Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Joyce Anastasi    10/05/2016    1 recensioni
Kaede Rukawa è diventato un famoso giocatore di basket in Giappone. A renderlo noto, oltre che il talento, è la sua dichiarata omosessualità nonché la scelta, alquanto strana, di cercarsi il fidanzato in un programma televisivo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Fanfiction slam dunk
UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)
 
Anche stavolta i personaggi e la trasmissione televisiva non sono miei. Anche stavolta l’email per insultarmi o per proclamarmi genio (Hana docet) è: joyce.anastasi85@gmail.com.
 

Capitolo 2

La seconda puntata scorre più tranquilla della prima. Io soprattutto sono più tranquillo.

Hisashi non si è presentato in trasmissione perché ormai è tornato dall’ex fidanzato, Akira guarda la nostra esterna tutto gongolante, ormai convinto di essere il primo nel mio cuore e nella mia mente, e Hanamichi è l’Hanamichi della scorsa puntata.

Praticamente un idiota.

Ayako gli chiede se gli sono piaciuto in esterna e se ha deciso di restare in trasmissione e lui spara la cavolata del secolo: «Resto solo per battere l’istrice con i capelli a punta».

L’istrice ovviamente è Akira.

Quando poi vede l’uscita con l’istric… ehm, con Akira Sendoh, le cavolate si sprecano.

«Ma tu sei proprio un depravato! – urla – ma ti sembrano cose da dire? Sbirciare nella doccia in palestra! Tu sei malato!».

Ovviamente non sono mancati nemmeno i commenti sul mio conto.

«Tu poi che sei una volpe surgelata, ti stai zitto? Gli dovevi suonare un ceffone!».

Non so se la sua è una scenata o semplice follia, resta il fatto che si becca un altro mio «Idiota!».

Quando è il momento di scegliere con chi uscire, faccio nuovamente il nome di Hanamichi, giusto perché voglio pestarlo a sangue, poi Akira e un certo Minori Kishimoto che, anche se non ha mai parlato, mi pare abbastanza carino.

Il primo appuntamento è la sera stessa dopo la registrazione con Hanamichi.

Stavolta, onde evitare di finire in una bisca clandestina, lo invito a raggiungermi in camerino così da riuscire a placarlo.

Entra senza nemmeno bussare e, proprio perché volevo placarlo, gli suono un pugno in pieno volto.

«Si bussa prima di entrare, idiota!».

Lui ovviamente a pugno in faccia risponde con pugno nello stomaco.

«Ti fai problemi perché non busso e non perché quel tizio vuole vederti sotto la doccia?» comincia a sbraitare.

A domanda inutile, segue un mio ceffone e finiamo a fare a botte con l’intera redazione che cerca di fermarci.

Quindici minuti dopo, siamo seduti sul divano intenti a incerottarci.

Lui si accorge di una mia ferita scoperta sul viso e mi aiuta: «Aspetta, testone!» mi dice. Chiede una cassetta del Pronto Soccorso e prende a disinfettarmi. Si avvicina così tanto che non posso non guardargli le labbra.

Ci sono dei momenti in cui è un folle schizzato e altri in cui è la persona più premurosa e profonda del mondo.

Se non fossi in tv, probabilmente cercherei di baciare la sua bocca piena e rossa ma devo trattenermi.

Soprattutto con lui: non credo sia ancora pronto a baciare un uomo, per giunta davanti alle telecamere.

Poi, diciamoci la verità, dopo i pugni e le parole che mi ha rivolto, neppure se lo meriterebbe!

Ora ciò che mi preme di più è conoscerlo meglio.

«Perché l’altra volta non mi hai risposto?»

Lui mi sorride, segno che ha capito che mi sto riferendo alla storia del senso di colpa.

«Riguarda la morte di mio padre… – comincia a raccontare ma, ripensandoci, si ferma – non posso parlarne qui» e guarda la telecamera. Io ormai le avevo completamente rimosse.

«È possibile rimanere soli?» chiedo a una delle autrici cotte di me che finalmente diventa utile a qualcosa (Sulla sua maglietta ora noto la scritta “RU”, cosa diavolo significherà?). Lei acconsente con gli occhi che formano due cuoricini e chiude la porta del camerino.

«Ora puoi parlare» dico ad Hanamichi, sorridendo soddisfatto.

