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Autore: starsfallinglikerain    23/05/2016    9 recensioni
Alexander Lightwood aveva sempre odiato il ballo di fine anno, quell'anno forse anche di più rispetto al solito. Ma cosa succederebbe se un giorno ricevesse un invito anonimo?
--- Dal testo: Ma quando aprì l'armadietto un foglietto colorato e pieno di glitter cadde ai suoi piedi. "Glitter? Davvero? Chi diamine usa i glitter al liceo?" pensò, chinandosi. Non appena lesse il contenuto, i suoi occhi si spalancarono e le sue guance assunsero un colorito scarlatto. [...] "Ti fai desiderare. Adoro le sfide" ---
| Malec | AU | One shot - 3886 words |
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prom? 
 
 
 
7 giorni prima
 
The Institute High School - Starry Night. Prom?

Alec guardò con astio il volantino colorato appeso accanto al suo armadietto blu. Il ballo di fine anno era un evento che ogni anno gli studenti della Institute High School di New York attendevano con ansia e trepidazione, sognando quella notte come una delle più incantevoli della loro intera esistenza, una di quelle che avrebbero ricordato per sempre. O, per lo meno, questo valeva per la maggior parte degli studenti e Alec Lightwood poteva affermare con certezza che non faceva parte di quell'insieme, anzi. Probabilmente non aveva mai odiato il ballo così tanto.

Durante gli anni precedenti la sorella Isabelle aveva costretto lui e il suo fratellastro, Jace, a recarvisi e tutto sommato si erano anche divertiti. Quell'anno non poteva dire altrettanto, dal momento che Jace stava architettando un qualche modo esemplare per chiedere alla sua nuova ragazza, Clary, di accompagnarlo. E lui sarebbe rimasto solo. Ovviamente Isabelle aveva una schiera di ragazzi che facevano a gara per poterla accompagnare, anche se probabilmente ci sarebbe andata con Meliorn, un aitante ragazzo dell'ultimo anno. Alec, invece, non poteva dire di avere un'accompagnatrice e, sinceramente, nemmeno gli interessava. La cosa che più lo infastidiva era piuttosto vedere Jace e Clary costantemente appiccicati - Isabelle li trovava piuttosto carini, a lui facevano semplicemente venire il voltastomaco. In effetti, poteva capire Simon, il migliore amico di Clary. Era abbastanza irritante la maggior parte del tempo, con le sue continue chiacchiere, però un po' gli faceva pena, soprattutto da quando aveva notato come guardava Clary. Conosceva bene quello sguardo, quei sorrisi finti e di circostanza che indossava quando lei era con Jace. Sapeva cosa significasse un amore non ricambiato, oh lo sapeva fin troppo bene. Era quello che da lunghi anni provava per Jace, nonostante avesse sempre provato a nasconderlo - non riusciva a sopportare l'idea di poterlo allontanare solo a causa dei suoi sentimenti.

«Alec, ciao! Hai visto Jace?» cantilenò una voce femminile. Alec guardò la ragazza snella e dai capelli di un rosso fragola che gli si stava avvicinando con un dolce sorriso stampato sul volto. «No, mi spiace» ribatté, neutro, afferrando il suo libro di biologia e chiudendo con uno scatto l'armadietto. Clary sussultò appena, ma si ricompose subito: «Hai intenzione di andare al ballo? Ho visto che stavi guardando il volantino» «Scusami, sono in ritardo, devo andare in classe» disse in modo sbrigativo, cercando di non notare il lampo deluso che balenò per un solo istante negli occhi della ragazza. «Se vedo Jace gli dico che lo stavi cercando» aggiunse poi Alec, come per scusarsi del suo comportamento, prima di allontanarsi a passo svelto. Odiava sentirsi così e ciò che trovava più irritante in Clary era il fatto che non fosse affatto irritante ma che anzi cercasse sempre di essere carina e gentile nonostante i suoi modi non proprio garbati.

