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Autore: AlessiaCo    23/05/2016    1 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ecco qua il secondo capitolo, nella speranza di rendervi i momenti di relax meno noiosi. :)




ELYZA
 
- Ind… INDRA! Indra! – Mi svegliai di soprassalto sentendo  le urla di Alicia durante il sonno. Controllai velocemente la sveglia… le 3:40 – Indra! No!... non… - - Hey, Alicia… - cercai di scuoterla leggermente dalle spalle ma mi ci vollero più di un paio di tentativi per riuscire a svegliarla. La sentii sollevarsi sui gomiti facendo dei forti respiri presa dal panico – Io… io… - - Tranquilla, è tutto ok, era solo un incubo – cercai di tranquillizzarla facendo scivolare le mie mani dalle sue spalle alle braccia – Scusa, non volevo - -  Può capitare tranquilla – Sentii il suo respiro tornare regolare e fu allora che si lasciò cadere nuovamente stesa sul letto. Non riuscii a scorgere il suo viso a causa dell’oscurità della stanza ma ne immaginai l’espressione spaventata, anch’ io i primi periodi feci parecchi incubi. – Chi è Indra? – chiesi sperando che parlarne la potesse far sentire meglio. Lei deglutì sonoramente e io a quel punto mi pentii… forse non avrei dovuto farle una domanda del genere facendole intuire di aver parlato nel sonno, mi sarei vergognata anche io forse. – Era… La donna che mi ha cresciuta -. La sua voce cambiò drasticamente e non potei fare a meno di notare quanto in realtà fosse fragile in quel momento. “ Forse si è levata la maschera” pensai. Perché io lo avevo capito che dietro a tutta quella arroganza si nascondeva in realtà una persona fragile, ma sapevo anche che le serviva del tempo per fidarsi, di certo non la biasimavo per questo.  Sentii il suo respiro farsi nuovamente irregolare quindi capii che stesse trattenendo le lacrime al ricordo. Istintivamente cercai la sua mano tra le lenzuola e quando la trovai rimasi stupita da quanto vigore accolse il mio gesto. – L’ho uccisa – mi confessò tra le lacrime che ora ero certa scendessero sul suo volto. Il mio cuore fu come chiuso in una morsa. Doveva essere stato terribile per lei, non avevo bisogno di chiederle quale fosse stato il motivo del suo gesto, me lo immaginavo. Io non so se avrei avuto la sua stessa forza, uccidere una persona cara per evitarle la trasformazione deve essere tremendo. Restammo in silenzio per istanti infiniti e ad un certo punto sentii il suo pollice disegnare dei cerchi sul dorso della mia mano. Il mio cuore prese a battere all’impazzata ma cercai ugualmente di godermi quelle attenzioni che mi stava concedendo. Ero felice. – Mi dispiace per questa mattina – mi sussurrò a bassa voce senza però smettere con le sue carezze. – Forse sei stata tu… o meglio, voi… ad avermi salvata – Era profondamente sincera e dispiaciuta ma non riuscii a mantenere la serietà di quel momento al ricordo dell’assurdità del nostro incontro. Senza riuscire a metterle freno una risata uscì dalle mie labbra e a quella stranezza la vidi alzarsi nuovamente sui gomiti – Ma cosa ridi? – Mi chiese giustamente stupita – Scusa è che…  Ora come ora, ripensando alla scena, non era per niente credibile – Sono quasi certa di averle rubato un sorriso ma a causa del buio non riuscii a vederlo. Come prevedibile assunse aria altezzosa – Guarda che lo avrei fatto davvero se non fosse stato… - “Se non fosse stato??????” Oddio…odio le frasi incomplete. Perché ho questa sensazione allo stomaco? Cosa volevo sentirmi dire?  Mi sentivo strana… LEI mi fa sentire strana.  – Se non fosse stato…? – la invitai quindi a concludere la frase cercando di non far trapelare la mia ossessiva curiosità. -  Per il cibo!! Io sarei sopravvissuta si e no 2 giorni – mi rispose tornando in posizione supina di fianco a me. Io rimasi concentrata sul battito del mio cuore che, invece di calmarsi, riprese a battere più forte.
 