«Tu sei più infido di una volpe! – mi risponde divertito, poi il sorriso assume un’incurvatura amara – Dieci anni fa mio padre è morto per colpa mia. Come vedi, è una storia piuttosto semplice».

Semplice? Ma se non mi ha detto niente? Gli chiedo di spiegarsi meglio.

«Mio padre ha avuto un attacco di cuore. Stavo andando a chiamare i soccorsi quando sono stato coinvolto in una rissa che avevo innescato io in precedenza». Chiaro, netto, limpido. Come me quando parlo della morte di mia madre.

«Non è colpa tua» gli rispondo ma so che è inutile dirlo.

«Non è colpa tua» ripete lui, guardandomi negli occhi. E sa che è inutile dirlo.

Ci guardiamo in silenzio per qualche secondo e si crea una situazione strana. Ci sono tutte le aspettative per un bacio ma vorrei che fosse lui a sporgersi per primo.

Inutile dire che attendo invano e che rimango molto deluso.

Forse è ancora presto. Forse sarebbe solo un modo per sentirci vicini.

Fin troppo vicini.

Tocca a me rompere il ghiaccio. Mi schiarisco la voce e mi alzo.

«Ci vediamo in studio?» gli chiedo e lui mi dice semplicemente «Ok».

Esco dalla stanza con una sensazione che non so descrivere.

La redazione mi chiede per sommi capi quanto accaduto ma io taccio sulla situazione che Hanamichi mi ha rivelato e sul bacio mancato.

Tronco in fretta le domande e mi allontano da quella stanza e da quella porta che vorrei solo sfondare per rivederlo. Sì, vorrei scuoterlo e chiedergli cos’ha, chiedergli se può davvero innamorarsi di me.

Il giorno dopo incontro Minori e “incontro” è la parola giusta.

L’appuntamento è in una palestra in cui si pratica box. Lui mi aspetta con tanto di guantoni alle mani e con un altro paio allacciati al polso che presumo debba indossare io.

Nel giro di due minuti, mi ritrovo sul ring a fare a botte. Paradossalmente penso che Hanamichi nell’altra esterna ci sia andato giù più pesante.

A differenza dell’idiota, però, Minori lascia il segno. Per sbaglio – o almeno spero sia così! – mi colpisce dritto in un occhio che, già so, si colorerà di nero.

Ovviamente, dopo, senza tanti complimenti lo stendo al tappeto.

Al primo impatto, posso sembrare un tipo piuttosto delicato ma l’unico che nella vita mi ha dato l’impressione di potermi battere a suon di pugni è stato proprio Hanamichi Sakuragi.

Concluso l’“incontro”, Minori mi chiede scusa per l’inconveniente e mi consiglia dei colliri per rimediare nel possibile.

Esito della nostra prima uscita? Un occhio nero con cui mi reco all’appuntamento con Akira.

Ci vediamo nella sua stanza d’albergo e la cosa mi preoccupa non poco! So che Hanamichi in fondo – ma proprio in fondo – ha ragione e che Akira è un po’ polipo. Ma cercherò di tenerlo a bada. Mal che vada, potrei fare a pugni anche con lui.

Busso alla porta e Akira mi viene ad aprire a petto nudo. Gli chiedo se disturbo ma temo che il suo obiettivo fosse proprio quello di mostrarsi mezzo spogliato.

Mentre mi posiziono al centro della stanza, non posso fare a meno di notare che ha un bel fisico, una pelle curata e un sorriso perfetto. Sembra il ragazzo di una pubblicità.

Questo, almeno dal mio punto di vista, conta poco e niente. Potrebbe contare se volessi solo andarci a letto ma in questo contesto cerco tutt’altro.

«Cos’hai fatto all’occhio?» mi chiede lui, dopo aver notato il livore che lo contorna.

«Niente, ho fatto a pugni»

«Mica è stato Sakuragi?» chiede e a me viene da ridere.

«No, lui non ha lasciato segni» gli dico divertito e Akira mi guarda perplesso. Capirà guardando l’esterna in studio!

L’istrice mi fa accomodare sul letto e lui si siede al mio fianco. Ammetto di irrigidirmi un po’ e mi trovo a pensare a quanto Hanamichi sia diverso da lui.

Akira ci ha provato con me fin da subito mentre Hanamichi, anche avendo carta bianca, non si è nemmeno avvicinato.

