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Autore: WibblyVale    21/05/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi e i suoi compagni raggiunsero ben presto il castello di lady Akemi. Il paese sembrava in agitazione, e al loro passaggio tutti si chiudevano all’interno delle proprie case o dei loro negozi, oppure li ignoravano semplicemente. Genma si avvicinò al caposquadra turbato.
“Tutto questo è molto strano. Qui le persone di solito sono accoglienti e cordiali.”
“Sei stato molto spesso da queste parti?” chiese il Copia-ninja. Notò che Gai scuoteva la testa quasi esasperato.
“Un paio.” Rispose l’altro shinobi, rigirandosi il senbon tra le labbra. “Missioni per l’Hokage.”
Il ninja dai capelli argentati annuì, mentre vide Genma affiancarsi a Raido e dargli una gomitata nelle costole. Quei due faticava a capirli certe volte.
Arrivarono al castello, un’enorme residenza con alti bastioni, su ciascuno dei quali vi erano due guardie. Lady Akemi li attendeva davanti al grande portone di ingresso. Indossava un abito indaco lungo fino ai piedi, ma che scopriva le spalle e con una bella scollatura sul davanti. Non indossava gioielli, se non un paio di lunghi orecchini dello stesso colore del vestito e, nonostante fosse solo leggermente truccata, non si notava il passare degli anni sul suo volto. Kakashi, se possibile, la trovò ancora più bella che al loro primo incontro, e si avvicinò a lei salutandola con un inchino.
La donna le porse la mano e lui la baciò. Erano circondati dalla corte di lei, quindi il Copia-ninja cercò di rimanere il più formale possibile.
“Mia signora, è un piacere rivedervi.”
Lei gli sorrise. “Anche per me Kakashi.”
“Immagino che vi ricordiate di Gai e Genma.” Affermò indicando i suoi compagni, che a turno si avvicinarono per presentare i loro ossequi.
“Come potrei dimenticarmi. Non ho però l’onere di conoscere l’altro tuo compagno.”
“Raido Namiashi, mia signora.” Disse lui, facendo un passo avanti come gli altri.
“Ebisu non poteva venire, quindi abbiamo trovato un valido sostituto.” Spiegò il caposquadra.
“Capisco. Dite a Ebisu che gli mando i miei saluti.”
“A lui farà piacere sapere di essere ricordato da voi, ve l’assicuro.” Rispose Genma con un sorriso.
Finiti i convenevoli, gli shinobi di Konoha furono fatti entrare nel castello. Le pareti di ogni sala in cui passarono erano affrescate e l’atmosfera pareva gioiosa. L’istinto di Kakashi, però, gli diceva che qualcosa non andava. Lady Akemi pareva in tensione, agitata, e nel castello aleggiava un silenzio quasi surreale.
Furono portati dentro una grande sala, in fondo alla quale vi era un grande scranno. La dama vi si sedette e fu circondata dagli uomini del suo consiglio. I quattro shinobi si misero di fronte a lei, attendendo che spiegasse loro qual era l’emergenza.
“Amici miei, credo di dovervi chiedere scusa.”
Kakashi sentì Genma agitarsi accanto a sé. C’era decisamente qualcosa che non andava.
“Perché, mia signora?” domandò il Copia-ninja.
“Vi ho fatto fare tanta strada per niente. Sono stata una sciocca e mi sono spaventata per una piccola minaccia infondata. Spero possiate perdonarmi per avervi fatto affrontare un così lungo viaggio.”
“Ma che ca …” Il ninja con la bandana fece un passo avanti, ma fu bloccato prontamente da Gai.
“Cosa intendete? State dicendo che non siete più minacciata dalla Kumori?” Kakashi iniziava a non capire più nulla di quella storia.
“Non …” La donna tentennò.
Un uomo curvo con una lunga barba si fece avanti. “Non lo è mai stata.” Spiegò compostamente. “La nostra signora non è abituata a ricevere minacce e ha pensato subito per il peggio. In realtà, era solo un piccolo criminale che ha già ricevuto la sua punizione.”
Gai si avvicinò al ninja dai capelli argentati e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio.
“Lady Akemi, quindi ritenete di esservi sbagliata?”
“Esattamente”, rispose l’anziano.
“Con tutto il rispetto, signor …”
“Iwao”
“Iwao-sama, vorrei che fosse Lady Akemi a rispondere.”