 
 
ALICIA
 
. – OCTAVIA SCENDI SUBITO DA LI! –
 
Erano le 7:30 passate e le urla provenienti dal piano inferiore mi svegliarono come un getto d’acqua fredda. – Ma che succede? – chiesi involontariamente con la voce ancora impastata dal sonno – Nnun…so… - Mi girai a guardare la figura di fianco a me e notai quanto Elyza fosse più di là che di qua, ma la osservai cambiare posizione per mettersi a pancia sotto. Sorrisi notando il suo braccio cadere a penzoloni fuori dal materasso e la saliva uscirle dalla bocca semiaperta – Ahahah fai schifo! Sembri un Boxer – le dissi alzando il tono della voce per farmi sentire il più chiaramente possibile – La vidi aprire leggermente un occhio nel tentativo di mettermi a fuoco – Mmma, csa ai det..to? - - Ma che lingua parli? – le chiesi divertita da quella scena tremendamente dolce. Incominciò a stropicciarsi gli occhi con le mani ma la vidi in difficoltà ad abituarsi alla luce che entrava dalla finestra – Ufff cosa hai detto? – Mi ripetè credendo che io non l’avessi capita…e io glielo lasciai credere – Ho detto che fai schifo perché sembri un Boxer – le dissi indicando con un dito verso il cuscino. Lei mi guardò con aria pensierosa poi, spostando i suoi occhi verso il punto indicato, notò l’enorme macchia  di bava. Questa volta non riuscii a trattenere le risate vedendola arrossire – No… emmm…. E’ che… Si, insomma. A te non è mai capitato!? - - No. Ma avevo un boxer, conosco il problema - - Ma davvero…? - - Cosa? Che avevo un Boxer? - - Aaaaaa lascia perdere – mi disse gonfiando il cuscino per riappoggiarcisi pesantemente sopra. Era troppo tenera in quel momento.
 
. - OCTAVIA! TI HO DETTO CHE NON C’E’ NIENTE LI –
 Le urla continuarono ma Elyza non mi sembrava avesse la minima intenzione di scendere a vedere quale fosse il problema – Va bene, ho capito, scendo io – dissi roteando gli occhi  e sbuffando prima di recarmi dagli altri.
 
