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Autore: Amberle_Dubhe    04/05/2016    2 recensioni
-Woah, certo che sei forte! Ti starebbe bene farti sezion-
-È così forte perché è un mostro-
La nuova voce gli penetra nei timpani come il trapano del dentista da cui è stato costretto a farsi visitare l'anno precedente.
"No, questo è troppo"
[Mini-serie AU scolastica ambientata in tre momenti diversi, rispettivamente elementari, medie e liceo]
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti | Coppie: Celty/Shinra, Izaya/Shizuo
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Coloro che avevano pensato che l’attività fisica avrebbe giovato al temperamento facilmente infiammabile di Heiwajima Shizuo, non avevano fatto i conti con le numerose variabili in gioco; prima di tutto, Shizuo non era così innervosibile perchè non aveva modo di sfogare la sua “esuberante” energia, bensì il fato lo aveva dotato di una carattere irascibile e una forza travolgente, e raramente le due cose non portano ad effetti incontrollabili. Secondo, la più importante variabile in gioco rispondeva al nome di Izaya Orihara, e dio solo sa quanto questo fosse difficile da gestire.

In ogni caso, Shinra era convinto che spingerlo a iscriversi al club di atletica leggera della Raijin fosse un’idea meravigliosa, e quasi nello stesso periods Izaya si era improvvisamente dimostrato profondamente interessato alle attività del suddetto club. “Scappare da Shizu-chan fin dalle elementari mi ha reso parecchio veloce, non vedo perchè non approfittarne”, diceva.

Anche col rischio di essere trafitto a morte da un giavellotto o da un peso, che, guarda caso, erano le specialità che avevano appassionato Shizuo fin da subito.

-Oh, merda, è arrivato Orihara, allontanatevi dalla pista!-

-Shizu-chan! Alleniamoci insieme!-

L’allenatore si sarebbe spaventato per la violenza con cui la vena sulla fronte di Shizuo ha iniziato a pulsare, se non l’avesse già vista molte volte e non fosse più preoccupato per la sua vita.

-Coach… cosa stava dicendo sull’impugnatura corretta per il giavellotto?-

-Shizu-chaaaaan!-

Con il cuore che gli batte furiosamente nel petto e la schiena grondante di sudore, l’uomo balbetta -S-sì, s-s-stavo giusto d-dicendo, devi spostare un po’ il pollice indietro e ruotare il polso in modo da--

-SHIZU-CHAN!-

-TI HO SENTITO, MALEDETTA PULCE, VAI-FUORI-DAI-PIEDI!-

Il coach non ci pensa due volte, lascia cadere a terra il giavellotto e comincia a correre facendo segno agli altri ragazzi radunati intorno di fare altrettanto. Shizuo non fa più caso a lui, ogni briciola di attenzione concentrata sul ragazzo alto e magro lontano una qualche decina di metri, l’adrenalina che viene pompata nel suo sistema dal battito furioso del suo cuore. Senza perdere il contatto visivo con Izaya, si china in avanti per raccogliere la sottile asta di legno. La soppesa con la mano, mentre digrigna i denti e gonfia i polmoni preparandosi a lanciare il grido più minaccioso che sia mai uscito da bocca umana.

Izaya rimane fermo, ovviamente, perchè ovviamente qualunque cosa facesse per dargli fastidio doveva essere resa ulteriormente irritante dal suo odioso atteggiamento. Shizuo si mette in posizione prima che quel fragile bastoncino gli si spezzi fra le dita, poi lo scaglia nella direzione di Izaya con la sua forza sovrumana.

-Shizu-chan, fai attenzione, potresti uccidere qualcuno!-

Urla Izaya, già fuori dalla traiettoria di lancio. Ed effettivamente, il giavellotto sta proseguendo la sua folle corsa e sembra puntare dritto contro un ragazzo con una cappello scuro. Shizuo, pur annebbiato dalla furia, impallidisce improvvisamente: la bocca si spalanca per l’orrore, vorrebbe urlare ma invece comincia a correre nella direzione del ragazzo, sapendo che non farà in tempo, sapendo che è già troppo tardi…

Un enorme figura si para davanti al giovane all’ultimo momento, imbracciando un materassino da palestra che riesce ad attutire il colpo del giavellotto.

