Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Layla_93    05/05/2016    4 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
[...] Si rigirò nel letto, infastidito.
Chi diavolo si metteva a bussare alla porta alle… Alle…
Allungò un braccio verso il comodino, recuperando la sveglia.
“Cristo Santo, sono solo le 6:30 del mattino!”
“John, ti sei svegliato finalmente.”
“Finalmente?” Chiese, spalancando la porta e ritrovandosi davanti al suo coinquilino.
“Ti rendi conto di quanto presto sia?!”
“Abbiamo un caso.” Fu la risposta che ricevette in cambio.
“Quando mai non ne abbiamo uno.” Mugugnò, tornando a buttarsi sul letto.
“Sembra piuttosto interessante. Vuoi venire?”
“Dammi cinque minuti...” [...]
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutto intorno era silenzio.
Il riverbero dello sparo si era ormai spento, tutto quello che ne rimaneva era una strana eco nella sua testa.
Sentì come in lontananza i passi di Auster affievolirisi sempre più, finché non furono del tutto interrotti dal pesante tonfo del portone.
"John?" Gli arrivò da dietro la voce di Sherlock.
Prese un lento respiro, pronto a rispondere al richiamo del detective, ma una fitta al fianco lo fece vacillare.
Portò una mano leggermente tremante ad aprire la cerniera della giacca e, subito, i suoi occhi furono catturati da una macchia rossa che si stava velocemente allargando sulla stoffa chiara del maglione.
Per qualche secondo osservò con stupita incredulità la chiazza cremisi, facendo aleggiare le dita a pochi centimetri da essa.
"Sherlock.." Riuscì a mormorare prima che una fitta di dolore gli spezzasse il repiro.
Si incurvò su se stesso, lasciando cadere la pistola dalla stretta ormai tenue della sua mano e artigliandosi il fianco con l'altra.
Provò a cercare il sostegno della parete, ma le dita scivolarono, facendolo sbilanciare in avanti.
Rotolò dolorosamente lungo la rampa di scale, stringendo i denti ogni volta che il suo corpo colpiva uno spigolo.
Quando finalmente raggiunse la base delle scale lasciò andare un respiro tremulo.
Rimase immobile per qualche attimo, cercando di distendere i muscoli per alleviare un po' del dolore che avvertiva.
"John!" Sentì Sherlock chiamarlo nuovamente.
Avvertì le dita affusolate del detective controllare con cauta febbrilità il suo stato generale e solo in quel momento si rese conto della forza con cui manteneva chiusi gli occhi.
Quando riuscì a rilassare i muscoli contratti del volto poté lanciare un'occhiata intorno a sé.
Il suo sguardo fu catturato dalla quantità di sangue che colorava le scale, decisamente troppo per provenire solo dalla sua ferita al fianco.
"Fermo, fermo. Non muoverti." Lo bloccò concitato l'altro quando provò a muovere un braccio.
"Lestrade, abbiamo un 10-53." Disse poi al telefono, continuando a tener ferma la sua mano in una stretta leggera.
Sentì il tono alterato dell'ispettore provenire dalla cornetta.
"John." Fu l'unica cosa che disse il detective dopo una lunga pausa, facendo poi scomparire il telefono in una delle tasche del cappotto.
Nei minuti che seguirono osservò Sherlock sfilarsi guanti e sciarpa ed utilizzare quest'ultima per fermare il lento flusso di sangue che ancora non si arrestava.
"Arrivano." Mormorò il detective, lanciandogli un'occhiata veloce.
"Tra poco saranno qui, John. Ci vorrà solo... Solo..."
La sua voce si spense lentamente, perso dietro il filo di un ragionamento che non riusciva a completare.
"Trentasette minuti." Riuscì a mormorare, trattenendo a stento un rantolo di dolore.
"Come?"
"Trentasette minuti. Il tempo che ci vuole per arrivare dal Barts a qui in macchina. In ambulanza forse trenta. Se accendono le sirene."
Si concedette di offrire al detective un sorriso rassicurante, deformato ai margini dall'ennesima fitta.
"Dovresti applicare più pressione." Aggiunse poco dopo, lanciando un'occhiata verso il suo fianco.
