Jongup POV
Eravamo arrivati alla fine della gita scolastica.
Ci ritrovavamo nuovamente sul pullman. Fu un viaggio di ritorno relativamente tranquillo, ma sentivo che c'era qualcosa di fondo che non andava. Sta volta ero seduto vicino a Daehyun. Erano successe tante, molte cose durante questi brevi giorni, ed il nostro rapporto era cambiato del tutto.
Sentivo tutti gli altri parlare tra di loro rumorosamente. Chi cantava a, fin troppo, alta voce, chi in gruppo discuteva di cose sciocche e chi cercava di fare conquiste.
Ma tra me e Dae, stranamente, c'era una strana tensione.
La cosa era particolarmente strana, perché in questi giorni era andato tutto benissimo tra di noi. Era possibile che si fosse già stancato di me? Oppure che tutti questi giorni erano stati solo uno scherzo per passare il tempo e, ora, non sentiva più la necessità di parlarmi perché era tutto finito?
Cercai di cancellare quei pensieri negativi. Pensandoci più a fondo in questi giorni Dae mi aveva detto delle cose un po' strane...magari stava passando un brutto periodo è ora era solo stanco?
Poggiai la mia testa sulla sua spalla, cercando di dargli un po' del mio calore. Lui mi guardó un po' stupito, ma mi sorrise comunque in quel magnifico e caratteristico modo. 'Quanto adoro le sue labbra e come i suoi denti siano così bianchi e lucenti quando sorride. È cosí-..' fermai i miei pensieri. Non dovevo. Nope. Non farti ingannare dal suo sorriso. Ora che lo guardavo meglio era un sorriso triste. Quasi rassegnato. Cosa mai gli stava passando per la mente...?
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Dopo un paio di ore di viaggio, trascorse in silenzio con ogni tanto qualche parola scambiata tra noi due, arrivammo a destinazione.
Tutti ci separammo e ci salutammo, andando in direzioni diverse.
-"Uhm...Uppie...puoi venire un attimo con me al parco qui vicino? Ho bisogno di stare ancora un attimo con me" io annuii, stranito dalla situazione, ma non avrei mai e poi mai rinunciato a passare del tempo con lui.
Ci sedemmo su una panchina in un lato nascosto del parco. Era sotto una pianta di ciliegio, i cui fragili e candidi fiori cadevano timidamente sull'erba.
Non appena ci eravamo "accomodati" lui mi strinse forte a sé, poggiando il suo viso nell'incavo del mio collo. Sentii qualcosa di umido bagnare la mia pelle e subito andai in panico. OMMIODDIO STAVA PIANGENDO.
Lo avvolsi tra le mie braccia baciandogli dolcemente la nuca, cullandolo lentamente.
-"Hei Dae...cosa c'è che non va?" Dissi a bassa voce, spaventato di poter causare altri danni al povero ed indifeso cucciolo che nascondeva sempre di più il suo viso sulla mia spalla.
-"Mi dispiace. Sono un vigliacco, sono un codardo, stupido. Ho sbagliato tutto, tutto. Scusami Uppie, scusami. Io non ti merito scusami.." stava continuando a dire cose sconnesse ed insensate, ed io, per farlo smettere, gli sollevai il viso con la mia mano e poi posai le mie labbra sulle sue, sigillando per l'ennesima volta la nostra promessa d'amore. Lui rispose subito al mio bacio, e anzi, lo rese più intimo, come se avesse bisogno di me, come se fossi il cibo più buono del mondo. Era il bacio più passionale che ci fossimo mai scambiati, ma nonostante questo...era triste. Malinconico, come se sarebbe stato l'ultimo. Sentii formarsi una piccola crepa nel mio cuore, e probabilmente fu lo stesso anche per lui. Qualcosa era cambiato.
Il bacio duró diversi minuti, e quando ci separammo gli dissi due parole. No, non ' ti amo'.
-"Dimmi tutto".
E così fece.
E allora capii.
Era la fine.
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27 marzo 2017.
Era passato più di un anno.
Più di un anno da tutto quello.
Era stato un periodo di tempo molto breve. Troppo. Solo qualche giorno, e tutto finii così presto.
Potrà sembrarvi sciocco, ma io non ero ancora riuscito ad andare avanti.
Il mondo ormai per me era tutto grigio, anche i raggi del Sole, e non emanavano neanche più lo stesso calore di un tempo.