Non so se si tenga distante per paura o semplicemente per mancanza di attrazione. Mi trovo a sperare che si tratti della prima ipotesi.

«Uno yen per i tuoi pensieri» mi dice Akira alzandomi il volto con le dita.

Oddio, sono in esterna con lui e sto pensando all’idiota!

Ci troviamo occhi negli occhi, ricreando la medesima situazione con Hanamichi che però si risolve in modo più semplice.

Akira si avvicina alla mia bocca e io non lo allontano.

È bello e ho una voglia tremenda di essere baciato, anche se tra noi c’è una semplice attrazione.

Ci sfioriamo le labbra ma è solo per un momento. Akira subito chiede accesso alla mia bocca e approfondiamo il contatto. Dopo qualche istante, tenta di spingermi indietro e di farmi sdraiare sotto di lui ma lo allontano subito.

Ho ceduto fin troppo.

«È meglio che vada» gli dico e, senza voltarmi, corro oltre la porta e me la chiudo alle spalle.

Cosa cavolo mi è preso?

Ne sono attratto, fin troppo, ma questo non è il contesto per cedere alla mia parte più sensuale.

La redazione cerca di farmi domande su quanto accaduto ma tronco in fretta il discorso, dicendo di aver bisogno di riflettere.

Il pensiero va dritto alla reazione che potrebbe avere Hanamichi.
 
Entro in studio per la terza registrazione preoccupatissimo proprio per il rossino.

Fortunatamente vediamo prima l’uscita con lui e lo trovo più calmo del solito.

Temo si tratti della classica “quiete prima della tempesta”.

Quando parte il filmato della mia “uscita” con Akira, Hanamichi comincia a borbottare non appena nota che l’appuntamento è in una camera d’albergo e che per giunta lui mi apre mezzo nudo.

«Che depravato!» continua a ripetere. La mia testa invece pensa a varie vie di fuga per non affrontare la situazione che si presenterà.

Nel filmato, mi vedo mentre sono sovrappensiero. In quel momento stavo pensando ad Hanamichi, poi la parte fisica ha prevalso su di me.

Quando scatta il bacio, l’idiota, nel pieno della prevedibilità, si alza ed esce dallo studio.

Prima di abbandonarlo, mi lancia contro un pacchetto. Forse un regalo che voleva darmi a fine registrazione.

“Beh, almeno non ha distrutto l’intero edificio” mi trovo a pensare in modo consolatorio.

Senza nemmeno finire di vedere il video dell’uscita con Akira, apro il pacchetto che ho tra le mani e noto un bigliettino.

“Sarò pure un idiota ma tu sei una volpe. La più bella che abbia mai visto”.

Sotto il biglietto c’è un braccialetto di cuoio e argento con un piccolo ciondolo a forma di volpe.

Il mio cuore perde un battito. “La più bella che abbia mai visto”… dunque, gli piaccio!

Metto il bracciale in tasca con tutta l’intenzione di indossarlo quanto prima e lo seguo dietro le quinte.

In studio, parte l’applauso.

Sorrido nel constatare che anche il pubblico è dalla sua parte.

Una ragazza della redazione (che indossa una maglietta con la scritta “KA”. Bah!) mi dice che Hanamichi non ha intenzione di trattenersi e che si sta cambiando per abbandonare definitivamente la trasmissione.

Una telecamera mi corre dietro mentre vado da lui e, senza tante cerimonie, spalanco la porta.

Lui si è già cambiato ed è pronto per andarsene con il trolley tra le mani.

«Va’ via! – grida – Non ho più niente da dirti».

Mi sposta in malo modo e si dirige verso la sua auto all’esterno degli studi.

«Aspetta, cavolo! Fammi spiegare» riesco a fermarlo, prendendolo per un braccio.

«Non ho bisogno di una puttana, vuoi capirlo o no?» mi urla in faccia. Spalanca gli occhi, pentendosi un secondo dopo della parola utilizzata.

Il mio ceffone gli arriva comunque in pieno volto.

Come si è permesso di rivolgersi a me in quei termini? Non sa nemmeno di cosa sta parlando!

«Scusa, – mi dice – io non reggo queste situazioni: sono geloso, prepotente, possessivo. Non posso, scusami ancora!»

Raggiunge la sua auto e va via, lasciandomi solo con il cameraman in uno spiazzale deserto.

Il giorno successivo, dopo una notte insonne, chiamo Ayako e mi faccio dare l’indirizzo di Hanamichi.