"Dovresti risparmiare le forze, non parlare di continuo." Gli rispose Sherlock, pigiando comunque con più fermezza la sciarpa sulla ferita.
"Tendo a parlare molto quando sono nervoso." Sibilò tra i denti, cercando di muovere un po' il fianco in cerca di una posizione meno dolorosa.
"John." Lo richiamò Sherlock, bloccando con cautela i suoi movimenti.
"John!" Ripeté con voce più ferma, riuscendo ad intrecciare i loro sguardi.
"Andrà tutto bene."
La risata che tossì fra i denti gli fece guadagnare un'occhiata confusa e severa da parte del detective.
"Scusa." Mormorò, riprendendo fiato.
"Ma l'ultima volta che mi hanno detto quelle parole sono finito su un letto d'ospedale a Kandahar per quasi tre mesi con nessuna prospettiva di reintegro nella mia posizione."
Per qualche attimo gli occhi del detective lo osservarono attentamente.
"Non siamo in Afghanistan." Disse lentamente.
"Tra qualche minuto arriverà l'ambulanza. In poche settimane sarai di nuovo a rincorre criminali per Londra."
Un'altra risata scivolò tra le sue labbra, molto più leggera della precedente.
"Se è l'unico consulente investigativo al mondo a dirmi tutto questo, allora deve essere vero."
Il tenue sorriso che nacque sul suo volto fu ricambiato da uno più incerto, ma non meno sincero.
Il silenzio che ne seguì fu calmo, quasi confortante.
Lasciò scivolare lo sguardo dal volto del detective, alle scale dipinte di rosso, alla porta da cui Auster si era dileguato chissà quanti minuti prima.
"È scappato." Mormorò improvvisamente, senza spostare gli occhi dalla porta.
"Non importa." Fu la risposta che arrivò dopo qualche secondo di silenzio.
Rimase in silezio, troppo stupito dalla risposta del detective per riuscire a trovare qualcosa da dire.
Dopo qualche minuto serrò le palpebre, infastidito dal mal di testa che la luce gli aveva lentamente provocato.
Sentiva il corpo sempre più pesante, come se il sonno lo stesse pian piano trascinando nell'oblio.
"John!"
La voce di Sherlock lo riscosse, spingendolo ad aprire stancamente gli occhi.
"Cosa?"
"Sono qui. Sento le sirene. Non addormentarti, ok?" Gli chiese con tono pressante.
"Non stavo dormendo..." Protestò debolmente, perdendo la lotta per mantenere gli occhi aperti.
"John!"
Avvertiva le mani di Sherlock scuoterlo con vigore, ma non riusciva a rispondergli.
Era stanco, troppo stanco.
Pian piano una pesante coperta nera si appropriò della sua mente...
"JOHN!" Provò nuovamente a scuotere il dottore, ma non riuscì ad ottenere nessuna risposta.
"No, no, no, no." Inziò a ripetere concitato mentre controllava le funzioni vitali.
Il polso era debole, ma ancora presente e il respiro era leggero e fin troppo breve.
Il silenzio dell'androne fu improvvisamente rotto da voci e passi concitati, ma nonostante ciò non staccò gli occhi dal volto pallido del dottore
"Signore, si allontani." Ingiunse qualcuno.
Ignorò la voce, rimanendo immobile al fianco dell'amico, le mani ancora impegnate a premere la sciarpa sulla ferita.
"Oddio..." Sentì la voce familiare di Lestrade esalare a pochi passi da lui.
Un paramedico si approfittò di quel piccolo momento di distrazione, riuscendo ad allontanarlo e prendere il suo posto.
"Deve dirci cosa è successo." Chiese uno degli uomini che circonadavano il corpo inerme di John.
"Lui... Auster gli ha sparato al fianco. È... È caduto per le rampe di scale. Ha sbattuto la testa. È svenuto da un paio di minuti." Rispose confusamente, stringendo la sciarpa tra le dita.
In quelli che gli sembrarono pochi attimi John fu munito di collare e caricato su una tavola spinale.
