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Autore: aoimotion    20/05/2016    9 recensioni
1 - Più la guardava, più Nick si stupiva di quanto Judy Hopps fosse piccola.
5 - Nick tirò indietro le orecchie, leggermente offeso. «Le tue insinuazioni mi feriscono, Judy. Quale agente di polizia darebbe la colpa agli altri per la propria malasorte?»
11 - Nel buio, una voce a lei terribilmente nota sussurrò parole divertite ad un soffio dal suo orecchio. Judy si voltò di scatto e tentò di acciuffare le tenebre, ma ottenne solo di sbilanciarsi e finire col muso per terra.
«Nick!» gridò, al colmo della misura. «Vuoi darci un taglio, sì o no?»

13 - «Tu mi farai morire» le disse, sorridendo appena. «Sei una minaccia per la mia sanità mentale, Carotina.»
16 - Ma intanto le sue zampe erano già corse al telefono con l’urgenza di chi, annegando nell’oscurità, cerca disperatamente l’interruttore della luce.
20 - «È proprio questo il punto» le disse. «Che tu non capisci. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo istante, tu non capisci.»
[Post-film] [I'm nothing but furry trash]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
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~Coniglio~
22 - Sorriso
 

 

 

 
 


«Sorridi.»
Niente da fare.
«Sorridi» ripeté alla figura di fronte a lei.
Niente da fare.
Judy digrignò i denti. «Sorridi» implorò, per la terza volta.
Qualcosa sul suo volto si mosse. Le labbra si piegarono leggermente all’insù, ma in un modo così disperato da farle quasi venire il mal di stomaco per la tensione.
D’impulso, la coniglietta si voltò. Dietro di sé, qualcuno che avrebbe dovuto essere lì con lei la soffocava, invece, con la propria mancanza.
Sconsolata, si girò nuovamente verso lo specchio. «Siamo solo io e te, eh?»
Il riflesso scrollò le spalle, come a volerle dire: “non posso farci niente.”
Ovvio che non potesse farci niente; se c’era qualcuno che avrebbe potuto farci qualcosa, quello era…
Il cellulare, dall’altro capo della stanza, cominciò improvvisamente a squillare. Judy balzò rapidamente di fronte al tavolo e afferrò il dispositivo con uno slancio tale che quasi lo scaraventò via, premette il pulsante verde e appoggiò la cornetta all’orecchio. «Alla buon’ora, signor Wilde.»
«Ah, quindi adesso non merito più neanche il grado di agente?»
«In questo momento sei solo un civile con l’influenza, perciò no.»
«Non siamo tutti come te, Carotina. I mammiferi normali si ammalano, ogni tanto.»
«Guarda che anche io mi ammalo.»
«Sì, ma ti trascini comunque in ufficio pure a costo di crepare. Devo ricordarti di quella volta che–»
«No» lo interruppe, «non tirare di nuovo fuori quella storia. Non osare.»
«Come no? I tuoi deliri febbricitanti erano così carini.»
«Nick…» Judy sospirò. «Dai, sii serio. Qui è un disastro.»
«Non lo è» ribatté la voce all’altro capo. «Prova a rilassarti, vedrai che andrà tutto bene.»
«Facile parlare per te, al calduccio sotto le coperte e magari con una tazza di tè tra le zampe.»
«Ehi, non l’ho chiesta io la febbre.»
«Lo so, scusa.» La coniglietta si mosse il labbro inferiore e aggiunse, dopo una brevissima pausa: «Non sai come vorrei che tu fossi qui.»
«Lo so» replicò lui. «E prima che tu lo chieda: no, non sto facendo del sarcasmo. Lo so davvero.»
La coniglietta cominciò a camminare per la stanza, irrequieta. «E se sbagliassi qualcosa? E se non mi prendessero sul serio? E se–»
«Judy.» Il richiamo di Nick arrivò alle sue orecchie, fermo e deciso.
Ogni volta che la chiamava per nome, Judy si sentiva sempre un po’ stupidamente felice. Scosse la testa, conscia che quello non era il momento adatto per farsi venire le farfalle nello stomaco, e concentrò tutta la sua attenzione sul resto della frase che stava per arrivare. Un lieve brivido di aspettativa le corse lungo la schiena.
«Sii consapevole» continuò a quel punto la volpe, «che ci sono almeno una ventina di reclute, là fuori, che ti considerano una dea. Potresti andar lì, sorridere in quel tuo modo assolutamente adorabile senza far nulla per due ore, e ti assicuro che loro ti amerebbero lo stesso.»
