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Autore: Joyce Anastasi    09/05/2016    0 recensioni
Kaede Rukawa è diventato un famoso giocatore di basket in Giappone. A renderlo noto, oltre che il talento, è la sua dichiarata omosessualità nonché la scelta, alquanto strana, di cercarsi il fidanzato in un programma televisivo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)



I personaggi non sono miei. Il programma televisivo non è mio. La storia è mia e anche l'email alla quale scrivermi:  joyce.anastasi85@gmail.com.
 


Capitolo 1


Quando mi hanno proposto di partecipare a un programma televisivo, ero un po’ titubante. Poi, dopo averci pensato un’oretta su, ho deciso di dire di sì.

Non so perché l’ho fatto.

Per accampare scuse, mi sono detto che ho un’immagine da difendere: quella del primo giocatore di basket giapponese che ha fatto coming out; cercare un fidanzato davanti alle telecamere può rendere più “semplice” la vita a chi ancora non ha ammesso di essere, come si suol dire, dell’altra sponda.

A essere sincero, quando ho dichiarato in diretta nazionale di essere omosessuale non credevo di aver fatto qualcosa di eccezionale. Semplicemente mi chiesero se avessi una fidanzata e io risposi “preferirei un fidanzato”.

In fondo è così da quando Akira, un mio amichetto dell’asilo, mi ha chiesto di dare un bacio a una bambina e io gli ho risposto che volevo darlo a lui.

Allora, come oggi, non ho fatto altro che dire chi sono.

Sui giornali, però, quella mia confessione ha fatto un grosso clamore. Manco avessi detto di mangiare la nutella spalmata sulle barrette di cioccolato. Questo sì che sarebbe riprovevole!

Resta che quando la famosa conduttrice Ayako mi ha chiamato per trovarmi un fidanzato in tv stavo per riderle in faccia.
Innanzitutto, io in tv ci vado solo per giocare a basket!
Poi, non ho di certo bisogno delle telecamere per trovare l’uomo della mia vita. Sono pur sempre Kaede Rukawa, l’uomo, purtroppo, più corteggiato del Giappone.

Fatto sta che ho detto di sì.

E no, non l’ho fatto perché sono diventato il paladino degli omosessuali. Anche se è questo ciò che dirò ai giornali.

L’ho fatto perché mi è sembrato il modo giusto per conoscere qualcuno di “importante”.

Ebbene sì, di uomini ne ho conosciuti a bizzeffe, ma l’uomo della mia vita ancora manca.

Non ho mai avuto una relazione sana e duratura e, raggiunti i 25 anni di età, mi sembra arrivato il momento di sperimentare oltre che a livello sessuale, anche a livello emozionale.

Nonostante queste giustificazioni da dare a me stesso e agli altri, al primo giorno di trasmissione, dietro lo quinte, mi sto ancora chiedendo chi cavolo me lo abbia fatto fare!

Stiracchio i muscoli e mi guardo nuovamente allo specchio. Ho deciso di vestirmi in modo casual, anche perché se indossassi una giacca finirei per irrigidirmi più di quanto già non sia.

Le autrici della trasmissione – purtroppo, tutte donne – sono molto gentili con me. Sarà che la mia presenza darà qualche milione di spettatori in più allo show?!

Ce ne sono tre in particolare che sono fin troppo “gentili”. Credo si siano prese una sbandata per me. Insomma, se credevo che in uno studio televisivo sarei stato in un clima tranquillo e protetto, mi sbagliavo. Le stalker scalmanate sono il mio destino!

Ayako invece mi ha subito incoraggiato: le è bastata una pacca sulle spalle. Mi ha colpito soprattutto la frase che mi ha rivolto prima della trasmissione: «Innamorati e non pensarci troppo».

“Fosse facile!” ho pensato e anche un po’ sperato. So che è quello che voglio ma temo che, non essendomi mai innamorato, per me potrebbe rivelarsi ancora più complicato farlo in televisione.

