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Autore: crazy lion    20/05/2016    8 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 20.

LA CRISI DI MACKENZIE

Il giorno dopo Andrew si svegliò con un mal di testa terribile.
La sera prima era andato a trovare la sorella. Stava come al solito: non c'erano segni di risveglio dal coma. Quando era tornato a casa si era ubriacato fino a che aveva iniziato a vedere doppio e a sentire tutti i rumori ovattati, come se fossero stati lontani e ora si era svegliato sul pavimento del salotto con i suoi gatti che, vicino a lui, gli leccavano la faccia. Non si ricordava nemmeno di essere caduto per terra, la sera prima. Si era preso una sbornia coi fiocchi! Non beveva così tanto da un anno e mezzo circa. Le volte nelle quali lo faceva, dopo essere stato da Carlie, erano pochissime, al massimo una o due all'anno.
"Sto di merda!" esclamò. Dirlo ad alta voce gli piaceva di più che pensarlo, anche se non sapeva spiegarsi il perché. "Se penso che il vino di ieri sera faceva schifo e che ne ho bevuto fino a scoppiare, mi vergogno ancor più di quanto sto facendo ora. Sono stato un coglione!"
Evitò di riflettere sul fatto che era in ritardo di un'ora al lavoro, perché altrimenti avrebbe detto di peggio sul proprio conto. Non era arrivato mai tardi da quando aveva iniziato a lavorare come avvocato, quattro anni prima. Avrebbe dovuto prepararsi psicologicamente ad una sgridata da parte del suo capo, poco ma sicuro. Si alzò e sentì una fitta alla schiena, ma non ci fece caso. Coccolò un po' i suoi gatti, diede loro da mangiare e da bere, fece colazione, poi chiamò Demi.
"Pronto?" chiese la ragazza, pimpante.
"Ciao, Demi! Sei al lavoro?"
"Sì, da un'ora. Tu?"
"No, devo ancora uscire. Sono in ritardo, ma volevo chiamarti."
"Come stai?"
"Ho un mal di testa che mi sta uccidendo. Ieri sera sono stato male."
"Mi dispiace!" esclamò la ragazza, un po' preoccupata.
"Senti, ti ho chiamata per domandarti se avresti qualcosa da portarmi per il mal di testa. Ho bevuto un caffè caldo nella speranza che mi passasse, ma niente da fare e in casa non ho medicinali."
"Va bene, oggi sono abbastanza libera, quindi ho tempo. Dammi cinque minuti e arrivo."
In quel momento Demi ricordò che avrebbe voluto chiedergli una cosa. Quella mattina Holly l'aveva chiamata dicendole che il secondo incontro con le bambine era fissato per il giorno successivo e non per la settimana seguente.
"Ah, ascolta," disse ad Andrew, "domani andrò a vedere le bambine per la seconda volta. Il primo incontro è stato bello, un po' difficile per Mackenzie, ma in sostanza non è andata male. A proposito, scusa se non ti ho telefonato ieri, ma ho preferito godermi un po' da sola le sensazioni che provavo. Tu sei il primo a cui lo racconto. Volevo chiederti: ti piacerebbe venire con me?"
"Stai dicendo che tu… vuoi che andiamo dalle bambine… insieme?" balbettò, sorpreso, non aspettandosi quella proposta.
"Sì, certo!"
"Non per rifiutare, ma posso chiederti il perché? Io sono un tuo caro amico, sì, ma ci sono persone più importanti nella tua vita, come i tuoi genitori o le tue sorelle."
"Sarei felice se tu ci fossi e se loro ti conoscessero. A te i bambini sono sempre piaciuti!"
"È vero. Va bene, vengo volentieri! A che ora andrai?"
"Alle 17:00."
"Dovrei aver finito di lavorare a quell'ora, ma sei sicura che io possa venire?"
"Chiederò all'assistente sociale, ma credo che se le dirò la verità, cioè che sei un mio carissimo amico e che ti piacciono da impazzire i bambini, non ci saranno problemi."
"Grazie per avermi detto che sono un tuo carissimo amico. È molto bello sentirmelo dire ogni tanto. Anche tu sei una mia amica molto cara!"
"Grazie. Okay, allora chiamerò subito Holly per chiederglielo e poi verrò da te a portarti qualcosa."
