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Autore: marauder11    08/05/2016    1 recensioni
La mia ispirazione mi ha colpita una domenica - questa domenica - alle sei del mattino quando, dopo aver letto una FF sui Malandrini, mi è venuto in mente di scrivere qualcosa sulla fuga di Sirius da Grimmauld Place verso la casa dei Potter, all'età di sedici anni.
«E' sempre un piacere per noi averti qui, Sirius. Non preoccuparti adesso, io e Charles ci prenderemo cura di te... Sei a casa, adesso»
La signora Potter si scostò poco dopo dall'abbraccio, dicendo a James di badare a Sirius fino a quando non sarebbe tornata con delle garze e degli unguenti per curare le ferite visibili che ricoprivano ora il corpo del suo migliore amico.
Lo scambio di sguardi fu così intenso che per un po' nessuno dei due ragazzi fu capace di proferire parola. Il tutto fu interrotto da un rumore assordante proveniente dallo stomaco di Sirius, che lo fece ridacchiare imbarazzato.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter, James Potter, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non preoccuparti, sei a casa adesso. 

James se ne stava appollaiato sull'ampio davanzale della sua finestra, mentre di tanto in tanto gettava un'occhiata al cielo meravigliosamente limpido di quella sera.
La sua attenzione era quasi del tutto rivolta alle pagine di quel libro che aveva iniziato a leggere, senza che lui se ne fosse ancora reso conto, sorprendentemente da quasi due ore ormai.

Era quasi mezzanotte, i suoi genitori ormai dovevano essersi addormentati dopo la giornata estenuante che avevano tutti affrontato, ma i suoi occhi erano sbarrati e vispi come sempre.

Quel giorno si era recato insieme al padre in giro per Londra, a sbrigare delle commissioni per conto del Ministero.

«Figliolo, vieni, il signor Peakes, un mio caro collega, ci sta aspettando!»

James sbuffò visibilmente; aveva appena chiesto al padre di fare una capatina al negozio di manici di scope da corsa, quando un signore baffuto e panciuto aveva alzato la mano in direzione del signor Potter, catturando del tutto la sua attenzione.

Lo sbuffo di James non passò inosservato, così il padre gli rivolse un'occhiata colpevole, dato che stava mancando alla promessa di accompagnarlo a scegliere una nuova scopa.

«Ti raggiungo dopo, promesso»

James aveva annuito e, senza pensarci un attimo, si era avviato a passo veloce con le mani nelle tasche piene di Galeoni che tintinnavano ad ogni suo passo verso il negozio prescelto.

Mentre si trovava sull'uscio, ormai ad un passo dal posto che racchiudeva secondo lui “I tesori più preziosi di ogni giocatore di Quidditch”, una testa rossa a qualche metro più in là aveva attirato la sua attenzione.

La sua espressione mutò del tutto e, senza rendersene conto, trottò in quattro e quattr'otto verso il Ghirigoro, proprio il negozio dietro dove era sparita la presunta testa rossa.

Non aveva visto il suo viso, era praticamente impossibile dato che era piuttosto lontano dal Ghirigoro; per di più quel giorno non indossava i suoi occhiali da vista, nonostante le raccomandazioni della madre, dunque non aveva proprio la vista di un falco, ma era quasi sicuro che fosse la Evans.

Quel movimento sinuoso che accompagnava l'ondeggiare lento di quei capelli color mogano lo avrebbe riconosciuto tra mille; aveva sempre catturato la sua attenzione da miglia e miglia di distanza.

Gettò un'occhiata verso la vetrina e, imprecando per i suoi capelli sempre così incredibilmente disordinati, entrò a passo baldanzoso dentro il negozio di libri.

Sentì la risata cristallina di Evans, e subito localizzò la ragazza che si trovava accanto ad una donna dai capelli biondi raccolti in una crocchia che sembrava somigliarle molto. Probabilmente è sua madre, pensò James, mentre continuava a camminare con quell'aria da arrogante che fu quasi subito interrotta dalla vista di un uomo che, vicino all'uscio, lo fissava truce.

James si arrestò a qualche passo dalla Evans, che per fortuna non l'aveva ancora notato poiché intenta a chiacchierare fitto fitto e ridacchiare con la donna dai capelli biondi.

Quell'uomo aveva un'aria incredibilmente familiare, con quei capelli di un rosso così particolare e l'espressione che aveva già visto da qualche parte di chi potrebbe fulminare tutti i clienti del negozio con una sola occhiata.

«Salve, signore. Va tutto bene?» chiese James cordiale, con una vocina sottilissima. Era a dir poco terrorizzato.

Il signore dai capelli rossi sorrise in una maniera che fece rabbrividire ancor più nJames.