Entrò in classe mentre il professore stava terminando l'appello. «E' in ritardo, signor Lightwood» gli fece infatti notare l'insegnante, «Mi scusi, professor Starkweather, non si ripeterà più» si scusò  il giovane, scivolando con un fluido movimento al suo posto. Aprì il libro di biologia, cercando di prestare attenzione alla spiegazione del professore riguardo alle proteine e alle loro quattro strutture. Perché una non era sufficiente, ovviamente, pensò irritato, impugnando con forza la matita. Notò allora un biglietto accuratamente piegato rimbalzare sul suo banco: incuriosito, lo afferrò e lo aprì. Una sola, unica parola in stampatello. "PROM?"

Ormai quello stupido ballo gli aveva rovinato la giornata.

 
***

Isabelle comparve nella sua stanza, aprendo la porta senza degnarsi di bussare, come sempre. Il fratello alzò con fare svogliato lo sguardo dal libro di storia, «Potresti anche imparare a bussare, sai?» le fece notare, chiudendo l'evidenziatore, «Come se potessi trovarti in situazioni compromettenti» ribatté sarcastica la ragazza, sedendosi sul letto a gambe incrociate, vari lembi di pelle apparivano attraverso i jeans strappati. «Che c'è?» disse lui, alzando eloquentemente un sopracciglio, «Jace mi ha detto che non hai intenzione di venire al ballo» annunciò Izzy, senza tanti giri di parole, era sempre stata molto schietta. «E allora?» domandò, proprio non riusciva a capire come potesse essere così tanto importante, «Non è una tragedia, Izzy, e nessuno sentirà la mia mancanza. Starò a casa con Max». Isabelle sbuffò indispettita, portando una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio, «Sul serio, Alec?» «Cosa?» disse quello senza capire il motivo di tanto nervosismo, «Mi sembra di avere a che fare con un bambino, non con un diciassettenne» ribatté secca.
«Sembra a me di avere a che fare con una bambina, invece! Tutto questo putiferio solo per un ballo?» sbottò Alec, stanco di tutti quei vaneggiamenti, quell'ansia, quella trepidazione.

«Non mi riferivo al ballo» disse Isabelle, sorprendendo notevolmente il fratello, che non si aspettava affatto una risposta del genere, «E allora a cosa?» chiese, con una nota di incertezza nella sua voce. Non era certo di voler conoscere la risposta a quella domanda. «A Jace». Bastarono quelle due parole a fargli chiudere lo stomaco in una morsa serrata, improvvisamente terrorizzato. Cosa c'entrava adesso Jace? Izzy non intendeva di certo riferirsi ai suoi sentimenti tutt'altro che fraterni per lui, vero? «Cosa diavolo c'entra Jace?» disse esitante, la voce strozzata. «Sai a cosa mi riferisco, Alexander Gideon Lightwood» ribatté serafica, lanciandogli uno sguardo più che eloquente - lei sapeva. «No, non lo so proprio, Iz».

«E' per Clary, vero? Senti Alec...» incominciò lei, trattenendosi dal dire che poteva capire come lui si sentisse in quel momento, perché non era vero. Che diamine, Isabelle Lightwood non si era mai innamorata. Certo, aveva avuto le sue storielle, ad alcuni ragazzi si era addirittura affezionata, ma non aveva mai permesso a se stessa di innamorarsi, perché aveva notato moltissime volte come i cuori fossero fragili e potessero rompersi. E lei non voleva che il suo fosse tale.

«Iz...» fece per bloccarla Alec, ma lei proseguì: «Non posso dire di capire come ti senti, perché non lo so. Dio, non sono mai stata innamorata di nessuno nella mia vita, ma so riconoscere una persona innamorata quando la vedo. E vedo come guardi Jace, sai? Tu pensi di nasconderlo e sì, forse lo fai anche, ma... Sei mio fratello, Alec. Pensavi che non me ne sarei accorta?».

Alec rimase ammutolito, quasi temette che il cuore stesse per fermarglisi, mentre un brivido gli correva lungo la schiena e per antitesi le mani cominciavano a sudare. Non credeva di essere pronto per una tale conversazione, anzi non lo era affatto e probabilmente non lo sarebbe stato mai. Riusciva a malapena egli stesso ad accettare, a comprendere i suoi sentimenti per il fratellastro. Come poteva dunque farlo sua sorella? «Iz, io...» boccheggiò, a quel punto lei si alzò e gli si avvicinò, passandogli una mano fra i capelli corvini. «Alec, non pensare nemmeno per un istante, in quella tua testolina bacata, che io non ti accetti per come sei. Indipendentemente dal fatto che tu sia etero o gay» disse dolcemente, sorridendogli, per poi scuotere la testa contrariata: «Ma guarda un po', mi fai addirittura diventare sentimentale».

