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Autore: aoimotion    02/05/2016    8 recensioni
1 - Più la guardava, più Nick si stupiva di quanto Judy Hopps fosse piccola.
5 - Nick tirò indietro le orecchie, leggermente offeso. «Le tue insinuazioni mi feriscono, Judy. Quale agente di polizia darebbe la colpa agli altri per la propria malasorte?»
11 - Nel buio, una voce a lei terribilmente nota sussurrò parole divertite ad un soffio dal suo orecchio. Judy si voltò di scatto e tentò di acciuffare le tenebre, ma ottenne solo di sbilanciarsi e finire col muso per terra.
«Nick!» gridò, al colmo della misura. «Vuoi darci un taglio, sì o no?»

13 - «Tu mi farai morire» le disse, sorridendo appena. «Sei una minaccia per la mia sanità mentale, Carotina.»
16 - Ma intanto le sue zampe erano già corse al telefono con l’urgenza di chi, annegando nell’oscurità, cerca disperatamente l’interruttore della luce.
20 - «È proprio questo il punto» le disse. «Che tu non capisci. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo istante, tu non capisci.»
[Post-film] [I'm nothing but furry trash]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
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~Volpe~
20 - Per sempre


 
 



Alle volte, le parole non erano sufficienti.
 
La maggior parte dei suoi stati d’animo, Nick non trovava mai i termini giusti per descriverli. Poteva rintracciarne alcuni, ma non bastavano mai; c’era sempre una sfumatura che rimaneva irrisolta, come un mistero di cui non si riusciva in alcun modo a venire a capo.
Era per questo motivo che la volpe preferiva disquisire del prossimo: sicché la propria interiorità si mostrava a lui così enigmatica e insondabile, l’unico diletto che gli rimaneva consisteva nel giudicare l’altrui individuo – abilità di cui, modestia a parte, Nick si sentiva un vero e proprio maestro.
Le cose, però, non sempre andavano per il verso giusto; c’erano momenti in cui Nick non poteva fare a meno di manifestare le proprie emozioni, anche se questo significava rivelare al mondo che lui non era sicuro di sé quanto voleva far credere.
Anche se questo significava… rivelarlo a lei.
 