 
 
 
Demi era al lavoro. Stava cantando e pensando ad Andrew. Quella mattina l'aveva visto talmente pallido che si era spaventata. Gli aveva domandato che cos'avesse avuto la sera prima e lui le aveva risposto che gli era salita la febbre, ma lei ne dubitava. Sembrava ancora addormentato e con la testa da un'altra parte. Gli aveva dato le pastiglie per il mal di testa e poi se n'era andata, anche se avrebbe tanto voluto rimanere con lui. Appena trovò un momento di pausa chiamò Holly Joyce per chiederle se Andrew avrebbe potuto venire a conoscere le bambine il giorno successivo.
"Sì, se vi conoscete così bene non ci sono problemi. Avvertirò Lisa ma non credo che avrà nulla in contrario, basta che tu spieghi alle bambine che lui è solo un tuo amico e non il loro papà. Sai, Mackenzie potrebbe capire male e questo la farebbe soffrire."
"Okay, grazie davvero Holly!"
Era felice che le avesse detto di sì e ancor più che Andrew avesse accettato.
Il pomeriggio seguente, quando andò a prenderlo, vide che era nervoso.
"Stai bene?" gli chiese.
"Sì, anche se non so come comportarmi!" esclamò lui, battendosi le mani sulle cosce.
"Comportati come fai di solito con i bambini" gli disse la ragazza salendo al posto di guida e accendendo il motore. "Sii naturale!"
"Okay. Demi, cosa succederà se non dovessi piacere a Mackenzie?"
"Le piacerai, non ti preoccupare."
"Se lo dici tu…"
Demetria vedeva che Andrew non era affatto tranquillo, ma del resto era normale. Nemmeno lei era la calma fatta persona in quel momento. Gli raccontò com'era andato il primo incontro.
Arrivati davanti alla casa videro che Holly Joyce era già lì, nonostante mancasse ancora un po' all'appuntamento. Demetria le presentò Andrew e la donna fu molto felice di conoscerlo.
"Demi teneva molto al fatto che venisse a conoscere le bambine!"
"Sì, lo immagino. Io sono ansioso di vederle. Demi me ne ha parlato con talmente tanto entusiasmo che la mia curiosità è diventata ancora più grande di quanto già fosse. Io le sono stato vicino durante il procedimento di adozione in certi momenti, perché in alcuni periodi lei ha preferito non parlare con nessuno."
"Per me è stato difficilissimo accettare di dover rinunciare a Jonathan. Mi ha distrutto il cuore quella cosa; e poi non è stato facile aspettare" commentò la ragazza.
Non si vergognava ad ammetterlo e non si era affatto offesa per ciò che Andrew aveva detto. Lui aveva raccontato solo la verità.
"Lo immagino e mi dispiace tantissimo, davvero!" esclamò l'assistente sociale, "ma in questi casi bisogna avere tanta pazienza."
Li invitò a proseguire. Poco dopo arrivò Lisa, alla quale Demi presentò Andrew.
"Sono l'assistente sociale di Mackenzie e Hope" spiegò.
"Molto piacere! Non è un problema se vengo anch'io a conoscere le bambine, vero?"
"No! Holly mi ha detto che è molto amico di Demi, quindi se le piccole iniziano a conoscere anche le persone che vogliono bene alla loro mamma, questo non potrà che giovare loro" disse con un gran sorriso.
Demi suonò il campanello e William e Joanna vennero ad
accoglierli.
Stavolta le bambine erano in salotto. Mackenzie era sul tappeto a giocare con una Barbie, mentre la piccola Hope era in un passeggino a poca distanza dalla sorellina e si guardava intorno con curiosità.
"Ciao Mackenzie!" esclamò Demi andandole incontro e sedendosi accanto a lei. "Hai una bellissima bambola!"
La bambina sorrise.
"Lui è Andrew, un mio amico. Aveva voglia di conoscere te e Hope."
Mackenzie si alzò e gli andò incontro. Andrew la toccò e in quel momento Demi pensò di essere stata un'idiota: quando gli aveva raccontato quanto successo il giorno prima gli aveva parlato del fatto che la bambina era scappata, ma non gli aveva detto che Mackenzie non voleva essere toccata, che era terrorizzata dal contatto con altre persone. Solo con lei si era aperta sotto quel punto di vista, per farle capire che voleva essere adottata. La bambina iniziò a correre in tondo come impazzita, dopo qualche secondo si avvicinò ad Andrew e cominciò a dargli schiaffi con le sue piccole mani.