Alec rise, sollevato, quasi sentendo un peso togliersi dalle spalle, un peso che portava da anni, che non aveva mai condiviso con nessuno e che, ormai, aveva imparato a sopportare da solo. «Chi sei tu, che ne hai fatto di mia sorella?» osò scherzare, infatti, anche se con tono ancora incerto, dopotutto per lui era una situazione nuova e probabilmente ci avrebbe messo un po' ad abituarsi. «Infatti, la ramanzina ancora non è finita, fratellone!» disse lei ilare, cogliendo la palla al balzo, lui alzò gli occhi al cielo mentre la sorella cominciava a tartassarlo nuovamente, cercando di convincerlo ad andare a quello stupido ballo liceale.

 
***
 
5 giorni prima
 
«Alec, ti prego, non puoi mollarmi in questo modo!» si lamentò per l'ennesima volta Isabelle, standogli alle calcagna: aveva dimenticato quanto potesse essere insistente quella ragazza quando si metteva in testa che lui doveva accompagnarla a fare shopping. «No, Izzy, scordatelo» ribatté serafico, scansando un ragazzo che teneva lo sguardo incollato al display del cellulare e rischiava di urtarlo, «Andiamo, fratellone! Jace non vuole venire, Clary è impegnata e beh... Max è un bambino!» «Quindi sono la tua ultima risorsa? Divertente» «No, non è per niente divertente! E tu sei il solito rompipalle» gli fece notare.

Alec proseguì senza ascoltarla, dirigendosi velocemente verso il suo armadietto: doveva prendere i libri di matematica e inglese e correre in aula, se non voleva arrivare in ritardo. Di nuovo. Ma quando aprì l'armadietto un foglietto colorato e pieno di glitter cadde ai suoi piedi. Glitter? Davvero? Chi diamine usa i glitter al liceo? pensò, chinandosi. Non appena lesse il contenuto, i suoi occhi si spalancarono e le sue guance assunsero un colorito scarlatto.

«Alec? Stai bene?» «Sì, no ehm... Cosa?» balbettò, volgendo lo sguardo verso la sorella, che lo guardava stranita. «Che cosa c'è scritto su quel biglietto?» domandò curiosa, strappandoglielo velocemente dalle mani, prima che la sua presa potesse farsi più salda e impedirle di rubargli il foglio.

"Ti fai desiderare. Adoro le sfide"

«Ohoh, sembra tu abbia un ammiratore!» esclamò entusiasta la ragazza, «Abbassa la voce, per l'amor del cielo!» scattò immediatamente il ragazzo, terrorizzato al pensiero che qualcuno potesse sentirla, «E poi chi ti dice che è un ammiratore? Potrebbe benissimo essere una ragazza. Anzi, sicuramente è una ragazza, dal momento che dubito fortemente che un ragazzo utilizzi dei glitter» ribatté, certo del proprio ragionamento. «E poi non mi interessa» aggiunse, anche se non era del tutto vero. Da quando era al liceo, nessuno lo aveva notato o comunque nessuno aveva palesato un certo interesse per lui; ora, invece, le cose sembravano cambiare e, beh, una certa curiosità lo aveva preso, anche se si trattava di una ragazza.

Izzy si limitò ad inarcare il sopracciglio sinistro, come se sapesse qualcosa che lui ignorava o come se lo conoscesse troppo bene per poterlo prendere sul serio. La campanella invase i corridoi con il proprio suono metallico e Alec chiuse velocemente l'armadietto, dopo aver infilato il biglietto nel libro di inglese. «Andiamo, siamo in ritardo, o la professoressa Herondale ci metterà in punizione» disse preoccupato, ma la sorella appariva totalmente rilassata. Gli mise un braccio attorno alle spalle mentre si avviavano e, con un tono che non ammetteva repliche, disse: «Fratellone, ora non solo non potrai rifiutarti di venire al ballo, ma mi accompagnerai anche a fare shopping. Ti serve un vestito, se vorrai fare colpo sul tuo ammiratore». Alec alzò gli occhi al cielo senza ribattere e affrettò il passo.

