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Autore: crazy lion    18/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Salve! Aggiornamento in anticipo rispetto a quanto mi ero prefissata, ma dato che avevo tempo ho colto l'occasione. Eccomi tornata con un altro capitolo, che ho trovato molto complicato scrivere, ma sono molto soddisfatta.
Dato che tra poco si scoprirà ciò che è successo a Selena, sto pensando di pubblicare anche quei capitoli la prossima settimana (fino al numero 22) e poi riprendere dal 23 a settembre. Domani o venerdì aggiungerò anche i capitoli 19 e 20 e la settimana prossima gli ultimi due.
Leggete l'angolo autrice sotto, è importante.
 
 
 
 
CAPITOLO 18.

LA FORZA DI JADE

Si svegliò più serena e senza ansie, quella mattina di inizio luglio. Si stiracchiò e pensò che era davvero un peccato alzarsi. Avrebbe preferito rimanere lì, sotto le coperte, a godersi quella sensazione piacevole che si prova stando a letto. Fece un piccolo sbuffo, poi si alzò, si vestì con una semplice tuta da ginnastica e andò in bagno a lavarsi il viso. Quando si guardò allo specchio, si vide meno stanca del solito. Non aveva le occhiaie, né era pallida.
"Tutto merito delle notizie che ho ricevuto l'altro ieri", si disse.
Holly non le aveva ancora telefonato, ma Demi era sicura che l'avrebbe fatto presto.
Scesa in cucina, diede da mangiare a Batman e, proprio in quel momento, le squillò il cellulare.
"Chi è a quest'ora?" borbottò, ma rispose.
Era sua madre, che la invitava a fare colazione da lei.
"Ci sarà anche Selena" le disse.
Demi accettò. Andare a mangiare da sua mamma le piaceva. Ritrovava sempre quel profumo e quell'atmosfera di casa, di famiglia, di rifugio sicuro che adorava.
Arrivata a casa della madre, Demi trovò un'atmosfera allegra. Salutò lei, Eddie, le sorelle e Selena e poi si sedette a mangiare con loro.
"Che caldo, oggi, eh?" chiese Dianna, per iniziare la conversazione.
"Qui fa sempre caldo, mamma" disse Dallas.
"Sì, è vero, ma ho sentito dire che quest'inverno nevichjerà, sapete?" aggiunse Eddie.
"Dai, papà, come può nevicare qui a Los Angeles?" domandò Madison, incredula.
Poco dopo l'attenzione di tutti si spostò su Demi e sull'adozione. Dianna, Eddie, Madison e Dallas le chiesero com'erano le bambine, quando le avrebbe incontrate di nuovo e vollero vedere una loro foto. Se ne innamorarono subito. Anche Selena le guardò, ma sembrava distratta.
"Selena, stai bene?" le domandò Demi.
"Sì, perché?"
"Non hai detto una parola da quando sono arrivata!"
Sembrava lontana, distaccata.
"Sto bene, è solo che certe volte è troppo" disse, pensierosa; a Demi diede l'impressione di essere anche turbata ed iniziò a preoccuparsi.
"Cosa è troppo?"
"La mia vita" sospirò e poi disse che doveva andare a casa.
"Sei appena arrivata, tesoro!" esclamò Dianna.
"Scusami, cara, ma non ho fame oggi."
Dianna voleva bene a Selena come a una figlia e il suo sesto senso di madre le diceva che qualcosa non andava in lei. La conosceva troppo bene.
"Io credo che dovremmo parlare di quello che hai appena detto, Sel. Sono preoccupata e voglio capire!" insistette Demi. "Se vuoi andiamo da un'altra parte e chiacchieriamo da sole."
"Sì, Selena, vorrei capire anch'io" disse Dianna.
"Non c'è niente da capire perché non ho nulla che non va. Sono solo molto stanca, ecco tutto. Ora devo proprio andare" concluse, sbrigativa e un po' brusca, alzandosi di scatto dalla sedia.
Demi la accompagnò alla porta, guardando con la coda dell'occhio la madre nella speranza che le desse qualche risposta, ma invano. Nemmeno lei capiva lo strano comportamento di Selena.
"Che le prende?" chiese Madison, quando la ragazza se ne fu andata.
"Non lo so, ma cercherò di scoprirlo. Mi fa star male vederla così distaccata e agitata. Secondo me non sta bene. Non è la prima volta che si comporta a questo modo. Dopo essere tornata dal tour, ad aprile, mi ha detto di essere stanca e di stare pensando di tornare a casa, perché la sua non era solo stanchezza fisica. Io fino ad ora le ho creduto, ma visto come si è comportata stamattina sospetto ci sia dell'altro."