 
________
 
 
«… Fidanzato?»
In piedi dinnanzi a lui, Judy annuì. «Penso che sia arrivato anche per me il momento di pensare… a certe cose.»
Nick sapeva che la prima regola per scongiurare un attacco di panico consisteva nel mantenere una respirazione il più possibile regolare, e questo era l’esatto motivo per cui non riusciva mai a scongiurarne uno, quando arrivava.
Quella mattina, tristemente, non fece alcuna eccezione.
«Certe cose, dici?» Nick tirò su aria nei polmoni con la sensazione che questi ultimi fossero appena collassati su loro stessi. «Judy Hopps, la stakanovista Judy Hopps… che pensa alla famiglia?»
«Che male c’è?» ribatté lei. «Anche io ho dei sentimenti, Nick.»
‘Ed anche io ce li ho’. «No» annuì, «non c’è assolutamente nulla di male.»
Doveva rimanere calmo.
Prima ancora di pensare ad una reazione opportuna – ammesso e non concesso che esistesse, o che lui fosse in grado di trovarla – Nick sapeva di dover mantenere la calma.
Si ripeté mille volte che tra di loro non c’era niente, che entrambi avevano il diritto di farsi una vita al di fuori del loro rapporto, che lui non era nessuno e che non poteva permettersi di parlarle in quel modo.
Se lo ripeté mille volte, e per mille volte quei pensieri rimbalzarono pigramente contro un muro di gomma e tornarono indietro perché no, assolutamente no, lei era la sua coniglietta e nessuno gliel’avrebbe portata vi–
«Steve è un mio vecchio compagno di scuola» proseguì lei, zampe incrociate all’altezza del grembo. «Si è trasferito a Zootropolis da un po’ e… beh, abbiamo iniziato a frequentarci. È una cosa recente, ma sai com’è… noi conigli facciamo in fretta
«E sei venuta fin qui per dirmi una cosa del genere?»
Pausa. «Pensavo di dovertelo dire» replicò infine. «Pensavo che… ne saresti stato contento.»
«Un gesto molto carino da parte tua» disse lui, cercando di ignorare il pizzicore che sentiva alle gengive. Sperava di riuscire a nascondere i canini almeno finché Judy non se ne fosse andata, cosa che doveva avvenire in fretta.
«Nick» cominciò lei, «qual è il problema?»
«Problema? Quale problema? Non c’è nessun problema, Judy.»
«Mi hai appena chiamato Judy
«Sì» confermò lui, «è il tuo nome.»
«Tu non mi chiami mai per nome, Nick.»
«Non dire idiozie.»
«No, tu non dire idiozie.»
«Hai cominciato tu, mi sembra.»
«Cosa?»
‘Stai calmo, Nick, stai…’ «Niente» ringhiò, «niente. Niente.» Le diede bruscamente le spalle e marciò ad ampie falcate verso il soggiorno, continuando a ripetere «niente, non è niente» per tutto il tragitto, sperando di convincere se stesso che fosse davvero così.
Si sentì tirare per la camicia. Si costrinse a fermarsi.
«Nick, cosa c’è? Parlami, per favore.»
«Parlarti?» Si voltò a guardarla, le pupille dilatate dall’incredulità. «Come, Judy? In che modo?»
Judy inclinò lievemente la testa. «Cosa vuoi dire?»
«Esattamente quello che ho detto.»
Lei esito. «Io… non capisco.»
Sembrava sincera. Sicuramente lo era, perché di Judy si poteva dir tutto meno che fosse una bugiarda.
Ed era sempre stato quello il dannato problema.
«È proprio questo il punto» le disse. «Che tu non capisci. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo istante, tu non capisci.»
«Nick…» Judy allungò una mano verso di lui, ma Nick non si lasciò toccare.
«Sei sempre stata così» continuò, trattenendo a stento l’amarezza che sentiva dentro di sé. «Hai sempre guardato davanti a te, correndo un miglio al minuto, senza mai voltarti indietro. Hai sempre ignorato quello che ti stava intorno, finto che non esistesse nient’altro al di fuori del tuo piccolo, quadrato universo. Sei sempre stata…»
«Nick–»
«–Testarda, cieca, stupida come nessun altro. Tutta presa dalla tua ambizione, dai tuoi sogni di gloria, sempre troppo impegnata per accorgerti di qualcosa, qualunque dannata cosa.»
«E di cosa avrei dovuto accorgermi?» chiese a quel punto Judy, la rabbia che sembrava trasformare quella domanda in un’accusa.
Nick ringhiò di nuovo, astio contro astio. «Di me» rispose, sputando quel me con un tale livore da farla sussultare. «Di me e di questi stupidi sentimenti che mi porto dietro da mesi, nella vana speranza che tu un giorno li avresti notati. Ma non sia mai che qualcosa di tanto triviale riesca a penetrare il tuo ristretto campo visivo, vero?»
Lei aprì la bocca, ma Nick la intercettò prima che potesse replicare in qualche modo. «In ogni caso, adesso è troppo tardi. È troppo tardi per tutto, ed io non voglio più sentire una singola–»
L’abbraccio arrivò del tutto inaspettato, come un fulmine a ciel sereno.
«Nick!» esclamò Judy, stringendolo con una tale forza da fargli male. «Nick, Nick, Nick…»
«Lasciami» comandò la volpe, ricorrendo a tutte le proprie forze per non ricambiare il gesto. «Lasciami, per favore.»
"No, non ti lascio. Tu… devi sapere. Devi sapere, Nick! Devi sapere che–»
«Non devo sapere proprio nulla. Non devo sapere nulla di quel che riguarda te e la tua nuova vita. Voglio solo che…»
«Baciami.»

Il tempo si congelò, divenendo un bellissimo cristallo trasparente. Dentro quel cristallo, un sogno impossibile sfavillava fulgido e brillante come una cometa.
Quel sogno, però, non era altro che una menzogna.
Nick non poteva permettersi di credere a quello che aveva appena sentito. Non poteva correre il rischio di aprire quella porta, perché solo il cielo sapeva cosa vi sarebbe passato attraverso; quali serpi avrebbero strisciato nelle crepe del suo cuore, avvelenato tutto ciò che era, tutto ciò che desiderava, tutto ciò che amava.
E perciò tacque, fingendo che quelle parole non fossero davvero arrivate a lui, che non gli avessero solleticato la lingua, che non avessero improvvisamente reso le sue labbra un po’ più secche e il suo cuore un po’ più palpitante.
«Baciami» ripeté la coniglietta, di fronte al suo silenzio, dopo aver alzato lo sguardo verso di lui. «Baciami, Nick.»
«Sei impazzita?» riuscì finalmente a dire, la voce ridotta al misero sfiato di un palloncino. «Come ti salta in mente di dire una cosa simile?»
Judy sostenne il suo sguardo. Un’ombra di esitazione transitò sul suo volto ma, dopo il suo passaggio, tutto ciò che rimase fu una spaventosa determinazione. «Se non lo farai tu… lo farò io.»
La protesta non ebbe tempo di manifestarsi. Judy lo tirò per la cravatta – brutalmente, precipitosamente, urgentemente – e premette con forza le labbra contro le sue.