Seguì i paramedici fuori dall'edificio, ma, quando provò a salire sull'ambulanza, fu bloccato fermamente.
Seguì con sguardo impotente le sirene lampeggianti allontanarsi, lasciandolo solo al bordo della strada.
Passarono diversi minuti prima che avvertisse la voce di Lestrade richiamarlo, distogliendolo dalla silenziosa contemplazione delle sua mani.
Erano completamente ricoperte di sangue.
Il sangue di John.
"Sherlock." Riprovò l'ispettore, reclamando la sua attenzione con un lieve tocco sulla spalla.
"Andiamo." Disse improvvisamente, incamminandosi velocemente sulle scale.
"Sherlock!"
Salì velocemente le scale, evitando con attenzione maniacale le chiazze rosse che le coloravano.
"Cosa diavolo stai facendo?" Chiese Lestrade quando furono all'interno dell'appartamento di Auster.
"Auster. Ha segnato i nomi delle sue prossime vittime. Questi fogli, tutta questa stanza, è il lavoro di qull'uomo." Rispose concitato mentre cercava febbrilmente il foglio su cui aveva notato la lista di nomi.
"Era qui, dannazione." Mormorò, sparpagliando documenti ovunque.
"Sherlock, calmati. Stai inquinando le prove."
Ignorò il richiamo, estraendo da una pila di fogli quello che stava cercando.
"Questi sono i nomi che Auster ha indicato come prossime vittime. Dobbiamo mandare delle pattuglie a questi indirizzi per intercettarlo."
"Sherlock.." Iniziò incerto Greg.
"Cosa stai aspettando?!" Chiese affannato, osservando attentamente l'ispettore seguire finalmente le sue direzioni.
"Ho mandato delle unità sul posto. Ci faranno sapere a breve."
"Ok, ok." Esalò, passandosi una mano tra i capelli.
"Fermo." Lo bloccò Lestrade, passandogli un fazzoletto.
"Le tue mani..." Indicò con tono incerto.
Si pulì le mani lentamente, osservando con sguardo perso la stoffa del fazzoletto tingersi di rosso.
"Vuoi parlarne?" Chiese cauto Greg.
"Mi sta chiedendo se voglio rilasciare adesso la mia dichiarazione, ispettore?"
"No." Rispose calmo, ignorando il tono gelido.
"Ti sto chiedendo se hai bisogno di parlare. Con un amico." Chiarì.
Gli occhi del detective si puntarono sull'uomo, fissi in uno sguardo impenetrabile.
"L'appartamento era vuoto." Disse dopo lunghi attimi di silenzio, spostando lo sguardo sulla stampa del dipinto di Bosh.
Lestrade rimase silenzioso, in ascolto.
"Stavo controllando queste carte." Disse, passando lievemente le dita sulla pila di fogli che penzolavano dai bordi del tavolo.
"Auster ci ha sorpresi qui. Ha aperto il fuoco." Continuò, spostando l'attenzione sui fori che le pallottole avevano provocato nel muro.
"John ci ha appiattiti sul tavolo, poi lo ha inseguito per il corriodio. Io li ho seguiti."
Si allontanò dal tavolo per avvicinarsi alla porta ancora aperta.
"Ci ha detto che era troppo presto per venire con noi. Ha aperto il fuoco." Si interruppe brevemente per raccogliere un respiro un po' più tremulo rispetto agli altri.
"Il resto lo hai sentito prima." Concluse, il tono più duro e secco.
"Starà bene, Sherlock." Cercò di rassicurarlo Lestrade.
"Davvero? Da quando hai una laurea in medicina?" Replicò con astio, passandosi nuovamente le mani tra i capelli.
Sentì gli occhi dell'ispettore rimanere a lungo su di lui, ma nulla fu aggiunto alla conversazione.
Dopo un po' sentì l'ispettore spostarsi verso il tavolo e un leggero fruscio di carta riempì il silenzio della stanza.
Non si voltò a guardare l'inutile tentativo dell'uomo di trovare il sistema che Auster aveva utilizzato per il suo insano disegno, semplicemente rimase immobile vicino alla porta.
