò verso Rin, temendo la reazione che avrebbe avuto vedendo quell’enorme cane, ma prima di girarsi, sentì una piccola mano che gli accarezzava la zampa anteriore. Istintivamente chinò il capo e Rin strinse a sé l’enorme muso dello youkai che si beò di quell’abbraccio. A quanto pareva lei non temeva quell’enorme demone.
Sesshomaru, quando si rese conto di come si stava comportando, decise di tornare alla sua forma umanoide, vergognandosi di quello che aveva fatto. Purtroppo, quando era in quella forma non solo prevaleva la forza demoniaca, ma prevaleva anche il classico carattere dei cani. Appena riassunse la sua forma,  il cane di Rin gli saltò addosso scodinzolando, facendogli perdere l’equilibrio, e iniziando a leccarlo. Era evidente gli fosse grato per aver salvato la sua padrona. Rin sorrise a quella scena, ma poco dopo richiamò il suo cane, liberando il povero youkai da quella eccessiva forma di gratitudine. Sesshomaru si alzò e si ripulì i vestiti, scrollandosi di dosso la terra. Poi si rivolse alla ragazza.
- A quanto pare hai la brutta abitudine di metterti nei guai. - Disse con tono sarcastico.
Rin a quelle parole arrossì, anche se era sera si poteva chiaramente vedere il rossore dell’imbarazzo, inoltre, il suo cuore faceva il rumore di un’intera mandria di cavalli in corsa. Sesshomaru, a quella scena incurvò le labbra, simulando un sorriso. Dopo averle scombinato i capelli con una tenera carezza, si voltò per andarsene, quando si sentì stretto da un delicato abbraccio. Trasalì a quel contatto. Non aveva mai permesso a nessuno di toccarlo in quel modo, nemmeno ai suoi genitori. Quelle dimostrazioni di affetto lo innervosivano, ma non quella volta. Quel tenero abbraccio gli piaceva e ancora una volta si chiese cosa gli stesse passando per la testa.
Poco dopo, quell’abbraccio fu accompagnato da alcuni singhiozzi, chiaro segno che la ragazza stava piangendo. Sesshomaru si voltò e alzò delicatamente il viso di Rin.
- Ehi ragazzina, perché stai piangendo?- Chiese senza far trasparire la sua preoccupazione.
- Ho avuto davvero tanta paura. - Affermò Rin.
Sesshomaru pensò che si stesse riferendo alla sua forma demoniaca.
- Mi dispiace se ti ho fatta spaventare. - Disse dispiaciuto.
- No. No, cos’hai capito?! Non mi riferivo a te ma ai membri di quella banda. E’ la terza volta che mi attaccano. - Confessò, ma quando si rese conto di aver detto “terza volta” si rimproverò per la sua sbadataggine.
Sesshomaru conosceva solo due di quelle aggressioni, perciò ipotizzò che la terza fosse quella che le aveva rotto la gamba.
- La gamba non te la sei rotta cadendo dalle scale, ho ragione?- Domandò.
Rin confessò; la gamba gliel’avevano rotta quei tizi investendola con una moto. Era stata fortunata a cavarsela così. Il lavoro di suo padre la stava mettendo in grave pericolo.
Sesshomaru cercò, per quel poco che poteva, di calmarla, e non appena Rin smise di piangere gli regalò un sorriso come ringraziamento. Prima di andarsene, Sesshomaru le lasciò il suo numero di cellulare, e dicendole che qualora ne avesse avuto bisogno, non avrebbe dovuto esitare a chiamarlo. Appena si assicurò che fosse rientrata in casa, anche lui fece ritorno alla sua. Entrò, senza salutare, si fiondò immediatamente in camera sua, buttandosi a peso morto sul letto. Fissando il soffitto, fece un resoconto di quello che era successo pocanzi. Continuò a darsi dello stupido per come si stava comportando. Le aveva dato anche il suo numero di telefono per farsi chiamare in caso di bisogno.
- Sesshomaru, sei un vero idiota! Adesso vuoi fare anche il bodyguard?- Disse rivolto a se stesso.
Stava fissando il cellulare, quando questo vibrò. Era arrivato un messaggio.
 
Ti ringrazio infinitamente per avermi salvata ancora una volta. Sei il mio salvatore.
 
Sesshomaru ebbe una fitta allo stomaco quando lesse il messaggio di Rin e questo, da un lato, lo infastidì. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, o forse lo sapeva ma non voleva ammetterlo. Era evidente che si stava innamorando di quella strana ragazzina. Era stato forse il cosiddetto “colpo di fulmine”? Ma anche se si fosse trattato di quello, lui non lo avrebbe accettato facilmente.
 Non voleva innamorarsi, ma purtroppo aveva capito che al cuore non si comanda.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Bene eccomi di ritorno dopo tempo immemore. Purtroppo, Sesshomaru è stato colpito dal colpo di fulmine, mentre io sono stata colpita dal blocco dello scrittore. XD
Vi confesso che volevo abbandonare la storia, ma grazie a delle mie carissime amiche che hanno insistito affinchè riprendessi, mi sono decisa a scrivere questo capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio chi ha avuto il coraggio di leggere la mia storia, chi l'ha messa nelle seguite e nelle ricordate. Ringrazio anche chi ha speso un minutino per recensire. Spero mi facciate sapere cosa ne pensate.
Un ringraziamento speciale va alla mia beta personale Yasha26, è lei che ha avuto l'ingrato compito di correggere i miei errori.
Con questo è tutto, spero di riuscire a scrivere presto il nuovo capitolo.
Baci Inu_ka
  
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