Nella vita, sono una persona chiusa e temo di non riuscire ad aprirmi davanti alle telecamere.

La conduttrice mi invita a entrare nello studio per la registrazione della puntata e, quando ormai sono davanti al pubblico, alzo una mano per un saluto abbastanza freddo.

Ho deciso che non voglio comportarmi in modo differente dalla mia reale personalità.

Ayako mi presenta per sommi capi: Kaede Rukawa, miglior giocatore dell’anno per tre campionati consecutivi, 13 presenze in nazionale, dichiaratamente omosessuale.

Praticamente cose che sa anche il mio vicino di casa.

Lei mi chiede se ho altro da aggiungere, riguardo a hobby o passioni, e a me viene in mente una sola cosa: «Mi piace dormire».

Il pubblico comincia a ridere ma non ne capisco il motivo: in fondo tutti dormono!

Dopo questo breve preambolo di cui comprendo poco e niente, arriva il momento di far scendere i miei “spasimanti”. Dovrebbero essere cinquanta. Incrocio le dita e spero che non siano tutti dei pazzi schizzati.

Parte la musica e il primo che scende dalle scale, mi sembra molto carino. Si avvicina, mi saluta senza dire niente e va a sedersi. Al terzo ragazzo, cominciano a sembrarmi tutti uguali.
Capelli scuri piastrati, occhi chiari e stretti, pettorali che spuntano da camicie quasi completamente aperte.

Verso la metà del gruppo, scende un ragazzo con i capelli a punta che mi pare di aver già visto. Mi saluta con un sorriso divertito, come se mi conoscesse.

Poi arriva l’ultimo: il più alto di tutti. Credo mi superi di almeno cinque centimetri e per una persona alta 1,86 metro è quasi un miracolo!

La cosa assurda è che a spiccare, prima ancora dell’altezza, sono i suoi assurdissimi capelli rossi.

Si avvicina e mi guarda. Io faccio per avvicinarmi a salutarlo ma lui torna indietro sui suoi passi e va a sedersi.

Cioè, siamo impazziti? Quest’essere dovrebbe strisciare ai miei piedi per avere uno schifosissimo autografo e manco mi saluta?

Incazzato con il mondo intero per questo “schiaffo morale”, mi siedo e lo guardo di sbieco.

La conduttrice ridacchia sotto i baffi.

«Hanamichi, giusto? – si rivolge alla scimmia dai capelli rossi – Perché non hai salutato Kaede? Non ti piace?».

Io non piaccio a lui? Ma che domanda è questa? Semmai il contrario!

La mia occhiataccia va verso Ayako che sembra aver capito. “Sei impazzita?” le dico, facendomi capire con il semplice movimento delle labbra.

«Una mia ex fidanzata aveva una cotta per questo bell’imbusto. Non l’ho mai potuto sopportare!» risponde la carota umana.

Ho capito che siamo a un appuntamento al buio e nessuno sapeva che sarei stato io l’“oggetto” del contendere, però i giornali avevano detto che avrei potuto essere io il nuovo protagonista della trasmissione e soprattutto che si sarebbe trattato di un uomo!

«Forse è il caso di conoscerlo prima. Il tuo è solo un pregiudizio» se ne esce Ayako. Ma che mi importa? Per me può tranquillamente tornarsene da quell’oca della sua ex fidanzata.

«Voglio vedere se è stronzo come sembra in tv. Decido per la fine della puntata» risponde l’idiota.
E glielo dico pure: «Idiota!». Manco faccio ulteriori commenti, non merita neppure il mio fiato.

Il secondo ragazzo a presentarsi è il giovane con i capelli a punta che avevo già visto da qualche parte non ben precisata.

«Io sono Akira Sendoh e conosco Kaede dai tempi dell’asilo» afferma ridacchiando.

Io dovrei conoscerlo dai tempi dell’asilo?