Era un altro patetico giorno, ed ero seduto alla solita vecchia scuola con i miei soliti amici. Soliti non in modo negativo, ero felice che fossero lì con me, e che mi avessero aiutato sempre in questo anno. Però...avevo perso la mia piccola felicità ritrovata.
La scuola mi sembrava silenziosa, noiosa senza quella persona.
Senza il MIO Daehyun.
Probabilmente adesso aveva trovato un'altra ragazza o ragazzo. Probabilmente ora era felice nel posto in cui si trovava, e mi aveva già dimenticato. Avrei dovuto farlo anche io. Che sciocco che sono...
《Flashback:
-"Devo partire.."
-"Per dove?"
-"In Giappone "
-"Per cosa?"
-"Hai presente mio padre..."》
No. Non volevo pensare. Era troppo doloroso. Cancellai i ricordi, e sorrisi forzatamente ai miei amici. Probabilmente avevano notato quanto ero falso, ma non dissero nulla. Capivano.
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9 Giugno 2018
Era il giorno del mio diploma. Finalmente quella dannata scuola era finita. C'erano tutti lì con me, tutta la mia famiglia. Mi tremavano le mani, e stringevo in esse l'ormai stropicciato foglietto del mio discorso.
Acclamato dalla "folla" salii sul piccolo palco, e avvicinai il microfono a me che, appena lo feci, emise un suono acuto. 'Ottimo modo per iniziare il discorso più importante della tua vita, Jongup' pensai tra me e me.
Cercai di calmarmi guardandomi intorno. C'erano davvero tutti. Tutti tranne uno.
《-"Per quanto tempo dovrai stare lì, Dae?" Dissi con la voce che mi tremava e col respiro che mi mancava completamente.
-"Non lo so...settimane, mesi. Probabilmente anche anni" vedevo che stava soffrendo, probabilmente ancora più di me. Il padre l'aveva chiamato improvvisamente, dicendo che doveva assolutamente iniziare a lavorare per la sua azienda che possedeva in Giappone. Se non lo avesse fatto...? Avrebbe rovinato tutto ciò che restava della sua già misera vita. Lo aveva minacciato anche di farmi del male. Del male. A me. Come faceva anche solo a conoscermi...? Quell'uomo faceva paura.
-"E cosa ne sarà di noi?" Iniziai a piangere anche io. Non volevo farlo, ma le lacrime continuavano a scendere da sole, inesorabili. Una dopo l'altra. Avvicinò la sua mano al mio viso, incerto se poteva toccarmi o meno, e mi asciugó le lacrime.
-"Ti prego. Non piangere" sentii la sua voce spezzarsi, una cosa che mai e poi mai avrei immaginato potesse succedere.》
Sospirai. Ero rassegnato, ad ogni modo sapevo che non poteva e non ci sarebbe mai più stato. Ma una parte di me sperava ancora in un suo ritorno.
Aprii la bocca, ed iniziai a parlare:
-"Ciao a tutti!" Dissi timidamente. Insomma dai, non ero una persona abile nel parlare, e tutte quelle caratteristiche proprie degli oratori non erano decisamente il mio forte. -"Prima di tutto, grazie mille di tutto, e soprattutto scusatemi per la brutta figura che sicuramente mi farò quest'oggi " sentii una risatina provenire dalla gente seduta di fronte a me -" Sono molto felice che questo giorno sia finalmente arrivato, e sono felice di aver concluso questa prima parte della mia vita. È stato un lungo viaggio, e molte cose sono accadute. Ci sono stati numerosi ostacoli. Alcuni anche molto dolorosi" mi fermai per respirare -" Ma nonostante tutto ce l'ho fatta. Ce l'abbiamo fatta, tutti noi diplomandi. Mi dispiace un po' abbandonare questa scuola, sono sicuro che mi mancherà. Svegliarmi e correre per prendere il pullman che altrimenti è sicuro che ti abbandonerà ai tuoi miseri e doloranti piedi. Le lezioni, pesanti o divertenti che fossero. Ed i vari professori. Devo ringraziarli tutti, a proposito. Anche loro hanno contribuito alla mia crescita, e ne sono molto grato" la mia era l'unica voce che si potesse sentire, e continuavo ad essere a dir poco spaventato...e se si stavano annoiando? -"Sono stati anni molto duri. Come penso lo siano per tutti. Tra la depressione adolescenziale, i doposbornia delle feste e le crisi sul proprio aspetto. Insomma, il pacco completo, e per migliorare il tutto c'erano le interrogazioni a sorpresa. Ma siamo stati tutti molto forti e, tra un insulto e l'altro è tutto passato. Siamo dei guerrieri, sì, con tanto di tagli e cicatrici. Con tanto di cuore distrutto dalla vita, e con tutte le speranze e sogni a pezzi. Dei guerrieri che combattono ogni giorno la battaglia più grande di tutte: quella con noi stessi. Io la sto ancora combattendo, ma sono sicuro che un giorno tutto finirà. La felicità è ancora probabilmente lontana, ma l'unica cosa che conta è continuare a lottare per ottenerla...un giorno. Non dobbiamo mollare, mai. Possiamo sopportare tutto quello che la vita ci propone, perché altrimenti non ce lo proporrebbe. Quindi stringete tutti quanti i denti, e continuate ad andare avanti, sempre a testa altra. Per gli altri, ma soprattutto per voi stessi" conclusi il discorso, e tutto mi pareva immobile. Il cuore mi batteva veloce, e la vista era leggermente offuscata. Poi tornò tutto normale. Sentii urla e fischi. Forse non era stata poi così una brutta figura...