Dopo poco, terminata lacolazione, Demi disse che doveva andare al lavoro. Salutò tutti con affetto e poi uscì.
Mentre era in macchina si ricordò di aver lasciato una finestra aperta e tornò indietro per chiuderla. Non si sapeva mai, era meglio non rischiare.
Entrò in casa, salì in camera e chiuse la finestra. Stava per uscire di nuovo, quando sentì qualcuno suonare il campanello. Si avvicinò alla porta e guardò dallo spioncino. Era una ragazzina molto giovane. Era bella fisicamente, ma Demi sospirò quando vide che era vestita di stracci. Ne ebbe compassione, forse perché era giovane, o per lo stato di indigenza nel quale si trovava. Demi immaginava che vivesse sulla strada, che fosse scappata di casa o che i suoi l'avessero cacciata, ma pensò che ci sono mille motivi per i quali una persona che prima possedeva una casa e aveva una vita normale, è costretta a vivere senza niente e, soprattutto, senza amore. Aprì la porta, attraversò il giardino e si avvicinò al cancello.
"Salve" le disse la ragazzina.
"Ciao" rispose Demi.
Avrà avuto al massimo vent'anni, quindi le venne naturale darle del tu.
"Scusi se la disturbo, signorina" continuò questa, con voce dolce.
Demetria pensò che doveva sentirsi davvero dispiaciuta e che il suo tono non suonava falso.
"Hai fame?" le chiese.
"Sì" sussurrò e abbassò lo sguardo.
"Non vergognarti."
"Lo faccio eccome, invece! Lei è vestita così elegantemente, tutti la adorano, ha una bella casa e io ora mi presento qui con questi vestiti e in tali condizioni."
Era tranquilla, mentre parlava. Demi capì che non voleva affatto essere compatita, ma che aveva bisogno di parlare. Lei era sempre stata una persona attenta a coloro che avevano bisogno. Se per strada incontrava un povero, gli dava un dollaro, oppure si fermava ad ascoltare quelli che suonavano sui marciapiedi o negli angoli delle vie e dava anche a loro dei soldi. Le aveva sempre fatto male al cuore pensare che c'erano persone che chiedevano la carità e che d'inverno morivano di freddo, mentre lei era a casa sua al caldo. Non si fermava quasi mai a parlare con coloro che aiutava, più che altro per mancanza di tempo, ma quella mattina era diverso. Non sapeva perché, ma la ragazzina che le stava davanti le ispirava simpatia e, forse, anche fiducia. Al diavolo il lavoro, c'erano cose più importanti.
"Non devi vergognarti, okay? Non pensare nemmeno a queste cose. Aspettami qui" le disse. Poco dopo tornò fuori con una banana e due panini in mano. "Questi ti basteranno per oggi" concluse, passandoglieli al di là del cancello.
"Grazie" sussurrò la ragazzina e Demi poté vedere una lacrima scenderle lungo la guancia. "Le sono molto grata."
La ragazza tornò indietro e rientrò in casa per un istante, giusto il tempo di aprire il cancello. Poté quindi uscire e andarle più vicino.
"Non ringraziarmi, l'ho fatto con il cuore; e dammi del tu. Abbiamo quasi la stessa età, credo. Quanti anni hai?"
"Diciotto; e tu?"
Si trovava sulla strada ed era così giovane! Demi era sconvolta.
"Venticinque, sono un po' più vecchia di te. Come ti chiami?"
"Jade."
"Hai un bel nome!"
"Grazie."
"Sei nata qui?"
Non era di colore, ma aveva la pelle un po' scura. Parlava in perfetto inglese e Demi non riconobbe un accento diverso dal suo.
"Sì."
La guardò meglio: era magrissima. Le braccia e le gambe erano così fini da sembrare stecchini e i suoi occhi verdi erano scavati dalla fame. Era pallidissima e non riusciva nemmeno a stare dritta. Tremava per la debolezza e aveva un'aria malaticcia. Demi era così vicina a lei che poté sentire il cattivo odore che aveva. I suoi capelli biondi erano lunghi e sarebbero stati belli se ben pettinati e puliti. Era sudata e anche i suoi vestiti erano sporchi, non solo di sudore ma anche di fango. Era chiaro che non si lavava da alcuni giorni, ma alla ragazza non dette fastidio. Avrebbe voluto chiederle cosa le fosse accaduto, ma decise di non farlo. Temeva di riaprire vecchie ferite, oppure di rendere più dolorose quelle non ancora rimarginate. Una domanda, però, doveva porgliela.
