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Autore: ReBbyi96    17/05/2016    0 recensioni
Ciao, questa è la mia seconda storia quindi siate clementi... Buona lettura
dal testo:
La ragazza correva, fuggiva da se stessa e dalle sue paure, niente aveva più senso, e lei preferiva così, non voleva che le cose avessero un senso...
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La ragazza correva, fuggiva da se stessa e dalle sue paure, niente aveva più senso, e lei preferiva così, non voleva che le cose avessero un senso; l'unica cosa che voleva sentire era l'impatto delle sue scarpe sul terreno, il cuore che batteva come un tamburo e l'aria che entrava e usciva fuori dai polmoni. Non voleva ricordare, nei suoi ricordi c'era troppo dolore, troppo amore troppa sofferenza, troppo di tutto.

Correva e non si fermava, anche dopo che le gambe diventavano rigide, correva fuggendo da tutto ciò che chiamava casa.

Scendeva la sera, la ragazza doveva tornare, suo padre l'aspettava.

Quest'unico pensiero bastò a fare crollare tutte le illusioni che si era creata durante il pomeriggio; i ricordi le crollarono addosso come un macigno e lei si sentì in trappola.

Si avviò a testa china verso casa dove l'aspettava suo padre.

Entrò in casa, dopo aver attraversato il giardino che circondava la baracca, e trovò suo padre intento a giocare a poker con i ragazzi della banda.

“Dove sei stata?” Le chiese suo padre, un omino basso e tarchiato con mani grandi e callose, lo sguardo vacuo perennemente annebbiato dall'alcol.

La ragazza guardò le mani del padre e rabbrividì. Quante volte aveva visto sua madre picchiata e sottomessa da quelle mani, quante volte le aveva viste stringere la cintura di cuoio e colpirla sulla schiena quando disobbediva.

Quelle mani avevano picchiato lei e sua madre e quando la madre era morta, le mani avevano colpito lei ogni volta che sbagliava o che non obbediva.

Abbassò la testa intimorita, ma non rispose.

“Allora? Ti decidi a rispondermi o no?”

“Sono stata nel bosco”, rispose lei.

Suo padre la guardò sospettoso, poi scosse le spalle, forse pensando che la sua mano fosse più importante di quella stupida ragazzina che gli stava di fronte.

“Va' in cucina ragazza, dai una bella ripulita e vedi di preparare la cena... Noi non aspetteremo di certo i tuoi comodi!” Poi scoppiò in una fragorosa risata, seguito a ruota dal resto del gruppo, poi si voltò e non la degnò più di uno sguardo.

La ragazza si avviò con lo sguardo basso verso la stanza accanto, dove una pila di piatti sporchi la aspettava, aprì il rubinetto, ma aspettò restando in ascolto.

Dall'altra stanza sentiva la voce di suo padre:

“E' il momento. Avete preparato tutto?”

“Sì, capo” rispose un'altra voce.

“Quel giovanotto si pentirà amaramente per ciò che ha cercato di fare!” Di nuovo la voce di suo padre, seguita subito dalle risate generali degli altri membri della banda.

No, pensò la ragazza, Lui no!

Si avvicinò ai cassetti in cui suo padre teneva i lucchetti e le catene che usava con gli animali. Erano scomparsi tutti.

Andò alla capanna degli attrezzi e vide che le botti di benzina che erano lì da qualche giorno erano state portate via e tutto finalmente ebbe un senso.

Corse più veloce che poté verso la tenuta dei vicini, loro l'avrebbero incastrato e lei lo sapeva; non poteva permetterlo.

Attraversò la rete che circondava tutto il terreno vicino alla baracca, si strappò la gonna nei rovi del bosco, ma questo non importava. Doveva salvarlo!

Corse la massimo delle sue possibilità, ma la strada era lunga e arrivò troppo tardi.

Il fuoco lambiva già la stalla e il tetto aveva già iniziato a crollare, le porte erano sbarrate con catene e grossi lucchetti. La gente accorreva cercando di domare le fiamme, ma niente da fare.