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-"Ci vediamo Jongup"
-"Buona serata, ragazzo"
-"Non osare dimenticarti di noi!"
Salutai tutti e, a notte tarda tornai finalmente a casa.
Ero stanco come non mai, se non spossato, devastato. Volevo solo chiudere gli occhi e dormire e dormire, ma non ci riuscivo.
Optai per aprire la finestra della mia camera, e godermi la poca aria fresca (era più afa) estiva. Le luci dei lampioni illuminavano la strada deserta. Sospirai. Mi sentivo...solo, e mi sarebbe davvero piaciuto anche solo poterlo sentire. Mi sarebbe bastato un messaggio...ma so che non potevo.
《-"Promettimi che proverai ad andare avanti anche senza di me" aspettó una mia risposta ma io semplicemente continuai a scuotere la testa. Non avrei potuto mai, non sarei riuscito per nulla.
-"Un'altra cosa. Non scrivermi più. So che farà male, non hai idea di quanto male faccia a me dirti queste cose. Ma sarà meglio. Per te...dimenticami, eliminami completamente. Fai come se non fossi mai esistito" No Dae, non posso. In così poco tempo sei diventato la mia vita. Non posso smettere di vivere. Non glielo dissi mai, però. Non riuscivo》
Fu dura, ma ci separammo. Fece male, e fa ancora male. Tanto. Pagherei per vedere ancora una volta un suo sorriso. Farei di tutto, venderei anche la mia vita al diavolo.
Scoppiai a piangere, in silenzio. Faceva troppo male, ogni volta che pensavo a lui sentivo tutte le fibre del mio cuore venir strappate via una ad una. Perché? Perché a me. Perché Dae?! Perché ci è successo questo? Io ti amo, ti amo con tutto il cuore, e lo vorrei urlare a tutto il mondo. Ma mi manca la voce, mi manchi tu. Due anni non sono riusciti minimamente a cancellare quello che provo per te. E nulla riuscirà a farlo mai. Vorrei poterti dare un bacio. Quello che non ti avrei mai dato per la mia troppa timidezza. Vorrei carezzare la tua soffice e candida pelle, vorrei sentire il tuo respiro su di me, ed il tuo profumo invadere tutti i miei sensi. Ma ormai sei troppo lontano...E mi fa male.
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16 dicembre 2019
Era ormai la fine del primo semestre del primo anno al college. Stava andando tutto bene, e il mio compagno di stanza era un ragazzo, chiamato Hoya, a dir poco esagitato. Era un bravo amico, una presenza piacevole. No. Non è quello che pensate. Ho detto amico per un preciso motivo. Avevo conosciuto un sacco di gente e, poco a poco, sentivo che il mio cuore stava iniziando a guarire...o forse era quello che volevo farmi credere, ma mi andava bene così, ero stanco di soffrire ed essere triste. Dicembre era un periodo piuttosto intenso, pieno di consegne e progetti e chi più ne ha più ne metta, ma fortunatamente ogni tanto riuscivo a trovare del tempo anche per me stesso.
