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Autore: UnaStoria    14/05/2016    3 recensioni
Questa non è una storia d'amore, è l'inizio di un rapporto malato e sbagliato.
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Scolastico
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Salve a tutti,
questa potrebbe essere una oneshot o il primo capitolo di un racconto più lungo, gradirei che nelle recensioni mi diceste se volete un proseguimento oppure no. Definiamolo un episodio pilota.
Grazie mille e buona lettura.
 
 
 
 
STUPID PRINCESS
 
 

 
 
 
Fumio si alzò e si inchinò per salutare il professore al suo ingresso in aula, si risedette composto e prese immediatamente il libro di testo di inglese, accorgendosi solo dopo qualche istante che assieme al professore in aula, entrò anche un'altra persona.
Un ragazzo minuto e dai capelli di un improponibile turchese, un’ampia rasatura su un lato della testa e un incredibile sorriso strafottente dipinto sul volto.
Il professore presentò il nuovo compagno, motivando il suo arrivo ad anno scolastico iniziato con un trasferimento improvvisto. Il ragazzino salutò i nuovi compagni con un gesto della mano prima di andare a sedersi scompostamente al banco vuoto riservato a lui, scatenando acuti brusii tra le ragazze.
 
“Bene, ora possiamo cominciare, aprite il libro a pagina 122. Fukuomi, traduci la prima frase!”
 
Fumio si aggiustò i sottili occhiali sul naso alzandosi in piedi, iniziando a tradurre con tono apatico, proseguendo a svolgere l’intero esercizio senza che gli fosse stato richiesto. D'altronde, lui era fatto così, tra i migliori dell’istituto, severo e poco socievole, sempre pronto a mettersi in mostra e a dimostrare ai suoi compagni quanto fosse colto e intelligente. Ciò faceva di lui una persona molto sola, evitato da tutti i compagni, scelto sempre per ultimo nei progetti di gruppo, sempre lasciato solo al suo banco a consumare il pranzo. Ma a lui stava bene così. Non gli importava di essere accerchiato da tutti quegli stupidi che non facevano altro che parlare di idiozie, sempre pronti a rubare tempo allo studio per film e videogiochi.
Fumio Fukuomi era fatto così.
 
 
Il ragazzo si sedette dopo essersi preso i soliti complimenti da parte del professore che si rivolse ad un altro alunno troppo preso a scarabocchiare sul banco.
Fumio si scostò una ciocca di capelli corvini e luminosi con aria soddisfatta e presuntuosa spostando lo sguardo verso i suoi compagni con aria superiore, gelandosi nel incrociare il suo sguardo.
Quel minuto ragazzo lo osservava con gli occhi sottili, ridotti ad una fessura e la bocca incurvata maliziosamente gli deformava il viso in un’espressione maligna e inquietante.
Kuro lo osservava con la testa appoggiata ad una mano, ignorando il professore che gli urlava contro per il suo disinteresse alla lezione.
Il moro interruppe subito il contatto visivo, avvampando inspiegabilmente in viso, sforzandosi di ignorare il ragazzino che si ostinava ad osservarlo.
La campanella suonò, segnando la pausa di metà giornata, in classe tutti gli studenti si impegnarono a spostare banchi e sedie per fare i gruppetti per mangiare assieme. Fumio prese il proprio bento e lo aprì, iniziando a magiare in silenzio, finchè non ricevette un colpo sul braccio che fece volare a terra il boccone che aveva appena preso con le bacchette.
Il ragazzo girò il capo furente fulminando il fondoschiena delle sue compagne, impegnate a fare a le galline con il nuovo compagno.
Fumio sospirò innervosito riprendendo a mangiare, nuovamente impegnato ad ignorare i suoi coetanei, quando d’improvviso il chiacchiericcio femminile cessò di colpo, il ragazzo sollevò il capo con le sopracciglia corrucciate notando il nuovo ragazzo alzarsi dal proprio posto, ignorando il piccolo branco di femmine attorno a sé, facendosi spazio tra loro per poi fermarsi di fronte al moro.
Kuro prese la sedia del banco accanto e la portò difronte al moro, sedendosi a cavalcioni su di essa. Fissando nuovamente il ragazzo con quell’espressione malata.
 
“C I A O.”
 
Kuro scandì ogni sillaba con una voce volutamente acuta e Fumio di tutta risposta sollevò un sopracciglio riprendendo a mangiare rimanendo in silenzio.
Il ragazzino arricciò le labbra con una visibile espressione di disappunto per poi infilare due dita nel pranzo ci Fumio prendendo un wurstel accuratamente tagliato a polipetto e infilarselo in bocca leccandosi le dita.
 
“Non è carino ignorare un saluto. Le persone potrebbero offendersi.”
 
Fumio sgranò gli occhi restando impietrito a quel gesto.
 
“Riproviamo, che ne dici? Ciao.”
 
Il moro inspirò profondamente, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un dito, con compostezza ripose il bento, trattenendo appena un’espressione schifata e prese un libro iniziando a studiare, imperterrito nel suo intento di ignorare il mondo.
Il piccoletto guardò il compagno gelidamente, si alzò e si sporse verso il moro, accostando il viso al suo. Sussurrando appena al suo orecchio per poi tornare al proprio posto circondato da galline starnazzanti.
 
Non finisce qui, Principessa.
 
