Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Echocide    19/05/2016    5 recensioni
Secoli fa, furono creati sette gioielli magici che donavano dei poteri fantastici: I Miraculous.
Durante la storia, questi gioielli sono stati usati dagli eroi per salvare l’umanità.
Due di questi erano più potenti degli altri: gli orecchini della coccinella, con il potere della creazione; e l’anello del gatto nero, con il potere della distruzione.
La leggenda dice che a colui, che avrebbe avuto entrambi i gioielli, sarebbe stato donato il potere assoluto.

Sono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir sono riusciti a battere Papillon e a portarlo dalla parte del bene: Adrien e Marinette sono ormai una coppia e hanno appeso al chiodo la maschera da supereroi.
Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e nuovi eroi affiancheranno il duo...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.732 (Fidipù)
Note:Eccomi qua! Oggi è giovedì, quindi nuovo capitolo fresco fresco! Che cosa si può dire? A parte che ho imparato a memoria Rue Brézin mentre scrivevo questo capitolo perché sì, mentre buttavo giù il capitolo avevo google maps aperto con la visione Street View. Lo ammetto, sono un tantinello pignola quando si tratta di scrivere di città realmente esistenti, quindi mi documento, studio le mappe e ringrazio Maps per darmi modo di vedere esattamente (o come era, dato che la maggior parte delle foto son datate 2015) la zona. Sì, ho dei seri problemi, non temete me lo dico da sola.
Per quanto riguarda l'Hotel Aviatic qui troverete la camera di Alex: quando ho visto quella carta da parati, per quanto io ami le strisce, ho avuto un momento di: "ma stiamo scherzando? Seriamente hanno questa carta nelle stanze?" E...niente, mi pare di aver detto tutto quello che avevo da dire su questo capitolo, quindi come al solito voglio ringraziarvi tutti per il fatto che leggete e commentate questa mia storia: davvero grazie, grazie, grazie di tutto cuore!



Il gruppetto uscì dalla metrò, osservando l’ambiente circostante: «Da che parte?» domandò Rafael, guardando le vetrine dei negozi e poi la bionda che, cellulare alla mano, stava cercando di capire in che direzione andare; con uno sbuffo le prese l’apparecchio di mano e studiò la mappa: «Di là.» dichiarò, allungando il braccio davanti a sé.
«Sicuro, pennuto?» domandò Adrien, guardandosi intorno anche lui e passando un braccio attorno alle spalle di Marinette, attirandola verso di sé e ignorando bellamente il rossore che si era diffuso sulle guance della ragazza.
«Sì, sicuro. So orientarmi, sai?»
«Ne dubito.»
«Cosa facciamo quando siamo all’hotel?» domandò Wei, incamminandosi con gli altri nella direzione indicata da Rafael: «Come facciamo per andare nella camera?»
«Le proviamo tutte?» buttò lì Lila, voltandosi verso il ragazzo e alzando le spalle: «Dobbiamo entrare in quella camera a ogni costo.» dichiarò, mentre Rafael si fermava all’incrocio con una strada e annuì, quando alzò la testa e trovò la targa con il nome della via.
Gongolante, indicò al resto del gruppo la direzione, incamminandosi in Rue Brézin: «Dovrebbe essere più avanti.» mormorò, rendendo il cellulare alla proprietaria e studiando le attività commerciali: «Bel posticino. Cinese o thailandese?» domandò, indicando i due ristoranti che erano quasi contrapposti ai lati della strada.
«Io direi cinese.» dichiarò Adrien, facendo l’occhiolino a Marinette: «Poi mi piace quel cartello con Buffet a volontà.»
«Non è neanche male il prezzo.» commentò Lila, fermandosi e studiando la vetrina, inclinando la testa: «Prenotiamo?»
«Per me va bene. Sembra strano ma non mangio la cucina del mio paese da troppo.»
«Da tanto, Wei.» lo corresse Sarah, scuotendo il capo: «Magari prima raggiungiamo l’albergo e poi veniamo a mangiare?»
«Chiamiamo anche Nino e Alya?»
«Brava, Marinette.» dichiarò Rafael, sorridendo: «Così, una volta a tavola, affrontiamo il discorso anche con loro e gli diciamo…»
«Senti, pennuto, non è che puoi andare a dire a tutta Parigi che sei Peacock, sai?» sbuffò Adrien, guardandolo male: «La prossima volta che vai dal tuo dottore che gli dici: “No, sa. Questi lividi li ho perché combatto il male a Parigi. Vede, io sono Peacock.”»