-O-oh, violenza no buona! Chi è responsabile qui?-

Shizuo guarda l’enorme uomo di colore che una volta faceva il cuoco alla mensa della sua scuola elementare con la bocca aperta e gli occhi sgranati. Anche Izaya si sta grattando la testa con aria vagamente sorpresa, mentre Simon getta a terra il materassino trafitto a morte e ne estrae il giavellotto. Dopodiché si volta verso il ragazzo che ci ha quasi rimesso la pelle, gli tira qualche pacca sulla testa e gli chiede -Tutto bene?-

Il pallido adolescente annuisce debolmente.

-Dotachin! Mi fa piacere vedere che quel mostro non ti abbia ucciso-

Il suddetto si rivolge per fulminare Izaya con lo sguardo, mentre Shizuo, ancora lontano, cerca di calmarsi attraverso dei respiri profondi.

-E’ Kadota, Izaya. Sì, Simon, sto bene. Grazie per avermi salvato-

Izaya sembra ignorare le parole di Kadota, e si avvicina alle spalle dell’omone.

-Bene, bene. Fortuna che stavo aiutando con materiale della palestra, materassino molto efficiente per fermare armi appuntite! Tuttavia…-

Simon, con uno scatto repentino che né Izaya né Kadota di aspettavano, afferra Izaya per l’orecchio e, tenendolo stretto fra l’enorme pollice e indice, si volta a fronteggiare Shizuo con le labbra corrucciate.

-Risse no buone, non volute in mia scuola. Venite con me-

Shizuo obbedisce, troppo sbalordito per rifiutarsi, e Izaya sibila una minaccia incomprensibile e cerca di divincolarsi, ma la presa sul suo orecchio è troppo forte. Con una smorfia, Shizuo si aggrega allo strano gruppetto e insieme Simon li guida fino all’ufficio con la scritta “Preside”.

-Dentro-

Sospirando, Shizuo si prepara per incrociare lo sguardo severo del dirigente scolastico, ma quando alza gli occhi vede sbigottito Simon sedersi sulla poltrona dietro la scrivania, appoggiarsi allo schienale e schiarirsi severamente la gola. Azzarda a lanciare un’occhiata nella direzione di Izaya e constata che è sorpreso quanto lui, tanto che, oltre a massaggiarsi l’orecchio arrossato con aria oltraggiata, è stranamente silenzioso.

-Conosco voi due. Sempre nei guai, sempre litigare da quando eravate piccoli così- e mima le loro altezze con la mano.

-E’ Izaya che…-

-Se Shizu-chan non fosse…-

Simon si porta l’indice alle labbra, facendogli cenno di tacere. Ancora una volta, entrambi obbediscono docilmente.

-Violenza no buona. Violenza distrugge oggetti, ferisce persone. Oggi un ragazzo quasi morto. Risse. No. Buone!- le ultime parole della frase vengono sottolineate dai movimenti minacciosi del dito puntato contro i loro visi impassibili. Shizuo e Izaya si scambiano un’occhiata confusa, poi si rendono conto di chi stanno cercando il supporto e si guardano invece in cagnesco. Izaya è il primo a riprendersi, si dipinge sulla faccia un sorriso zelante e si rivolge di nuovo a Simon.

-Ben detto, Signor Preside. Le prometto che non mi farò più coinvolgere nelle risse, e starò alla larga da questo mostro--

Shizuo ringhia il suo disappunto ma riesce a trattenersi dallo strangolare la pulce proprio nell’ufficio del preside, anche se tenta di tirargli un calcio con ben poca disinvoltura. Simon intanto ha iniziato a scuotere la testa, rovistando dentro un cassetto della scrivania.