"Mackenzie, ferma, lui non voleva…" provavano a dirle Lisa, Holly, Demi e i genitori affidatari.
Cercavano di fermarla, ma lei riusciva sempre a fare in modo che loro fossero costretti a mollare la presa. Non solo scalciava e tirava pugni, ma li graffiava e li mordeva.
Hope, vedendo che la situazione era strana e sentendo l'agitazione intorno a sé, cominciò a strillare. Mackenzie smise di scalciare e di mordere. Graffiò Andrew su una mano, poi si buttò per terra e cominciò a battere la testa sul pavimento, urlando.
"Mackenzie, no" disse Demi, prendendola piano per le spalle e cercando di impedire che si facesse male. Sentì il sudore che le impregnava i vestiti. Grondava, doveva avere molto caldo e, soprattutto, tantissima paura. "Calmati, non è successo niente!" esclamò, invano.
La piccola sfuggì dalla sua presa, si alzò e corse di sopra.
"Che cos'ho fatto?" chiese Andrew dopo qualche minuto, con la disperazione nella voce.
"Non te l'ho detto," cominciò Demi, "lei non sopporta il contatto fisico, ne ha una paura incredibile. Non vuole essere toccata. Si avvicina e tocca le persone se se la sente."
"Fammi capire, tu ti sei dimenticata di dirmi una cosa così importante?" chiese Andrew, alzando sempre più la voce.
"Hai ragione, mi dispiace, avrei dovuto fare attenzione, lo so. È solo che per me è una cosa normale, io lo so e quindi mi comporto di conseguenza, ma per te non è lo stesso ovviamente. Scusami, Andrew!"
William e Joanna erano corsi di sopra per vedere che cosa Mackenzie stesse facendo. Lisa spiegò che, quando la bambina aveva quelle crisi, non si controllava. Andrew le fece una domanda che forse avrebbe potuto apparire esagerata, vista l'età della piccola, ma se non l'avesse posta sarebbe rimasto con il dubbio.
"Ha mai tentato il suicidio durante questi episodi?"
Demi lo guardò allarmata. Lei non ci aveva pensato. Le sembrava strano. In fondo, Mackenzie era ancora molto piccola, troppo per pensare a quelle cose così terribili.
"No, grazie a Dio!" esclamò Lisa. "Spero che non lo farà mai, che una volta che sarà con Demi riuscirà a calmarsi, a sentirsi veramente amata e che sarà capace di socializzare con altri bambini e di farsi toccare."
"Credo che non abbia solo paura di soffrire o di perdere chi ama, ma anche che non voglia farsi toccare perché teme che chi lo fa possa uccidere anche lei come sono stati uccisi i suoi genitori. Loro sono stati freddati con una pistola, ma se Mackenzie scalcia, morde e graffia quando la si tocca è perché vuole difendersi, perché ha paura che qualcuno la ferisca o la uccida" disse Holly.
Mentre parlavano, sentivano dei rumori provenire dal piano superiore. Udivano le voci di William e Joanna e Mackenzie che correva dappertutto, faceva sbattere le porte, si buttava a terra con un tonfo, poi si rialzava, scappava di nuovo e si gettava per terra un'altra volta.
"Io vado da lei" disse Demi.
Non ce la faceva a stare lì con le mani in mano, aspettando che William e Joanna tornassero. Sentiva di dover fare qualcosa, di voler aiutare Mackenzie, sua figlia.
"Demi, vuoi che venga con te?" domandò Andrew.
"No, tu rimani qui, è meglio. Ieri da me si è fatta toccare, forse se ora le parlo potrebbe calmarsi, ma devo andare da sola. Voi restate con Hope e cercate di tranquillizzarla."
La piccola non si era affatto calmata, anzi, continuava a strepitare.
Demi si precipitò su per le scale e, seguendo i rumori, aprì la porta di una stanza che prima non aveva mai visto. Sembrava essere un piccolo studio: c'erano solo una scrivania, un computer e una sedia. Mackenzie era al centro della stanza, seduta per terra, e batteva pugni con tutta la forza che aveva. Joanna era crollata: stava piangendo disperata, mentre William guardò Demi.