«Benissimo, grazie. Ho notato che stavi fissando mia figlia, la mia piccola Lily»

James sbarrò gli occhi; le sue iridi nocciola erano incredibilmente simili a delle palline da golf. Sembrava quasi che stessero per uscire dalle orbite per riversarsi sul pavimento. Passò la mano fra i capelli, nervosamente.

«Oh... Io, ecco... No, io no... Stavo giusto per prendere questo... libro»

James afferrò un libro a caso dell'ampia libreria che stava alle sue spalle, con fare goffo.

Si recò subito alla cassa, tirò fuori una manciata di galeoni e afferrò il libro prima che il commesso potesse dargli il resto.

Sospirò sonoramente dopo essersi chiuso la porta del negozio dietro le spalle, poi lesse per la prima volta il titolo del libro dalla copertina gialla che aveva afferrato.

7 modi per conquistare una strega”.

 

«Accidentaccio!»

James iniziò a camminare con il suo solito largo sorriso stampato in faccia, quasi dimentico della paura che aveva provato mentre il signor Evans lo fissava da capo a piede.

Aveva facilmente raggiunto il padre e il signor Peakes mentre ancora stringeva sotto la veste il libro che, secondo lui, era giunto a lui per uno strano scherzo del destino. Insomma, quante probabilità aveva di incontrare Lily Evans proprio quel giorno a Diagon Alley? Non era mai successo in quattro anni.

E, quante probabilità aveva di trovare un libro sulla seduzione proprio mentre tentava di sfuggire dalle grinfie del padre di Lily?

Quel libro l'avrebbe sicuramente aiutato a conquistare l'attenzione di Evans, si.

E quella sera, mentre leggeva il capitolo dedicato al terzo modo per conquistare una strega, ne era ancora fortemente convinto.

“Contrariamente a quanto si dice, la stragrande maggioranza delle donne non sono attratte dai bravi ragazzi capaci di...”

Un frusciare insistente attirò la sua attenzione.

Rivolse lo sguardo con un movimento rapido della testa verso il giardino.

Tutto sembrava tranquillo, eppure lui aveva sentito qualcosa che...

«Sono quasi due ore che leggo, forse la mia mente sta iniziando a fare brutti scherzi...Ah, sciocchezze!»

Scostò la zazzera nera e ribelle dai suoi occhi, poi aprì con uno scatto fulmineo il libro e continuò a leggere da dove aveva interrotto.

“...risolvere qualsiasi problema ma dal ragazzo bello e impossibile, che sa come farsi rispettare in società, che si presenta dolcemente aggressivo e fortemente attraente.”

«Dolcemente aggressivo e fortemente attraente, dolcemente aggressivo e fortemente attraente...» ripetè tra sé e sé, mentre il rumore di qualcosa che sbatteva contro la quercia posta proprio dietro la sua finestra stavolta lo fece alzare di scatto.

Non poteva esserselo immaginato, non dinuovo.

Aprì la finestra, ignorando il leggero brivido di freddo che avvertì dato che indossava solamente un paio di boxer.

Nonostante fosse estate, infatti, nel nord dell'Inghilterra di sera la temperatura si abbassava notevolmente rispetto al giorno.

Vide immediatamente qualcosa – anzi, qualcuno – che volava in una maniera un po' maldestra, complice probabilmente il buio che avvolgeva il quartiere a quell'ora della notte.

Afferrò in fretta la bacchetta che era poggiata per terra e, in un attimo, la sua aria si fece incredibilmente seria e guardinga.

«Chi è là?» sussurrò, con una nota di incertezza nella sua voce.

«James, sono io!» urlò qualcuno, dolorante.

Il ragazzo riconobbe subito quella voce; si sporse sussurrando un Lumos che illuminò subito la sua vista.

Sul cespuglio di rose più in basso vide Sirius, con il viso pieno di lividi e i vestiti malridotti. Non l'aveva mai visto in quelle condizioni.

Con il viso impaurito e pieno di preoccupazione, tirò fuori da sotto il letto la sua scopa, sfrecciando con destrezza fuori dalla sua finestra, poi si librò nel giardino fino a toccare terra proprio a un metro da dove stava ancora Sirius, che si divincolava, nel tentativo di liberarsi da un paio di ramoscelli che lo intrappolavano.

«Diffindo!»

I ramoscelli si spezzarono mollando la presa su Sirius, mentre James aiutava l'amico a tirarsi su rendendosi conto che fosse così sciupato da non riuscire a reggersi in piedi.

«Cosa diamine ti è successo?»

«Oh, dici questo? Non è niente, davvero» disse Sirius indicando il braccio sanguinante, ridacchiando in una maniera poco credibile mentre emetteva, tradendosi, una smorfia di dolore.