-No, no, no. Niente promesse, promesse finte. Voi dovete- appoggia un paio di volantini colorati sulla superficie, li spinge sotto i loro sguardi perplessi -venire al Russia sushi! Sushi è buono, violenza no! Basta risse, venite a mangiare sushi!-

A Shizuo quasi cade la mascella. Tutto questo non ha il minimo senso, a partire dal loro Preside, per finire con quel dannatissimo sushi.

Anche Izaya, per quanto trovi divertente l’idea che Shizuo dia di matto nell’ufficio del preside, ne ha abbastanza di questa ridicola storia; decide di prendere in mano la situazione, quindi afferra gli sgargianti volantini e si alza bruscamente in piedi, per dirigersi verso la porta.

-Sì, senz’altro, ci faremo vivi-

Simon annuisce soddisfatto -Aspetta, aspetta! Non abbiamo ancora finito-

Shizuo si alza in piedi, deciso a mettere fine a questa pagliacciata. Al diavolo Simon, al diavolo la scuola, al diavolo soprattutto Izaya, non avrebbe risparmiato nessuno-

-Il catalogo! Prendete, prendete, il secondo week end del mese sconto del 50% su piatti di pesce!-

Per la seconda volte nella giornata, la rabbia di Shizuo si sgonfia come un palloncino finito sui rovi.

-Ah… o-ok-

Con le mani piene di foglietti e buoni sconto, i due riescono finalmente ad uscire dall’ufficio. Fuori ci sono Shinra e Celty, il primo con il viso disteso nella tipica espressione estasiata che ha quando Celty si trova nel raggio di duecento metri, l’altra con la fronte corrugata per la preoccupazione.

-Shizuo, Izaya! Allora, vi hanno espulsi? O solo sospesi?-

Questa domanda gli fa guadagnare una gomitata e un rimprovero. Celty solleva il palmare nella loro direzione.

[Cos’è successo?!]

Prima che uno dei due possa proferire parola, la porta si spalanca di nuovo dietro di loro.

-Altri ragazzi! Volete sconto speciale per menù di mezzogiorno?-

 

***

 

Shizuo solleva il viso per offrirlo al getto bollente della doccia, come se l’acqua potesse pulire il suo corpo di tutti i pensieri negativi e farli affogare nel tubo di scarico. Sfortunatamente, tutto quello che può fare è lavare via il sudore della giornata e rilassare i muscoli tesi. Negli spogliatoi ormai non c’è quasi più nessuno, fatta eccezione per quel ragazzo, Kadota, che ha accettato le sue scuse non appena ha sentito le prima sillabe del nome di Izaya. Shizuo si sforza di ignorare le immagini di quel pomeriggio, cercando di concentrarsi sul semplice atto di darsi una ripulita.

Mentre è ancora seduto sul basso seggiolino, intento a risciacquare i capelli dalle ultime tracce di sapone, nonostante lo scroscio dell’acqua sente delle voci concitate dall’altra parte della porta di vetro opaco, ma non riesce a capire le parole. È sul punto di scrollare le spalle e dimenticarsene, quando i toni si alzano improvvisamente; chiude l’acqua, si avvolge un asciugamano intorno alla vita e ne usa uno per tamponarsi i capelli mentre cammina a passo sostenuto verso gli spogliatoi. Quando spalanca la porta, fa a malapena in tempo a vedere l’espressione stupefatta di Kadota che la sua attenzione viene immediatamente calamitata da quel maledetto ratto e da ciò che ha in mano. Ovvero un fagotto.

Un fagotto di vestiti.

Un fagotto fatto con i suoi vestiti.

Izaya gli rivolge una sorriso da pazzo maniaco, ed inizia ad indietreggiare lentamente verso l’uscita. Shizuo esala un lungo, lungo sospiro, getta per terra la salvietta che aveva in testa e si aggiusta alla bell’è meglio quella che ha stretta intorno ai fianchi. Digrigna i denti mentre un ringhio minaccioso gli si forma automaticamente in gola, e quando Izaya sussurra -Sayonara, Shizu-chan- il suo corpo è già partito per quella folle corsa.