Judy non poté fare a meno di sorridere per quell’improbabile scenario. «Da dove viene tutta questa sicurezza?»
Ci fu una breve pausa. «Esperienza personale» rispose infine Nick – e le sembrò quasi di poterlo vedere, mentre distoglieva lo sguardo e si grattava il retro del collo con fare noncurante.
Quell’immagine le costò un battito, forse anche due, forse anche trecento.
«Come puoi dirmi certe cose per telefono, brutto idiota.» Judy strinse la presa del cellulare, piroettò su se stessa e soffocò piccole risate decisamente fuori luogo. «La prossima volta che ti vedo ti strangolo di abbracci.»
«Vado subito a prenotare un volo di sola andata per lo spazio profondo, allora.»
Una risata sbocciò in lei, naturale e genuina, e scacciò parte dell’ansia che la stava consumando. Judy sorrise ancora di più – era sempre così, quando si trattava di loro due: se lei cadeva, Nick era sempre lì per aiutarla a rialzarsi.
«Grazie» gli disse, dal profondo del cuore. «Ti voglio bene, stupida volpe.»
«Uhm.» Le parve di respirarla, l’esitazione che aleggiava nell’aria dall’altra parte della cornetta. E di nuovo riusciva a vederlo con una chiarezza spaventosa, e di nuovo il cuore accelerò, saltò, danzò dentro il suo petto e di nuovo le farfalle si levarono in volo tra le pareti del suo stomaco. «Ne sono lieto.»
La bolla scoppiò e Judy precipitò sulla terra con un tonfo. Eppure, per qualche strana ed improbable ragione, ad aspettarla trovò un calore che le era molto familiare. «Che risposta orribile, Nick.»
«Sei tu che te ne esci con queste frasi dal nulla» protestò la volpe. «Non aspettarti che sia capace di replicare in modo… carino, se mi dici certe cose così su due piedi. Mi serve un po’ di preavviso, e che diamine.»
«Ok, allora facciamo così: io mi dimenticherò del tuo patetico “ne sono lieto” e stasera, quando verrò a rimboccarti le coperte, tu mi darai una risposta migliore. Ci stai?»
Lo sentì sospirare. «Ho scelta?»
«Ovviamente no.»
«Almeno portami qualcosa ai mirtilli. Ecco, magari una fetta di quella torta buonissima dell’altra volta.»
«Volpe viziata» lo rimbeccò lei – ma, dopotutto, l’idea di viziarlo non le dispiaceva affatto. «Sappi che ti costerà una dose extra di apprezzamenti.»
«Coniglietta ricattatrice.»
«Sempre e comunque.»
«Mi arrendo, dolcezza. Porta qui quella torta e avrai da me quello che vuoi.»
«D’accordo» rispose, cercando di ignorare le palpitazioni che erano appena sopraggiunte. «Adesso sarà meglio che vada. Sai, devo ancora finire di prepararmi…» ‘E impedire alla mia bocca di pronunciare parole assolutamente imbarazzanti di cui avrò a pentirmene per il resto della mia vita.’
«Vai e stregali tutti» le disse lui. «So che ci riuscirai.»
Judy annuì. Se lo sapeva il suo partner, allora lo sapeva anche lei – era sempre così. «A stasera, Nick.»
«A stasera.»
E in quella promessa Judy avrebbe voluto tuffarvici, nuotare fino a perdere il fiato ed infine annegare; e non sarebbe mai esistita una morte più dolce di quella.
 
Quando lasciò l’appartamento, pronta ad affrontare un manipolo di reclute dalle aspettative troppo alte e dall’entusiasmo troppo accentuato, Judy non ebbe bisogno di guardarsi allo specchio un’ultima volta: sapeva già di star sorridendo.
 
E che quel giorno non avrebbe mai smesso.


 
 
 











__________________
Angolino dell'autrice:
Capitolino di appena 1003 pagine per ingannare l'attesa (la mia attesa, non la vostra :P). Questa è una di quelle one-shot che ho scritto un po' di tempo fa e che lo lasciato marcire (lievitare?) in attesa di trovare un momento per pubblicarla.  Spero che sia di vostro gradimento :)
(Ho notato, con un certo dispiacere, che il numero di lettori di questa raccolta si è praticamente dimezzato: non so se dare la colpa alle mie non-doti di scrittrice o al fatto che ormai l'interesse per Zootopia si sta diradando... comunque, volevo ringraziare tutte le persone che ancora seguono questa raccolta - siete comunque circa 700, mica da ridere!)
PS: ho dei messaggi in sospeso con alcuni di voi, scusate che non vi ho ancora risposto ma in questo periodo non ci sono molto con la capoccia... ;_; rimedierò!

 
   
 
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