 
 
La campanella segnò la fine delle lezioni, Fumio ritirò i propri libri e si sbrigò ad andarsene, quel dannato nanetto di 1 metro e 50 gli aveva messo fin troppa ansia. Il ragazzo si avviò a piedi verso casa, il passo svelto e un sottile libro di poesie in mano. concentrato a leggere, non si accorse immediatamente di essere seguito.
A pochi passi da lui, il ragazzino dai capelli turchesi lo seguiva con le mani in tasca.
 
“Ehi spilungone! Cosa leggi?”
 
Fumio si bloccò di colpo in mezzo al marciapiede, tremante di rabbia.
 
“SI PUO’ SAPERE COSA VUOI DA ME?!”
“Ah, ma allora parli!”
 
Il moro ricominciò a camminare, sempre più velocemente, con il ragazzo alle calcagna.
 
“Lasciami stare! T-tornatene a casa!”
“No.”
 
Fumio iniziò a correre verso casa, perdendo nella foga del momento il libricino di poesie. Il ragazzo entrò in casa sbattendo la porta dietro di se, poggiandosi con le spalle ad essa, ansante e sudato per la corsa.
 
“Fumio tesoro! Cos’è successo?”
“F-fatti gli affari tuoi mamma!”
“Che figlio maleducato! E dire che da piccolo eri così dolce!”
“Zitta! Me ne vado in camera! Devo studiare, non voglio essere disturbato.”
 
Il ragazzo salì le scale per andare al piano di sopra della casetta a schiera, si chiuse nella propria stanza tirando un respiro di sollievo, lasciandosi scivolare a terra.
 
Dio… Che diavolo vuole quel nano da giardino? Dannazione.
 
 
 
Fumio uscì di casa imprecando contrò la madre com’era di consuetudine, incamminandosi verso la scuola digrignando i denti.
 
“Ehi spilungone. Questo è tuo?”
 
Fumio si girò ritrovandosi quasi appiccicato al sedere quel ragazzetto dai capelli colorati che gli porgeva un sottile libricino.
 
“lo hai perso ieri. L’ho letto, una vera palla. Ci ho fatto qualche disegnino sopra!”
“….. Tu, COSA?!”
 
Il moro gli strappò dalle mani il libricino sfogliandone le pagine rapidamente, vedendo la sua lettura rovinata da disegni osceni di omini stilizzati impegnati in diverse pratiche sessuali.
 
“COME HAI OSATO?! LO… LO HAI ROVINATO! HAI PURE USATO UN PENNARELLO! NON SI LEGGE PIU’ NULLA!”
“Ma ora sai cosa ti aspetta, Principessa!”
 
Fumio lo guardò con tutto il proprio disprezzo, lanciandogli il libretto sui piedi correndo verso l’edificio scolastico, lasciando il ragazzetto a ridere sguaiatamente, con il libricino tra le mani.
Il giovane arrivò in classe con il fiatone, la fronte imperlata di sudore e tanta di quella rabbia dentro che neanche la corsa più lunga del mondo sarebbe riuscita ad estinguere.
 
Maledetto schifoso nanetto dannato!
 
 
 
Le lezioni iniziarono normalmente, lo sguardo inquietante di Kuro sempre fisso sul compagno di classe.
Mi vuole esasperare! Maledetto!
Fumio scattò in piedi appena suonò la campanella del pranzo, afferrò il proprio bento e si avviò in fretta sul terrazzo della scuola, alla ricerca di pace e tranquillità, e soprattutto per mettere almeno per mezzora più spazio possibile tra sé e quel ragazzino.
Il giovane si sedette a terra, poggiando la schiena sulla recinzione di sicurezza tirando un sospiro di sollievo nel sentire finalmente silenzio, chiuse gli occhi abbandonandosi un attimo alla brezza primaverile per poi aprire il proprio portapranzo iniziando a mangiare con calma.
 
“Che ti ha preparato di buono la mamma?”
 
Fumio rischiò di strozzarsi con il riso nel sentire quella maledetta vocina acuta.
 
“SI PUO’ SAPERE COSA VUOI DA ME?!”
 
Kuro spalancò la porta che collegava le scale e il terrazzo uscendo allo scoperto, con un enorme sorriso sul volto. Si avvicinò lentamente al ragazzo seduto, furente come un toro.
 
“Non l’hai ancora capito, Principessa? Io voglio te! Sai, ho capito in mezzo secondo che tipo sei. E giuro che i piccoli stronzetti boriosi come te io li odio con tutto me stesso.”
 
Il ragazzino avvicinò il viso a quello del compagno di classe sporgendo la lingua per leccargli il profilo del naso, dalla punta alla fronte, fin tra le sopracciglia.
 
“Mmmh, il tuo sudore è salato, ma è buono. Scommetto che la tua pelle è morbida come una pesca. Ho tanta voglia di morderti.”
 
Sorrise allontanandosi dal ragazzo seduto, passandosi una mano tra i capelli tinti.
 
“Sai, se tu avessi degli amici ti direi di non farti mai trovare solo. Ma, dato che sei solo soletto, come tutti gli stronzi sapientoni come te, ti dirò un’altra cosa.”
 
Fumio deglutì piano, pallido e confuso.
 
“C-cosa?”
“Fatti trovare con le mutande pulite. Non c’è nulla di peggio dell’intimo vecchio di qualche giorno, è… l’antisesso!”
 
Il ragazzino scoppiò a ridere girando i tacchi, avviandosi verso la porta.
 
“Tenere le chiappe strette non servirà a niente, Principessa”
 
Fumio lo osservò andare via. Sobbalzò nel sentire la porta sbattere nel chiudersi. Prese una profonda boccata d’aria.
 
 
Principessa… MALEDETTO.
  
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