"Più proviamo a fermarla, a parlarle, più lei sembra avere la forza di liberarsi. A volte sta anche peggio di così, ma le crisi durano di meno e riusciamo a tranquillizzarla, ora invece no. Non so, forse ha delle allucinazioni su come sono stati uccisi i suoi genitori. La aiuti, Demi, la prego!" la supplicò.
La ragazza fece cenno di sì, poi si sedette sul pavimento a poca distanza dalla bambina, la quale le diede un pugno sulla guancia. A Demi non fece molto male e non si arrese certo per questo. Prima che Mackenzie potesse ritirare quella mano gliela prese e, usando un po' di forza, riuscì ad aprirle le dita.
"Mackenzie, ci sono io qui. Stai immaginando cose molto brutte, vero?"
Lei iniziò a piangere e annuì. Non avrebbe avuto la forza di scrivere, ma non ne aveva nemmeno la voglia. Non voleva dire ciò che i suoi occhi credevano di vedere, quel che c'era in quel momento nella sua testa: sangue dappertutto, sul pavimento, sui muri e i corpi dei genitori stesi a terra, immobili. Lei che si avvicinava a loro, che li toccava e che cercava di svegliarli, che diceva loro di farlo, di aprire gli occhi, che non era niente, ma i due rimanevano immobili, mentre dai loro petti usciva sempre più sangue.
Sta iniziando a lasciar libere le sue emozioni, pensò Demi.
"Lo so, tesoro, ma nessuno qui vuole farti del male. Tutti ti vogliamo bene: io, Joanna, William, Lisa, Holly e anche Hope e siamo qui per aiutarti. Hai delle bellissime mani, lo sai?" continuò, accarezzando la pelle liscia della sua manina. "Di noi ti puoi fidare. Non c'è più la persona cattiva che stai immaginando, non ti farà più del male. Non ci sono più le cose orribili che hai visto,. Ora i tuoi genitori sono due angeli in cielo, che ti guardano, ti proteggono e ti staranno sempre vicini. Saranno con te in ogni momento della tua vita. Credimi, è così! Guardami. Mackenzie, guardami, su!"
La bambina alzò gli occhi e la guardò per la prima volta da quando era iniziata quella crisi. Demi fece una cosa, pur sapendo che rischiava: la abbracciò, prima piano, poi più forte. La piccola, anziché spaventarsi, la strinse a sua volta, allacciando le sue piccole braccia intorno al collo della futura mamma e respirò profondamente. Il tremore che fino a poco prima l'aveva scossa sparì, smise di piangere, le allucinazioni la lasciarono in pace e per un momento, un solo, singolo istante, il dolore che si portava nel cuore diminuì.
Demetria tornò di sotto poco dopo, seguita da Joanna e William, portando la bambina addormentata in braccio. La mise delicatamente sul divano e poi iniziò a parlare con Holly, Lisa ed Andrew.
"Si è addormentata dopo aver fatto tutti quei movimenti fino allo sfinimento" sussurrò, piena di dolore. "Per fortuna parlandole sono riuscita a calmarla."
William sospirò e la ringraziò col cuore.
Joanna cercò di smettere di piangere e disse:
"Demi, io non so come ringraziarla! Anche noi avevamo provato adirle quelle cose, ma evidentemente lei è più brava di me e mio marito messi insieme. Siete stati fortunati," continuò, rivolgendosi a tutti, "questa non è una delle sue crisi peggiori."
"Sì," aggiunse William, "di solito, quando sta davvero molto male, si morde le mani oppure se le graffia su qualsiasi superficie, per esempio una parete. È come se avesse paura di essere toccata e se allo stesso tempo si sentisse in colpa per questo…"
Solo un medico e, forse, anche uno psicologo avrebbero potuto chiarire la situazione. Demi sospirò. Prima d'allora non aveva ancora capito che cos'avesse voluto dire Holly quando le aveva spiegato che la bambina aveva paura del contatto fisico e che era violenta. Impazziva, aveva una specie di crisi isterica e non si controllava più; e se quella non era nemmeno la peggiore che aveva avuto, la ragazza si domandava, preoccupata, cosa sarebbe successo se una volta, a casa, si fosse sentita così male e cos'avrebbe dovuto e potuto fare lei per aiutarla. Adesso era riuscita a calmarla, ma la prossima volta ne sarebbe stata capace?