Cioè, me ne ricorderei: è davvero un bel ragazzo!

«In che senso?» domanda Ayako.

«Andavamo all’asilo insieme» risponde lui, girando il viso per guardarmi.

Oddio, non sarà il ragazzino dell’asilo a cui ho chiesto un bacio? Si chiamava pure Akira!

«All’asilo mi chiese persino un bacio. Al tempo rifiutai e sono qui a chiederlo indietro» dice e io comincio a tossicchiare nervoso.

Sì, è decisamente lui. Certo, poteva anche omettere questa storiella simpatica!

«Ricordo vagamente», mento che è una bellezza.

Non nego che mi faccia piacere averlo qui.

«Di cosa ti occupi?» gli chiedo.

«Gioco a basket. Ma non in BJ League come te. Sono in una serie inferiore».

Gli sorrido. Sempre più interessante!

«Anch’io ho giocato a basket ma non vedo quanto questo possa interessare al bell’addormentato» interviene, a sproposito, il pel di carota.

Il bell’addormentato temo di essere io.

«Hai lasciato il basket, idiota?» mi trovo a chiedergli. Mi mordo la lingua subito dopo, non avrei voluto dargli troppa visibilità!

«Mi sono infortunato sette anni fa. Ora studio fisioterapia, voglio fare il medico sportivo».

Dai, se studia non può essere del tutto imbecille! Diciamo che, dandogli il beneficio del dubbio, invece del 100%, potrebbe essere idiota al 99%.

Ora che lo guardo meglio, sembra addirittura carino. Ma moooolto lontanamente.

A presentarsi subito dopo, è un ragazzo dal fascino un po’ tenebroso. È stato il primo a scendere le scale.

«Io sono Hisashi Mitsui. Ho avuto un passato un po’ travagliato ma ora sto cercando di rimediare. Soprattutto per quanto riguarda il rapporto con i miei genitori. Kaede può capirmi».

Mi irrigidisco. Non mi fa piacere che si parli della mia vita privata, pur essendo questa di dominio pubblico. Mio padre è un famoso manager giapponese e tutti sanno che non ha mai appoggiato la mia carriera sportiva. Basta buttare un occhio sugli spalti, durante le mie partite, per vedere che non c’è mai.

«So che hai perso tua madre molto tempo fa» aggiunge ancora il teppistello.

«Sì, si è ammalata dopo il parto» dico con freddezza. Ormai è un storia passata e questa è la risposta standard che rifilo a tutte le persone che mi chiedono di lei. In realtà non nego che è una ferita ancora aperta che preferisco celare.

«Hai mai provato sensi di colpa?» mi chiede Hanamichi.

E io non posso fare a meno di rimanere sorpreso.

È la prima persona che me lo chiede.

Di solito quando racconto questa storia, la prima frase che sento è «Mi dispiace».

A una domanda così sincera, non posso che rispondere sinceramente.

Abbasso e alzo il volto così da fargli un “sì” con la testa.

Lui mi guarda e abbassa il capo.

Devo chiedergli assolutamente il perché di quella domanda ma non è questo il luogo.

La trasmissione è finita e Ayako mi chiede con chi voglio uscire.

Hanno parlato solo tre persone tra cui Hanamichi che ha detto di voler andare via.

«Esco con Hisashi, Akira e Hanamichi, se decide di restare».

Lui fa di sì con il capo, esattamente come me.

Ci alziamo e vado dritto dietro le quinte. Preferisco non attardarmi in sguardi o parole con loro, non vorrei che mi accusassero di preferenze così presto.

Esco stranito ma anche piacevolmente sorpreso. Ho voglia di uscire con le persone che ho scelto e so che ci saranno cose di cui parlare e discutere.

A dispetto dei miei silenzi, non sopporto il silenzio nelle altre persone. Il mio è già di per sé troppo opprimente.