. – O! Datti una calmata per favore, ci ho già guardato li - - E’ impossibile, controlla meglio – - Ma che sta succedendo? – Vidi Finn e Bellamy voltarsi verso di me sentendo la mia voce e inizialmente non capii la loro faccia sconvolta, poi capii… ebbene si, ero talmente sovrappensiero che non mi resi conto di essere scesa con in dosso degli shorts molto shorts e una canotta molto trasparente. “ Merda”… pazienza, ormai ero li e non potevo più farci niente quindi cercai di non pensarci e ripetei la domanda – Vi ho chiesto… cosa sta succedendo? – Mi indicarono l’entrata della cucina così, senza indugiare, mi avviai in quella direzione, non facendo a meno di notare però le loro facce divertite. Appena misi piede nella stanza vidi la povera Octavia in piedi sull’isola con anch’essa in dosso solo un pigiama striminzito – Che stai facendo? – le chiesi attirando la sua attenzione e il suo sguardo che, fino a quel momento, sembrava cercare qualcosa attorno a lei. – Oddio Alicia, ti prego scappa - - Ma di cosa stai parlando? - - Ho visto un mostro, credimi, torna in camera. Lo dico per il tuo bene – La fissai con aria interrogativa e, non riuscendo a ricevere delucidazioni da lei, lanciai uno sguardo dietro di me e vidi Finn e Bellamy ridersela sotto i baffi. – Ok Octavia… Ti va di descrivermelo? – le chiesi cercando di tranquillizzarla – Era uno zombie… cioè, un topo zombie. Il più grande zombie mai visto… cioè il più grande TOPO zombie mai visto -  Ok… ammetto che in quel momento feci fatica anche io a trattenere qualche risata ma la ragazza mi sembrò sinceramente spaventata quindi tentai di mantenere la calma e usufruire delle migliori doti teatrali che possedessi – D’accordo Octavia… Ti credo. Deve essere stato bruttissimo, ma ora puoi anche scendere sai? - - Ma sei scema? Non ci penso nemmeno – Mi avvicinai a lei allungandole la mano nel tentativo di convincerla a scendere – Ma devi stare tranquilla… sei la più magra qui dentro… figurati se un roditore affamato di carne umana decide di mangiarsi prima te… Sceglierebbe Bellamy, fidati, lì c’è più roba – le dissi sottovoce strizzandole l’occhio – Ne sei sicura? – Le feci cenno con la testa e sorrisi, la mia sicurezza sembrò finalmente donarle il coraggio che le serviva – Se lo meriterebbe quello stronzo – mugugnò mentre lentamente scendeva dal tavolo.
Ero divertita da tutta quella scena, era difficile non affezionarsi a quei ragazzi e, se anche non pensavo di avere più motivi per sorridere, loro me ne offrivano parecchi durante la giornata. Dopo aver lanciato un’ occhiataccia accusatoria verso i due ragazzi, salii le scale per tornare in camera. Appena misi piede sul primo gradino mi sentii sprofondare nelle incertezze e, come uno tsunami, le domande cominciarono a riempirmi la mente. E se fossi rimasta li con loro? Mi avrebbe fatto comodo il loro aiuto… senza contare che, come mi ricordò Elyza, mio fratello poteva non trovarsi più a casa. E se ci fosse un altro modo per salvarlo o trovarlo? Se rimanessi da sola quante possibilità avrei di sopravvivere? La verità è che non ero pronta… non ero pronta di lasciare tutto questo. Non ero pronta di lasciare Lei. La felicità di pochi istanti prima sembrò eclissarsi nei pochi metri che percorsi, e ciò mi fece capire che, alla fin fine… non avevo tutto questo coraggio che pensavo possedere. Notai la porta della stanza socchiusa e intuii che Elyza si fosse alzata. Appoggiai lentamente la mano sulla maniglia ma il mio corpo non ne voleva sapere di procedere. Avvicinai il volto cercando di non farmi sentire e i miei occhi vagarono avidi su quella schiena nuda seduta sul capezzale del letto. La osservai vestirsi  e tutti quei movimenti mi sembrarono fuori dalla sfera spazio/temporale data la lentezza con cui si compirono. Mi inumidii le labbra, forse in un gesto incondizionato, ma fatto sta che lo feci… ed era anche inutile continuare a nascondere a me stessa il piacere che provavo nel vedere una cosa così meravigliosa. I capelli biondi le accarezzavano le spalle ma la loro lunghezza mi diede l’opportunità di scorgere una Rosa dei Venti tatuata sulla spalla sinistra. Qualcosa non andava, mi mancava l’aria e sentii la mia mano compiere degli spasmi. Abbassai lo sguardo su di essa e appurai di stare realmente tremando . – Cristo ! –
. – Chi è? – la sua voce improvvisa mi fece spaventare e non riuscii a nascondere il mio sussulto – Scusami, sono inciampata – le dissi cercando di non rivelare il vero motivo della mia imprecazione. La vidi osservarmi per un lungo istante e mi spaventai notando quanto il suo sguardo fosse insistente su di me. Mi aveva forse beccato in fragrante a…. spiarla? Ammirarla? Nel fantasticare su di lei? Oddio… lo stavo facendo davvero?
. – Hey, che hai da fissare? – Le chiesi portandomi le mani sui fianchi e alzando un sopracciglio, forse incolpandola di un reato appena commesso da me mi avrebbe aiutata a sentirmi meno a disagio. – Io… io non ti sto fissando! – mi rispose girandosi nuovamente di spalle. Ricominciai a respirare normalmente e senza farmi beccare tornai a cercare quel tatuaggio con lo sguardo. – Ora sei tu che stai fissando però – mi disse stuzzicandomi e rigirandosi verso di me. Inizialmente non capii ma successivamente notai lo specchio dietro di lei e quindi intuii che mi avesse vista da li “ Cavolo!” . Era inutile continuare a mentirle quindi mi rassegnai – No! E’ che… - questa volta fu lei a portarsi le mani suoi fianchi – E’ che…? – mi invitò a proseguire con un sorrisetto beffardo sulle labbra – E’ che i tatuaggi mi affascinano, ecco - - Ah si? E perché? - - Perché chi ha un tatuaggio ha anche una storia da raccontare, e io… - - E tu muori dalla voglia di ascoltarla… - finì lei. Trattenne i suoi occhi insistenti su di me e io quasi sprofondai dento a quelle pozze blu – D’accordo signorina Clark, facciamo così: se tu rimani qui con noi… Ti concederò un’intervista - - No aspetta, mi stai dicendo che se io decidessi di andarmene tu mi lasceresti con questa enorme curiosità a soffocare i miei pensieri ? – le chiesi fingendomi stupita. In realtà le mie “ curiosità” erano ben altre e forse a  “quelle” non avrei rinunciato così facilmente. – Esattamente –
 