 
***

Troppo corto. Troppo scollato. Non mi piace. No. No. No.

Da ormai due ore Alec era seduto, o per meglio dire, collassato sul divanetto in pelle bianca di quel negozio di abbigliamento in centro. Isabelle doveva essersi provata all'incirca tutti gli abiti a disposizione ma non ce n'era uno che potesse andare bene - se piaceva ad Alec, Izzy lo considerava troppo antiquato o classico, se piaceva ad Izzy, Alec lo trovava sempre inadatto o succinto.

«Dai Iz, ti prego, pietà» la implorò, sperando che lei dal camerino potesse sentirlo. «Un po' di pazienza fratellone, sto cercando di tirare su la cerniera» cantilenò la sorella in risposta, facendolo sbuffare. Ormai aveva superato la soglia di "un po' di pazienza" almeno quindici vestiti prima. Stava già per ribattere e dire che no, non andava, quando Izzy scostò la tenda scarlatta del camerino e avanzò verso il fratello. Un abito dorato scendeva morbido fino ai piedi, accarezzando le sue forme, senza risultare volgare o eccessivo. Anzi, era perfetto ed elegante e... wow. «Questo» disse solo, sorridendole, mentre anche lei annuiva, convinta. «L'oro per le occasioni eleganti?» disse poi, ironica, «L'oro per le occasioni eleganti» confermò lui, riferendosi all'idea maniacale che la loro madre aveva riguardo ai colori degli abiti da indossare nelle varie occasioni. «Finché mi cambio, potresti guardare qualcosa per te» suggerì poi, con una sfumatura maliziosa, «Andiamo Iz, non credo proprio che verrò, non insistere oltre» continuò lui, ma lei rise, sorprendendolo: «Invece verrai eccome, i nostri genitori e Max sono a cena fuori e sai che non vogliono che stiamo a casa da soli di sera. Dal momento che io e Jace andremo, dovrai venire anche tu. E sì, Alexander, li ho informati io che verrai».

Alec strinse gli occhi, fulminandola con lo sguardo, «Isabelle Sophia Lightwood» disse lentamente, «Non c'è di che, Alexander Gideon» lo canzonò lei, rifugiandosi all'interno del camerino prima che lui potesse aggiungere anche una sola parola. Beh, grazie tante! Una serata con i piccioncini e Simon, grandioso! pensò arrabbiato, dirigendosi a passo pesante nella sezione dedicata agli uomini. Del resto, ormai non è che avesse molta scelta.

 
***
 
2 giorni prima

«Fratello, devi darmi una mano» proruppe Jace, interrompendo l'allenamento di Alec, che stava tirando pugni contro un sacco da boxe. Fermò il sacco, che continuava ad ondeggiare sotto ai suoi colpi, e guardò il fratellastro, cercando di ignorare la sensazione alla bocca dello stomaco che avvertiva ogni qualvolta il biondo gli si avvicinasse. «Certo, ti ascolto» lo incitò, la voce affaticata.

«Come mi devo comportare con Clary? Voglio dire, il ballo è solo fra due giorni e io non sono mai andato ad un ballo con una ragazza. Non con qualcuna di cui mi importasse davvero». Quell'ultima frase fu un colpo duro per Alec, che tentò di nascondere la delusione dietro ad un'espressione corrucciata, «Oh uhm, non saprei. Nel senso, non è che io abbia più esperienza di te, anzi» ribatté Alec, incrociando le braccia. Jace sembrò rifletterci su e convenne che in effetti il fratellastro non era mai uscito con una ragazza, almeno da quanto ne sapeva lui. «A meno che tu non abbia delle avventure segrete» scherzò, malizioso, ma l'altro lo ignorò, «Penso che dovresti chiedere ad Izzy, lei ne sa sicuramente più di me» si limitò a dire. Jace annuì e fece per andarsene, ma poi ci ripensò.

