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Autore: Quasar93    05/05/2016    2 recensioni
Durante le Guerre dei Cloni il Conte Dooku e Palpatine decidono di intraprendere un lungo esperimento per trascinare dalla loro parte un prezioso alleato, trascinandolo al lato oscuro per poi usarlo contro la Repubblica.
E' per questo che durante una missione prendono Obi-Wan come prigioniero, disposti a tutto per trasformarlo in uno spietato Signore dei Sith.
[warning: torture fisiche e psicologiche, violenza]
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ahsoka, Tano, Anakin, Skywalker/Darth, Vader, Conte, Dokuu, Obi-Wan, Kenobi, Palpatine/Darth, Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tempo dopo
 
-A-anakin?- balbettò Obi-Wan, aprendo piano gli occhi solo per vedere il suo ex padawan sorridergli maligno fissandolo con un paio di occhi gialli prima di iniziare a strangolarlo con la Forza, il braccio proteso in avanti, le dita che stringevano l’aria aumentando la pressione sulla sua gola.
Perché Anakin gli stava facendo questo?
Anakin?
Cosa ci faceva Anakin in quel posto? Da quanto tempo era lì?
Annaspò alla vana ricerca di aria.
Non riusciva a respirare e si sentiva sempre più debole.
-Ti sembro ancora così immaturo, maestro?- sogghignò l’altro, stringendo sempre di più la presa fino a fargli perdere i sensi, ridendo sguaiatamente.
 
Una scossa elettrica lo riportò alla realtà subito dopo e vide che davanti a lui c’era Dooku, non Anakin.
Cercò di muoversi e si rese conto di essere legato braccia e gambe a un tavolo inclinato a 45 gradi, sistemato in modo che potesse guardare in faccia il suo aguzzino.
-Era.. Era solo una visione..- balbettò incerto.
Lo era, vero?
Da quando la fase due era iniziata gli avevano spesso fatto vedere scene come questa, e iniziava a confonderle con la realtà.
Ricordi veri e ricordi indotti si mescolavano in un unico vortice. Alcuni eventi non era più in grado di affermare se erano avvenuti davvero o solo nella sua mente, di altri conservava versioni diverse.
Inoltre iniziava ad avere parecchie zone buie nella sua memoria.
Da quanto tempo era lì? Che luogo era precisamente?
I momenti in cui era pienamente cosciente di sé iniziavano ad essere sempre meno. Sentiva la coscienza scivolare via, piano piano, e spesso rimaneva semplicemente in balia degli eventi senza nemmeno accorgersi del tempo che passava.
A volte si ritrovava in un posto e non si ricordava come ci era arrivato.
O provava dolore da qualche parte e non si ricordava come si fosse ferito.
Non era più padrone del suo corpo e delle sue azioni da troppo tempo e, da quando la fase uno l’aveva spezzato a quel modo, non riusciva più ad essere pienamente in controllo nemmeno della sua mente.
Non che gli importasse in realtà.
Aveva smesso di opporsi.
Aveva smesso di lottare.
Non c’era da stupirsi che la sua coscienza ogni tanto fuggisse altrove.
Ormai aveva un unico desiderio, voleva solo che la smettessero. Non voleva più provare dolore, non voleva più che lo usassero come cavia. Non voleva più essere sottoposto alle loro umiliazioni.
Avrebbe preferito che lo avessero ucciso, tanto si sentiva già morto in più modi di quelli che i suoi aguzzini avrebbero potuto comprendere.
Tutto quello che restava di lui era un corpo magro e martoriato dalle torture, coi capelli e la barba troppo lunghi e non curati.
Non era nemmeno l’ombra del Jedi che era stato.
-Una visione dici?- lo riportò alla realtà il conte Dooku, avvicinandoglisi – Non lo so. Tu lo sai? Perché non proviamo a rinfrescare la memoria con qualche ricordo?- sibilò, protendendo un braccio verso di lui e aprendo la mano, lasciando che la Forza gli permettesse di costringere l’altro ad un’ennesima connessione mentale. Obi-Wan cercò di opporsi ma fallì miseramente, l’intrusione del Sith era troppo potente e troppo dolorosa, e la sua mente troppo provata per opporre resistenza, soprattutto senza potersi appoggiare alla Forza per contrastarlo.
Si lasciò andare e l’altro lo guidò molto indietro nel tempo.
 
