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Autore: charmingvampire91    09/04/2009    2 recensioni
Londra. Una guerra tra due entità cosi opposte e cosi simili allo stesso tempo, una storia senza confini che spero vi coinvolgerà come sta facendo con me!
Genere: Fantasy, Horror, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Londra del 1900.

Londra, una delle città più grandi, conta circa 7 milioni di abitanti….una massa abnorme di persone che si distribuisce e si accalca su tutto il territorio inglese. Basti pensare solo alla moltitudine della vegetazione, dei campi, dei prati per capire la grandezza di questo luogo. E proprio quella notte, sul London Bridge qualcuno, o qualcosa, stava appollaiato sull’unico lampione che decorava quello sfondo cosi tetro e oscuro…Portava un lungo mantello, completo di cappuccio, nero, che non la faceva distinguere dalla notte. Ad un tratto, una voce, un lamento,  un urlo, un gemito la fece distogliere dal vuoto, la attirò come una calamita e via! Corse velocissima, contro il vento, contro il buio, come un fulmine, che scappa per il cielo inseguito dal tuono.

Il grido era arrivato da una casa, molto lontana dalla Londra centrale, ma nonostante questo aveva udito benissimo quello strido, come se fosse stato a pochi metri dal suo orecchio: una donna, dentro una casa stava partorendo con doglia e gridava, gridava come mai prima in tutta la sua vita umana! La “cosa” stava li, accoccolata sul ramo dell’albero più vicino, da dove si poteva ben assistere a quello spettacolo della natura..Il dolore durò circa un quarto d’ora, ma poi finalmente nacque un bel bambino, un bambino sano, forte. La “cosa” sorrise, e il suo sorriso andava a contrastare la notte con i suoi denti bianchissimi, lunghi, decisamente anormali. Scappò via, corse come aveva fatto prima e si fuse con le tenebre sparendo nel vacuo.

-Mio signore…l’erede è nato! –Si inchinò e finalmente si tolse il cappuccio: i suoi lunghi capelli argentei ricoprivano interamente le sue spalle, come una cascata grigiastra impetuosa. I suoi capelli erano lisci e gli cadevano anche sul viso, coprendo uno dei due grandi ed enormi occhi rosso sangue. Ancora con quel suo sorriso, con i suoi canini aguzzi appoggiati leggermente sulle labbra, ancora quel senso di soddisfazione dipinto nel suo lugubre aspetto. Eppure era così bello, così romantico nella sua feroce natura, così avvenente e così delicato, come la sua candida pelle: puro!

-Ah bene, aspettavamo con ansia questo evento Rasak.  Avvertiamo subito gli altri cavalieri che la missione ha avuto successo..complimenti..ben fatto! – Il vampiro in piedi si spostò leggermente e indicò all’altro il corpo senza forze di un umano ai loro piedi. Rasak sembrò non fare caso al sangue sparso per terra, ma lo calpestò senza pudore, inginocchiandosi e iniziando a mangiare: il sangue in terra iniziò a sgorgare, aumentava pian piano e l’umano gridava e si dimenava, ma non riusciva a muoversi, quasi piacevole era quella sensazione…poi il vampiro pose fine alle sue sofferenze e lo uccise.

La notizia che l’erede era venuto al mondo si propagò per tutto l’universo, per tutte le sedi dei vampiri, per tutti i castelli dove gli apparenti immortali abitavano, fino ad arrivare anche a Lucius.

-Cosa? L’impuro che dovrebbe distruggere il mio impero e il mio esercito sarebbe già nato?- I suoi occhi si riempirono di malizia e di cattiveria. Lucius era un vampiro anche lui, ma favorevole all’uccisione di tutti gli umani del mondo: Voleva creare una popolazione fatta interamente di vampiri, imprigionati al suo servizio e pieni di voglia sudicia di uccidere chiunque. Disprezzava i cavalieri nobili vampireschi, poiché uccidevano solo per il nutrimento e non per la voglia irrefrenabile del divertimento e della malvagità.

-Si, mio signore, è cosi purtroppo.. – Uno dei suoi luridi servi gli si era prostrato ai piedi.

-Oh povero me! Non mi aspettavo una simile velocità! Beh credo che dovremmo prolungare il suo arrivo – Ancora una volta i suoi feroci occhi si macchiarono di quel colore tetro e spaventoso e la sua bocca si tinse di rabbia, fervore e schiuma.

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-Mamma esco, vado a scuola! – Un ragazzo ormai in età adolescenziale era appena uscito da una casa su una collina. La sua espressione facciale non era delle migliori, forse per il poco dormire o forse per la poca voglia di andare a scuola. Ma si avviò comunque non curante di quello che sarebbe successo quella mattina. Elijah, questo il nome del ragazzo, stava tranquillamente passeggiando per il corridoio della scuola, in cerca della sua classe, quando ad un tratto:

-Ehy tu! – Una voce lo richiamò,  una voce maschile: un bullo gli si era appena affiancato e lo stava minacciando con un coltellino di seconda mano tutto rovinato.

-Dici a me? – Elijah era spaventato, ma continuava comunque a sperare che quel bullo cambiasse idea o che succedesse qualcosa per cui dovesse andarsene. Sfortunatamente in quel corridoio non c’era nessuno e nessuno sembrava voler arrivare.

-Si, dico a te mammoletta! Dammi tutti i soldi che hai per il pranzo sennò ti aprirò come una scatoletta di carne.

Il ragazzo deglutì, ma non si scosse. Continuava a ripetersi che ce l’avrebbe fatta, in un modo o nell’altro e che se avesse avuto la forza sarebbe stato capace anche di sconfiggerlo da solo, con la sola forza delle braccia.

 Il bullo si fece avanti, con il coltello puntato, minacciandolo ancora una volta. Elijah indietreggiò, ma poi la voce nella sua testa, che gli diceva “fallo a pezzi, uccidilo, tanto nessuno ti vedrà” prevalse e si fece avanti. Saltò addosso al bullo, con la mano puntata al suo collo, lo fece balzare fino al muro, dove lo alzò di circa 1 metro con le sole sue mani. Gli occhi del ragazzo erano diventati rosseggianti, purpurei, pieni di rabbia e cinici, senza pudore alcuno. Sentiva le vene del collo del bullo pulzargli sul palmo della mano e il suo cuore: oh, come batteva il suo cuore…

La situazione si era decisamente rivolta a suo favore e decise di chiudere l’opera in bellezza. Iniziò a ridere e nel suo sorriso smussarono due candidi canini appuntiti, che trafissero il collo del giovane bullo. La rabbia era così tanta che anche se il bullo gridava basta, non riusciva a smettere, ma affondava sempre di più: il sangue scorreva, era così caldo e così buono…è vero che il sangue dei cattivi è più saporito di quello dei buoni. E continuava senza ritegno a assorbire la polpa di quel ragazzo, a succhiare.

Quando si rese conto finalmente di quello che aveva fatto lasciò il bullo, che cadde in terra ormai tramortito, e scappò fuori dalla scuola lontano, corse fino al  bosco più lontano. Si fermò, quando si trovò una fonte davanti. Si specchiò in quell’acqua pura e fresca e guardandosi si teneva il volto tra le mani: cosa aveva appena fatto??? Non era possibile.

Lui, proprio lui, che non aveva mai fatto male a una mosca, aveva appena ucciso una persona??? Un rumore dietro di lui lo scosse e lo fece voltare. Una figura oscura gli si stava per avvicinare: andava a passo lento, tranquillo e con leggerezza camminava, senza preoccupazioni ma non sembrava affatto amica.

 

 

 

 

 

  
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