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Autore: Haley_V    05/05/2016    2 recensioni
Per ogni mese 3 elementi come prompt, in cui ognuno potrà scegliere quello che più gli piace.
Gennaio: neve, camino, pattini.
Febbraio: San Valentino, maschera, Super bowl.
Marzo: donne, risveglio, altalena.
Aprile: scherzo, cioccolato, pigiama.
Maggio: fiori, pik nick, barca.
Giugno: Estate, ciliegie, doccia.
Luglio: spiaggia, temporale, gelato.
Agosto: stelle, calore, mare.
Settembre: vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: compleanno, coperta, zucca.
Novembre: ringraziamento, famiglia, nebbia.
Dicembre: candele, vischio, anello.
Ideata da CSgroup. (Alexies, Alexandra_Potter, Clothy, CSLover, lely_1324, Manu'spirate e Pandina).
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Maggio: fiori, pik nick, barca.




C'era un sole splendido. I raggi illuminavano tutto il paesaggio circorstante, creando una luce calda ed avvolgente. Emma godè a pieno di quell'atmosfera, respirando a pieni polmoni.

Si trovava in un grande giardino, pieni di fiori. Una parte di lei pensò alla somiglianza con il giardino di rose a Camelot, ma no. Non doveva pensarci. Quel giardino, era intriso del ricordo di lei e Killian che si baciavano, che facevano promesse per il futuro, ma anche di quelle stesse promesse che andavano in fumo, dell'inizio di quella che per tanto tempo le era sembrata la fine.

Adesso, invece, era lì per pensare ad andare avanti, insieme a lui. Quello doveva diventare un capitolo chiuso.
Respirò di nuovo, cercando di scacciare i brutti ricordi. Riaprì gli occhi, cercando di sorridere.
"Hey, love"

Si girò di scatto, riconoscendo quella voce tra mille.
"Killian"

Il pirata le tese la mano, sorridendole. Era sempre bellissimo. Avrebbe passato la vita a guardarlo.

"Che ne dici se andiamo a sederci?"
"Sederci... dove?"
La prese per mano e la portò fino al centro del giardino, dove li aspettava una tovaglia stesa ed un cestino pieno di roba da mangiare.

"Il nostro pic nic, ricordi, Swan?"
".. Oh. Si, certo." Mormorò. Si sedettero entrambi, uno di fronte all'altro, e godendosi la luce del giorno cominciarono a mangiare.
Stettero in silenzio a lungo, e il silenzio permise ad Emma di pensare. Non riuscì ad evitarlo, specialmente mentre Killian, davanti a lei, le sorrideva, stringendole la mano.

"Sai," disse a un tratto, mentre masticava un boccone, "sono felice che tu sia qui, con me. Se ripenso a quello che abbiamo passato, io ... beh, sono grata che sia andato tutto bene, alla fine."
Killian sorrise, abbassò lo sguardo, e sospirò. "Vorrei tanto che fosse davvero così, tesoro."
Emma sbigottì.
 "Che intendi?"

All'improvviso, il cielo si fece scuro, grossi nuvoloni neri tuonarono sopra di loro, minacciando un temporale. Emma alzò lo sguardo, spaventata dal rumore, e poi lo abbassò su di sè.

Era vestita di nuovo come il Signore Oscuro. Le labbra rosse, la pelle incredibilmente pallida, i capelli bianchi legati, i vestiti neri.
"Ma come...?"  Non fece in tempo a rendersi conto di cosa stesse accadendo, che un lamento strozzato la destò. "Killian!"
Il pirata era sanguinante, chino su se stesso e contorto dal dolore.

"Io mi fidavo di te... " sussurrò, con voce rauca e strozzata.
"Ma... non è possibile, ti ho salvato, ti ho-"
"Mi hai venduto all'Oscurità solo per il tuo vile egoismo." La interruppe, rude. " E poi hai preteso di riportarmi nel mondo dei vivi, nonostate fossi già MORTO."
"N- non è vero,  i-io l'ho fatto per te, non meritavi di morire! Non così!"