Passavo molte sere, anche dopo cena, a ballare in una sala nel padiglione di arte del college. Mi tranquillizzava ed ero sempre più stupito dei progressi che stavo riuscendo a fare. Passi che prima non avrei mai azzeccato ora mi venivano piuttosto naturali, e la stanchezza mi assaliva sempre meno. Riuscivo a scaricarmi e a dormire relativamente sereno la notte. Ma questa sera era diversa. Fuori pioveva, no, grandinava, e rimasi fino alle due ad aspettare che si calmasse. Passai, ovviamente, più tempo a ballare. Mi muovevo con energia a ritmo della musica, movimenti sempre secchi e decisi, e poi più lenti, più dolci. Finalmente finì tutto, e, dopo una doccia più che calda, riuscii finalmente a chiudere gli occhi.
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Il mattino seguente ero distrutto. Al diamine i progressi e la mancanza di stanchezza. Mi tirava tutto e da tutte le parti. Forse ero troppo vecchio...
Ad ogni modo, l'unico pensiero che mi dava conforto era che oggi sarei tornato a casa per le vacanze di Natale. Già di mattina presto iniziai a preparare la piccola valigia da portare dietro, e nell'arco di poco tempo uscii dalla stanza: destinazione 'casa dolce casa'.
Sul pullman passai davanti al fatidico parco di quella sera. Ouch. Male, molto male, perché ri iniziai a pensare.
Controllai il cellulare. Ancora nessun messaggio, ma non c'era da stupirsi. Certamente me l'aveva detto, ma comunque speravo che prima o poi si sarebbe ricordato di me e hei, gli sarebbe venuta voglia di chiedermi come stavo. No. Non dovevo essere egoista, lui stava vivendo una situazione più brutta: il solo pensiero di lui da solo, lì, in balia di suo padre, mi faceva stare in pensiero.
Arrivai finalmente e casa, e venni accolto calorosamente. La mamma aveva preparato il mio piatto preferito!.
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31 dicembre 2019
Natale era passato, tra un tacchino e l'altro ed una morte di stomaco e l'altra. Scherzi, uscite con amici, serate a casa e via dicendo.
Ora era capodanno, un minuto al 2020. Wow...quattro anni. Quanto tempo che era passato. Himchan, Guk, Hongie e Youngjae...erano tutti lì con me. Eravamo davanti ad un fiume di Seoul, dove i fuochi d'artificio erano ormai pronti a partire. Si tenevano tutti per mano, e io beh...mi divertivo a dar loro fastidio. Stavamo già urlando a squarciagola il countdown.
-30
Sentivo anche tutte le altre persone iniziare ad urlare, quelle che avevano bevuto un bicchiere di troppo più forte delle altre
-15
Senti l'euforia crescere dentro di me. Era sempre bello passare l'anno nuovo così.
-10
Dovevo pensare ad un desiderio.
-5
Ma quale? C'era solo una cosa che veramente avrei voluto...
Urlammo in coro -"TRE, DUE, UNO! FELICE ANNO NUOVO".
I fuochi d'artificio esplosero nel cielo, colorando di colori bellissimi.
Desideri furono espressi, e baci scambiati. Passammo tutta la sera insieme.
Verso le cinque di mattina mi iniziai a dirigere a casa, ormai barcollante a causa della stanchezza.
Sentii il telefono vibrare nella mia tasca e lo tirai fuori, assonnato.
Il mio cuore si fermò 'uh..OH' fu la mia reazione.
-da Dae hyung :3
Buon anno Jongup. Dove sei?
Pensavo fosse uno scherzo. Cosa significava? Probabilmente era un errore: da ubriaco mi aveva scritto senza rendersene conto. Non sapevo neanche se rispondere. Faceva troppo male, e non volevo passare altro tempo per cercare di dimenticare, se era effettivamente solo un errore. Però...era possibile-? No...non poteva essere.
Però...
Forse...
È possibile che i desideri si possano realizzare?
Completamente sconvolto risposi velocemente
-Vicino a casa mia-
Subito arrivò un messaggio di risposta.
-Vieni al parco-
Iniziai a correre, con tutto me stesso. Stavo correndo per la mia vita, per il mio futuro, per tutto.
Arrivai davanti al parco, andai verso la panchina di quel giorno.
Ed eccolo lì.
Era lì.
Era proprio lui: se mi fossi avvicinato probabilmente sarei morto. Rimasi immobile.
-"che...che..ci fai qui?"