"Da quanto tempo sei sulla strada?"
"Da mesi, ormai."
Aveva detto una sola frase fino a quel momento. Per il resto, si era limitata a monosillabi o a poche parole. Demi immaginò che non fosse abituata ad aprirsi con gli altri. Forse aveva sofferto così tanto che non si fidava di nessuno.
"Quando ero appena nata sono stata abbandonata e ho passato tutta la vita tra famiglie affidatarie e case famiglia" continuò Jade. "Poco tempo fa sono diventata troppo grande per rimanere nel sistema. La mia assistente sociale mi voleva aiutare, ma io ho rifiutato."
Demi non sapeva se fosse una cosa buona farla parlare, ma dato che la ragazzina cominciava a dirle qualcosa, si arrischiò a domandare:
"Non vorrei essere indiscreta, ma posso chiederti perché?"
Jade sospirò. Rimase in silenzio per qualche secondo, ma poi parlò:
"Non ho avuto un bel rapporto con lei, soprattutto da quando ero adolescente. Il fatto che nessuno mi abbia mai adottata mi faceva stare male - tu non hai idea del dolore che si prova - e, stupidamente, davo la colpa a lei dicendole che era incapace, cosa non vera. Avrei voluto fare la pace con lei, ma l'avevo ferita troppo, lo sapevo, lo sentivo. Lei stava male per ciò che le avevo detto anche se non lo dava a vedere, così, quando mi ha offerto il suo aiuto per trovarmi una casa e un lavoro, ho rifiutato. Pensavo di non meritare che lei mi desse una mano dopo tutte quelle litigate nelle quali mi ero arrabbiata con lei."
Jade si era improvvisamente aperta, raccontandole del suo passato, cosa che Demi non si aspettava. Ne fu felice, anche se le dispiaceva molto per lei.
"Non hai un lavoro?" le domandò ancora, immaginando la risposta.
"Ho provato a cercarlo e avevo anche intenzione di prendere in affitto un appartamento. Ero disposta a fare qualsiasi lavoro, anche la barista o la cameriera intendo, ma nessuno mi voleva perché dicevano che ero troppo giovane e avevo l'aspetto di una vagabonda, così dopo un po' ho rinunciato al mio sogno di avere una vita normale, almeno per ora. Continuo a credere e a sperare, ma intanto questo è ciò che mi sono ritrovata a fare. Nonne sono felice ovviamente, ma continuo a combattere e ad andare avanti." Sorrise. Le raccontò che spesso di notte andava in un luogo dove le persone povere come lei venivano ospitate per avere un pasto caldo e un letto per riposare. "Almeno così sto lontana dalla brutta gente che c'è in giro di notte."
Demi capì a cosa alludeva. Durante le ore notturne giravano persone poco raccomandabili, soprattutto in certe strade di periferia o negli angoli delle vie e alle donne poteva succedere di tutto. Potevano venire picchiate o, ancora peggio, stuprate. Solo a pensarci, alla ragazza vennero i brividi. Quanto difficile doveva essere la vita di quelle persone! Ogni tanto si diceva che avrebbe voluto fare di più per aiutarle e in quel momento desiderava dare una mano a jade più di ogni altra cosa. La sua storia l'aveva colpita, ma ciò che l'aveva lasciata senza parole era quel suo sorriso. Sorrideva sempre. A parte quel momento di commozione, per tutto il resto del tempo il sorriso non era mai scomparso dal suo volto. Era stanca e debole, forse malata dato che respirava un po' a fatica, eppure, nonostante tutto, riusciva ancora a sorridere, ad essere positiva, a sperare, a sognare. Demi non sapeva se avrebbe avuto la sua stessa forza se si fosse trovata nella medesima situazione. Glielo disse.
"Quando si vivono momenti difficili, si trova una forza incredibile qui dentro" le disse Jade, toccandosi la testa e il cuore.
"Io sto per adottare un bambino" continuò Demi. "Ho iniziato l'iter nel 2015. Tra qualche giorno incontrerò due bambine e sono sicura che adotterò loro, me lo sento."
"Sei una persona buona, Demi. Sarai una brava mamma. Ascoltavo molto la tua musica prima di finire così e mi aiutava."