Sentì un nitrito e la voce dell'uomo che amava provenire dalla stalla, una morsa le strinse lo stomaco e , terrorizzata, si lanciò verso di essa.

Il calore era quasi insopportabile e rivoli di sudore iniziarono a scenderle dalla fronte accecandola, ma lei non si diede per vinta e , fasciandosi le mani con la stoffa della gonna e impregnandole d'acqua, afferrò il lucchetto della porta principale.

Malgrado il tessuto le mani cominciarono a bruciarsi e a lei sembrò di averle immerse nell'acqua bollente. Resistendo al dolore estrasse dalla manica la chiave e aprì il lucchetto. Appena le porte si aprirono abbastanza lei si infilò dentro.

Il calore era insopportabile e le mani le dolevano, ma continuò a cercare;

lo trovò davanti a uno stallone dal manto rossastro, lo sguardo di lui si illuminò e le sue labbra formarono con stupore il nome di lei.

La ragazza gli corse incontro e gli prese la mano

“Coraggio, devi uscire di qui!”

Lo guidò per un braccio fino all'entrata, lui teneva il cavallo con l'altra mano.

Ragazzo e animale uscirono di corsa dalla stalla in fiamme.

Non appena lui fu fuori pericolo la ragazza si affrettò a raggiungere l'uscita; era così sollevata che quasi non si accorse della trave rovente che le stava per cadere addosso.

Appena la vide cercò di spostarsi, ma fu troppo lenta, forse per la stanchezza o forse perché in fondo sapeva già quale fosse il suo destino, e la trave la colpì schiacciandola a terra.

 

Il ragazzo inspirò profondamente cercando di immettere nei propri polmoni quanto più ossigeno potesse, poi si voltò aspettando di vedere uscire Marie dalla stalla.

 

Aspettò diversi secondi, un oscuro sospetto gli stringeva il cuore, ma lei non usciva.

 

All'improvviso sentì un forte rumore provenire dalla stalla e vide il tetto crollare su se stesso.

Terrorizzato, corse dentro la stalla, mentre le voci dei suoi compagni lo chiamavano dicendogli di tornare indietro, ma lui non se ne curò e aumentò la velocità.

La chiamò diverse volte, mentre il fumo lo soffocava, ma gli rispose solo il rumore del fuoco.

 

Dopo quello che gli parve un secolo, la trovò sotto una delle travi che sostenevano il tetto.

Il tempo si fermò... la sua Marie...

Le si inginocchiò di fianco e la chiamò, ma lei non rispose. Disperato tentò di spostare la pesante trave che la teneva bloccata, ma era troppo pesante per lui.

Gridò più volte aiuto e alcuni suoi compagni lo aiutarono a sollevarla.

Portò la sua Marie fuori dall'edificio in fiamme e la stese per terra.

“Marie, ti prego... ti prego, apri gli occhi...”

 

Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu Paul, i suoi occhi versi erano pieni di lacrime e dal suo sguardo capì che non ce l'avrebbe fatta.

L'aria entrava e usciva sempre più faticosamente dai suoi polmoni e il cuore era debole, ma lei era felice, era riuscito a salvarlo.

 

“Paul...” il ragazzo la guardò intensamente, “ti amo.... N-non dimenticarmi... ok?”

“non ti dimenticherò mai, mia piccola Marie...”

La ragazza chiuse gli occhi e sorrise, poi non si mosse più.

 

Tra la gente radunata attorno ai due ragazzi si fece avanti una bella donna dai capelli castani, pelle ramata e occhi caldi, del colore del cioccolato. Passò attraverso la folla come se non facesse parte di quel mondo.

Marie aprì gli occhi e si alzò, tornata bambina, si avvicinò a sua madre e lei le porse la mano.

Poi le sorrise e lei, dopo aver guardato per l'ultima volta Paul, abbracciato a quello che restava del suo corpo, si voltò e le prese la mano. Insieme si allontanarono nel silenzio.




Angolo autrice:
ciao a tutti, spero che la troria vi sia piaciuta e se riuscite e volete lasciate pure un commentino qui sotto
Baci
Rebby

   
 
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