L’anziano consigliere lo guardò con gli occhi ricolmi di rabbia, ma fece un passo indietro.
“Come Iwao ha detto, ho probabilmente esagerato le mie minacce. Ovviamente, voi sarete miei ospiti per stanotte, così che possiate riposarvi prima della vostra partenza.”
Raido fece un passo avanti. “Mia signora, visto che siamo qui, non potremmo parlare con l’uomo che vi ha minacciato? Così da essere sicuri che non vi arrecherà più alcun danno?”
Kakashi vide la donna tremare, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“E … Era un caro consigliere. O almeno così credevo. Non è …” La donna si morse il labbro.
“Scusate, ma la mia signora è sconvolta. Abbiamo dovuto punirlo per la sua impudenza.” Si intromise di nuovo Iwao. “Ora se non vi dispiace, lady Akemi preferirebbe essere lasciata sola.”
“Lady Akemi ha il dono della parola, se vuole che ce ne andiamo sarà lei a dirlo.” Genma si avvicinò pericolosamente al vecchio fastidioso.
“Genma!” lo richiamò la donna. “Delle guardie vi scorteranno nelle vostre stanze.”
“Lady Akemi?”
“Sto bene. Sono solo sconvolta per il tradimento di un amico.”
“Ricordatevi che a Konoha avrete sempre degli amici.” Aggiunse il ninja con il senbon.
“Sei molto gentile, grazie.”
I quattro shinobi, furono così scortati nelle loro stanze. Occupavano il terzo piano del castello, ed erano una specie di grande appartamento tutto per loro. In cui più che ospiti parevano prigionieri. Dall’interno, potevano sentire i passi delle guardie che andavano e venivano.
“Qui c’è qualcosa che non va.” Commentò Kakashi pacato, sedendosi sul comodo divano all’interno della loro stanza.
“Tu dici Kakashi? Akemi è terrorizzata! E quel vecchiaccio la guida come un fottuto marionettista. Dici che c’è qualche problema? Tu sì che sei un genio!” Gridò Genma fuori di sé.
“Gen, ora calmati. Devi cercare di guardare alla cosa con distacco.”
“Davvero, Gai? Tu parli di distacco?”
“Gen, ora basta! Noi vogliamo aiutare tanto quanto te!” lo redarguì Raido.
“Si può sapere che ti prende?” chiese Kakashi. “Ci siamo trovati in situazioni peggiori di questa. Basta solo usare un po’ il cervello.”
Gai si sbatté una mano sulla fronte e si sedette accanto all’amico. “A volte sei totalmente cieco.”
Genma sospirò. “Io e Akemi … insomma dalla missione sotto copertura …”
Kakashi sbarrò l’occhio scoperto. “Non dirmi che …”
“Non fare quella faccia. Non è che siamo innamorati o altro.” Rispose lui arrossendo. “Siamo buoni amici.”
“Qualcosa di più.” Commentò Raido.
“E tu lo sapevi?” domandò Kakashi a Gai.
“Amico, era evidente. Non hai notato come si comportavano gli ultimi giorni della missione?”
“Io …” Non l’aveva notato. Come gli era sfuggita questa cosa?
“Credo che fossi un po’ troppo preoccupato per uno dei membri del nostro team per accorgertene.” Ricordò il ninja verde.
“Perché non me l’avete detto?”
“Perché tu sapevi essere una vera spina nel fianco allora.” Spiegò tranquillamente Genma. “Non me l’avresti fatta passare liscia.”
“Non ti avrei denunciato all’Hokage per una cosa del genere, ma sei matto?”
“Però mi avresti fatto una ramanzina, che sarebbe stato anche peggio.”
“Certo! Tutto ciò cambia la missione, lo capisci? Sei coinvolto sentimentalmente e tutto questo ci mette in grave pericolo.”
“Tipo quella che stai facendo ora.” Gli fece notare Raido, a sostegno di quanto l’amico aveva appena finito di dire.
Kakashi incrociò le braccia al petto. A quanto pare era all’oscuro di molte più cose di quanto non si fosse aspettato … Questo però poteva forse tornare a suo vantaggio.
“Quante volte sei stato qui?”
“Un paio di missioni ufficiali e qualche licenza in modo un po’ meno ufficiale.”
“E come …” si schiarì la voce evidentemente in imbarazzo. “Come vi incontravate?”