Lui si alzò, camminó verso di me, e mi sorrise.
-"Sono tornato" fu tutto quello che disse, e mi bastò.
Mi buttai addosso a lui, stringendo così forte da lasciargli probabilmente dei lividi, ma non mi importava. Avevo paura che, se lo avessi mollato, se ne sarebbe di nuovo andato, e a questo punto non me lo sarei mai aspettato.
Lo iniziai a picchiare sul petto, ripetendo 'pabo' all'infinito. Lo odiavo, lo detestavo. Detestato come quell'uomo se ne fosse andato dalla mia vita per QUATTRO FOTTUTI ANNI, per poi ritornare come se nulla fosse, probabilmente aspettandosi che ci sarei ancora stato per lui.
Ciò che mi dava più fastidio è che aveva ragione. Ero lì e lui era lì
Mi bació come se fosse la prima volta dopo anni...ed effettivamente era così. Fu bellissimo, intenso, e questa volta non era minimamente malinconico. Tutti i pezzi si andarono a mettere insieme. I nostri corpi si stavano toccando e sentii tutto me stesso andare a fuoco.
Lo amavo, e questa volta ero sicuro che sarebbe stato per sempre.
Alla fine il guerriero che c'era un me aveva vinto la battaglia, e ora non mi aspettava altro che la felicità.
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Da quel momento in avanti tutto andò bene. Tutto si rimise a posto, e le incomprensioni tra me e Dae furono risolte. Mi spiegó cosa era successo in quei quattro anni, che il padre lo aveva praticamente tenuto prigioniero, ma finalmente, anche con varie cause legali, era riuscito a liberarsi di lui e di quella maledetta agenzia. Compró una casa a Seoul, e aprí il suo di business. Potrà sembrarvi un finale piuttosto noioso, ma non potete immaginare quanto per me invece sia perfetto. Probabilmente sarà un amore surreale ed idealizzato, ma questo è quello che io e lui siamo. Uniti. Per sempre insieme. Un amore che va oltre l'amore, pieno di adorazione l'uno per l'altro.
Tutte le paure tra noi due andarono a sfumare via, e la nostra passione si realizzó completamente.
Era una mattina di agosto, faceva caldissimo ed eravamo ancora a letto, troppo pigri per alzarci. Mi diede un bacio sul naso, accarezzandomi il braccio. Poi mi baciò la mascella, la clavicola e ogni altro punto che, sapeva bene, mi faceva impazzire, senza aver paura di lasciare dei segni. Perché ero completamente tutto suo, e lo desideravo come nessun'altra cosa al mondo. Mi guardó negli occhi, toccandomi la schiena vertebra per vertebra, facendomi sentire dei brividi fortissimi. Lo avvicinai a me ancora di più, avendo ancora più bisogno del suo calore. Gli morsi il collo chiudendo gli occhi.
Sì.
Ero suo.
E lui era mio
FIN
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Occhéi.
*si va a nascondere completamente*
Non dovrei neanche avere il coraggio di essere qui, dopo due anni.
Mi dispiace un sacco, troppo. Sia per essere stata una pessima scrittrice e sia per questo sputo di capitolo finale. Non è per nulla quello che volevo scrivere, ed ho accelerato molto le cose, ma ho sentito improvvisamente la necessità di mettere un punto a questa storia, perché i sensi di colpa mi stavano uccidendo.
Chiedo davvero scusa per tutto, per avervi fatte aspettare inutilmente e per avervi deluse, e potrò sicuramente capire se nessuna di voi leggerà questa storia.
Qualche giorno fa sono andata al concerto dei b.a.p a Milano e ho pensato "se qualcuna di loro fosse qui?" E mi sono sentita uno schifo. So quanto è brutto quando una storia si interrompe improvvisamente, e io non volevo farlo.
Lo so. Fa schifo, e non c'entra nulla col resto della storia.
Ma spero comunque che potrete perdonami.
Grazie mille se lo leggerete. Ve ne sarei grata come non mai. Concludendo questa storia ho messo un punto ad un periodo molto strano della mia vita, e ne ho sentito la necessità perché ne sto attraversando un altro piuttosto brutto.
Grazie davvero a tutte. Vi adoro, e non avete idea di quanto mi facesse sentire bene leggere i vostri commenti.
Con questo concludo questa dannatissima e orribile storia.
SARANGHAEEE~
Sydrah