Non sente nemmeno Kadota urlare -Aspetta! Forse ho io un cambio da prestarti…!-

-I-ZA-YA-KUN! FERMATI, QUESTA VOLTA TI UCCIDO SUL SERIO!-

Shizuo non vede più nulla, ad eccezione dello schifoso insetto che corre all’impazzata davanti a lui, e passa attraverso le porte dello spogliatoio senza nemmeno  accorgersi di averla divelte dai cardini. Izaya non si ferma per scoprire cosa ha causato tutto quel rumore, ma continua a muovere le gambe come se ne valesse della sua stessa vita. Ed effettivamente, è così. Vorrebbe ridere ma deve risparmiare il fiato, così lancia una breve occhiata sopra la spalla per verificare che il mostro non abbia intenzione di lanciargli addosso un qualunque oggetto contundente. Il suo istinto ha avuto ragione, perchè Shizuo ha fatto in tempo a trascinare fuori una delle panche degli spogliatoi e glielo sta lanciando con un grido belluino.

-HO DETTO FERMATI! MALEDETTO IDIOTA, RIDAMMI I MIEI VESTITI!-

Ma Izaya non si gira nemmeno.

La panca lo ha quasi preso, e l’altro ha perso qualche metro di vantaggio per schivare il proiettile di legno; Shizuo scatta in avanti , ma è a sua volta costretto a rallentare quando, con orrore, sente la salvietta scivolargli sempre più in basso lungo i fianchi. Mi pagherà anche questa, si dice come appunto mentale, e cerca di sistemare il nodo precario con una sola mano. Ormai sono quasi arrivati al cancello d’ingresso, dove il viale è fiancheggiato dagli alti alberi di ciliegio; Izaya aumenta il ritmo della corsa, i polmoni in fiamme, e si lancia con agilità verso uno dei rami più bassi di un albero massiccio, e nella fretta perde per strada uno dei calzini di cui si era premurosamente impossessato. Con una smorfia, comincia ad arrampicarsi, deciso ad arrivare il più alto possibile e nascondersi nel fogliame. E’ un nascondiglio idiota, lo sa, ma una parte di lui conta sul fatto che Shizuo, sotto l’effetto della rabbia, non stia troppo a riflettere sulla situazione e corra semplicemente dritto davanti a sè. Quando però guarda in basso nota, con orrore, di aver disseminato il suo percorso con gli indumenti più piccoli, una breve scia che urla “Sono quassù” peggio di una scritta fluorescente.

Con un ghigno ferino Shizuo, in basso, non riesce quasi a credere alla sua fortuna: se quell’idiota pensava di potersi nascondere su un albero come un gatto randagio inseguito dai cani, chi era lui per non approfittarne?

Izaya comincia vagamente a preoccuparsi per la propria sorte. La chioma dell’albero è folta, ma è riuscito comunque a vedere Shizuo avvicinarsi come il bravo segugio che è, e quasi ha l’impressione che abbia alzato la testa per annusare l’aria. In realtà, ha alzato sì, la testa, ma è stato solo per lanciargli un ghigno malevolo prima di circondare il tronco con le braccia nude e iniziare a scuoterlo come un ossesso.

-Shizu-chan, che diavolo stai facendo..!-

-Ti piace saltare in alto, pulce?! Adesso ti ci mando io, in alto, maledetto ladro di vestiti!-

Un urlo lascia le loro bocche all’unisono, per motivi diversi, quando l’albero viene divelto dal terreno come se fosse un ramoscello conficcato nella terra. Izaya si aggrappa disperatamente ad un ramo, e la maglietta di Shizuo gli scivola dalla spalla; è rosso in viso, furioso con Shizuo e con sè stesso per essersi fatto fregare così facilmente, e deve fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non urlare come una ragazzina quando Shizuo rotea l’albero come un’enorme clava e lo spedisce a volteggiare nell’etere insieme al mucchio di vestiti rimasti a circondarlo come una strana aura di stoffa. Le vertigini lo afferrano, il mondo è sottosopra e quando la parabola del suo volo giunge al suo picco massimo riesce solamente a pensare “Che modo idiota, per morire” prima di atterrare rotolando sul tetto di mattoni di uno degli edifici della scuola.