Quel contatto bruciò come un tizzone ardente. Nick si staccò da lei, consapevole che ogni fibra del suo corpo lo stava odiando a morte. «Tu» ansimò, cercando di controllare i battiti furiosi del cuore, «hai qualche rotella fuori posto.»
Judy, orecchie basse e occhi lucidi, si poggiò una zampa sul petto. «Nick, non è come pensi. Non c'è nulla tra me e Steve.»
Nick ringhiò ancora, sommessamente. «Hai varcato la soglia di casa mia annunciando il tuo fidanzamento con quel coniglio… e ora vieni a dirmi una cosa simile?»
«L'ho fatto perché volevo capire!» esclamò lei. «Volevo capire cosa pensassi di me. Volevo capire se per te fossi importante… in che misura lo fossi. Mi dispiace, Nick, mi dispiace veramente…»
Judy mosse un passo verso di lui, ma Nick ripristinò ben presto il vuoto che li separava.
Non glielo avrebbe lasciato colmare.
«Vuoi che creda ad una storia simile? Ti rendi conto delle assurdità che stai dicendo?»
Sulla sua bocca, il bacio di Judy stava ancora bruciando; ma l’unica cosa che quel fuoco stava alimentando era la rabbia, nient’altro che la pura e semplice rabbia. Ed era così triste, che quel bacio gli avesse lasciato quel genere di sensazione, che Nick avrebbe voluto urlare.
«Ma tu devi credermi» supplicò la coniglietta, il piccolo corpo scosso tra tremiti incontrollabili. «Ti prego, Nick. Ti prego
«Perché avresti dovuto fare una cosa del genere, Judy? Perché mai avresti dovuto testarmi
Silenzio. Judy chinò il capo e immerse il viso nelle zampe, scuotendo appena la testa. Poi esalò un sospiro e, finalmente, parlò. «Perché…» cominciò, toccandosi il petto, «c’è qualcosa qui, qualcosa che fa… male.»
 
Alle volte, le parole non erano sufficienti. E questo, purtroppo, Nick lo aveva capito da molto tempo. Per questa ragione, benché lo desiderasse con tutte le sue forze, semplicemente non riusciva a crederle.
«Non capisco» le disse quindi, scuotendo la testa.
Non erano abbastanza. Quelle parole non era abbastanza affinché lui abbassasse la guardia. Il dolore era ancora lì – Nick lo percepiva, nascosto nell’oscurità e pronto a ghermirlo alla prima occasione.
Judy lo guardò, incredula. «Come fai a non–»
«E come hai fatto tu a non capire, eh? È sempre stato chiaro come il sole, evidente in modo imbarazzante, e tu… tu dov’eri? A cosa stavi pensando? A quali ambizioni stavi mirando per non accorgerti di questo?» Anche Nick si portò una zampa sul cuore – un pugno, per esattezza – e se lo batté forte. «Tu sei… veramente, tu sei impossibile. La tua stessa esistenza è qualcosa di impossibile. Ma non ti basta essere assurda tu, nossignore! Tu rendi pazzi anche tutti gli altri. Tu rendi pazzo me
«Nick…» Lacrime cominciarono a scenderle lungo le gote. Per la seconda volta, Judy provò a riempire il vuoto che li separava.
Per la seconda volta, Nick arretrò.
«Nick, non allontanarti da me» supplicò, tendendo i piccoli arti grigi verso di lui. «Lasciami avvicinare. Non può essere troppo tardi. Non può, non deve, non è giusto.»
«Cosa ne sai tu di cosa è giusto? Di cosa è davvero giusto? Se pensi che combattere il crimine in una grande metropoli ti renda capace di un simile discernimento, sappi che stai commettendo un grosso errore.»
«Non lo penso. Ma so cosa provo, so cosa sento per te. E non ho bisogno di un manuale per capire di che si tratta.»
Crack. Una crepa si formò nelle mura che proteggevano il suo incrollabile castello di solitudine.
«Sono stanco di prendermi in giro, Judy.» La bocca si mosse prima che lui potesse filtrare del tutto i propri pensieri.
«E io sono stanca di farti del male» rispose lei.
Un altro passo. Stavolta, lui non arretrò.
«Non voglio più illudermi» continuò Nick, diviso tra la volontà di tenerla lontano e il desiderio, profondo e sincero, di averla accanto a sé. «Non voglio più soffrire.»
«E io non voglio più illuderti, Nick. Non voglio che tu soffra ancora a causa mia.»
«Ma succederà. Succede sempre, perché tu sei un’idiota.» ‘Ed anche io lo sono.’
In fondo, era questo il loro problema. Perché non importava quanti casi risolvessero, quanti mammiferi proteggessero, quanta giustizia dispensassero… quando si trattava di loro due, “stupidità” era sempre stata la parola d’ordine.
Nella buona e nella cattiva sorte.
«Imparo dai miei errori» replicò Judy. «In questo modo non li commetto ancora. Beh, almeno, questa è l’idea.»
«E se dovessi sbagliare di nuovo?»
«Se questo dovesse accadere… tu sarai al mio fianco, pronto a rimettermi sulla retta via.» Lentamente, Judy gli prese una zampa tra le sue. La delicatezza di quel gesto, l’amore profondo che lo animava, gli riportarono alla mente un tempo lontano, un tempo che Nick credeva di aver dimenticato per sempre.
 