"Ne sono felice."
In realtà, la cosa che più la rendeva contenta in quel momento era che Jade stesse parlando con lei. Erano faccia a faccia, due persone appartenenti a ceti sociali diversi, che avevano vissuto vite differenti, eppure iniziavano a parlare come se si conoscessero da sempre; e lo facevano perché c'era una cosa che le accumunava: erano entrambe semplici.
"Forse avrei dovuto accettare l'aiuto della mia assistente sociale" disse Jade ritornando seria, accarezzandosi i capelli, come se stesse parlando più a lei stessa che a Demi ed esternando un pensiero che aveva faticato a far uscire. "In fondo io ero stata fortunata. Non tutti gli assistenti sociali sono così. Alcuni, diciamocelo, se ne strafregano alla grande: lasciano i ragazzi che non sono stati adottati al loro destino, perché tanto non è più un problema loro. Questi giovani finiscono su una strada e non sempre va a finire bene. Io ne ho conosciuti altri con storie terribili come queste, per cui ti dico tutto ciò perché è vero, non me lo sono inventata. Alcuni di loro sono diventati violenti, hanno iniziato a drogarsi, a frequentare brutta gente, o ragazze che non trovando lavoro non hanno avuto altra scelta che iniziare a prostituirsi. Io non ho mai fatto nessuna di queste cose, né mai lo farò. Preferisco chiedere la carità piuttosto che rovinarmi completamente la vita."
Demi non sapeva né che dire, né cosa pensare. Ciò che Jade le stava raccontando era tremendo e la ragazza non riusciva ad immaginare quanto dovesse essere difficile e pericoloso vivere sulla strada.
"Mi tengo sempre lontana dai ragazzi, soprattutto quando sono in gruppo e se li vedo ubriachi. Ho troppa paura."
Le raccontò che anche le ragazze, spesso, si riunivano in gruppi e camminavano insieme, più che altro per prudenza.
"A volte alcune si devono difendere, soprattutto di notte" le spiegò. "Non tutti i ragazzi di strada vogliono andare a dormire in quei posti dei quali ti ho parlato prima e questo accade sia per quanto riguarda i maschi che le femmine."
"Immagino che lo facciano per vergogna" azzardò Demi, visto quello che Jade le aveva detto all'inizio.
"Esatto; tanti di noi si vergognano della loro condizione e preferiscono rimanere sulla strada, in pericolo, piuttosto che farsi aiutare e lasciare che altri, per quanto buoni di cuore, li vedano in quello stato. Sai, quando si vive sulla strada è molto difficile uscirne e riprendere a fare una vita normale. A volte succede se si ha fortuna, ma è raro. Io, però, ci spero ancora. Ora vado."
"Ti serve qualcos'altro? Hai freddo? Se vuoi posso…"
Avrebbe voluto darle una coperta, o magari dei vestiti più caldi e gettare via quelli, ormai laceri, che indossava.
"No, grazie, hai già fatto tantissimo per me, anche troppo."
A Demi non sembrava, ma pensò che, per una persona come Jade, che viveva nella povertà assoluta, quel cibo serviva per sopravvivere un altro giorno, per andare avanti anche se per poco. Da quello successivo la ragazza avrebbe dovuto ricominciare a lottare perché la sua vita era dura, molto più di quanto Demi potesse immaginare, ma per lei vivere un giorno in più era già un gran regalo, una benedizione. Non era tanto quello che Demi le aveva dato a farla felice, era ciò che aveva fatto: non l'aveva cacciata chiamandola barbona o puttana, né le aveva sputato addosso. Jade aveva avuto esperienze del genere, in passato, o l'aveva visto fare su altre persone che vivevano nelle sue stesse condizioni e si era precipitata subito a dare loro una mano, per quanto aveva potuto. Demi aveva sicuramente i suoi difetti, però bisognava riconoscere in lei un gran pregio: era generosa, molto attenta agli altri.
Jade tolse l'alluminio da uno dei panini e iniziò ammangiarlo lentamente, a piccoli morsi, come fa ogni persona che sa cos'è la fame e per la quale ogni boccone ha valore. Demi la guardava sorridendo, felice che le piacesse.
"Grazie, era buonissimo! Forse un giorno ci rivedremo" disse, quando ebbe finito.
"Lo spero. Mi farebbe piacere parlare ancora con te. Sei una ragazza coraggiosa, Jade."
Non la conosceva molto, sapeva solo in sintesi il suo passato, ma ciò le bastava per capirlo.