Killian ghignò. "Forse dovevo dar retta a mio fratello Liam, e passare oltre con lui."
Inevitabilmente, Emma sentì le lacrime bagnarle le guance. Non poteva davvero ripetersi quell'incubo, non di nuovo. Aveva resistito a malapena, da quando aveva combinato quel casino ed era diventata un Signore Oscuro. Tutto quello che era successo da allora, era soltanto colpa sua.
Cercò di respirare, inciampando in un singhiozzo, chiuse gli occhi per pulirli dalle lacrime, li riaprì, cercando di mantenere un controllo che sapeva già di non avere.

Guardò Killian, il suo vero amore, e ci vide tutto quello che aveva rischiato di perdere fin troppo spesso e che non aveva intenzione di perdere un'altra volta. (Non voleva dire che stesse tenendo il conto, ma forse si, lo stava facendo davvero. E quattro era davvero un numero troppo grande.)

Allungò la mano verso di lui, come aveva fatto non troppo tempo prima nelle viscere degli Inferi, cercando di raggiungere la sua. Ma ogni volta che sembrava riuscirci, si allontanava da lei, divenendo sempre più distante, ed intoccabile.
"No, ti prego..."

Era stufa di piangere. Come se tutte le lacrime trattenute in trent'anni di vita avessero deciso di uscire fuori in un anno solo, ed Emma trent'anni di tristezza non riusciva a sopportarli. Specie quando, buona parte di queste, erano causate da lui. Quel pirata che amava talmente tanto da non riuscire a spiegare come fosse possibile, talmente tanto da non riuscire a smettere, o a rinunciare a lui.

Più tendeva le mani verso di lui, più egli cadeva al suolo, piegandosi in due dal dolore, più gridava, cercando di sfiorarlo, più lui si allontanava, quasi rifiutando il suo aiuto.

"KILLIAN!" Urlò a pieni polmoni, stanca di dovergli sempre dire addio, stanca di perdere sempre quello che per lei fosse bello, e felice, e un lieto fine. Era stanca di perdere il suo.

Un grosso lampo, e poi il buio, fecero perdere i sensi alla giovane Salvatrice, che si sentì cadere. Chiuse gli occhi, forse svenne, e quando li riaprì, il paesaggio era cambiato di nuovo.

Il cielo era sempre scuro, ma in modo diverso, a metà tra il nero e l'arancione. Attorno a lei c'era un silenzio opprimente, devastante, dal sapore di morte. E fu quando nella sua mente venne a galla quella parola, che alzò in fretta la testa per guardarsi attorno, causando un piccolo giramento che la fece subito poggiare al muro della barca.

Una barca.

Si girò, poi si alzò in piedi, cercando di ignorare quella forte emicrania, per scoprire di navigare su una barca, almeno così sembrava, in mezzo al nulla, avvolta solo da una fitta nebbia.
Poi capì.
Il panico prese possesso di lei, quando realizzò di trovarsi di nuovo sulla barca di Caronte. Nella testa si affollarono mille domande,
Che ci faccio qui? Perchè sono di nuovo su questa barca? Dov'è Killian?

Cosa ho fatto?

A bocca aperta, i suoi occhi tremarono sotto la minaccia di nuove lacrime che premevano per uscire. Si coprì il viso con le mani, in preda alla disperazione, al senso di colpa, e per un momento, desiderò di essere morta.

Cominciò a piangere, come non aveva mai fatto, a pieni singhiozzi, rumorosi, numerosi, uno dietro all'altro. Pianse come si era sempre rifiutata di fare, pianse sapendo di essere da sola, pianse perchè non c'era altro da fare.

Urlò il nome di Killian numerose volte, accucciata contro il muro della barca; lo urlò con tutta la potenza che aveva in corpo, fino a consumarsi le corde vocali. Lo urlò una, due, tre e poi quattro volte, sperando sempre che riuscisse a sentirla, ma invano. Avvolse le braccia attorno le ginocchia, presa dallo sconforto e dalla paura.

Sussurrò ancora una volta, totalmente spezzata.
"K-Killian..."

Dal fondo di quel mare scuro, come un'eco lontana, Emma giurò di aver sentito qualcuno chiamarla. Interruppe il suo pianto, spalancando gli occhi e respirando a bocca aperta.

"Emma..."

Lo sentì di nuovo. Mosse la testa a destra e sinistra, convinta di trovare la fonte di quel suono.

"Emma...!"
No. Si stava sbagliando. Mise le mani a terra, sospirando e abbassando lo sguardo su di lei. Sicuramente stava impazzendo.

"Emma!!!"