«Aspetta Alec, ma tu ci vieni?». Grazie per avermelo chiesto solo adesso, davvero, rispose sarcastico fra sé e sé. «Iz mi ha obbligato»  spiegò invece, stringendosi nelle spalle, «E con chi ci vai? Hai un'accompagnatrice?» s'informò il biondo, «Ho ricevuto un invito anonimo. Non credo di accettare, comunque». «Anonimo?» strabuzzò gli occhi Jace, come se fosse la cosa più bizzarra che avesse mai sentito, «Già, non firmato» confermò Alec, mordicchiandosi il labbro inferiore. «Magari si farà avanti direttamente al ballo, chissà. Comunque quelle strambe capitano tutte a te» commentò, prima di andarsene ridacchiando fra sé e sé.

Alec scosse la testa e iniziò a sciogliere le fasciature attorno alle nocche, dopotutto gli era passata la voglia di continuare l'allenamento; decise che sarebbe andato a fare una doccia e poi avrebbe sistemato quegli appunti di chimica che ancora non era riuscito a rivedere.

Una volta nella sua camera si diresse verso l'armadio per prendere degli abiti puliti e poi, notando il libro di chimica sul pavimento - come ci fosse finito, per lui era un mistero -, si diresse verso quello per raccoglierlo e appoggiarlo sulla scrivania ordinata. Nel raccoglierlo, tuttavia, un nuovo biglietto si sfilò dalle pagine. Alec lo afferrò e ne lesse il contenuto.

"Hai una decisione da prendere. Non te lo chiederò di nuovo"

 
***
 
Il giorno del ballo

Il parco della villa che ospitava l'evento pullulava di persone che chiacchieravano, ridevano, ballavano. Alec li osservava in disparte, seduto sui gradini del portico, godendosi lo spettacolo. In realtà si sentiva  come un pesce fuor d'acqua e si era sentito morire quando aveva visto Clary e Jace, con i vestiti coordinati, che camminavano mano nella mano, sorridendosi. Di sfuggita aveva intravisto anche Isabelle con Meliorn e gli era sembrato addirittura di vedere Simon parlare concitatamente con un ragazzo dell'ultimo anno, Raphael. Aveva anche provato a individuare un possibile mittente dei biglietti, ma aveva notato troppe ragazze che avessero qualcosa di glitterato e, dopo aver chiesto ad una di loro che lo aveva avvicinato se fosse lei l'autrice dell'invito, aveva deciso di lasciar perdere definitivamente quando questa gli aveva risposto negativamente e si era allontanata imbarazzata con la scusa di andare a rimediare un drink.   Quanto sei idiota, Alec.

Stava pensando di non rispettare le direttive dei loro genitori e di chiamare un taxi per andarsene a casa, quando una voce sorpresa lo riscosse dai suoi pensieri. «Alexander». Sollevò lo sguardo e incontrò la figura di un giovane ragazzo slanciato, il corpo magro fasciato da un completo rosso rubino, abbinato alle meches dello stesso colore che spiccavano fra i capelli scuri. I suoi tratti erano asiatici e gli occhi felini erano decorati da un ombretto grigio antracite glitterato. Il cuore di Alec saltò un battito, era decisamente un bel ragazzo.

«Scusa, c-ci... Ci conosciamo?» domandò Alec, pensando che effettivamente aveva già visto quel volto ma non riusciva a ricordare dove. Un compagno di corso? Uno degli amici di Meliorn? La squadra di football?
Un lampo di delusione balenò per un istante negli occhi a mandorla del ragazzo, ma si ricompose subito e sfoggiò un sorriso enigmatico: «Magnus Bane. Sono un... Amico di Clarissa». «Non pensavo che saresti venuto» aggiunse, al che Alec corrucciò la fronte, assumendo un'espressione confusa e pensierosa: «Sei... Sei tu il mittente?» domandò esitante, temendo di fare un'altra figuraccia. «In persona» confermò Magnus, allargando le braccia, «Oh» commentò Alec a bassa voce.

«Sei deluso?» si preoccupò Magnus, «N-No, ma... Non me lo aspettavo. Non credevo che l'unico invito ricevuto sarebbe stato da parte di un ragazzo» affermò Alec, stringendosi nelle spalle, mentre l'altro si sedeva al suo fianco, vicino ma non abbastanza da farlo sentire in imbarazzo. «E' un problema?» chiese Magnus, sulla difensiva, «No, affatto» ribatté all'istante, sorprendendosi della rapidità della sua risposta. Magnus gli regalò un altro dei suoi sorrisi, «Sono contento tu sia venuto. Ormai avevo perso le speranze e stavo per immergermi in un liceale dramma d'amore» scherzò l'asiatico, mettendo però a disagio Alec. Amore? Ma cosa stava dicendo? «Scusa, non... Credo che tu non possa dire sul serio. Nemmeno mi conosci» gli fece notare Alec, «Forse ti conosco meglio di quanto tu creda, Alexander».