«Veramente volevo dire ad Alya e Nino che anch’io sono del gruppo ora, ma se tu vuoi coinvolgerli nella lotta contro il male, chi sono io per negartelo?»
«Io lo uccido.»
«Adrien, calmo.»
«Io comunque ho preso il numero del ristorante.» si mise in mezzo Lila, alzando il suo cellulare e mostrando il display: «Magari ci facciamo un pranzo o una cena tutti assieme, che ne dite? Poi dai, il prezzo è buono e possiamo mangiare tutto quello che vogliamo.»
«Il bello degli All you can eat.» comment Sarah, sorridendo: «A New York ce ne sono veramente tantissimi.»
«Stanno prendendo piede anche in Italia, sai?»
«Continuiamo per l’albergo?» domandò Rafael, indicando la direzione e riprendendo a camminare: «Hotel Aviatic.» esclamò, fermandosi davanti la piccola entrata, molto più simile a quella di abitazione privata, e sormontata da una tenda blu: «Bel posticino…»
«E ora?» domandò Wei, allungando il collo e osservando il tipo all’interno: «Non possiamo entrati tanti.»
«Forse volevi dire tutti?» buttò lì Adrien, annuendo con la testa: «No, tutti e sei saremmo sospetti. Sarah, tu…»
«Io devo entrare per forza.» decretò la ragazza e il biondo annuì, sospirando: «Hai un piano, my lady?» domandò alla moretta al suo fianco, calamitando l’attenzione di tutti su di lei.
«Perché state guardando tutti me?»
«Perché sei il nostro capo, semplice.»
«La vogliamo finire con questa storia? Non sono il vostro capo quando sono…beh, me.»
«Sì. Certo.» annuì Rafael, incrociando le braccia al petto: «Il piano?»
Marinette lo fissò, sbuffando rumorosamente: «Allora, voi ragazzi state fuori e noi tre andiamo dentro?»
«No.» fu la risposta che provenne dai tre giovani, facendo alzare gli occhi alla mora.
«E allora facciamo così: Sarah, Adrien ed io andiamo dentro.» decretò Marinette, indicando con un gesto svogliato della mano l’entrata dell’hotel: «Mentre Rafael, Lila e Wei rimangono qua fuori.» il gruppetto annuì e Rafael, con Lila e Wei al seguito, se ne andò dalla parte opposta della strada, interessandosi alle vetrine della Chocolaterie lì davanti.
«Andiamo.» decretò Sarah, entrando nell’hotel, seguita a ruota dagli altri due: si guardò intorno, osservando l’ambiente stretto e sorridendo poi all’uomo nello stanzino della reception, proprio alla sua sinistra: «Buongiorno…» mormorò, avvicinandosi al piccolo bancone e guardando i due con lei.
«Buongiorno.» lo salutò Adrien, facendo un passo avanti e superando Sarah: «Un nostro amico alloggia qui da voi…» iniziò, notando gli occhi del suo interlocutore sgranarsi alla sua vista: lo conosceva. Perfetto.
«Adrien Agreste?»
«Già, sono proprio io.»
L’uomo si passò una mano fra i capelli radi, sorridendogli luminoso: «Mia figlia è una sua fan e…» si fermò, sospirando e sorridendo: «non è che mi farebbe un autografo?»
«Se lei mi aiuta.» dichiarò prontamente Adrien, poggiandosi con i gomiti al bancone: «Vede, il mio amico alloggia qui da voi ed è venuto a casa mia. Sa, era un po’ che non ci vedevamo…»
«Sì, capisco perfettamente.»
«Purtroppo però deve aver preso uno di questi virus intestinali che girano e…beh, non ha dato un bello spettacolo di sé.»
«Oh. Oh. Capisco, capisco.»
«Ora è a casa mia, non sta ancora bene, però mi ha chiesto di venire a prendergli alcune cose…»
«Oh. Ma certo! Ma certo! Come si chiama il suo amico?»
«Alex…» Adrien si voltò verso Sarah che, fino a quel momento, era rimasta in silenzio e con la bocca aperta di fronte alla faccia tosta del biondo: «Sarah. Alex…»
«Eh. Oh. Alex Simmons.»
L’uomo annuì, sfogliando il registro delle camere e sorridendo alla vista del nome: «Eccolo qua. Stanza 201.» dichiarò, voltandosi e prendendo la chiave della camera, assieme a un foglio di carta e una penna: «A voi. Nell’autografo, ci può mettere anche Alla piccola Louise?»