Un urlo strozzato, e poi come per magia, Emma si svegliò. Non era più su quella barca, nè in nessun giardino, ne alle porte dell'Oltretomba. Era nel letto. Nel suo letto. Nella sua casa.

La loro casa.
Seduta e con gli occhi spalancati, affannò. Sentì la gola secca, le corde vocali incapaci di collaborare. Sbattè le palpebre, incredula.

"Emma! Tutto bene, amore?"

L'unica voce che in quel momento avrebbe voluto sentire la stava chiamando. Alzò lo sguardo tremante e si, si, era proprio lui. Killian. Era vivo, lei era viva, erano entrambi vivi, e sani, e salvi e al sicuro a casa loro.

Era stato solo un brutto sogno.
Deglutì.

"Tesoro, mi hai spaventato a morte. Ero sceso di sotto per bere un bicchiere d'acqua, e nemmeno il tempo di risalire che ti ho sentito urlare il mio nome. Cosa è successo? Nel sonno ti agitavi come una fossennata."


Nella sua vita aveva imparato a convivere con gli incubi. Da bambina, poi da ragazza, e da adulta, i brutti sogni non l'avevano mai lasciata.
Singhiozzò. Lasciò che altre lacrime le bagnassero il viso. Non riusciva a guardare il volto di Killian, non riusciva a guardarlo senza sentirsi in colpa. Senza sentirsi incredibilmente debole ed indifesa.

Aveva deciso di mantenere la promessa che gli aveva fatto. E ci stava provando, con tutta se stessa, anche se alla fine era tornato da lei. Proprio per quello, forse, perchè aveva deciso di amarlo nel modo in cui meritava. Di essere una persona migliore per lui.

E Killian sapeva. Sapeva ogni cosa di lei, come un diario segreto. Conosceva i demoni che continuavano a tormentarla, perchè in parte erano anche i suoi. Sapeva che un episodio come quello non sarebbe rimasto isolato e che gli incubi sarebbero stati solo parte del futuro che finalmente potevano vivere insieme. E a lui andava bene così. La amava, e amava ogni pare di lei. Il vero amore, d'altronde, era la magia più rara e potente di tutte. E non andava sprecata.

Le prese il viso tra le mani, asciugandole la pelle umida. Non aveva importanza che continuasse a piangere, sotto il suo tocco, avrebbe continuato a cacciare via la tristezza da lei.

"Ti va di parlarne, Swan?"

No. Non voleva parlare. Non voleva ricordare, cacciare fuori, confessare, e soffrire di nuovo.

Ma glielo aveva promesso. Sapeva che non aveva fretta con lei, non ne aveva mai avuta, e sapeva che avrebbe apprezzato con calma ogni suo piccolo passo, come lei aveva imparato a fare con lui.

E così alla fine  lo fece.
Niente armature.

Gli raccontò tutto il sogno, in ogni minimo particolare. Non ebbe paura, per una volta, di farsi vedere debole da lui, perchè sapeva non ce ne fosse bisogno. Si sfogò, tirò fuori quello che aveva dentro e confessò ogni timore, tra cui quello costante di perderlo per colpa sua.

"Non devi preoccuparti per me, io-"
"Non dirlo."
"... Cosa?"
"Non dirlo." Ripetè, ferita. "Non dire che sopravviverai. Sappiamo entrambi che hai rischiato di non farlo. Non- non fare promesse che non puoi mantenere."

"... Swan, non me ne andrò, te lo prometto. Ci proverò, almeno. Capisco tu ce l'abbia con me per averti lasciata da sola. è un peso che mi porto dietro anch'io."

Emma sospirò. "Non ce l'ho con te." Dio, perchè non smetteva di tremare? "Non potrei mai. Ma le mie paure non mi abbandoneranno mai, anche se so che tu sei vicino a me. Sapere che potrei perderti di nuovo, non- Vorrei riuscire a poterti guardare negli occhi senza rivederti ferito, o arrabbiato per averti tramutato nel Signore Oscuro. Non so se riuscirò mai a togliermi di dosso questa orribile sensazione."

