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Autore: crazy lion    07/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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In questo capitolo parlerò un po' di Patrick Lovato, perché Demi andrà a trovarlo in cimitero. So che il rapporto tra lui e Demi non è mai stato buono, l'ha detto anche lei. Ho cercato di immaginare come possa essere stata la sua reazione al funerale del padre e quale quella di Dallas. Non so se sia stato proprio così, ho inventato un po' ovviamente, perché non sono a conoscenza del rapporto tra Dallas e Patrick, non sono riuscita a scoprire se andavano d'accordo o no. Ho cercato, però, pur inventando, di rendere il tutto il più realistico possibile, come faccio sempre in ogni capitolo di questa storia.
Devo ammettere che mi piacerebbe che Demi decidesse, un giorno, di adottare un bambino, ma di certo non le augurerei mai di non poterne avere d suoi, perché questa è una vera e propria tragedia per ogni donna che si trova in una situazione del genere. Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore che si deve sentire dentro, che io spero di non dover provare mai.
In questa storia sto cercando di immaginare cosa accadrebbe, le difficoltà che la ragazza potrebbe incontrare e mi sta piacendo molto scriverla. Scrivere non è un semplice divertimento per me, è la mia più grande passione.
Infine, una cosa importante: all'inizio di questo capitolo ho inserito una citazione che trovo molto bella e allo stesso tempo forte a causa dell'effetto che, almeno in me, provoca. Mi fa pensare alla sofferenza che ho provato in passato e al dolore in generale. Si tratta di una frase di Lord Byron (non so da che opera sia tratta). Vi avviso: è abbastanza straziante, ma dice cose vere che si capiscono quando si soffre.
Vi auguro buona lettura.
 
 
 
 
Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore.
(Lord Byron)

 
 
 
 
 
CAPITOLO 12.