Era al tempio Jedi, su Coruscant.
Era li, ma era come se non ci fosse.
Tutto appariva come ovattato, quasi come in un sogno.
Si guardò le mani, e si accorse di essere ancora un bambino, intorno a lui altri suoi coetanei formavano un cerchio al centro del quale due suoi compagni lottavano con le spade laser.
Un momento, sapeva cosa stava succedendo.
Quello era il torneo degli youngling più grandi, tenuto affinchè tutti trovassero un maestro.
Vide gli altri bambini combattere ed essere scelti, uno ad uno, finchè non rimase solo lui.
Non c’era più nessuno.
Nessun padawan, nessuno youngling, nessun maestro.
Il tempio era deserto e nessuno l’aveva portato via con sé.
Ma non era vero.
Non era andata così.
Il maestro Qui-Gon l’aveva scelto, ed era diventato il suo padawan.
Erano stati insieme per anni finchè il suo mentore non era morto tra le sue braccia su Naboo.
Era andata così vero? Non erano fantasie di un piccolo youngling.
Improvvisamente i colori cambiarono e si ritrovò nella sala del consiglio.
Yoda e gli altri maestri lo fissavano da altissime sedie nere, e lui si sentiva sprofondare.
Dicevano che era così debole che non sarebbe mai potuto diventare un Jedi e che per questo l’avrebbero espulso dall’ordine, poco gli importava che fosse solo un bambino e che non avesse fatto altro che vivere al Tempio per tutta la sua vita.
Poi iniziarono a ridere, e a ridere, sempre più forte, mentre lui si sentiva sprofondare sempre più giù.
 
Si svegliò urlando e realizzò di essere ancora legato a quella sedia delle torture con Dooku che lo fissava ridendo.
- Un.. Un’altra delle tue visioni, Conte-
- Sicuro che lo fosse?-
- Cos’altro poteva essere? Ricordo benissimo il mio maestro-
- Davvero? E se fosse stata quella la visione? Se tu avessi desiderato così tanto diventare il suo padawan da immaginare tutto?-
- N-no. Me lo ricordo troppo bene. Poi sono diventato cavaliere, non avrei mai potuto farlo se..-
mentre parlava si rese conto che non se lo ricordava poi così bene. Per essere investito cavaliere serviva una cerimonia no? Ma non ne aveva memoria, non più almeno.
Non era la prima visione di quel tipo che aveva, e i ricordi iniziavano a sovrapporsi.
Ogni volta la storia era un po’ diversa.
Questa volta veniva espulso dall’ordine, un’altra volta Qui-Gon moriva in battaglia poco dopo che si erano conosciuti, o ancora veniva addestrato da un altro maestro che non si curava minimamente di lui.
-Non ne sei così sicuro eh?-
-No, per favore. Lasciate stare il mio maestro. Non portatemi via anche il ricordo che ho di lui. Vi prego-
In risposta Darth Tyranus allungò il braccio e Obi-Wan urlò di nuovo.
 