Avrebbe voluto sottrarsi a quel contatto. Una parte di sé, la più spaventata, gli stava gridando di fuggire, di mettersi in salvo, di non cadere in una trappola da cui non avrebbe più avuto la forza di liberarsi.
Eppure non lo fece.
«Tu non hai bisogno di me» le disse invece, dopo un lasso di tempo che non fu in grado di quantificare. «A dirla tutta, credo che tu non abbia bisogno di nessuno; non so da dove tu prenda la forza che ti permette di essere… così, ma di sicuro non proviene da coloro che ti stanno intorno.»
Lei gli rivolse un mezzo sorriso. «Forse… anzi, sicuramente prima di conoscerti era così. Ma dopo… dopo no.» Si portò la zampa di lui fino alle labbra e vi lasciò un bacio. «Quando ho scoperto cosa stava accadendo in città… Nick, perché credi che sia venuta a chiedere il tuo aiuto?»
Nick non avrebbe mai saputo da dove aveva tirato fuori l’aria necessaria a biascicare il «non lo so» che seguì quella domanda, perché – ne era certo – in quel momento tutti i suoi organi erano stati ridotti a nient’altro che un agglomerato informe di carne e sangue.
«L’ho fatto perché già a quel tempo io sapevo… sapevo di averti dato qualcosa, e che tu l’avevi dato a me. Sapevo che, in un certo senso, era impossibile che io andassi avanti senza averti al mio fianco. Il pensiero era talmente surreale che non riuscivo neppure a focalizzarlo: se mi mettevo a pensare ad un futuro senza di te, tutto quello che riuscivo a vedere era un bancone di legno e delle carote da vendere. Seguiti da, beh, un cappio, perché l’idea di passare il resto della mia vita in quella maniera era una tortura troppo grande perché io potessi resistervi. Riesci a immaginarlo?»
«Più di quanto credi» ammise Nick, maledicendosi istantaneamente per quella risposta così diretta.
Stava cedendo troppo velocemente, e questo non andava bene. Non doveva mostrarsi fragile e perduto di fronte a lei, non doveva farle capire i suoi veri sentimenti, non doveva–
Judy gli baciò di nuovo la zampa. Poi gli sorrise, forse accorgendosi del panico che era appena sopraggiunto, e gliene leccò il dorso con quella sua linguetta rosa e assolutamente deliziosa, tale e quale alla sua proprietaria.
«Tu dici che ti ho reso folle… ma ignori quanto tu abbia fatto impazzire me. Forse perché la mia ottusità l’ha mascherato, esattamente come ha fatto la tua spaventosa faccia di bronzo.»
«La mia faccia di bronzo è stata appena sciolta nella fucina» borbottò Nick, ogni pelo del corpo ritto a manifestare quel caleidoscopio di sentimenti che nessun linguaggio avrebbe mai potuto descrivere.
«In effetti» rise Judy, «dovresti vedere la tua espressione in questo momento, Nick.»
«Non che la tua sia migliore della mia.»
«Oh, ti prego: hai le orecchie così tirate all’indietro che tra un po’ ti si staccano dalla testa.»
«E tu hai gli occhi così lucidi che mi chiedo come ancora non ti siano scivolati fuori dalle orbite.»
«E di chi pensi sia la colpa?»
«E tu di chi pensi sia la colpa?»
Dopo essersi fissati per qualche istante, una piccola risata ruppe il silenzio che era caduto su di loro. Judy abbassò la testa ed emise dei piccoli suoni ovattati, come se volesse nascondere la propria reazione, giudicandola inadeguata – forse persino sbagliata rispetto al contesto in cui si trovavano.
E forse lo era davvero, dopotutto, ma Nick si ritrovò ugualmente a pensare che non gli dispiaceva poi così tanto.
«Scusa» mormorò la coniglietta.
Nick sospirò e sciolse gentilmente la presa di Judy. Lei lo guardò, lo spettro della paura di nuovo riflesso nei suoi occhi.
«Vieni qui» le disse, aprendo le braccia nella sua direzione. «Coniglietta ottusa.»
Un attimo di esitazione, prima che Judy gli volasse tra le zampe con uno slancio ed affondasse il viso nel suo abbraccio. «Potrai mai perdonarmi, Nick?»
«L’ho appena fatto» rispose la volpe. «Dovrò pur iniziare a sopportare la tua innata stupidità, se voglio passare il resto della mia vita con te.»
«Ehi!» esclamò Judy. «Non sono così tanto stupida.»
«Su questo avrei qualcosa da–» Una gomitata sullo stomaco gli impedì di terminare la frase. «Ahi!»
«Ben ti sta.»
«Stupida e violenta–»
«Ne vuoi ancora?»
«E ricattatrice.»
Risero entrambi questa volta. In quella risata, Nick trovò finalmente il coraggio di porre quella domanda. «Che ne diresti di spiegarmi il bacio di prima, Hopps?»
La sentì irrigidirsi nel suo abbraccio. «N-niente» mormorò la coniglietta. «Era solo, uhm… un gesto disperato.»