Lasciò cadere nuovamente lo sguardo sulle mani ancora parzialmente colorate di rosso, prendendo un lento respiro tremulo.
"Ok..." Mormorò d'improvviso, girandosi di scatto verso Lestrade ed unendosi a lui nell'analisi dei documenti di Auster.
Iniziò a comporre delle pile disordinate con tutti i fogli dal contenuto simile, distruggendo il lavoro che l'ispettore aveva fatto fino a quel momento.
Il tempo sembrò dilatarsi e la sua mente si perse dietro il filo di nuovi ragionamenti che ogni nuovo documento gli suggeriva.
Quando giunse al visionamento dell'ultimo foglio chiuse gli occhi, iniziando a catalogare tutte le informazioni che aveva acquisito all'interno del suo Mind Palace.
Un leggero suono lo distrasse per un attimo, ma lo rilegò alla perifieria della sua percezione, continuando ad elaborare quella che sperava essere la soluzione finale del caso.
"Sherlock!" Lestrade si intromise di prepotenza nei suoi pensieri, scuotendolo per una spalla.
"Ero nel mio Mind Palace, Lestrade. Non devi mai intrometterti quando sono nel Mind Palace." Sibilò, allontanandosi dalla presa dell'uomo.
"Nemmeno quando ho novità sul caso?" Chiese piccato l'altro, indicando il telefono illuminato che stringeva in mano.
Il detective gli lanciò un'occhiata truce, ma non aggiunse altro.
"Le mie pattuglie sono arrivate ai tre indirizzi che gli ho indicato." Iniziò Lestrade, pacato.
Sherlock lo seguì con lo sgurado.
"Due delle persone indicate sono state trovate morte nei loro appartamenti." Continuò, lanciando un'occhiata al telefono per leggere velocemente qualcosa.
"Isaac Rosen, 34 anni. Morto carbonizzato vicino alla centralina elettrica del su condominio. I miei uomini pensavano fosse stato un incidente, ma vicino al corpo hanno trovato un immagine sacra, come le altre volte."
Girò brevemente il cellulare nella sua direzione lasciandogli vedere la foto sfocata del disegno.
Gli occhi gli scattarono automaticamente verso la stampa attaccata al muro.
"Abbiamo il nostro peccatore d'Ira." Disse, riconoscendo il quadrante corrispondente.
L'ispettore annuì brevemente, umettandosi le labbra.
"Ben Kinsey, 48 anni. È stato trovato nel giardino sul retro della sua abitazione. Sembra che Auster si sia divertito ad imporgli un collirio a base di acido. Presumibilmente morto per emorragia. Tra le mani stringeva questa immagine."
"Invidia." Constatò, collegando la foto alla gemella sulla stampa di Bosh.
"Cinque vittime, il cerchio si stringe." Mormorò, continuando ad osservare l'immagine attacata al muro.
"Non è finita qui, Sherlock." Lo richiamò Lestrade.
"La terza pattuglia ha trovato padre Lloyd in una pozza di sangue sul letto della sua sacrestia. Auster lo ha costretto ad evirarsi da solo." Disse in un brivido, riponendo il telefono in tasca ed estraendone le chiavi della macchina.
"Come fanno i tuoi uomini a dire che è stato costretto a farlo da solo?" Chiese scettico.
"È stato trovato sul suo letto. Vivo." Chiarì, avviandosi verso le scale.
Il detective lo seguì a breve distanza.

 
Salve a tutti =)
Mi spiace per l'attesa biblica, ma ho avuto più difficoltà del solito a trovare del tempo libero per scrivere >_<
Questo capitolo, tra l'altro, mi è risultato il più difficile da scrivere in quanto volevo conferire a Sherlock un lato più umano rispetto ai capitoli precedenti e, se devo essere sincera, non sono convinta al 100% del risultato quindi rimetto a voi il giudizio.
Il caso sta iniziando a volgere verso la sua conclusione e tutti i punti in sospeso saranno finalmente svelati =)
Spero che siate ancora interessati a questa storia, se così fosse vi ringrazio infinitamente per la pazienza che mi riservate =)
xoxo

 

 

   
 
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