 
Finimmo di prepararci  e più di una volta la presi in giro per la bava ancora presente sul cuscino. Lei stette al gioco ma continuò ad alzare le spalle dicendomi che era una cosa normale. – Ma cosa era successo prima giù? – mi chiese lungo il tragitto verso le scale – Octavia era certa di aver visto un TopoZombie, dovevi vedere la sua faccia – le risposi portandomi una mano sulle labbra per non farle notare il mio divertimento. Lei rimase interdetta e la sua fronte si corrugò in quel mondo che, ormai, avevo imparato a riconoscere. Era preoccupata. – Non starai micca pensando… - - Io?! No no ma figurati! E’ solo che penso sia spaventoso se esistesse davvero –
. -  Oooooo ma buongiorno! Pensavo che mi avreste destituito dal mio titolo di “Bella Addormentata” dato che stamattina non intendevate alzarvi –commendò Raven riferendosi al nomignolo che le avevo addossato il giorno prima. Seguii Elyza in una fragorosa risata ma il suo tono,, a differenza del mio, mi sembrò molto meno divertito – Fai poco la spiritosa Raven…. Anche perché oggi dovrai aiutare la tua compare – la sentii dire minacciosa indicandomi con un dito. Che aveva in mente? – Cosa posso fare per la Bella Tenebrosa - - Comincia con il costruire una nuova radiotrasmittente, vedi tu come… puoi anche prendere i pezzi della radio di Alicia se ti aggrada - - Hey! – mi intromisi sentendo prendere in causa la mia auto – E cerca di trovare suo fratello, se ha tentato di contattarla una volta ci riproverà una seconda – disse infine sicura della sua idea – Ma sono impegnata a cercare la frequenza dei ragazzi! - -  Proprio per questo motivo ti ho detto di costruire un altro apparecchio. Mentre tu ti metti a lavoro, Alicia di darà una mano nelle ricerche, così non perdiamo tempo - . Ero positivamente sconvolta perché, al contrario di quello che mi aspettavo, Raven non fece altro che ubbidire e dirigersi a recuperare i pezzi che le servivano. Non avrei mai immaginato che Elyza avesse tutto quel potere all’interno del gruppo anzi… in realtà pensavo che fosse “ la ruota di scorta” e invece… La vidi girarsi dalla mia parte regalandomi uno di quei suoi splendidi sorrisi, cominciavo a prenderci l’abitudine. – Le darai una mano? – mi chiese notando forse la mia espressione pensierosa. Certo che l’avrei aiutata, le dovevo più di un favore e non avrei rallentato di certo le loro ricerche impegnandole con i miei problemi.
 