«Quindi devo supporre che baciarmi sia sintomo di disperazione?»
«No! Cioè… no, ma in quel momento… in quel momento non ero molto “in me”, diciamo così. Ho agito d’istinto e… uhm, suppongo che avrei potuto risparmiarmelo.» Judy gli rivolse un’occhiata incerta. «Ti ha dato fastidio?»
«Beh, sicuramente le modalità non sono state delle migliori, ma…» La volpe si sfiorò appena le labbra e sorrise. «Penso tu mia abbia vaporizzato un quinto di materia cerebrale, con quel bacio. Non in senso negativo.»
La vide arrossire e nascondere rapidamente il viso nella sua camicia, mormorando una deliziosa serie di «uhm».
Forse fu proprio quella visione a fargliene venire la voglia. «Però, sai» le disse, «ora come ora non mi dispiacerebbe riceverne uno migliore
Nessuna risposta.
Di certo, se ci avesse pensato un po’ più a fondo, Nick non avrebbe mai pronunciato quelle parole così balde. Ma siccome in quel momento la volpe stava facendo tutto fuorché ragionare… la catastrofe non poteva essere evitata. «Sono sicuro che puoi fare meglio di così, agente Hopps» insistette, con un sorriso provocatorio.
Ancora nessuna risposta.
«Oh, cielo. Che coniglietta timida che abbiamo qui.»
«Finiscila» mugugnò contro la stoffa della camicia. «Idiota.»
«Ok, lo dirò chiaramente: pretendo un bacio. Uno vero, questa volta.»
Nick voleva metterla in difficoltà, su questo non c’era ombra di dubbio, ma non si aspettava realmente che Judy assecondasse i suoi desideri. Se lo avesse saputo, di certo non glielo avrebbe chiesto in quel modo – fingendo di avere il perfetto controllo della situazione, dato che in quel momento non sarebbe potuta esistere bugia più grossolana.
Per questo ci rimase di sasso quando le proprie orecchie captarono quella risposta.
«… Scusa, cosa hai detto?»
«Ho detto di sì.» Judy ripeté, come le era stato chiesto.
La volpe sentì la gola improvvisamente secca.
«Va tutto bene?»
«No– sì, certo, va tutto perfettamente bene, perché non dovrebbe andare bene, ti sembra che non stia andando bene?»
Una bolla di panico si era appena formata attorno a lui. Gettò una rapida occhiata alla creatura sotto di sé e trattenne a stento un grido soffocato. ‘Non ce la posso fare.’
Tra i due, non avrebbe saputo dire chi era il più coniglio. Il che era tutto dire.
Judy non ci mise molto ad intuire la tempesta che si agitava dentro di lui. Un ghigno irriverente si dipinse presto sul suo faccino, in sublime contrasto con i suoi occhioni d’ametista. «Oh.»
«Non dirmi “oh”. Non–»
«Codardo
«Silenzio.»
«Pavido.»
«Smettila.»
«“Ehi, Judy, voglio un bacio vero. Per uomini veri.”»
«Judy…»
La risata che ne seguì lo lese profondamente nella sua persona. «E questo, signori e signori, è Nicholas Wilde.»
«Sei una peste» le disse, l’imbarazzo che aveva raggiunto vette spropositate. «Non so come ho fatto a…»
La frase gli rimase sullo stomaco come una cena non digerita.
«A…?» lo incitò lei. «Continua.»
«No.»
«Che bestiaccia che sei, Nick.»
«Lo sai benissimo cosa volevo dire.»
«Sono ottusa, potrei aver frainteso.»
«Non hai frainteso, te lo posso assicurare.»
«Ma non sai neanche cosa ho pensato!»
«Lo so.»
«Davvero? Facciamo un gioco, allora: io ti dico cosa ho pensato e tu mi dici se è giusto.»
«Mi rifiuto.»
«Oh, andiamo!»
«No.» Nick si allontanò da lei e ficcò le mani in tasca, come se con quel gesto avesse potuto nasconderle il mondo che aveva in testa in quel momento. «Non è… necessario.»
«Sei proprio un timidone, sai?» Le ci volle appena un saltello per raggiungerlo nuovamente. «Allora… vuoi che te lo dica io?»
La volpe sussultò. «Arrivati a questo punto, non credo che nessuno dei due abbia ancora dubbi» replicò, ma sapeva che non l’avrebbe convinta.
Che non si sarebbe convinto.
«Non ne ho, infatti» confermò Judy, «ma… è bello sentirselo dire. Non sei d’accordo?»
Oh, se era d’accordo. «Io credo che… suppongo… di sì.» Nick abbassò lo sguardo, consapevole che non esisteva più alcuna maschera a proteggerlo.
Poco dopo, lei entrò nel suo campo visivo. «Vieni qui» gli sussurrò, facendogli cenno di abbassarsi.
«Parti invertite, adesso?»
«Serve qualcuno che faccia il maschio alfa, ogni tanto.»
«Ah, queste implicazioni…» Le sorrise, e lei sorrise a lui. «Non sei molto credibile come maschio alfa, Carotina.»
«Sempre più credibile di te.» Gli sfiorò il naso con il suo. «Mia stupida e bellissima volpe.»
«Mia stupida e bellissima coniglietta.»
«Per sempre?»
Nick annuì. La paura, ormai, era solo un ricordo lontano. «Per sempre.»
 