Andrew guardò Mackenzie e vide le cicatrici sul suo volto.
"Il killer che ha ucciso i loro genitori le ha scottate con una sigaretta" gli spiegò Demi.
"Eh certo, perché non gli bastava aver tolto loro i genitori, doveva anche ferirle" urlò lui, furibondo.
"Lo so, è una persona orribile" disse Lisa, non sapendo che altro aggiungere.
Ascoltando il respiro regolare di Mackenzie Demi pensò che Holly e Lisa avevano ragione: era una bambina che aveva avuto un passato difficile, subito un trauma terribile e che  adesso esprimeva così i suoi sentimenti. Demi la amava con tutta se stessa e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarla. Prima di tutto, sarebbe stato necessario avvertire la sua famiglia e gli amici di quanto successo per far capire loro come avrebbero dovuto comportarsi una volta che avessero conosciuto la piccola e poi, quando sarebbero state tutte e tre insieme, avrebbe pensato meglio a cosa
fare.
La ragazza si avvicinò al passeggino. Hope le sorrise e Demi la prese in braccio. Com'era bella! Non piangeva, ma si lamentava appena. Due giorni prima era stata tranquilla, ma l'agitazione di Mackenzie l'aveva spaventata.
"Stai tranquilla, piccolina! Presto sarò la tua mamma e tu e Mackenzie sarete per sempre le mie bambine. Lo sai che sei un amore, cucciola?"
Iniziò a parlarle sussurrandole quelle parole dolci che si dicono ai bimbi. La piccola ogni tanto le sorrideva e, quando Demi vedeva il suo sorriso così luminoso, si commuoveva. Notò le cicatrici che aveva sul volto. Non erano molte, ma lunghe e profonde. Due giorni prima aveva notato anche quelle di Mackenzie, ma non ci aveva fatto molto caso.
"Mackenzie e Hope hanno sofferto moltissimo e non so se si fideranno mai di me" sospirò Demi.
"Lo faranno, vedrà. Ci vorrà solo un po' di tempo" la incoraggiò Lisa.
Hope sorrise a Demi come per dirle che lei si fidava già.
"È bello vedere i bambini sorridere fin da così piccoli" osservò e tutti le diedero ragione.
La ragazza si avvicinò ad Andrew e gli chiese se avrebbe voluto prendere in braccio la bambina.
"È così piccola! Ho paura di romperla."
"Dai, su! Andrà tutto bene" disse Demi ridendo.
"Okay, vieni qui Hope!" esclamò, prendendola fra le braccia e stringendola a se.
Il cuore dell'uomo cominciò a battere fortissimo e a fare le capriole, mentre lui sudava. Ma si sentiva bene. Vedere le due sorelline era stato meraviglioso e tenere in braccio Hope lo riempiva di una gioia incredibile, simile a quella che aveva provato quando, a sei anni, aveva preso per la prima volta Carlie, che aveva solo un giorno.
Hope gli sorrise, felice. Appoggiò la testina alla sua spalla come se volesse dormire ma in realtà teneva gli occhi aperti e lo guardava. Dopo un po’ alzò una manina e gli avrebbe messo un dito nell’occhio se lui non l’avesse fermata.
“No” sussurrò con dolcezza, sapendo che la bambina non aveva fatto apposta e che, di certo, non poteva capire di aver sbagliato.
Hope si fece seria per un momento, come se invece avesse compreso ed Andrew iniziò a farle il solletico. Funzionò, perché alla bambina tornò subito il sorriso.
“Amo la sua risata!” esclamò Demetria. “È semplicemente adorabile!”
“Già. Hai sentito cos’ha detto la mamma, Hope?” le chiese Andrew, dandole poi un bacio.
Lei cominciò a lanciare quelli che sembravano gridolini di gioia, mentre muoveva braccia e gambe in velocità spingendosi in avanti, come se volesse scendere.
“È forte” commentò l’uomo, che la strinse più forte per non farla cadere, mentre la rimetteva con la schiena dritta.
“Sì” disse Lisa. “I bambini sono forti, anche se non lo sembrano.”