Nei primi, eterni momenti di dolore accecante rimane immobile, disteso come una bambola rotta fra le tegole semi distrutte dal suo impatto. Poi comincia a muoversi molto lentamente, e capisce che forse, miracolosamente, non ha subito nessun danno grave, visto che sente con chiarezza ogni parte del suo corpo urlare di dolore, mentre è assente la strana sensazione anestetizzante che segue un trauma troppo violento. La sua vista è offuscata, e qualcosa pende di traverso sul suo occhio sinistro e, decisamente, non sono i suoi capelli. Prima che possa anche solo pensare di alzare un braccio e tastare l’oggetto in questione -probabilmente uno dei vestiti che ha rubato a Shizu-chan, pensa una parte remota del suo cervello-, i suoi sensi vengono messi di nuovo allerta dal ringhio feroce del suo nome.

-I-za-ya! Non pensare di cavartela con così poco!-

Shizuo ha scalato l’edificio ad una velocità sorprendente, ma Izaya ormai è oltre lo stupore; dopotutto, aveva appena visto il mostro strappare un albero come se fosse stato un filo d’erba. L’unica soddisfazione che gli rimane è ostentare una falsa sicurezza.

-Ti aspetto, Shizu-chan!-

Cercando di non apparire un reduce di un disastro aereo, Izaya si prepara a fronteggiare il nemico da seduto, e cerca di raggiungere a tentoni il coltello che tiene nella tasca posteriore. Quando Shizuo riesce a raggiungere la cima del tetto, la scena che gli si para davanti è talmente surreale che per una frazione di secondo il mondo smette di girare.

Vede Izaya, con i vestiti stracciati in più punti, i palmi, i gomiti e le ginocchia insanguinate, un lato della faccia gonfio e arrossato, un braccio teso debolmente che gli punta addosso uno degli stuzzicadenti che Izaya ama definire coltelli, e a completare l’opera, i suoi boxer blu graziosamente posati sulla testa.

Prima che anche una briciola del suo cervello possa trovarlo divertente, Shizuo si dà un’ultima, potente spinta con le braccia e poi sta saltando a mezz’aria, compiendo un breve arco per atterrare pesantemente a cavalcioni dell’altro.

-Che cosa diavolo pensavi di fare, EH?!-

Il coltello cade con un tintinnio, mentre Izaya annaspa in cerca dell’aria che le dita di Shizuo intorno alla sua gola gli stanno negando.

-S-shizu-chan…-

Nonostante la soddisfacente sfumatura violacea che ha assunto la sua faccia, l’insetto si dimena sotto di lui come un’anguilla, e Shizuo vorrebbe tanto affondare i pollici nella tenera carne della sua gola e strizzare ogni singola scintilla vitale fuori dal suo corpo, ma non ha intenzione di finire in prigione. Kasuka e Celty non lo perdonerebbero mai.

Invece, lo afferra per il colletto della maglietta e lo strattona in piedi, non senza avergli strappato i propri  boxer dalla testa, e lo spinge verso il bordo del tetto, facendo in modo che la sua presa sia l’unica cosa ad impedirgli di cadere.

-Dammi una sola buona ragione per non buttarti giù-

Ma Izaya sembra sconvolto più per altro, che per il fatto di essere quasi sospeso a mezz’aria.

-Mostro, mostro, mostro! Maledetto pervertito, che cosa ti dice il cervello? Sei praticamente nudo, stammi lontano!-

Shizuo è davvero tentato di mandare tutto al diavolo e farlo davvero cadere giù dal tetto. Prende un profondo respiro, poi comincia ad urlare.