"Anche tu lo sei. Tutte le donne lo sono. Fin dall'alba dei tempi noi donne siamo state delle combattenti, delle guerriere e lo saremo per sempre."
Si sorrisero, si strinsero la mano e Demi sentì quella di Jade così fredda e magra, che un altro brivido gelido le percorse tutto il corpo. Se avesse stretto un po' più forte quella mano, pensò, si sarebbe spezzata.
"Non arrenderti" le disse, con gli occhi pieni di lacrime, non sapendo se fossero di gioia, di dolore o di entrambi.
"Non farlo nemmeno tu; e ama il tuo bambino con tutto il cuore."
"Forse anche tu, un giorno, sarai una madre, Jade e darai ai tuoi figli tutto l'amore che è mancato a te."
"Lo spero tanto!"
Detto questo si allontanò, camminando piano, curva, trascinando i piedi, con l'altro panino e la banana in mano e quel meraviglioso sorriso, simbolo della sua forza.
Demi rientrò in casa, commossa, senza parole. Il coraggio di Jade era davvero grande e lei ammirevole. Uscì di nuovo, in un impeto improvviso, aprì il cancello e corse fuori. Lei si stava allontanando, sempre piano.
"Addio!" esclamò.
"Addio!" rispose la ragazza, salutandola con la mano.
Mentre camminava nel suo giardino e ritornava in casa, Demi pensò che le sarebbe piaciuto incontrare di nuovo Jade, anche solo per chiacchierare un po' con lei, o semplicemente per salutarla. Sperava di averla fatta stare un po' meglio e pregò il Signore che l'aiutasse, augurandole tutta la fortuna e la felicità possibili. Si augurava che suo padre avesse avuto ragione, tanto tempo prima, quando le aveva detto:
"Ricorda, Demi, che gli addii non sono mai per sempre."
Forse era stata una delle poche cose belle e vere che le avesse mai detto.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Allora, spieghiamo un po' di cose *si schiarisce la voce*.
La prima parte, dedicata a Selena, dà un altro po' di indizi per capire cosa le succede. Ho aggiunto questa parte negli ultimi giorni, perché mi sembrava importante dare a questo suo problema un po' più di rilievo.
Il motivo principale per il quale ho scritto questo capitolo non è tanto il fatto di parlare della generosità di Demi, quanto piuttosto di ciò in cui credo, cioè che chi si trova sulla strada (per qualsivoglia motivo) sia una persona molto sfortunata, ma allo stesso tempo forte. Vedere coloro che chiedono la carità mi ha sempre fatta stare male, come è successo a Demi, ma non è sufficiente commuoversi, bisogna aiutarli. Credo che per loro un piccolo aiuto valga moltissimo. Per evitare fraintendimenti, vi assicuro che la mia intenzione non è affatto quella di polemizzare su questo, né di dire che nessuno fa niente, né tantomeno che gli assistenti sociali sono degli incapaci, no, perché non lo credo. Ci sono tante persone buone e generose a questo mondo! Semplicemente, volevo riflettere un po' su questo tema.
Tematiche come questa mi interessano tantissimo.
Credo che non tutti coloro che si trovano sulla strada riescano ad aprirsi come Jade ha fatto con Demi, anzi, proprio per quella mancanza di fiducia della  quale parlavo nel capitolo; ma una volta è successa una cosa del genere a mia mamma, che era venuta a prendermi in stazione e, mentre aspettava che io arrivassi con il treno, ha incontrato una donna che chiedeva la carità e che, a quanto ha detto lei, "mi ha raccontato tutta la sua vita." Lei l'ha ascoltata e ha detto che è rimasta stupita da quanto questa donna si sia aperta. Ricordo che questo mi ha fatto pensare tanto: quelle persone molto spesso sono sole e hanno bisogno di parlare. Proprio questa mia esperienza personale (anche se vissuta indirettamente), mi ha portata a scrivere il capitolo. Forse Jade è stata un po' troppo espansiva, sì, ma ha capito che di Demi si poteva fidare, per questo si è comportata in tal modo.
L'incontro con la ragazza è anche e soprattutto servito a Demi per farla crescere ancor di più interiormente, per parlare di adozione e capire che le cose per i ragazzi che non vengono adottati non sono affatto facili. Questo tema sarà ripreso nel capitolo seguente, in un breve dialogo fra Demi e Holly. Il fulcro di tale capitolo, però, saranno Mackenzie e Hope, che finalmente conoscerete!
   
 
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