“Venivo in visita, portavo i messaggi dell’Hokage e …”
“No no.” Lo interruppe Kakashi. “Come la raggiungevi per … gli incontri meno ufficiali?”
Gai e Raido scoppiarono a ridere come due adolescenti, mentre Genma si schiarì un po’ la voce.
“Sono un signore, io non racconto certe cose.”
Il Copia-ninja alzò gli occhi al cielo.
“Non sono interessato alle tue personali prestazioni, Genma. Voglio solo sapere se hai un modo per raggiungerla senza essere visto. Non credo che voleste che tutta la corte sapesse dei vostri incontri, o sbaglio?”
Il ninja con la bandana annuì. “Si, ho un modo per raggiungerla, ma dovreste farmi da diversivo.”
Finalmente Kakashi sorrise.
“Lo faremo, ma tu torna indietro con qualcosa di utile.”
“Sissignore.”
 
Le guardie fuori dalla porta sentirono un gran fracasso provenire dall’interno e accorsero per verificare cosa stesse succedendo. Apparentemente i ninja di Konoha si erano messi a discutere. Lo strambo shinobi con la tutina verde stava prendendo a pugni quello con la cicatrice sul volto, mentre il Copia-ninja tentava di separarli con poco successo. La guardia si voltò in cerca del quarto che apparentemente stava dormendo sotto un mucchio di coperte, non disturbato dal rumore che stavano facendo i compagni.
“Idiota!” urlò uno degli shinobi.
“Ragazzi state dando spettacolo! Per favore smettetela!”
“La smetterò quando gli avrò mostrato la forza della mia giovinezza!”
 
Genma era uscito di soppiatto dalla porta e aveva percorso il lungo corridoio fino alle scale, doveva solo raggiungere la biblioteca al quarto piano senza essere visto. Quando raggiunse il pianerottolo, si accorse che anche lì vi erano delle guardie. Usando il chakra si arrampicò sul muro e proseguì lungo il soffitto. Non appena ebbe svoltato l’angolo, ricadde a terra con un salto.
Entrò e raggiunse l’enorme libreria. Spostò un tomo rosso e sul pannello dietro trovò un piccolo pulsante, che premette. Sul muro dietro di lui si aprì un passaggio segreto stretto e buio. Vi entrò assicurandosi che l’entrata si chiudesse dietro di lui.
Procedette lentamente a tentoni, ricordando il percorso che aveva memorizzato nella sua mente. Quando fu sceso abbastanza, premette un paio di volte contro il muro e si aprì un piccolo spiraglio. Si assicurò che la stanza fosse vuota e aprì la parete.
Lady Akemi, con addosso una leggera vestaglia con un motivo a fiori, stava davanti all’entrata con una katana in mano. Era tremante e terrorizzata. Genma le sorrise e posò il palmo sulla lama, facendogliela abbassare lentamente.
“Ancora non hai una buona presa.”
“Il maestro che mi hai consigliato è un incapace.”
La donna lasciò cadere l’arma a terra e si lanciò tra le braccia dello shinobi. Genma l’accolse, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli neri.
“Cosa sta succedendo?” Le lacrime impedivano alla donna di parlare. “Aki, noi possiamo aiutarti.”
“È … è troppo … pericoloso.” Disse tra le lacrime.
Lui le alzò il volto per guardarla negli occhi. “Non per me, mia cara. Il pericolo è il mio mestiere, ricordi?”
Akemi si sporse in avanti e posò un bacio sulle labbra del ninja. “Mi è mancata la tua sfacciataggine.”
“Così mi adulate, mia signora.” Rispose lui, tornando a baciarla con più passione, stringendola più forte a sé.
 
La piccola rissa era stata calmata e la guardia aveva lasciato la stanza. I tre shinobi sedevano impazienti, attendendo il ritorno del loro amico.
“Credete che riuscirà a convincerla a parlare?” domandò Kakashi.
“Credo di sì. Quei due si scrivono spesso. Insomma, onestamente non so che genere di rapporto ci sia fra quei due, Genma non ne parla molto. Però lei si fida di lui, questo è certo.” Spiegò Raido.
Il Copia-ninja incrociò le braccia pensieroso. Con le poche informazioni che aveva non poteva inventarsi un piano efficace.
“Sono davvero una spina nel fianco?” domandò poi improvvisamente.
Gai scoppiò a ridere. “Credo che sia per il fatto che tu ti preoccupi troppo.”