SEGNO DAL CIELO

Quando Demi entrò in casa di sua madre fu accolta da lei, Eddie e le sorelle con baci e abbracci. Tutti erano felici di rivederla dopo quei due mesi di lontananza e anche Demi fu contenta di aver ritrovato la voglia di stare in compagnia. Parlò a lungo con le sorelle, in particolare con Madison che le raccontò che in quel periodo nella sua classe c'erano pochissimi ragazzini.
"Tanti hanno l'influenza" le spiegò. "Oggi eravamo in cinque in classe e non abbiamo fatto quasi niente. Le insegnanti non possono andare avanti con il programma se siamo così pochi!"
"Immagino che tu ne sia molto felice" disse Demi, vedendo i grandi sorrisi della sorella.
"Sì, chi non lo sarebbe?"
La ragazza si ritrovò d'accordo con Madison: anche lei, alla sua età, avrebbe fatto lo stesso ragionamento.
Nessuno chiese a Demi dell'adozione, avendo saputo da Dianna le brutte novità. Addie raccontò qualche barzelletta per far ridere la famiglia e per distrarre Demi, che per un po' si sentì meglio.
Quando la madre portò via i piatti, Demi la seguì in cucina.
"Che c'è, tesoro?" le chiese la donna, vedendo che la figlia era diventata di nuovo triste.
"Mi è difficile non pensare a lui" confessò. "Questa serata è molto bella, ma in fondo la mia mente è da un'altra parte. Lo ricordo con piacere, ma anche i ricordi più belli provocano molto dolore."
"Sì, è vero. Sai cosa potresti fare per sentirti meglio?"
"Cosa?"
Dianna disse alla figlia qualcosa che pensava da molto tempo, ma che prima d'allora non si era mai azzardata a farle notare per paura di ferirla.
"Da quanto tempo non vai a trovare papà in cimitero?"
"Da quando sono venuta a dirgli che la mia richiesta di adozione era stata accettata" disse, vergognandosi e abbassando la testa. "Dovrei farlo più spesso."
"Non avevi un bel rapporto con lui, ma come hai detto tu tempo fa, è sempre tuo padre. Se sei andata da lui a dirgli che eri stata approvata per l'adozione, perché non dovresti chiedergli una mano ora? Sono sicura che lui dal cielo ti ascolterà e, in qualche modo, ti aiuterà. Hai mai pensato che parlare con lui potrebbe aiutarti?"
"Sì, ci avevo riflettuto stamattina."
Le raccontò dell'incontro con Selena e del fatto che le aveva detto di voler fare una cosa. Non ne aveva parlato con l'amica, ma avrebbe voluto andare a trovare suo padre.
"Non l'ho fatto perché ho chiamato te e poi mi sono sentita troppo male e non ho avuto il coraggio di andare verso il cimitero. Ho preferito andare in un bar, bere qualcosa e chiamarti."
"Capisco" disse semplicemente Dianna.
Non era arrabbiata con la figlia. Sapeva che per lei era difficile andare a trovare un uomo che, pur essendo suo padre, non era stato mai molto presente nella sua vita e che l'aveva lasciata sola quando lei avrebbe più avuto bisogno di sostegno.
"Ci andrò domani, mamma. C'è una parte del mio cuore che sente il bisogno e il desiderio di farlo" concluse Demi.
Il giorno seguente, uscita dal lavoro, si diresse subito al cimitero. Entrò e trascinò i piedi per sentire il rumore della ghiaia, un suono che le era sempre piaciuto. Arrivò davanti alla tomba di suo padre e rimase lì, immobile, a guardare la sua foto, nella quale l'uomo sorrideva. Non ricordava che il suo sorriso fosse così dolce. Cercò di pensare ad una volta nella quale il padre era stato affettuoso con lei, ma su due piedi non le venne in mente niente. Forse i ricordi brutti che aveva di lui sovrastavano quelli belli - cosa che le dispiaceva molto e che la rattristava -, ma si disse che era troppo concentrata su Jonatan per poter pensare alla sua infanzia.
"Papà," cominciò, "sono Demi. Scusami se non sono venuta a trovarti spesso in tutti questi anni, ma non ce l'ho fatta. Il nostro rapporto è sempre stato molto difficile, lo sai. Spero che tu sia in Paradiso adesso e che abbia trovato la felicità. Un giorno forse ci rivedremo e potremo fare pace. Hai ascoltato, vero, la canzone che ho scritto per te nel mio ultimo album? Si intitola "Father" ed esprime i sentimenti che provo per te. Nonostante io e te non siamo mai andati d'accordo e anche se provo a volte sentimenti negativi verso di te, in fondo so che ti voglio bene, papà!" esclamò,mentre due lacrime le rigavano le guance. Iniziò a piangere prima piano, poi sempre più forte.
Si inginocchiò accanto alla tomba di suo padre, mettendo le mani sul marmo
freddo.
E all'improvviso ricordò. Il giorno del funerale di Patrick faceva fresco e la pioggia battente non aveva proprio intenzione di smettere. Demi aveva pianto, sì, ma non molto e si era sentita un'egoista. C'era anche Dianna, quel giorno. Era divorziata da Patrick da molto tempo ed era già sposata con Eddie, Madison era una bellla bambina di undici anni. Dianna aveva deciso di non portarla perché, anche se Maddie, come la chiamavano affettuosamente in famiglia, era già grandicella, aveva paura che si sarebbe impressionata vedendo piangere tutte le persone presenti al funerale. Durante la funzione Demi aveva tenuto per mano Dallas la quale, invece, aveva avuto un rapporto più bello con il padre, nonostante non fosse stato molto presente nemmeno nella sua vita. Lei sì che aveva sofferto! Demi si era sentita come una sorella maggiore per Dallas in quel periodo. Per mesi l'aveva ascoltata quando aveva avuto bisogno di parlare di lui. A volte la sorella l'aveva chiamata anche di notte da quanto stava male. Aveva pianto e urlato. Una volta le aveva telefonato dicendo che sentiva il bisogno di sbattere la testa contro il muro e di continuare fino a farsi davvero male, così Demi era corsa a casa di sua madre, che in quel momento non c'era. Si era precipitata in camera della sorella. L'aveva abbracciata, cercando di calmarla. Ricordava che Dallas tremava come una bambina che stava morendo di freddo. Le aveva preparato un bagno caldo, fatto un tè e, quando Dallas si era lavata e aveva bevuto quella bevanda, Demi le aveva dato un leggerissimo calmante e l'aveva messa a letto. Il giorno dopo, la sorella l'aveva chiamata per ringraziarla di tutto e non avrebbe mai dimenticato quei gesti affettuosi. Da allora, i legame tra Demi e Dallas era diventato ancora più forte. Per fortuna, pian piano, la ragazza si era
