Hina rimase un lungo momento a riflettere, prima di decidersi.
Poteva aver mentito?
Si ovvio che poteva aver mentito, ma gli era sembrato fosse sincera e
poi... in effetti un minimo a Raimaru lo doveva. Almeno starlo a sentire.
Si fece forza. Superò il pranzo, che si svolse nel prato, dato che il
Daymo aveva organizzato, data la bella giornata, un allegro pic-nic.
Si congedò da Eishi, dato che avevano tempo per un 'breve pisolino'
secondo il Daymo, prima della recita teatrale.
Attese di essere sola, poi agganciò Raimaru lungo le scale.
“Rai?”
“Si?” la voce del ragazzo era piatta. Priva di emozioni.
“Per caso ieri hai esaminato le finestre di... lui?”
“Sono ricoperte di sigilli per non entrare. Motivo per cui non l'ho
fatto” diretto coinciso. Punto e fine.
“Mh...”
Per un attimo percorsero la strada in silenzio.
Quando furono davanti alla camera, si fermarono. Ginirokami, forse
aveva capito l'antifona e non si vedeva in zona.
“Rai... possiamo parlare un momento?” domandò Hina.
Lui aggrottò la fronte.
“Se deve essere solo una replica del discorso di ieri, lascia perdere.
Messaggio recepito. Preferirei evitare di alterarmi. Sarebbe saggio evitarlo”
Hina non comprese bene cosa intendesse.
“Io... oh accidenti! Ho incasinato di nuovo tutto...” Hina si
mordicchiò le labbra.
Raimaru prese un respiro che lasciò piano. Strofinandosi la fronte, con
aria afflitta.
“Se dobbiamo parlare, almeno evitiamo di farlo in corridoio. Entra”
Entrarono nella stanza.
“Senti... io mi dispiace di non essere stata a sentire. Sai che non
sono una campionessa di pazienza ma... sono stata male ecco. E solo l'idea
che... si insomma mi manda fuori di testa. Il fatto di non riuscire, non potere
prendere le distanze peggiora la cosa”
“Forse dovresti almeno provare ad avere un minimo di fiducia...” disse
piano il ragazzo.
Lei arrossì un poco “Mi... mi dispiace”
Raimaru non sapeva come valutare la cosa. E il fatto che sentisse lo
yokai così inquieto dentro di sé... non lo aiutava a prendere una decisione.
Forse era meglio tenersi lontano da lei, ora che era così... instabile.
Pericoloso.
Lei però gli disse “Spiegami per favore. Voglio... voglio capire sto
casino e togliermi il dubbio”
“A quanto ho capito è stato Zankage a venire a dare notizia che io non
sarei tornato al villaggio per un anno lunare. Per qualche motivo che mi è
ignoto, odia gli umani. Secondo Ginirokami potrebbe aver mentito al solo scopo
di seminare dolore.
Non ti so spiegare il perché. L'unica cosa che posso dirti, è che io
non ho mosso il culo da Gekko no Joryu dal giorno dopo che ti ho detto alla
finestra che ti amavo fino a qualche giorno fa”
“E della... lupa o chi cavolo è?”
“Yoruhika. Anche lei non so perché si sia comportata così. Non le ho
mai detto nulla di compromettente ecco. Anche se... beh forse è meglio che ti
spiego la cosa da capo se no non ci capisci niente...”
“Abbiamo tempo...”
Con un sospiro, Raimaru si decise a dirle la verità. Iniziò piano,
incerto. Anche se prima controllò con accuratezza che non ci fosse nessuno a
origliare o spiare.
Poi a poco a poco, narrò tutti gli eventi alla ragazza, compreso il
rituale e degli allenamenti con Zan'nin.
Non escluse di descriverle il luogo e i suoi abitanti, le attività in
cui lo avevano coinvolto e come aveva conosciuto la bella lupa.
Anche se per il momento tacque sul fatto che questa gli era
praticamente saltata addosso.
“Ora... è difficile tenere a bada lo yokai. Tu che ti lamentavi della
volpe... almeno tu sei solo un Jinchuriki... io sono diventato un
demone...” rise con un po' di amarezza.
Non gli importava troppo di essere giudicato male dagli altri, ma ciò a
patto che le persone a lui più care non lo allontanassero. La mamma lo aveva
comunque accettato. Hina... si sentiva un po' teso a riguardo.
Avrebbe accettato i suoi cambiamenti?
“Quindi con Yo-come diavolo si chiama hai...?”
Raimaru divenne rosso d'imbarazzo. Ok. Questa non era nella lista delle
cose che voleva dire a quella che desiderava fosse la sua ragazza.
“Si beh... a essere onesti, mi è praticamente saltata in braccio. Mi ha
colto alla sprovvista. Per un attimo... è stato come essere... in balia delle
sensazioni. Però si beh... alla fine me ne sono andato. Effettivamente non è
successo niente...” salvo il fatto che ci erano volute un paio di bagni
ghiacciati e prendere a pugni un povero albero per placare i sensi
irrequieti...
Hina ora era divertita. Quello scemo. Glie lo si leggeva in faccia che
stava dicendo la verità. Si insomma, era ancora gelosa marcia della lupa
però... lui l'aveva scaricata. Per lei. Per lei non esisteva prova d'amore o
regalo più grande che potesse fargli.
Per il resto. Poco gli importava che fosse mezzo o tutto demone. Lei
portava un demone dentro di sé. E quello che aveva di fronte, salvo un paio di
canini più aguzzi era ancora Raimaru. Lo sapeva. Lo sentiva.