Quando Dooku si fu stancato di giocare con la sua mente, almeno per quel giorno, lo riportarono nella sua cella.
Non c’era più nemmeno bisogno di sedarlo o di legarlo, da quando la fase due era cominciata, un paio di mesi prima, non aveva mai cercato di fuggire.
I droidi lo lasciarono cadere al centro della stanza dove l’uomo si raggomitolò su se stesso.
La testa gli scoppiava e il sangue che gli era fuoriuscito dal naso durante l’interrogatorio gli lasciava in bocca un disgustoso sapore metallico.
L’unica cosa che gli era rimasta, la sua identità, non era mai stata così in bilico.
Per un attimo dubitò addirittura di essere mai stato davvero un Jedi.
E il terrore del non essere nessuno lo assalì, facendolo tremare violentemente. Se non era mai stato un Jedi, chi era?
Provò a spingere indietro la sua memoria ma, dove anche i ricordi affioravano, ne vedeva sempre più versioni, senza riuscire sempre a capire quale fosse quella corretta.
Anakin era il suo padawan, giusto? O era un suo spietato nemico?
E Qui-Gon esisteva davvero?
Si sentì terribilmente stupido e solo.
Si rannicchiò ancora più stretto e pianse, lasciando che le lacrime salate lavassero via un po’ del sangue secco che aveva sulla faccia chiedendosi solo il perché.
Perché proprio lui?
Perché?
 
Tempio Jedi – Coruscant
 
Erano passati tre mesi da quando Anakin aveva bruciato il mantello del suo maestro decidendo che il modo migliore di onorarlo sarebbe stato vivere essendo il Jedi che Obi-Wan avrebbe voluto che fosse.
In quei tre mesi Anakin aveva finto, più o meno consciamente, che Obi-Wan non gli mancasse.
Aveva finto che non gli importasse quando una mattina vide un Jedi che non conosceva entrare nell’anticamera in comune con la sua salutandolo, dirigendosi in quella che prima era la stanza di Obi-Wan.
Aveva finto che non gli importasse quando in ogni battaglia, nella mischia, si girava cercando lo sguardo complice del suo maestro senza trovarlo.
Aveva finto che non gli importasse quando la sera si accovacciava stanco in un accampamento e non c’era nessuno a rimproverarlo per quanto fosse stato imprudente durante la missione.
Aveva finto che nulla di quello che prima faceva col suo maestro gli mancasse e che, ogni volta che si girava per cercarlo con lo sguardo o con la Forza, ogni volta che stava per bussare ai suoi alloggi dove non l’avrebbe trovato, una pugnalata di dolore non lo trafiggesse al petto, lo stomaco chiuso.
Aveva finto così tanto che non gli importasse che quella semplice imposizione lo spossava.
Era dimagrito molto, dimenticava spesso di mangiare e a volte di dormire.
E, senza Obi-Wan a controllarlo, era diventato ancora più spericolato e avventato.
I suoi piani sempre più rischiosi l’avevano portato più volte via dal campo di battaglia in fin di vita.
Non importava quante volte Ahsoka avesse cercato di parlargliene, Anakin non sembrava nemmeno rendersi conto del problema.
Anche Padmè, preoccupata per lui, aveva più volte cercato di fargli capire che negare del tutto che la morte di Obi-Wan avesse avuto un qualche effetto su di lui non stava facendo altro che peggiorare le cose, ma aveva ottenuto solo urla in cambio.
Le cose tra lei e Anakin non andavano bene da quando era successo.
Certo, non la ignorava più come prima. Cenavano insieme, dormivano insieme, ma era come se Anakin fosse altrove.
Aveva preso ad allenarsi molto più di prima, continuava a ripetere che doveva diventare un Jedi che Obi-Wan avrebbe stimato, senza capire che si stava allontanando sempre di più da quell’ideale.
Una volta, non vedendolo arrivare per cena, Padmè era andata a cercarlo dove sapeva che era solito allenarsi e l’aveva trovato svenuto, probabilmente per la fatica.
Ma tutte le volte che provava a dirgli che stava esagerando si sfociava nella lite.
Anakin le diceva sempre che non capiva, che doveva diventare forte, che doveva proteggere lei e Ahsoka, perché non poteva più permettersi che a qualcuno che amava venisse fatto del male per colpa sua e della sua inettitudine.
Quello che non capiva era che, comportandosi così, stava facendo esattamente questo.
  
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