ripresa.
Dal canto suo, pur avendo superato quel lutto con relativa facilità, ora Demi sentiva che suo padre le mancava. In quel momento avrebbe avuto bisogno di un suo abbraccio e di un consiglio. Rimase lì a lungo, scossa da singhiozzi, non capendo nemmeno che il custode del cimitero l'aveva ormai chiuso e non si era accorto della sua presenza. Demi, però, non aveva paura. Era come se stare lì, accanto alla tomba di suo padre, le desse sicurezza, quasi che non si trovasse in un cimitero ma a casa sua, con lui. Iniziò a parlargli:
"Papà, ti prego, aiutami! Ho bisogno di capire che cosa devo fare. Dammi un segno, qualsiasi cosa affinché io possa sapere cos'è giusto: arrendermi o continuare a lottare. Non ti chiedo di mandarmi un segno visibile agli occhi, né qualcosa di grande. Mi basta solo sentirlo nel cuore e può essere anche molto, molto piccolo, ma significativo per me." Si asciugò gli occhi con le mani strofinandole quasi con violenza come a voler cacciare via con disgusto le lacrime che le scendevano copiose sul volto. Tirò su col naso, respirò a fondo e poi continuò, con la voce meno tremolante: "Una parte di me vorrebbe arrendersi, ma ce n'è un'altra, anche se piccola, che non lo vuole e credo sia più forte della prima. Sto combattendo una battaglia, papà, una delle tante della mia vita, ma questa mi sembra più dura delle precedenti. Non so perché, ma forse si tratta del fatto che avere dentro di noi sentimenti contrastanti ci fa sentire confusi e stanchi, anche se sappiamo di avere ancora la forza per combattere. Quando ricordo Jonatan mi sento triste, perché quella felicità non è più tale e provoca in me tanto dolore dato che lui non sarà mai più parte della mia vita. Per un momento ci ho creduto, ma ben presto tutto ha cominciato a sgretolarsi, fino a distruggersi completamente. Del resto, a volte la vita è così, no? Ti fa apparire tutto facile, ma prima o poi si prende gioco di te, ti fa capire che non c'è nulla di semplice e che anzi, anche le cose più banali possono diventare complicate o, in casi peggiori, trasformarsi in un inferno. Perché i ricordi fanno così tanto male, papà? Perché quando ricordiamo qualcuno al quale abbiamo voluto un bene immenso e che non fa più parte della nostra vita, ci sentiamo così tristi e sconsolati? Come mai non riusciamo a pensare a questa persona con il sorriso? Mio Dio, non ti ho mai parlato così in vita mia, papà! Sono felice, però, di farlo ora. Si vede che era destino che andasse così, fra noi."
Demi si rialzò e si avvicinò alla sua foto. Con un dito ne accarezzò piano il contorno, stando attenta a non rovinarla. Rimase con suo padre tutta la notte, a parlargli del suo dolore e a pregare. Pregò tantissimo perché quel terribile momento fosse solo ciò che era, un periodo difficile e perché presto sarebbe passato.
Non chiuse occhio quella notte. Pregò e parlò incessantemente, ma il giorno dopo, quando sentì la chiave del cancello scattare nella serratura, non era per niente stanca. Aspettò che il custode andasse in un'altra direzione rispetto alla sua. Passò vicino a lei ma, per fortuna, non la vide. Demi si sarebbe vergognata troppo a farsi trovare lì dentro. Quando l'uomo si fu allontanato, la ragazza diede un bacio alla foto di suo padre e gliene mandò uno in cielo. Si sentiva meglio, ora che gli aveva parlato.
"Grazie per avermi ascoltata, papà" disse, sapendo che lui l'aveva fatto. Ne era più che convinta.
Si allontanò piano, trascinando i piedi sul ghiaino come la sera precedente. Aprì il cancello e
uscì.
Lungo la strada per tornare a casa, vide una mamma che camminava con un passeggino. Sorrise quando passò accanto alla donna.
"Quanto ha il suo bambino?" le chiese, curiosa.
"Ha dieci settimane" le rispose, sorridendo. "Vuole vederlo?"
Demi disse di sì.
L'altra alzò la copertura del passeggino. Il piccolo dormiva beato: aveva i capelli castani ed era vestito con una tutina azzurra molto carina. Il suo visetto era rotondo, uno di quelli che demi avrebbe mangiato di baci, se avesse potuto. Gli sorrise e poi fece lo stesso rivolgendosi alla madre.
"Si chiama Timmy" disse questa, prevenendo la domanda della ragazza.
"Ciao Sarah!" esclamò una donna, avvicinandosi alla madre del bambino.
Questa si allontanò un po' dal passeggino per parlare con quella che, pensò Demi, doveva essere una sua amica.
Quando Timmy sentì che la mamma non gli era più vicino, si svegliò e iniziò a piangere. La donna, però, non sembrò accorgersene o, se se ne rese conto, non lo diede a vedere. Demi non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto calmarlo, ma aveva paura che la madre avrebbe potuto pensare male di lei. D'altra parte, anche lasciarlo piangere sarebbe stato sbagliato. Decise di avvicinarsi. Si mise davanti al passeggino e iniziò a chiamare il bambino per nome, con dolcezza.
"Calmati, Timmy" gli disse. "Va tutto bene. Vediamo che bel giochino hai qui!"
Accanto a lui, il piccolo aveva un pupazzetto di peluche. Demi lo prese in mano, glielo mostrò e Timmy lo afferrò stringendolo più che poteva e in quel momento si tranquillizzò. La ragazza gli sorrise e lui ricambiò. Si guardarono per un lungo momento e bastarono quello sguardo e quel breve contatto di poco prima per ridare a Demi la serenità. Eccolo, il segno che suo padre le aveva mandato: prima l'aveva fatta sentire meglio ed ora l'incontro con quel bambino. Quelli erano doni di Patrick, che le aveva fatto capire qual era la cosa giusta da fare, quella che, in fondo al suo cuore, lei aveva sempre saputo.
"Grazie" disse la madre di Timmy riavvicinandosi al passeggino, quando dopo poco la sua amica se ne fu andata.
"Si figuri!" esclamò Demi, poi salutò la donna e si allontanò.
Mentre camminava verso casa pensò che, nonostante il dolore, la tristezza e lo sconforto di quel momento, il desiderio di diventare madre era più forte di qualunque altro sentimento. Ne era sempre stata convinta, ma per un po' il dolore le aveva accecato gli occhi del cuore, impedendole di vedere bene i suoi sentimenti. Dal giorno dopo, decise, le cose sarebbero state diverse.
   
 
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