Per sempre.










__________________
Angolino dell'autrice:
Sostanzialmente... questo capitolo non avrebbe dovuto trovarsi qui. Non a questo punto della raccolta, perlomeno.
Non ve lo nasconderò: la storia ha raggiunto i 103 preferiti - quando ho pubblicato il capitolo 19, qualcosa come dieci giorni fa, ne aveva 87 - e in più questo è il ventesimo capitolo, quindi... a onor di vero, qui avrebbe dovuto esserci il capitolo speciale. 
Il problema è che il capitolo speciale, allo stato attuale, non esiste. Quindi avevo solo tre alternative: 1) spacciarvi questo per capitolo speciale, 2) non pubblicare finché non fossi riuscita a scriverlo, 3) pubblicare un'altra one-shot di cui sono abbastanza fiera, implorare perdono e rimandare la pubblicazione del capitolo speciale a un tempo migliore. Alla fine ho scelto la terza e onestamente non me ne pento. Il capitolo 15, infatti, è quello che finora ha ricevuto da solo più recensioni, quindi diciamo che questa "tradizione" deve mantenere un certo grado di qualità. E per grado di qualità intendo che vi devo far affogare nelle vostre stesse lacrime.
Detto ciò... che altro dire? Ci vediamo al prossimo capitolo che non so assolutamente quando sarà finito né tantomeno se sarà quello speciale oppure un altro. Una cosa è certa, però: prima o poi avrete la vostra dose di fangirling disperato.

PS: oggi provo a rispondere a tutte le recensioni in arretrato, scusate se non l'ho ancora fatto ma vengo da una settimana di esami che mi ha lasciato profondamente debilitata ;_;




 
   
 
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