Un brivido percorse la schiena di Alec, mentre il cuore accelerava nel suo petto. Si sentiva attratto da Magnus e per lui era una cosa completamente nuova, dal momento che finora ogni suo pensiero e sentimento era stato rivolto a Jace. In un certo senso aveva paura. E Magnus, con quel suo modo di fare, lo confondeva.
«Tu mi confondi» disse infatti, «La confusione è il primo segnale. Significa che c'è qualcosa sotto, non credi? E' come un... sintomo» spiegò Magnus, inclinando il capo e guardando Alec di traverso. Nei suoi occhi un qualcosa brillava, forse l'aspettativa di essere ricambiato.

«Sintomo? Non so di cosa tu stia parlando, davvero. Non ci conosciamo e, beh, credo che intendiamo l'amore in modo molto differente» constatò, con un tono molto più secco di quello che si aspettava. «Ci conosciamo, Alexander. Siamo talmente diversi da essere simili. Non la senti questa attrazione? So che senti quello che sento io» continuò Magnus. La sentiva quella attrazione? Diamine, sì. Si sentiva come l'ago di una bussola che puntava disperatamente verso Nord, e quel Nord sembrava essere proprio il ragazzo al suo fianco. Ma non era pronto per tutto ciò. Si erano appena incontrati, inoltre temeva la reazione della sua famiglia e dei suoi amici. Temeva la reazione di Jace.

«So che hai paura, Alexander. L'ho avuta anche io alle mie prime esperienze». Alec, a quel punto, scattò: «Non hai idea di quello che sento! Per te è tutto un gioco, non è vero? Flirti, ridi, ti diverti a stuzzicarmi e a farmi credere che mi capisci. Perché lo stai facendo?». Magnus sussultò alla violenza del suo tono. «Beh, a questo punto credo che la scelta sia tua» disse dopo quello che parve un tempo interminabile. Si alzò e guardò Alec con espressione grave e ferita. Di certo non si aspettava una tale accoglienza dal giovane Lightwood e sì, forse aveva ragione: non lo conosceva.

«La scelta è tua, Alexander. Non lo ripeterò un'altra volta». Queste furono le sue ultime parole prima di scendere in fretta i gradini del portico e avviarsi attraverso la folla. Alec lo guardò allontanarsi e sentì una fitta allo stomaco: probabilmente aveva appena spezzato un cuore. Ma che diavolo diceva? Magnus non poteva essere innamorato, né amarlo! Giusto? Eppure gli dispiaceva, perché Magnus lo attraeva. Lo stuzzicava, lo incuriosiva, lo spaventava. Non era mai stato tanto spaventato. Lasciò il suo sguardo vagare attraverso la folla, fino ad individuare Jace, che stava baciando dolcemente Clary sulle labbra.

Forse fu proprio quel bacio a far scattare qualcosa dentro di lui e si rese conto che Magnus era il primo ragazzo che avesse mostrato un minimo d'interesse nei suoi confronti. E si rese conto che non avrebbe mai potuto realizzare la propria felicità con Jace: era suo fratello, non poteva amare suo fratello, non in quel senso. Forse doveva rischiare. Forse doveva correre da Magnus e dirgli che ci aveva ripensato e che era stata solo la paura a spingerlo a dire quelle frasi, perché in realtà Magnus gli piaceva.

Si alzò di scatto e corse attraverso il prato, scansando le persone che ostacolavano il suo cammino, cercando disperatamente di individuare dei capelli scuri striati di rosso rubino. Li vide. «Magnus!» urlò, cercando di sovrastare la musica e le chiacchiere. Urlò ancora e ancora quel nome e gli parve un miracolo quando il ragazzo si voltò, fermandosi ad aspettarlo. Magnus lo guardò con curiosità, nonostante avesse appena ricevuto un rifiuto. Il piccolo bagliore di aspettativa e speranza nei suoi occhi si illuminò di nuovo, seppur debolmente.