 
 
Lo scantinato era molto buio e, se non fosse stato per la luce infondo alla stanza, sarei inciampata 2 o 3 volte scendendo per le scale. L’ambiente era molto più fresco del resto della casa, la mia pelle rabbrividì, ma trovai quella temperatura decisamente gradevole, ottimale per quei giorni estivi.
. – Hey, mi hanno detto che ti avrei trovata qui -  le dissi annunciando il mio arrivo. Raven continuò a lavorare china sulla scrivania senza degnarmi di uno sguardo – Non stare li impalata, vieni qui accanto a me e comincia a girare la manopola della radio e cerca notizie - - Wow, non intendi perdere tempo eh ?! – le dissi raggiungendola. Forse intuì di aver esagerato perché la vidi sospendere il suo lavoro e guardarmi dispiaciuta – Perdonami, ma quando lavoro divento un po’ acida - - Solo quando lavori?! – le chiesi sarcastica nel tentativo di alleviare la tensione. Lei mi sorrise e con lo sguardo mi indicò uno sgabello posto sotto la scrivania. Mi avvicinai e lentamente lo attirai verso di me per sedermi sopra. – Quindi hai deciso di rimanere - - Non mi ha dato altra scelta - - Ma la tua decisione sarebbe stata comunque quella di rimanere -. Effettivamente era così. Ormai avevo deciso. Mi sentivo enormemente in colpa per non essere abbastanza forte da lasciare quelle persone di cui, paradossalmente, non sapevo nulla. – Sai… appena scoppiò il virus, se così si può chiamare, mi misi in macchina diretta verso la mia famiglia.  Durante una sosta incontrai i miei amici e fui felice di vederli tutti sani e salvi. Naturalmente dovetti fare una scelta. Continuare il mio viaggio o restare con loro. La voglia di trovare i miei parenti era fortissima e lo è tuttora, ma quante possibilità avrei avuto di rimanere in vita? – Sospirai amaramente ma fui sollevata nel sentire che anche Raven dovette prendere la mia stessa decisione. Rimasi in silenzio e forse fu per quello che lei tornò a parlarmi cercando di convincermi di aver preso la giusta decisione – La vita ora è fatta solo di sopravvivenza… ma meglio sopravvivere in compagnia non credi? – Forse… ma io ero solita cavarmela da sola… non ero mai stata tipo da “gruppo”. Non ho avuto molte gioie nella mia vita, a partire dalla mia vera famiglia che mi abbandonò ancora in fasce. Le persone a cui dovevo essere grata erano solo mio fratello e Indra. Per quanto apprezzassi il suo tentativo nel convincermi di aver fatto la cosa giusta, non mi trattenni dal farle presente quanto in realtà fossero differenti le nostre realtà. – Hai ragione Raven, ma vedi… Hai detto bene, andavi in cerca della tua FAMIGLIA, loro rimarranno uniti e avranno sempre qualcuno su cui contare, mentre Nick è solo e, in questo momento, ha le stesse possibilità che avrei avuto io andandomene di qui – lei rimase con gli occhi inchiodati sull’apparecchio su cui stava lavorando ma la vidi abbassare la testa e affermare ciò che le avevo appena detto.
. – Comunque Elyza non ti avrebbe mai fatta partire senza una vera meta in balia degli eventi. E’ fatta così. – mi disse tentando di cambiare argomento. A quel nome sorrisi, l’effetto di che aveva su di me quella ragazza era sconvolgente, riusciva a farmi sentire importante anche solo con uno sguardo. Ripensai velocemente all’Elyza di poche ore fa… quella che mi lasciò a bocca aperta ascoltando con quanta serietà ordinò a Raven di aiutarmi. Forse l’avevo sottovalutata.  – Ma quindi come funziona qui? E’ lei che comanda? – lei si cacciò a ridere portandosi una mano sullo stomaco – Così ci fai passare per degli schiavi! Comunque, in un certo senso, si. Elyza è brava in questo. La sua mente sembra pianificare continuamente ogni cosa e nelle difficoltà riesce a mantenere la calma e partorire qualcosa di sensato, facendoci uscire dai guai - - Come mettersi in mezzo alla strada rischiando di essere investita?? - - Per esempio! -
 
 
 
 
 