“C'è già qualcuno che lo sa...? dello Yokai intendo”
“Solo la mamma”
Manco a Minato gli l'aveva ancora detto.
La gioia si stava espandendo dal petto, in ogni parte del suo corpo, ad
ogni battito di cuore. Allora l'amava.
Quanto era stata stupida a dubitare di lui di...
“Senti, capisco se vuoi lasciare stare... forse è meglio così. Lo Yokai
è...”
Non riuscì a finire.
Con uno strillo felice, la ragazza gli era balzata direttamente
addosso.
Fu solo grazie ai riflessi iper sviluppati da lupo, se riuscì ad
acchiapparla al volo.
Gli si strinse al collo, al ragazzo che era tanto stupito da essere
bloccato.
“Ma che vuoi che me ne freghi dello Yokai baka! In famiglia ho una
madre che fa più paura di Kyuubi, io sono un Jinchuriki e mio fratello è quello
dell'altra metà.
Vorrà dire che abbiamo un nuovo demone in famiglia. Beh, benvenuto nel
club!”
Raimaru finalmente si rilassò. Quella era la Hina che conosceva.
La strinse a sé, abbracciandola.
Hina poi si scostò un poco.
“Mi dispiace di non aver chiarito subito e...”
“Non importa” rispose lui. Era semplicemente troppo felice del presente
per rimuginare sul passato. Glie lo diceva spesso anche la madre.
Lòng era solita dire “Ci sono torti che non possono essere dimenticati,
ma per il resto, non farti venire acidità di stomaco per cose che tanto non
possono essere cambiate. Piuttosto gioisci del momento”
La guardò, dritta negli occhi.
“Piuttosto, non mi sembra che tu mi abbia dato un bentornato
adeguato...”
Hina, ridendo, lo baciò.
Si strinse a lui, e finalmente gli diede quell'agognato bacio. Aveva
desiderato farlo dal momento che l'aveva visto spuntare tra la gente nella via
di Konoha.
I due rimasero incollati sino a essere senza fiato.
“Questo si che era un saluto come si deve...” mormorò Raimaru.
Hina rise.
Rimasero vicini, la fronte appoggiata l'uno su quella dell'altro.
Raimaru si stava beando finalmente della presenza di Hina. Era stato
curioso di vedere come l'avrebbe percepita ora che aveva i suoi 'nuovi sensi'.
Ma la cosa non era cambiata poi tanto.
Il suo profumo era l'unico a essere variato di più ai sensi del giovane
Yokai. Profumava di gelsomino, e di quel qualcosa che contraddistingueva una
donna. Una tonalità dolce e femminea, però aveva anche una nota muschiata che
Raimaru riconobbe come 'odore di pelo di volpe'.
Però la cosa non lo infastidiva più di tanto.
Lei gli si era aggrappata al collo, e con le dita gli stava sfiorando
la nuca.
Era una sensazione piacevole. Aveva le dita straordinariamente morbide,
considerato il fatto che anche lei era solita usare armi, e di norma si formano
dei calli naturali su di esse.
Tuttavia non accadde ciò che temeva accadesse, ossia che l'istinto
avesse il sopravvento come era successo (quasi) con Yoruhika.
No. Si rese conto che i sentimenti che provava per Hina erano
radicalmente diversi.
Non erano meno forti ma... proprio diversi. Più profondi, più dolci,
più... morbidi.
Non che non la desiderasse. Avrebbe detto una menzogna grande quando la
villa del Daymo a negarlo ma... l'amore che provava per Hina bruciava più
profondo e calmo, a differenza dei sentimenti violenti che l'avevano colto con
Yoruhika.
O forse si stava solo facendo un sacco di paranoie, perché in quel
momento era semplicemente troppo felice di riaverla con sé che avrebbe anche
fatto le fusa come un tenero micio pur di non interrompere il momento.
“Mi sei mancato...” mormorò la ragazza.
“Anche tu. Tanto...” rispose lui.
Si baciarono di nuovo, con più calma.
“Ti amo Raimaru... lo so che dici che non importa però... mi dispiace
essermi comportata così... ma... ok è stupido, ma avevo paura di perderti...”
Raimaru fece una risata bassa, di gola “Ti amo anche io, biondina
pazza. E dubito seriamente che riuscirai a liberarti di me...”
Rimasero vicini ancora un momento, sguardi e baci che si mescolavano
languidi.
Ci fu un leggero grattare alla porta che quasi li fece sussultare.
“Spiacente disturbare ma la recita sta per iniziare, e vi stanno
cercando...” la voce sommessa di Ginirokami li fece tornare alla realtà.
“Un secondo e arriviamo” gli rispose.
Hina si ricompose, spazzolandosi i vestiti e risistemandosi le pieghe.
Raimaru la imitò.
Prima di uscire però, le prese il viso un'ultima volta, dandole un
bacio morbido, a fior di labbra.
“Sappi che, cercherò di tenere i nervi saldi per ancora sti due giorni,
poi, donna, sei mia chiaro? E non deve esistere nessun'altro”
Hina sorrise, anche se dentro di sé, aveva sentito qualcosa vibrare,
come una corda d'arpa pizzicata, alle parole 'sei mia'.
“Geloso?” domandò con un sorrisetto.
“Come un cane... anzi no, come un lupo” rispose l'altro con un
sorrisetto.