Passo sul mio orgoglio, sulle parole che mi ha detto, sul fatto che – sono convinto – non sia realmente attratto da me, sul suo avermi mollato in diretta, sul mio essere incazzato nero, su ogni cosa ma devo riportarlo in puntata.

Continuare quest’avventura senza di lui non avrebbe senso. A costo di chiudere la trasmissione con una rissa bella e buona!

Attendo la troupe e l’auto che mi porteranno a Kanagawa, dove abita Hanamichi, con il respiro accelerato.

Quando finalmente siamo sotto casa sua, tiro un sospiro di sollievo.

“Prima che sia troppo tardi” ho continuato a pensare durante il viaggio e, mentre formulavo queste parole, pensavo anche a quanto io sia impazzito. Cavolo, si tratta di uno stupido studentello con la faccia da cazzo e il cervello da scimmia!

Hanamichi vive in un piccolo appartamento in un complesso residenziale.

È lui stesso ad aprirmi e a chiudermi la porta in faccia nel giro di tre secondi.

Almeno ho intravisto la sua faccia sorpresa! Probabilmente non si aspettava che venissi, soprattutto dopo le parole che mi ha rivolto.

A dirla tutta, nemmeno io avrei mai immaginato di fare una cosa del genere.

«Apri, stupido idiota! – comincio a percuotere la porta – Voglio solo parlare».

Dopo dieci minuti di vani tentativi, comincio a prendere l’anta di legno a calci.

«Non distruggere la porta, volpaccia malefica, ché non ho mezzo yen!» mi grida dall’interno.

«Vieni ad aprirmi e la smetto!»

Lui sembra arrendersi e mi apre la porta, restando sulla soglia così da impedirmi l’ingresso.

Io lo spintono via e riesco a entrare e a far entrare la troupe.

«Ora che hai visto casa mia, puoi anche andare!» mi dice.

Ma che crede, che sia venuto fin qui per vedere se vive in una villa o in una stalla? Capirai che mi importa, io di soldi ne ho pure troppi!

«Che mi frega di casa tua! – gli rispondo stremato – Voglio che torni in studio!».

Lui per un attimo rimane sorpreso da questa richiesta, poi prende a parlare con più tranquillità.

«Non dovevi baciarlo, non dopo quello che ti ho detto» mi dice. Credo si riferisca alla confessione su suo padre.

Io non so che rispondergli. Di certo non tocca a me scusarmi. Lui non è il mio fidanzato e, per giunta, mi ha dato della puttana!

Mi avvicino a lui e lo fisso negli occhi.

Voglio solo che mi guardi e capisca, anche ciò che io ancora non ho capito.

«Perché hai baciato lui e non me? – mi chiede, inaspettatamente – Non ti piaccio?»

«Ma cosa stai dicendo? – io ero convinto che fosse lui a non essere attratto da me! – Taci che dici solo stronzate!» e lo zittisco nell’unico modo che mi è possibile.

Schiaccio la mia bocca contro la sua.

Il bacio dapprima a timbro, si trasforma pian piano. Hanamichi mi poggia le mani intorno al viso e le nostre lingue cominciano a cercarsi per una scoperta reciproca.

Mi bacia lentamente come se volesse assaporare qualcosa di diverso ma che in realtà è sempre uguale perché l’amore è sempre uguale.

«Mai più – dice quando ci stacchiamo – Non lo devi baciare mai più».

Io non posso rispondergli né promettergli niente. Gli scosto il viso con il mio per cancellargli via questi pensieri, poi le nostre bocche si incontrano nuovamente e scatta una scintilla infuocata. Riprendiamo a baciarci con foga.

Hanamichi mi spinge contro il muro e scivoliamo sul pavimento. A cavalcioni su di lui, all’ingresso di casa sua, continuiamo a baciarci per un’altra buona mezz’ora, e le nostre carezze e i nostri bacini sempre più vicini diventano pericolosi.

Usciamo da una sorta di trance solo quando la redazione ci dice che dobbiamo staccarci. Lo aiuto ad alzarsi, dandogli la mano e così, sfiorandomi il braccio, si accorge che indosso il braccialetto che mi ha regalato.

Mi risponde con un sorriso, senza aggiungere nulla.

Gli lascio la mano solo quando sono troppo distante per tenergliela.
 
Continua…
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Joyce Anastasi