Vado a cambiarmi in camerino e mentre indosso la tuta per andare in palestra – tra un’ora ho gli allenamenti – un’autrice mi chiede la disponibilità sugli appuntamenti e i relativi orari.

Domani uscirò con Hisashi e Akira. Infine dopodomani tocca ad Hanamichi.

«Spero non finisca in rissa» mi ritrovo a pensare. E lo dico soprattutto per l’uscita di dopodomani.

La prima uscita la faccio, appunto, con Hisashi Mitsui.

L’appuntamento è in un pub abbastanza centrale di Tokyo.

Entro con la troupe e lui è già seduto ad aspettarmi con il suo giubbino di pelle e la sua aria da macho.

Mi saluta ma non lo vedo molto felice. Lui sembra intuire la mia perplessità.

«Sono solo stanco, scusami» mi dice.

Beh, per un attimo ho temuto che avesse l’aria imbronciata SEMPRE.

«È successo qualcosa?» gli chiedo, un po’ per rompere il ghiaccio, un po’ perché temo sia così.

«No niente di che, ho litigato con un amico» mi risponde, tagliando corto e ricominciando a sorseggiare la birra.

Per un attimo realizzo che questo dovrebbe essere un “appuntamento”. Si tratterà pure di un bel ragazzo ma almeno potrebbe fingere interesse nei miei confronti!

«Solo un amico?» mi azzardo a chiedere, temendo di conoscere già la risposta.

«Ho litigato con il mio ex. Io e lui ci siamo lasciati da due mesi e da allora…» Hisashi comincia un discorso che dura per tutti i 40 minuti della nostra uscita.

Inutile dire che è ancora innamorato di questo Kiminobu o come cavolo si chiama.

Quando arriva il momento dei saluti, gli dico senza tergiversare: «Torna da lui».

Io invece torno a casa deluso.

Tempo di pranzare e incontro nel primo pomeriggio Akira.

Lo stato d’animo non è dei migliori, anche perché dopo la prima uscita mi aspetto di tutto.

L’appuntamento è al parco, in un campetto di basket.

Almeno Akira ha avuto l’accortezza di scegliere un posto in cui mettermi a mio agio.

Quando lo vedo in tenuta da basket con tanto di pallone in mano, tiro un sospiro di sollievo: non potrà che andare bene!

Mi accoglie con il suo solito sorriso, e mi lancia la palla: «Si va ai venti, campione?».

Scatto in avanti, lo supero con una finta e schiaccio.

«Ok, ai venti» gli dico di sfida, restituendogli la palla.

Lo batto con soli quattro punti di scarto. È davvero bravo, credo sia un giocatore sottovalutato.

Glielo dico e lui mi chiede di raccomandarlo: «Magari al tuo coach! Non mi dispiacerebbe sbirciarti mentre ti fai la doccia» mi dice, guardandomi negli occhi.

Io non sono il tipo che si imbarazza però il suo commento è stato abbastanza ardito. Lo guardo di sbieco.

«Certo che sei cambiato dall’asilo. Manco un bacio volesti allora!» mi trovo a dirgli.

Lui ride a squarciagola, poi mi coglie in fallo: «Allora ti ricordi!».

Mi guarda per un po’ in silenzio e poi aggiunge «Posso rimediare?», assumendo un’aria maliziosa.

«Per pareggiare la situazione, sono io che rifiuto stavolta» gli rispondo per le rime e prendo ad allontanarmi.

Provarci alla prima uscita è decisamente un azzardo ma, se non altro, ho apprezzato il coraggio.

L’uscita è finita. La troupe va via e io mi faccio dietro al cameraman. Prima però mi volto a salutare Akira.

«Posso dire ai miei amici che ho pareggiato l’incontro e non il bacio?» urla quando ormai sono distante.

Non gli rispondo ma gli faccio “ok” con la mano sinistra.