Alec non pensò. Non pensò alle conseguenze, né alla folla di persone che li circondava, né tantomeno a Jace, al suo cervello o al suo cuore. Agì d'istinto e corse da quel ragazzo asiatico che gli aveva fatto battere il cuore un po' più forte in quel breve lasso di tempo in cui erano stati insieme. Afferrò Magnus per il bavero della giacca e lo tirò verso di sé con un movimento deciso, fino a che le loro labbra non cozzarono. Quel bacio fu inizialmente un contatto semplice, labbra contro labbra. Ma poi cominciarono a muoversi, a schiuderle, a gustare il sapore dell'altro e a perdersi nelle sensazioni che stavano provando. Interruppe quel contatto magico per un breve istante e Magnus lo rincorse, riacciuffando quelle labbra, deciso a non staccarsene più.

Ignorarono gli sguardi della gente che li circondava. Solo quando si separarono, per un istante un immenso "cosa-diamine-ho-appena-fatto" passò per la testa di Alec, ma lo dimenticò nell'istante in cui vide lo sguardo estasiato di Magnus. «Sai sempre come sorprendermi, Alexander. E devo concedertelo: tu sì che sai come fare una dichiarazione» commentò, con quel sorrisino sghembo che Alec stava già imparando ad adorare.

Alec arrossì, sentendo improvvisamente caldo, come se la temperatura si fosse appena innalzata di dieci gradi. «Sai, potremmo rallentare le cose, visto che è successo è tutto così in fretta» propose Magnus, sperando di tranquillizzarlo, Alec annuì. «Sì ehm, io... Credo che sia una buona idea» «Potremmo iniziare con un vero appuntamento, che ne dici?» «Certo, mi piacerebbe molto» convenne, guardando gli occhi felini di Magnus. Quest'ultimo sorrise, affermando che si sarebbero accordati per i prossimi giorni. «E fino ad allora, che facciamo?» domandò Alec, incerto, ma Magnus sorrise di nuovo: «Baciami».  

 
Note d'Autrice:

Ebbene, invece di mettermi a scrivere la tesina, io passo il mio tempo a fantasticare e scrivere fanfiction sui Malec, ovviamenteE meno male che i professori mi ritengono una studentessa modello, ehm ehm.
Questa fic è nata un po' per caso e un po' perché ieri mattina ho finalmente comprato il vestito per il ballo scolastico (già, la mia scuola organizza i balli scolastici in stile americano), quindi da qui è nata "Prom?". A proposito del titolo, Prom è un'espressione americana che significa ballo di gala ed è l'espressione con cui si indica il ballo di fine anno. Questo dunque è il significato del titolo. 
Per quanto riguarda l'avvertimento OOC, specifico che ritengo OOC il fatto che Alec baci Magnus di fronte a tutti pur essendo praticamente uno sconosciuto. Nei libri, ciò accade solamente nel terzo libro (City of Glass) e nella serie TV nel penultimo episodio. Nell'ultimo caso le dinamiche sono state un po' affrettate, ma comunque il tutto avviene dopo un periodo di lavoro di autoaccettazione davvero enorme. Qui questo lavoro non c'è stato e Alec ha a malapena parlato con Izzy della sua omosessualità. Per questo ho inserito OOC fra gli avvertimenti, perché appunto Alec bacia Magnus per un puro impulso e, di fatto, non si conoscono nemmeno. L'Alec Lightwood che tutti conosciamo non l'avrebbe mai fatto. Però sono troppo romantica in questo periodo per non far finire il tutto con un bacio come si deve :D 
Inoltre mi sono ispirata/ho inserito alcune battute dalla serie TV che personalmente mi sono piaciute molto ^^
Probabilmente sto dimenticando di aggiungere qualcos'altro di importante, ma al momento non ricordo. E nada, questo è quanto! Grazie a chi è arrivato fino alla fine (spero siate sopravvissuti alla dose di fluff), a chi lascerà una recensione, insomma a chiunque dedicherà un po' di tempo a questa follia che è scaturita dalle mie dita. 
Corro a fare la tesina (questa volta sul serio! o almeno si spera), un abbraccio forte, 

Starsfallinglikerain.

 
   
 
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