Adrien annuì, prendendo il foglio e la penna  e scribacchiando velocemente il suo nome e cognome, assieme alla dedica che l’uomo gli aveva detto: «Ecco a lei, è stato gentilissimo.»
«Grazie a lei.»
Adrien sorrise, girando l’anello delle chiavi nell’indice destro: «Andiamo.» mormorò, esortando le due ragazze a proseguire verso le scale e, velocemente, raggiunsero il piano della camera: «201…201…dovrebbe essere la prima, no?»
«A rigor di logica.»
«Eccola!» esclamò Marinette, indicando la targhetta con il numero che interessava loro: «A proposito: cosa dobbiamo cercare?»
Adrien infilò la chiave nella toppa: «Qualsiasi cosa sospetta?» buttò lì, girando la chiave e aprendo la porta: «Ok. Sappiate che questa carta da parati è un crimine verso la vista.» dichiarò, indicando le pareti a strisce bianche e grige: «E non sto scherzando.»
«Lo diremo alla direzione.» commentò Marinette, richiudendo la porta, dopo che gli altri due erano entrati: «Bene, al lavoro.»


«Secondo te quei cioccolatini saranno buoni?» commentò Flaffy, studiando le varie scatole esposte e battendo le zampine fra loro: «Direi che quella sembra la migliore.»
«Tanto non la compriamo, Flaffy!»
«Cosa? Ma perché?»
«Perché non siamo qui per rimpinzare il tuo rifornimento di cioccolata.»
«Sei cattivo, Rafael.»
«Oh. Andiamo! Hai ancora tanta cioccolata a casa…»
«Ma non questa!» esclamò lo spirito del pavone, indicando la vetrina e fissando l’umano con il volto imbronciato: «Io voglio assaggiare questa cioccolata.»
«E se non ti piace?»
«Mi piacerà!»
«Non puoi saperlo! E ti vorrei ricordare di quella volta che hai voluto a tutti i costi una confezioni di cioccolatini che poi hai buttato via perché sapeva di muffa! Tue parole, eh!»
Lila ridacchiò, scuotendo il capo e legandosi i lunghi capelli scuri in una coda: «E’ consolante sapere che tutti i kwami sono così.» dichiarò, voltandosi verso Wei: «Wayzz ti da problemi?»
«No. Non tanti.» dichiarò il cinese, incrociando le braccia e sorridendo al kwami, che faceva capolino dalla felpa: «Mi incoraggia mentre studio francese e poi è divertente vederlo mangiare lettigia.»
«Lettigia?»
«Forse voleva dire lattuga.» buttò lì Rafael, acciuffando Flaffy, che svolazzava davanti la vetrina, e infilandolo nella tasca della giacca.
«Quella.»
«Vooxi invece mi sta tormentando per avere un paio di occhiali. Tondi. Alla Harry Potter.»
«Ehi, mi starebbero benissimo.» dichiarò l’esserino arancio, affacciandosi dalla borsa della ragazza: «E mi darebbero un’aria intellettuale.»
Lila sbuffò, alzando gli occhi al cielo: «Sentirò Marinette se può farteli.»
«Grazie, Lila!»
«Quando il vecchietto ci ha mollato i Miraculous.» sbuffò Rafael, scuotendo il capo: «Poteva metterci l’avviso: se li usate avrete a che fare con degli esserini un po’ particolari. Un po’ tanto particolari.»
Wei ridacchiò, voltandosi in direzione dell’albergo e notando gli altri uscire: «Arrivano.» mormorò, indicando i tre corsero verso di loro: «Trovato niente?»
«Nella stanza no, non c’era niente d’interessante. A parte la carta da parati da denuncia.» bofonchiò Adrien, tirando fuori il cellulare e mostrando loro lo schermo: «Ma guardate che sta combinando il nostro amico.»
Lila, Rafael e Wei osservarono lo schermo dove Nadja Chamack, la giornalista di punta del canale TVi, stava riferendo gli ultimi avvenimenti e mostrando le immagini di Mogui che, marciando attraverso il Pont d’Iéna, stava puntando alla Tour Eiffel: «Dobbiamo sbrigarci.» mormorò Sarah, guardando gli altri e ricevendo un cenno affermativo da tutti: «Forse questa volta riusciamo a salvarlo.»