“E comunque sei migliorato dopo Shiori.”
Si, quello glielo dicevano tutti.
 
“Mi erano mancate le lenzuola di seta.” Commentò Genma, circondando le spalle di Akemi. Lei appoggiò la testa sul suo petto, rimanendo in silenzio ad ascoltare il ritmo dei loro battiti accelerati.
Entrambi aspettavano che fosse l’altro a parlare per primo. Lui le baciò il capo e le accarezzò dolcemente le braccia nude.
“Hanno in custodia la maggior parte del mio consiglio e minacciano di decimare il mio popolo. Iwao mi ha tradita per loro e ha ucciso uno dei consiglieri più giovani. Lo conoscevo da quando ero bambina. Siamo cresciuti insieme.” Lady Akemi nascose il viso tra le lenzuola, aggrappandosi ancora di più al ninja.
“Dove li tengono?” chiese lui, cercando di confortarla con le sue carezze.
“Nelle segrete. Lord Ioshida è imprigionato insieme agli altri.” Spiegò.
“Il vecchio re del paese vicino? Che ci fa qui?”
La donna arrossì e si puntellò un po’ sui gomiti. “Lui non ha eredi.” Si limitò a dire.
Genma si mise a sedere appoggiandosi alla testiera del letto. “Ma sei pazza? È vecchio!”
“È anche una brava persona. Quando morirà ci saranno delle lotte interne per prendere il suo posto. Se sposasse me, io diventerei erede dei suoi beni. I nostri regni sarebbero in pace.”
“Potrebbe vivere fino a duecento anni per quello che ne sai tu!”
“Ora non essere melodrammatico!” sbottò lei, allontanandosi e andando a sedersi accanto a lui a braccia incrociate. “Io voglio la pace Gen! E questo matrimonio me l’assicurerebbe!”
“Questo matrimonio ti renderebbe infelice!”
“E chi dovrei sposare? Sentiamo un po’?”
“Eri tu quella che diceva che non doveva per forza sposarsi per sentirsi protetta.”
“Già la stessa persona che si è fatta invadere da una banda di criminali! Un’ingenua!” Lady Akemi si coprì il volto con le mani.
Il jonin si avvicinò a lei e la strinse a sé.
“Non sei un’ingenua. Credi solo che tutte le persone siano buone come te.” Le baciò dolcemente la fronte. “Se devi sposarti devi farlo con un giovane e bel principe che possa renderti felice, non con un vecchio, per quanto buono, che non potrebbe mai darti ciò di cui hai bisogno.”
“Non è che ho molte scelte.”
“Hai cacciato via quel signore del Paese del Ferro.”
“Era un idiota.”
“Su questo siamo d’accordo.” Acconsentì lui sfregando il naso tra i capelli corvini.
“Lord Ioshida non è un idiota. È saggio e gentile.”
Genma scosse la testa. “Dovresti poterlo amare.”
“Imparerò a farlo. E comunque tu non sei qui per consigliarmi sulle mie strategie di governo.” Aggiunse infine lei.
“No, è vero.”
“Cosa ti serve sapere per sconfiggerli?” domandò determinata.
“Tutto.”
“Bene.”
 
Kakashi aveva a malapena dormito quella notte. Il sole stava per sorgere e Genma non era ancora tornato. Sul serio che cosa gli prendeva? All’improvviso sentì un leggero ticchettare della finestra e vide lo shinobi con la bandana salutarlo.
Il Copia-ninja corse ad aprire, svegliando nel frattempo gli altri compagni. “Allora?” chiese, mentre lo shinobi scavalcava il davanzale.
“A quanto pare qualche anno fa Akemi ha ricevuto la visita di un componente della Kumori.”
“Chi?” chiese Gai stropicciandosi gli occhi.
“L’amica dai capelli di blu di Kakashi.” Il suddetto shinobi cercò di rimanere impassibile, ma i suoi compagni percepirono il fremito che lo percorse.
“Cosa … Cos’è venuta a fare?”
“A quanto pare ha portato ad Akemi la formula del veleno che utilizza la Kumori. Le ha detto che doveva nasconderlo e così lei ha fatto. Ha detto che semmai le fosse successo qualcosa lei doveva consegnare la formula a te, che ti saresti occupato di cercare un antidoto.”
“Perché lady Akemi si è fidata di questa donna?” domandò Raido confuso.