"E invece ci riuscirai." Rispose Uncino. "Ci riuscirai, un passo alla volta. Non molto tempo fa mi hai detto di avere paura perchè volevi avere un futuro con me. E adesso, è cambiato qualcosa? La pensi ancora così?"
"Certo... Certo che la penso così!"
"E allora non temere, tesoro. Non posso prometterti che non accadrà mai più nulla di brutto, perchè sfortunatamente non possiedo il dono della chiaroveggenza. Ma posso dirti, senza ombra di dubbio, che se abbiamo sconfitto insieme la Morte, non vedo ostacolo di alcun genere che possa impedirmi di tornare da te. Se il nostro è Vero Amore, ci sarà un motivo."
Emma sorrise. "Si, lo è."
"Lo so. Avevo paura ad ammettere questa possibilità, ma quando ho visto quello che hai fatto per me, quando ho visto che avresti preferito rinunciare al tuo cuore, piuttosto che a me... non ne ho avuta più. E spero tu possa perdonarmi, per non aver creduto di poter tornare a casa con te."

"Ti ho già perdonato. Molto tempo fa."
"Bene. E spero tu sappia che il mio amore per te è incondizionato, e grande quanto la vastità dell'oceano."

Sorrise. Killian asciugò di nuovo il suo viso, le diede un morbido bacio sulle labbra, e si sedette sul letto accanto a lei.
Senza parlare, Emma si rifugiò nelle sue braccia, singhiozzando ancora. L'abbracciò, forte, più che potè, in modo da farle capire che non l'avrebbe lasciata davvero. Le prese la mano, la stessa che aveva stretto fino al loro ultimo addio; la accarezzò dolcemente, e la baciò. Un bacio delicato, che fece rabbrividire Emma al ricordo che portò. Baciò quel punto più volte, come a pulire via la memoria della loro separazione.

Il sole del primo mattino entrò nel loro nido d'amore, accarezzando delicato i loro corpi.
Killian cercò di scostarle i capelli dal viso, per guardarla meglio negli occhi.

"N-no" Sbattè le palpebre al mormorio di Emma.
"Cosa, tesoro?"
"Non- non ancora." Voleva davvero liberarsi della sua corazza, non costruire più alcun muro. E si concesse, per quella volta, e forse altre ancora, di essere debole. E strinse Killian, per fargli capire che al momento mollare la presa su di lui la spaventava. Era ancora troppo presto.

Sorrise, e la strinse di nuovo. Non ti lascio pensò.
Le lasciò un altro bacio, sulla fronte.

"Ascolta," sussurrò, facendola girare e prendendole di nuovo la mano, "per quanto ami stare abbracciato a te nel nostro letto," quanto dolce era e bello per lui pronunciare quella parola, come miele per le sue labbra, "ho una proposta: Io, te, la Jolly Roger e un viaggio per mare. Sarebbe ugualmente romantico avanzare in circolo per il porto, per quanto mi riguarda, l'importante è stare lontani dalla civiltà e goderci l'aria pulita del mare, fare colazione insieme sul ponte con l'oceano a farci da sfondo. E farò di tutto, mia Principessa, affinchè non facciate più alcun incubo. E se accadrà, non sarete mai da sola al vostro risveglio."

Emma sorrise, gli occhi ancora lucidi. Tirò su col naso, e si strinse ancora di più a lui, sfregando il naso contro la pelle scoperta del suo collo. "Vi seguirei in capo al mondo, mio Capitano."
"Ed io voi." Sorrise.


Sarebbe stato difficile. Sempre. Ma ne valeva la pena, per il Vero Amore.
















Non so. C'è qualcosa che non mi convince in questa One shot. Ma comunque.

Salve! :D Per chi se lo stesse chiedendo, sono perfettamente consapevole di aver fatto una bastardata abissale con questo mese. Yep. Ma vi assicuro che di base era strutturata già in questo modo... Destino ironico e infame ha voluto che gli ultimi eventi delle puntate... (sshhh) mi abbiano portato a peggiorare la situazione mettendo un finale spacca feels, perchè giustamente la puntata in se non bastava. Ma comunque.
Spero che vi sia piaciuta anche questa storia, e che continuerete a seguirmi. Al solito, se volete fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione, o anche solo come rimediate al dolore che questa ship vi sta procurando. (Se ve lo state chiedendo, il mio modo è questo qui. Poveri voi. )


E si, Killian tornerà da lei. E sarà sempre al suo fianco per consolarla da ogni incubo.

Alla prossima miei cari, un bacio grandissimo.
xx
Haley.


 
  
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