ELYZA
 
Era giunto il momento per me di accordarmi con Bellamy e assegnare i turni di guardia a tutti. Con l’assenza di 3 dei nostri amici era diventato difficile organizzarci, dovendo togliere delle ore di riposo a ognuno di noi. – Questa notte potrei farlo io il turno, magari insieme a O, così avrai tutto il tempo per spiegare ad Alicia quali sono le regole in questa casa - - Non so ancora se è intenzionata a rimanere - - Beh… Non mi sembra nemmeno intenzionata ad andarsene quindi… Meglio chiarire subito le cose - - Va bene – Sapevo che ci teneva che tutto funzionasse per il meglio. Secondo lui, il modo migliore per portare avanti una convivenza era quello di rispettare le regole, e io non ci trovavo nulla in contrario. I miei pensieri mi portarono a quattro giorni fa e mi rattristai nel ricordare Lincoln, Jasper e Monty. Mi mancavano e dentro di me sentivo di non star facendo abbastanza per aiutarli. Vidi Bellamy osservarmi curioso e a quelle attenzioni sorrisi amaramente – Qualcosa ti preoccupa? - - Non lo so… Forse Alicia ha ragione, dovremmo uscire da questo bunker e andare a cercare i nostri compagni calpestando ogni centimetro di questa città - - A me sembra un’idea folle Elyza ma… se ciò ti può far stare tranquilla, potrei organizzare qualche ronda con Finn, nella speranza di trovare qualcuno nei paraggi – Gli sorrisi, ero orgogliosa di averlo come amico, sapeva leggermi dentro come pochi e io potevo solo ringraziarlo nel modo in cui ogni volta mi accontentava. Sapevo che li avrei messi in pericolo e infatti cercai di capire se il mio fosse solo un capriccio o se davvero fossi convinta di farli esporre così tanto. C’erano 3 vite in gioco… e se Bellamy e Finn fossero andati a cercarli, avrei aggiunto anche le loro al mio conto. Odiavo prendere decisioni, ma tutti mi sembravano essere convinti del mio ruolo… forse ero io quella a non fidarmi di me stessa.  – Ci tieni davvero a lei, non è vero? – La sua voce mi riportò alla realtà alla quale avrei voluto volentieri scappare – Di chi parli? – chiesi non capendo a chi si stesse riferendo, o forse lo sapevo ma non volli farlo pesare– Ad Alicia – Il mio rapporto con Alicia era strano, dovevo ammetterlo, e a quanto pare questa stranezza non era nemmeno sfuggita a lui che, stranamente, non riusciva a capirmi. Avrei potuto dirgli mille motivi riguardo alla mia scelta di tenerla con noi, ma preferii tacere e tenere quei pensieri e quelle ragioni per me.
 
 
 
 
L’aria del pomeriggio mi sembrò uscire da un enorme phon e il suo calore divenne quasi snervante e io osservai felice l’orologio notando che tra pochi minuti, fortunatamente, avrei smontato dal mio turno di guardia. Ormai erano le 16 e Raven e Finn sarebbero giunti da un momento all’altro. Allungai la mano e raccolsi il mio pesante album da disegno e le matite, riponendo tutto nello zaino. Ora mai avevo fatto l’abitudine e disegnare e a guardare l’orizzonte e i miei occhi erano diventati esperti nel mettere a fuoco da vicino e da lontano in poche frazioni di secondo, senza mai abbassare la guardia.
 
.  - Hey, Comandante, le sue guardie sono arrivate – Raven annunciò il proprio arrivo e io sorrisi nel sentirmi chiamare con un nome così originale – Comandante? Hai finalmente capito chi ha il potere qui dentro? – le chiesi sarcastica. Il nome però… era azzeccato e un po’ me ne vantai…forse.  – Non ci pensare neanche, è la Bella Tenebrosa che te lo ha affibbiato – Arrossii all’idea che Alicia avesse realmente pensato a un nomignolo da darmi e credo che la mia reazione non sfuggì a Raven perché amichevolmente mi diede una spallata strizzandomi l’occhio – Guarda che puoi trovare un nome imbarazzante anche per lei… Però ti chiederei di essere crudele nell’assegnarglielo – - Sei un caso perso Raven – le risposi infilandomi lo zaino in spalla e scappando da quel luogo per raggiungere camera mia… non ne potevo più.
 