“Questo non ha voluto dirmelo. Ha detto che Kakashi avrebbe capito.”
Il Copia-ninja si riprese. “Quanti nemici ci sono?”
“Le guardie, i consiglieri, tutti. Chi stava dalla parte di Akemi è imprigionato.” Spiegò Genma. “Kakashi, questa donna si è fidata di Akemi, perché? Le hai detto tu che poteva metterla in pericolo?”
“No, Gen. Ha agito di testa sua. Fa sempre così.” Chiuse gli occhi per ragionare. “Dobbiamo agire in fretta. Ti ha detto dove si trova la formula?”
“Vuole dirlo solo a te.”
“D’accordo. Comunque questo non è il momento di occuparcene.”
“Kakashi, questa Kasumi cosa a che vedere con te? È vero che il coinvolgimento di Genma con Akemi poteva metterci in pericolo, ma pare che il tuo con questa donna sia anche più pericoloso.” Affermò Raido.
“Non offuscherà il mio giudizio.”
“Davvero? Perché è da quando siamo partiti che sembri su un altro pianeta.”
Il caposquadra strinse i pugni. “Sentite, da come andrà questa missione ne va della salvezza anche dei nostri compagni su un altro fronte. Non permetterò che fallisca. È vero, io e Kasumi abbiamo dei trascorsi un po’ … complicati, ma non mi lascerò influenzare da questo.”
Gai si mise accanto all’amico. “Possiamo fidarci, ragazzi.”
I due shinobi annuirono.
“Bene.” Continuò Kakashi. “Genma e Gai voi andate a recuperare lady Akemi. Io e Raido ci occupiamo dei prigionieri. Mettete fuori gioco più nemici possibili.” Ordinò.
Uscirono insieme dalla porta della loro stanza, combattendo con i ninja messi a guardia. Il rumore della battaglia avrebbe richiamato presto altri uomini, quello che non si aspettavano era di ritrovarsi di fronte Iwao e un grosso omone dalla pelle scura, i capelli neri e il volto corrucciato. Quest’ultimo teneva Akemi stretta nella sua braccia e le puntava un kunai alla gola.
Kakashi alzò il copri-fronte e notò con lo Sharingan che con la mano che stringeva la donna le stava rubando l’energia dal corpo. Ricordò che Shiori gli aveva raccontato che c’era un uomo alla Kumori che poteva fare quello, un giovane uomo che lei personalmente aveva allenato.
“Non muovetevi o la uccido.” Ringhiò. “Devo dire che è un piacere trovarmi di fronte ai ninja più potenti di Konoha.”
“Yoharu” lo chiamò Kakashi.
“Sai il mio nome Copia-ninja. Che onore!”
“Tu non vuoi questo. Eri un bambino quando la Kumori ti ha preso, ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Sono sicuro che ti sia stato insegnato che ci sono altre possibilità.” Se Shiori l’aveva allenato, forse ci si poteva ragionare.
Yoharu scoppiò a ridere. “Quindi conosci Kasumi-sama. Immagino sia stata lei a raccontarti la mia storia. Ehi tu! Prova a muovere un solo muscolo e non avrai più nessuno da salvare!” gridò improvvisamente rivolto a Genma.
“Kasumi diceva che tu eri un bravo ragazzo, potevi essere migliore.” Il Copia-ninja non sapeva bene cosa stava cercando di fare, ma doveva proteggere Akemi.
“Kasumi, predicava bene e razzolava male. Chi credi che mi abbia insegnato a torturare e uccidere? Se non voleva che diventassi ciò che sono perché l’avrebbe fatto? Lei ha detto che non se ne sarebbe mai andata, ma dopo che ha distrutto la Kumori mi ha lasciato lì come tutti gli altri.”
“Io non posso farti fare quello che vuoi, lo sai questo?”
“Non puoi fare altro.” Lasciò cadere a terra la dama e fece dei segni con le mani. I quattro shinobi tentarono di colpirlo insieme, ma all’improvviso da lui si generò un campo di forza che risucchiò il chakra da tutti loro, facendoli cadere a terra.
Kakashi, senza più forze, vide Genma strisciare accanto a sé, e tendere la mano verso lady Akemi.
“Aki …” mormorò.
Yoharu fece un ghigno divertito. “Bene. Vediamo se torturando te, milady si deciderà a parlare.”