-Ma sei completamente idiota?! E’ per colpa tua se non ho i vestiti, e hai pure il coraggio di lamentarti?!-

-NON E’ UNA BUONA RAGIONE PER MOLESTARMI--

-MA CHI HAI MAI PENSATO- ADESSO TI UCCIDO SUL SERIO, PICCOLO, SCHIFOSO--

-Shizuo-senpai!-

-Shizuo-kun!-

Un attimo prima di mettersi a roteare Izaya per dargli una migliora spinta propulsiva prima di spedirlo in cielo, Shizuo abbassa lo sguardo sulla piccola folla sottostante, e nota Tom, il suo senpai del terzo anno, e Vorona, la ragazza russa venuta per studiare un anno alla Raijin.

-Che c’è?- sbotta irritato, alzando la voce per farsi sentire.

-La libertà di Shizuo-senpai è molto più importante della morte del suo nemico! Per questo gli chiedo che gli risparmi la vita, e mi offro volontaria per finirla io stessa, se necessario!-

-Shizuo-kun, dalle ascolto! Cioè, tranne alla parte in cui si offre di ammazzare Orihara. Comunque, venite giù prima che torni Simon!-

Con un ringhio di frustrazione, Shizuo lo ributta sulle tegole e comincia a scendere più veloce che può, prima di pentirsene. Izaya decide che per questa volta è meglio tenere la bocca chiusa e ringraziare di essersela cavata senza troppi danni collaterali.

-Grazie Tom, Vorona. Se non ci foste stati voi…-

-Shizuo-senpai non mi deve dei ringraziamenti, io sono in debito da quando mi ha aiutato ad orientarmi e ambientarmi in questa  scuola, nonostante venissi da un altro Paese.-

Shizuo le sorride, tirandole un colpetto leggero sulla spalla. -Ho solo fatto il mio dovere di senpai-

In quel momento, arriva di corsa Celty seguita a ruota da Shinra e Kadota, ciascuno con in mano uno o più dei suoi vestiti.

[Spiega!]

-Shizuo-kun, perchè tieni in mano le tue mutande?-

Shizuo geme per la frustrazione -Shinra, non metterti anche tu a complicare le cose…-

Si passa una mano sulla fronte e sugli occhi, rendendosi conto di aver fatto la doccia per niente, dal momento che è anche più sudato di prima.

Quando riapre gli occhi, si ritrova davanti i visi semi-sconvolti degli amici: Vorona ha perso la sua solita impassibilità e ha guadagnato qualche sfumatura paonazza sulle guance, Celty ha gli occhi sgranati in un misto di orrore e imbarazzo, Shinra ha la bocca spalancata, Tom ha affondato il viso nelle mani, mentre Kadota probabilmente ne ha viste troppe, quel giorno, ed è al di là dello stupore, Izaya, ancora sul tetto, sta cercando di non strozzarsi con le risatine che sorgono irrefrenabili dalla sua gola.

-Ma che…?-

Poi abbassa lo sguardo, e in un attimo gli è tutto drammaticamente chiaro.

La salvietta era caduta.





 

NOTE:

Ok, ho sistemato questo capitolo imbarazzante :’)

Simon è davvero il preside della Raijin? Mah, probabilmente no, è più facile che si sia infiltrato all’interno per mettere in atto la sua manovra commerciale (?) di farsi pubblicità fra i più giovani. E nel frattempo cerca anche di mantenere la pace, oh!

Mi scuso per l’alto tasso di demenza, la colpa è dell’essere a cui questa fic è dedicata che voleva a tutti costi una scena in cui Izaya fregasse i vestiti a Shizuo :’)

Volevo far apparire un po’ tutti i personaggi, anche per una battuta o due, quindi nel prossimo capitolo conto di buttare dentro anche altra gente XD ah, tra l’altro, nel prossimo ci sarà un risvolto Shizaya, non so bene cosa, ma che regalo è se non c’è almeno un limone? (...) quindi avviso che il rating potrebbe cambiare, o potrebbe essere che non ci provi nemmeno a essere seria e scriva solo un altro mucchio di stupidate.

Scusate ancora per aver pubblicato senza correggere, l’ho fatto per un nobile motivo (???)

Bye bye

Amberle
   
 
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