"Ah, ah, ah, ah!"
"E vogliono anche dire la loro" aggiunse Holly.
Tutti risero.
Con altre esclamazioni del genere Hope fece capire ad Andrew che voleva tornare da Demi, e allungò le braccia verso di lei mentre la donna la sollevava.
I due la coccolarono per una mezzoretta, riempiendola di baci sulle guance e sulla testina, accarezzandola e parlandole, mentre lei toccava i loro volti e stringeva loro un dito con tutta la forza che aveva.
Prima di andarsene, Andrew e Demi si avvicinarono a Mackenzie che ancora dormiva e la guardarono con amore per un lungo momento. Tremava, aveva il sonno agitato e ogni tanto si lamentava. La ragazza la accarezzò per tranquillizzarla. All'inizio la bambina si mosse quasi convulsamente, poi cominciò a calmarsi, finché si addormentò profondamente.
"Sei il mio amore, Mackenzie" sussurrò prima di salutare i genitori affidatari ed uscire con Lisa, Holly ed Andrew.
Nonostante i momenti passati con Hope fossero stati teneri, nessuno poteva dimenticare quanto era accaduto alla maggiore, né aveva mai smesso di pensarci e di star male per lei, nemmeno quando la tensione sembrava essersi sciolta.
"Mi dispiace tanto per quello che è successo oggi" disse Holly mentre li riaccompagnava alla macchina. "Vedere un bambino soffrire così fa sempre molto male."
"È stata colpa mia!" esclamò Demi.
"Può capitare, Demi, non l'hai fatto apposta" le sussurrò Andrew.
Non era più arrabbiato. All'inizio si era sentito come se lei lo avesse preso in giro, ma poco dopo, quando lei si era scusata, aveva capito che Demi non lo aveva fatto apposta. Lei non avrebbe mai voluto vedere Mackenzie soffrire a quel modo, quindi perché avrebbe dovuto, intenzionalmente, nascondergli una cosa di importanza vitale? Si era risposto che non ce n'era motivo. Era stato uno stupido errore, grande certo, ma pur sempre uno sbaglio e tutti, prima o poi, ne commettiamo nella vita.
"Vedrete che le prossime volte andrà meglio" li rassicurò Lisa. "Più tempo passerete con loro, più le bambine si apriranno e si tranquillizzeranno. Hope sta facendo passi da gigante, è già molto calma in vostra presenza. Per Mackenzie ci vorrà ancora un po' di tempo, ma vedrete che le cose cambieranno, miglioreranno. Per lei non sarà sempre così terribile come oggi. Imparerà a fidarsi di voi e  a capire che non volete farle del male."
I due dissero che lo speravano davvero ed Andrew aggiunse che sarebbe venuto ancora con Demi, a meno di problemi al lavoro.
"Ci vediamo la settimana prossima, allora!" esclamò Holly. "Demi, ti chiamerò per dirti il giorno e l'ora."
Poco dopo i due salirono in macchina.
Demi lo accompagnò a casa.
"Non hai detto quasi niente mentre si parlava della crisi di Mackenzie e dei maltrattamenti che entrambe hanno subito" osservò la ragazza.
"Mi sono sfogato e basta. Cos'avrei dovuto dire? Sono rimasto senza parole perché quell'uomo è stato veramente crudele e non avrei saputo cos'altro aggiungere per esprimere la rabbia che provavo. Come si fa ad uccidere una coppia e a maltrattare due povere bambine? Per quale ragione si arriva a compiere un gesto simile? Mi hai spiegato il motivo per cui lo ha fatto, ma francamente lo considero una grandissima cazzata.
"Perché certe persone sono così cattive?"
"Non lo so, Demi. So solo che a volte l'uomo è una bestia."
La ragazza annuì.
Detto questo si salutarono ed Andrew le disse che l'avrebbe chiamata il giorno seguente. Era stato un pomeriggio un po' complicato ed entrambi avevano bisogno di stare da soli per riflettere. Vedere Mackenzie in quelle condizioni li aveva sconvolti  e non c'erano parole per dire quanto la sua crisi li avesse fatti stare male. Erano, però, anche felici. Holly e Lisa avevano dato loro la speranza che le cose sarebbero andate meglio e Hope era stata meravigliosa.
   
 
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