 
I quattro shinobi erano legati alle colonne all’interno della sala ricevimenti, mentre lady Akemi era seduta sul suo trono, accanto a lei stava Iwao che la minacciava con una katana. Per tutto il perimetro della stanza vi erano delle guardie e Yoharu, che teneva un coltello tra le mani, era pericolosamente vicino a Genma a cui era stata squarciata la maglietta e ora stava a petto nudo.
“Sai, Copia-ninja, forse dovresti convincere la cara lady Akemi a parlare. Ricordo che Kasumi una volta mi disse che certe persone, quelle più fragili, possono anche morire di dolore. Lady Akemi mi pare abbastanza fragile.”
“Sono sicuro che Kasumi ti ha insegnato a scegliere tra il bene e il male. Questo non è bene!” gridò Kakashi.
Il mercenario prese un coltello tra le mani. “Si, quando Tanoshiji-sama non c’era, partiva con questa sua filosofia spicciola, ma io odiavo quegli insegnamenti. Era più divertente quando il capo la obbligava a insegnarmi come uccidere il più dolorosamente possibile.” Avvicino il coltello in cui riversò il suo chakra al fianco di Genma e lacerò la carne. Lo shinobi trattenne un gemito, non voleva che lady Akemi si spaventasse. “In quei momenti, mi insegnava ad usare il chakra che incameravo per provocare ancora più dolore. Oh le urla che sentivo in quei momenti.”
Kakashi si divincolò. Non voleva sentire quella storia.
“Tu però …” disse ad un tratto Yohura, rivolgendosi a Genma. “Sei più resistente, non è vero? Quindi forse dovrei andarci più pesante.” Strinse il volto dello shinobi con le mani.
Il Copia-ninja vide con lo Sharingan che stava inondando il sistema del suo compagno di chakra. Genma lanciò un urlo disperato.
“Genma!” gridò Raido. “Maledetto bastardo! Lascialo!”
Fu in quel momento, che la porta della sala grande si aprì. Una figura incappucciata attraversò la sala e si fermò a pochi passi da Yohura, che aveva smesso di torturare il jonin.
“Chi sei?” ringhiò minaccioso.
L’uomo abbassò il cappuccio. Gli shinobi di Konoha rimasero con il fiato sospeso.
“Itachi Uchiha. Una volta le nostre organizzazioni erano alleate. Sono qui per dimostrare che è ancora così.”
“Assassino.” Soffiò Genma.
“Traditore.” Gli fece eco Raido.
“Non hai molti amici in questa stanza.” Ridacchiò il mercenario.
“Io non ho amici.” Ribatté l’Uchiha. “Ma so fare il mio lavoro.” Detto ciò si diresse verso lady Akemi e attivò lo Sharingan. La donna sembrava preparata perché chiuse gli occhi. Allora, Itachi si rivolse di nuovo a Yohura. “Assorbi tutto il chakra che puoi da quello shinobi.”
La dama allora sbarrò gli occhi spaventata e fu così che lui si impossessò della sua mente.
Kakashi si divincolava, ma non poteva nulla contro le catene che lo legavano. Perché lo stava facendo? Credeva che lui amasse Shiori? Era lei che voleva questo? Oppure era lui che la stava tradendo? Il Copia-ninja sapeva che un giorno sarebbe successo.
Dopo pochi secondi, che parvero interminabili, il moro tornò a rivolgersi al suo alleato. “La formula è nascosta nella torre nord del castello.”
“Come faccio a sapere che non mi stai mentendo?”
“Se vuoi puoi legarmi insieme a loro.” Rispose impassibile il membro dell’Akatsuki.
“No, ho bisogno di qualcuno capace di comandare i miei uomini.” Prese quindi con sé alcuni uomini, nominò capo l’Uchiha e lasciò la sala.
“Bastardo!” gridò Genma.
Itachi lo ignorò, proseguendo verso Kakashi. “Mi sei sempre in mezzo ai piedi, capitano.”
“Io te l’avevo promesso. Ti ammazzo!”
“Con le mani così legate. Non credo.”
“’Fanculo! Sono molto diverso dall’ultima volta.”
“Vedo. Sei più arrabbiato.” Ormai era a pochi centimetri da lui. Il kunai che teneva in mano puntava al cuore del Copia-ninja.
“Lascialo stare!” urlò Gai.
Ma l’Uchiha non ascoltò e trafisse il Copia-ninja con la sua arma.
  
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