Il tenente Rogers si tolse il cappellino, asciugandosi il sudore sulla fronte e osservando la figura scura che stava marciando verso il posto di blocco: quasi tutte le auto della polizia erano state collocate su Quai Branly, creando un posto di blocco, e i poliziotti erano già in posizione, con le armi alla mano; si voltò, osservando le forze speciali che, con gli scudi pronti, erano l’ultimo baluardo prima della Tour Eiffel.
E, doveva essere sincero con se stesso: non gli sarebbe dispiaciuto vedere le figure degli eroi di Parigi.
Insomma, saltellavano a destra e a manca per Parigi, possibile che quando c’era veramente bisogno di loro non si facessero vedere?
Sbuffando si mise di nuovo il cappello, calcandoselo ben bene sulla testa e osservò il guerriero, sempre più vicino.
«Buongiorno, tenente.» lo salutò la voce allegra di Chat Noir, mentre l’eroe atterrava alle sue spalle, sorridente come sempre e con la sua partner al fianco: «Direi che è il momento degli eroi, no?»
Dietro di loro, il resto dell’allegra combriccola arrivò, dando un po’ di speranza all’uomo: non era mai stato tanto ansioso di combattere quei cattivi che imperversavano su Parigi, quindi che ci pensassero loro!
Ladybug gli sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla e osservando la situazione davanti a lei: «Tortoise, Bee: occupatevi del fianco destro; Volpina, Chat: voi del sinistro. Peacock, tu usa il tuo potere, mentre io mi occuperò della linea centrale.» spiegò brevemente l’eroina in rosso, lanciando il suo yo-yo verso un lampione e, con un balzo, superò la barricata di auto, venendo immediatamente imitata dal resto che, sfruttando i propri mezzi, si misero in prima linea.
Ladybug ruotò la propria arma, correndo verso il nemico e ingaggiando con lui un breve duello, lanciandogli contro lo yo-yo contro e impedendogli di continuare l’avanzata; Mogui parò i colpi della ragazza con facilità, mentre le spalle erano quasi scosse dalle risate.
Come se stesse ridendo di lei.
«Ti sembro comica?» domandò Ladybug, scagliando lo yo-yo e imprigionandolo con il filo, trattenendolo mentre Chat e Tortoise balzavano contro di lui; Mogui strattonò la ragazza, facendola cadere e si liberò, voltandosi verso l’eroe verde e colpendolo in pieno petto, spedendolo contro la balaustra del ponte.
Volpina suonò alcune note, mandando contro il nemico alcune sue copie e poi corse dal compagno, aiutandolo a mettersi seduto: «Stai bene?» gli domandò, accucciandosi accanto a lui e osservandolo mentre scuoteva la testa: «Tortoise…»
«Sto bene.» mormorò lui, sorridendole e gettando il cappuccio indietro: «Tranquilla. Non sono…mh. Come si dice nella tua lingua?»
«Debole?»
«Non era quello che avevo in mente ma va bene.»
Volpina annuì, aiutandolo a rialzarsi e osservandolo mettere mano allo scudo, ancora posizionato sulla schiena di Tortoise: «Stai attento.»
«Sempre.» dichiarò Tortoise, osservando Chat che aveva coinvolto l’altro in un duello di spade, ogni tanto interrotto dagli attacchi congiunti di Ladybug e Bee che, da lontano, cercavano di tenere impegnato il guerriero nero, facendo riprendere un po’ di fiato al felino.
Volpina invocò il proprio potere speciale, lanciando una sfera di fuoco fatuo contro Mogui, mirando alla maschera, rimanendo poi a osservarlo mentre faceva cadere la spada e si portava le mani al viso: «Bee!» urlò verso l’eroina in giallo che, dopo un cenno affermativo con la testa, creò due sfere di energie e le scagliò contro le gambe dell’avversario.
«Non si fa tanti poroblemi.»
«Problemi? Perché è Alex? No, direi di no: sa che deve essere fermato e lo farà. Un po’ come Ladybug quando Chat veniva controllato dai loro nemici.» dichiarò Volpina, vedendo la coccinella invocare il Lucky Charm e, nello stesso momento, Chat balzare in avanti e colpire con il Cataclisma, il cemento ai piedi di Mogui, imprigionandolo nella strada.
«Ancora specchio!» urlò l’eroina rossa, mostrando l’ennesimo specchietto portatile che era apparso: «Ma se glielo metto davanti finché non ritorna se stesso?»