James lo costrinse a passare un braccio sopra le sue spalle e lo aiutò ad entrare dall'ingresso principale della tenuta dopo aver attraversato il giardino, forzandosi di stare in silenzio lungo il tragitto e di non fare altre domande.

«Sirius, siediti qui...»

Il ragazzo malridotto annuì e quasi si lasciò andare con sollievo tra i cuscini dell'ampio divano marrone al centro del sontuoso salotto di casa Potter.

James si chinò con la bacchetta in mano, ancora illuminata, osservando il corpo dell'amico centimetro per centimetro.

«Fratello, potresti adesso dirmi cosa ti è successo?»

«Sapevo che non ti saresti arreso così facilmente... Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, davvero...»

James, nonostante l'intenzione di Sirius fosse rassicurarlo, si preoccupò ancora di più. Sirius se ne accorse, sospirò scostando lo sguardo dal viso dell'amico.

«Ho litigato con i miei... Con mio padre, più che altro... L'ho sorpreso mentre gettava nel camino una lettera di Remus e, ecco... Mi sono scagliato contro di lui... A proposito, probabilmente mi avrai scritto anche tu e... scusami, fratello, se non ho risposto...»

Un sorriso dispiaciuto affiorò sulle labbra di Sirius, mentre ora James annuiva debolmente e continuava ad osservare il suo viso violaceo.

«Vado a chiamare mia madre...»

«Oh, no, Jamie... Non devi!» Sirius afferrò la mano di James con la sua, quest'ultimo si rese conto che la mano del suo amico era gelida e bagnata.

«Ma sei bagnato fradicio... e sei ferito! Hai... Hai volato da Londra fino a qui?» chiese James, sbarrando gli occhi.

Sirius ridacchiò, quasi mostrandosi soddisfatto nel tentativo disperato di coprire ancora una volta la sua aria triste e il suo malessere sia fisico che interiore.

«Oh, beh, si... Su Coventry purtroppo mi sono imbattuto in un temporale... Dovevi vedere come ho scansato certi fulmini, che... Oh, dai James, non fare il melodrammatico!»

Il viso di James si era fatto pallido come un cencio.

«Sirius, che ti hanno fatto? Sei un pazzo, insomma, non è un gran segreto... Ma volare a quest'ora della notte fino a qui andando persino quasi incontro alla morte non è da te!»

L'aria da primadonna di James provocò un sospiro sonoro a Sirius, che scostò lo sguardo verso il tappeto che si rese conto di aver insuppato con i suoi sudici e fradici vestiti.

«Sono scappato di casa... Mio padre, ecco... Ha iniziato a scagliare contro di me degli incantesimi, così ho afferrato la vecchia scopa nello sgabuzzino accanto alla porta e sono filato via... Ha continuato a scagliarmi contro incantesimi anche mentre volavo, ma ce l'ho fatta e sto...»

Sirius si interruppe alla vista della signora Potter, che in vestaglia si era riversata nella stanza.

Il viso apprensivo pieno di preoccupazione era tutto rivolto verso di lui.

«Sirius, caro... Cosa ci fai qui? Oh, per Merlino... Stenditi»

«Salve signora Potter, mi scusi per il disturbo, spero di non averla svegliata... Io, ecco... AHI!»

La signora Potter stava esaminando con aria orripilata il viso e il corpo di Sirius, che se ne stava adesso sdraiato sul divano con gli occhi puntati su di lei, preoccupato che potesse riconoscere i segni che la Cruciatus scagliata dal padre adesso segnavano il suo corpo.

«Chi è stato?»

«Mio... Mio padre... Abbiamo litigato e sono scappato di casa e io, ecco... Non sapevo dove andare se non da James... Mi scusi, davvero...»

La donna rivolse un'occhiata preoccupata al ragazzo, mentre i suoi occhi nocciola, identici a quelli del figlio, si facevano leggermente lucidi, mentre accadeva proprio ciò che Sirius aveva temuto.

Di slancio ma con delicatezza, si chinò ad abbracciare il ragazzo, che la strinse debolmente per un attimo, rivolgendo da sopra la spalla della signora un'occhiata a James che ricambiò il sorriso, senza abbandonare del tutto la sua aria preoccupata.

La voce calda e rassicurante della madre di James, che probabilmente era per lui una madre più di quanto lo fosse colei che lo aveva messo al mondo, lo raggiunse e lo fece sentire in un attimo al sicuro come mai lo era stato.

«E' sempre un piacere per noi averti qui, Sirius. Non preoccuparti adesso, io e Charles ci prenderemo cura di te... Sei a casa, adesso»

La signora Potter si scostò poco dopo dall'abbraccio, dicendo a James di badare a Sirius fino a quando non sarebbe tornata con delle garze e degli unguenti per curare le ferite visibili che ricoprivano ora il corpo del suo migliore amico.