Quando sono sicuro che non mi possa più vedere, sorrido. È stato un pomeriggio piacevole. Akira ha avuto la capacità di rilassarmi.

L’indomani incontro Hanamichi. E già so che di rilassante ci sarà ben poco!

Come mi aspettavo, il deficiente non poteva che farmi incazzare!

L’appuntamento è alle 20 e lui si presenta alle 22.

Inoltre, il luogo dell’incontro è – udite, udite – un Pachinko di Kanagawa!

A questo punto, poteva pure portami in un motel mezza stella e facevamo prima!

Quando vedo la sua capigliatura rossa spuntare in lontananza, il primo pensiero che mi viene in mente è di dargli fuoco.
Poi però mi placo.

«Scusa – mi dice tutto trafelato – c’è stato un problema in ospedale».

«Stai bene?» gli chiedo, poi ricordo che lui lavora in ospedale.

«Lavoro, tranquillo» mi dice con il fiatone, poi mi guarda e mi sorride. Io non posso fare a meno di trovarlo carino sebbene non lo sia secondo i più classici canoni estetici.

«Entriamo?» mi chiede, indicandomi il Pachinko.

Ma neanche morto!

«Vieni!» gli dico e lo trascino per un braccio sul lungomare.

«Ti piace il mare?» mi chiede e gli faccio di sì con la testa.

«Soprattutto, non mi piace il Pachinko!».

Lui ride e alza le mani: «Ricevuto!».

Non so perché ma mi viene spontaneo chiedergli di questa ex ragazza invaghita di me.

«Com’era questa tizia con cui uscivi?» gli chiedo, prendendo a passeggiare poco distante da lui. Dopo aver formulato la domanda, mi rendo conto che forse avrei dovuto usare dei modi più garbati per parlare di lei ma mi riscopro stranamente infastidito.

«Siamo stati insieme cinque anni – strabuzzo gli occhi, sorpreso. Sono tanti cinque anni. La mia relazione più lunga è durata cinque giorni! – Ma credo di non averla mai amata. Era come una sorella» aggiunge.

«Tu hai capito che sono un uomo, sì?» gli chiedo. Lo so che è una domanda stupida ma Hanamichi non ha per niente l’aspetto dell’omosessuale. Anzi, a vederlo a colpo d’occhio, scommetterei che non è mai stato con un uomo.

«Lo vedo bene! – e sghignazza – Mi sono reso conto di essere forzato nel rapporto con le donne e più naturale con gli uomini, tutto qui».

«Dunque, non sei mai stato con un ragazzo?» gli chiedo ancora, giusto per togliermi ogni ulteriore dubbio.

«Non ho mai neanche baciato un uomo» dice, arrossendo e portandosi una mano dietro il capo.

Alt, stop, fermiamo tutto.

«E che ci fai qui?» gli domando confuso.

«Beh, c’è sempre una prima volta!» mi dice ma… la questione è un’altra!

«E se non ti piace?». Non vorrei di certo essere la cavia di un suo “esperimento”.

«Tu sapevi di essere omosessuale prima o dopo aver baciato un uomo?»

In effetti.

Con questa risposta intelligente, potrei addirittura rivalutarlo. Idiota al 98%?

Un’autrice della trasmissione, alle nostre spalle, ci dice che il tempo è finito.

Io devo guardare l’orologio per rendermi effettivamente conto che sono passati quaranta minuti.

«Un attimo – le dico. Poi mi rivolgo ad Hanamichi – Anche tu hai dei sensi di colpa?», in fondo era soprattutto per questa domanda che l’ho portato fuori.

Lui sorride malinconico e dice solo «Ciao volpe», mentre va via e alza una mano in mio saluto.

Rimango fermo a fissarlo finché i suoi capelli rossi non scompaiono dall’orizzonte.

Me l’ha fatta anche stavolta. Senza ombra di dubbio.

Un momento… ma chi sarebbe la volpe?!


Continua...

 
   
 
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