«Possiamo provare, my lady.» dichiarò Chat, sorridendo al guerriero che, bloccato per metà nel cemento, si agitava e cercava un modo di liberarsi: «Tanto di qui non scappa.» dichiarò, voltandosi verso la ragazza e notando l’eroe blu che stava correndo verso di loro: «Pare che Pennuto abbia fret…» si fermò, portando nuovamente l’attenzione su Mogui e notando che gli occhi – o almeno, quelli che sembravano gli occhi – diventarono luminosi.
Un’inquietante luce rossa.
«Gli occhi!» urlò Peacock, fermandosi a pochi passi da Bee: «Tortoise, la tua barriera! Subito!»
L’eroe annuì, evocando il suo potere e creando una barriera davanti Ladybug e Bee, pochi secondi prima che un raggio rosso si scagliasse contro le due ragazze; Chat balzò indietro, mettendo mano al bastone e fissando sconvolto il nemico: «Adesso sparaflasha dagli occhi?» domandò, notando Mogui girare faticosamente verso di lui.
Chat tenne il bastone davanti a sé, mentre Mogui sparava un nuovo raggio e lo evitò, facendolo deviare con la sua arma.
Un altro.
E nuovamente fu deviato.
Sorrise, fissandolo sfrontato: «Beh, dai non sei tanto pericoloso, anche se hai gli occhi luminosi e…» si fermò, deviando l’ennesimo colpo e ruotando su se stesso, non accorgendosi del raggio già pronto negli occhi di Mogui.
«Chat attento!» esclamò Ladybug, lanciandosi in protezione del compagno e rovinando a terra, quando il raggio la colpì alla spalla sinistra.
«Ladybug!» urlò il felino, balzando verso la ragazza e tirandola su: «Lady…» si fermò, carezzando il volto e stringendola a sé: «No. No. Non puoi…»
«Sto bene.» mormorò lei, abbozzando un sorriso e allungando una mano, fino a carezzandogli il volto: «Davvero, mi ha preso di striscio.»
Chat boccheggiò, scuotendo il capo e stringendola contro di sé, voltandosi poi verso Mogui che, con strani versi, sembrava prendersi gioco di loro: «Ride!» ringhiò Chat, osservandolo mentre, facendo leva con le braccia, si issava e riusciva a liberarsi dalla sua prigione di asfalto.
Mogui si voltò verso Volpina, gli occhi ancora rossi e sparò l’ennesimo raggio: «Attenta!» esclamò Tortoise, stringendo l’eroina arancio a sé e parando il colpo con la sua schiena, rovinando poi a terra con la ragazza; Mogui li osservò, spostando poi l’attenzione su Peacock che, con i ventagli in mano, era in posizione di attacco: il guerriero nero sparò l’ennesimo raggio che il pavone deviò facilmente, poi un secondo e, solo al terzo, riuscì a colpire la mano dell’avversario, facendogli cadere l’arma per terra.
Si avvicinò a Peacock, osservandolo dall’alto, mentre quest’ultimo si teneva la mano dolorante, accucciato sull’asfalto: «Fermo!» intimò Bee, tenendolo sotto tiro con il bracciale destro: «Non osare. Alex.»
Mogui si voltò verso di lei, rimanendo immobile mentre Bee faceva vagare lo sguardo, cercando di valutare la situazione dei loro compagni: Peacock era ai piedi di Mogui, la mano ferita tenuta contro il petto; poco distante, Volpina stava cercando di far rinvenire Tortoise, preso in pieno dal raggio rosso e, poco lontano, Chat Noir stava aiutando Ladybug a rialzarsi.
«Perché Alex?» domandò, sempre tenendolo sotto tiro e sentendo la voce spezzata dalle lacrime trattenute: non avrebbe pianto. Non voleva piangere.
Non l’avrebbe fatto.
Osservò Mogui allungare una mano verso di lei, un lamento provenire da dietro la maschera, poi il guerriero urlò e volute di fumo comparvero, avvolgendolo interamente: «Alex!» urlò Sarah, abbassando la propria arma e osservando il nulla, che era rimasto al posto del guerriero.


Coeur osservò soddisfatta il proprio sottoposto: «Sei stato bravo.» mormorò, allungando le mani e posandole sulla maschera di cristallo: «Li hai messi in ginocchio.»
I Miraculous…
«A tempo debito. Non essere impaziente.»
Sei tu che li vuoi.
Non io.

«Lo so.»

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Echocide