Lo scambio di sguardi fu così intenso che per un po' nessuno dei due ragazzi fu capace di proferire parola. Il tutto fu interrotto da un rumore assordante proveniente dallo stomaco di Sirius, che lo fece ridacchiare imbarazzato.

«Oh si, giusto... Non ho cenato, non ho avuto tempo, sai... Mentre evitavo gli incantesimi di mio padre era difficile mettere qualcosa sotto i denti...» Sirius ridacchiò, non riuscendo a coinvolgere l'amico che ancora lo fissava seriamente preoccupato.

«Non sei divertente, amico... Vado a prenderti qualcosa...»

Sirius tentò di tirarsi in piedi, con poco successo, dato che sarebbe caduto a faccia in giù se James non l'avesse retto in tempo per il busto.

«Dove credi di andare?» esclamò James, con aria ora giocosa.

«Oh, volevo farti vedere che riesco ancora a camminare, visto che mi guardi come se fossi un fantasma...» disse Sirius, alzando gli occhi al cielo.

«Beh, devo dire che fantasma è il termine che proprio ti si addice in questo momento, fratello... Vicky!»

Con un sonoro “pop” una piccola elfa dall'espressione gentile subito si materializzò nel salotto di casa Potter.

«Vicky, non ti avrei disturbata a quest'ora se non avessi avuto bisogno di te... Potresti portare qualcosa da mangiare a Sirius, per favore?»

La piccola elfa portò le sue piccole manine sulla bocca, spaventata alla vista del ragazzo così malridotto, che continuava a sorridere però in direzione di lei.

«Certo padroncino James, sicuro! Arrivo subito...» subito l'elfa sparì dietro l'ingresso del salotto, lasciando i due ragazzi soli nella stanza.

James accompagnò Sirius fino al tavolino posto accanto all'ampia vetrata che si affacciava sul giardino illuminato dalla luna giunta a metà della sua fase, aiutandolo a sedersi.

«Troverò una sistemazione... Ho sempre sognato di vivere da solo, insomma...» esclamò il ragazzo sottovoce e debolmente, con espressione di scuse nei confronti di James.

Era notte fonda, eppure James era lì con lui, i suoi genitori si stavano affaccendando per lui e aveva svegliato persino gli elfi domestici della casa.

«Non andrai da nessuna parte, Sirius. Questa è casa tua. Sei mio fratello»

Un sorriso di sincera gratitudine affiorò sul viso di Sirius, che si illuminò per un attimo, dimentico di tutto ciò che gli era appena successo.

Il dolore fisico di quel momento non superava di certo il dolore che dilaniava il suo cuore praticamente da quando era nato. La sfortuna che aveva avuto di nascere in quella famiglia che non gli aveva mai insegnato cos'era l'amore e il vero affetto non lo toccava quasi più da quando aveva incontrato James Potter sull'espresso per Hogwarts.

Il dolore fisico, di fronte al sorriso di James che ricambiava il suo, di certo non passava; ma il dolore interiore non lo toccava e colpiva quasi più.

Il senso di vuoto che lo aveva sempre accompagnato durante vita, quando c'era James, veniva sempre sostituito dal calore dell'affetto che solo un vero amico può trasmetterti.

Quelle parole avevano saputo rassicurarlo e farlo sentire al sicuro come non mai.

Sapeva che quelle non erano parole vane ma racchiudevano una vera promessa.

Gli occhi vispi di James continuavano a sorridergli mentre gli raccontava di cosa gli fosse successo quel pomeriggio a Diagon Alley.

Lui annuiva, ma quasi non lo ascoltava, mentre continuava a respirare quell'aria benevola che sembrava avvolgerlo tutto e investirlo solo quando era in compagnia del suo migliore amico.

Non era un caso che Sirius, scappato di casa, si era subito diretto verso la casa dei Potter.

Aveva volato tra le mille intemperie e lo avrebbe rifatto anche in condizioni peggiori di quelle in cui versava, pur di raggiungere James.

La paura provata di fronte a quei fulmini valeva anche solo uno dei sorrisi che James aveva continuato a dedicarli, anche solo una delle carezze e delle premure della signora Potter, anche solo un'occhiata paterna rivolta a lui dal signor Potter.

Non lo avrebbero mai abbandonato.

James non lo avrebbe mai lasciato da solo, ci sarebbe sempre stato per lui.

Era qualcosa di invisibile agli occhi di chiunque, che però per lui era quasi palpabile tanto era intenso.

Era il bene.

Era James, doveva tutto quel bene a James.

La sua vera famiglia.

 

 

  
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