 
 
Aprii lentamente la porta della mia stanza e osservai Alicia rilassata sul letto con le mani sulla pancia, il viso sereno e l’iPod nelle orecchie. Naturalmente non mi sentì arrivare quindi mi presi la libertà di poggiare il mio sguardo più a lungo su di lei. Adoravo la compostezza che assumeva anche nei momenti di riposo, e adoravo ancora di più quelli spasmi che era solita fare con le dita prima di addormentarsi. Avanzai verso la mia parte del letto e senza fare rumore appoggiai lo zaino sul pavimento. Sorrisi girandomi nuovamente verso di lei e delicatamente mi sdraiai al suo fianco. Il movimento che provocai al materasso la fece sussultare ma la vidi rasserenarsi nuovamente accorgendosi della mia presenza. – Comandante eh? - - Cosa? – mi chiese togliendosi una cuffietta – Raven mi ha detto che … - - Ah si… E’ che non pensavo fossi a capo di questa gang - - Mi sottovalutavi?!?! -  La vidi arrossire per l’imbarazzo – Colpevole – mi rispose alzando le mani in segno di resa. Era buffa, dolce, bella, sexy… mi imbarazzai a pensare quelle cose. “ Ti prego Elyza calmati” mi ordinai mentalmente. – Comunque anche io ti troverò un soprannome - - Ma davvero? – Mi stuzzicò restando ad occhi chiusi fingendo disinteresse. Tornai a guardarla a lungo e fui felice nel notare quanto fosse serena e a proprio agio in mia compagnia. Sarei rimasta ad osservarla per ore intere senza proferir parola… “ Ti prego non farlo” sussurrai al mio cuore.
 
 
Ci riposammo un paio d’ore in attesa della cena ma prima di scendere per raggiungere gli altri  mi sentii in dovere di metterla al corrente delle “regole” di Bellamy – Bell crede sia meglio che io ti informi di come funzionano le cose qui - - E io che speravo di oziare tutto il giorno… - Mi disse con quel sorriso beffardo che ormai avevo imparato a riconoscere – D’accordo, dimmi pure – Allora: 1. Ognuno qui deve fare almeno un turno di guardia al giorno. 2. Verranno assegnati dei compiti, ed entro la fine della settimana dovrai averli ultimati tutti 3. Se mangi qualcosa, la devi per forza condividere con gli altri o almeno… con almeno uno di noi - - E immagino che dovrei tenerti in considerazione, giusto? – Non risposi ma le lanciai un finto sguardo offeso continuando con il mio elenco – 4… Almeno due volte al mese dovrai uscire in ronda con un ragazzo, Bellamy o Finn, a seconda dei loro turni - - E perché non con una donna? - - Perché così si sentono importanti ed evitiamo le loro paranoie sull’inferiorità maschile – Lei incominciò a ridere di gusto  e quella fu la prima volta che sentii la sua vera risata. Rimasi talmente affascinata dal suo sorriso e dalle sue labbra che non riuscii a non posarci gli occhi sopra. Era meravigliosa. – E 5… Se ascolti la musica, devi rendere partecipi tutti - - Dovrai passare sul mio cadavere se vuoi ascoltare la mia Playlist – Mi minacciò puntandomi un dito contro. Incrociai le braccia al petto, sembrando molto più severa di quello che in realtà volessi mostrare.  – Ok, facciamo così: Io offrirò il mio iPod se mi saranno concessi 5 minuti in più per la doccia - - Andata – le risposi divertita allungandole la mano in attesa che me la stringesse.
Rimasi ancora un po’ sdraiata in attesa che finisse di vestirsi. I miei occhi vagarono sul soffitto nella speranza di leggerci qualcosa da dire per colmare il silenzio assordante che si era creato. – Non pensavo saresti rimasta - - Sai essere convincente – mi rispose facendomi sentire lievemente in colpa. – Sono felice che tu l’abbia fatto - - Anche io -. I nostri sguardi si trovarono e nel suo lessi profonda gratitudine… ero felice, davvero. – Elyza… - Quelle frasi sospese stavano diventando per me una piacevole agonia e, per quanto mi sforzassi ad odiarle come sempre fatto, non riuscivo a non pensare a quanto fossero belle pronunciate dalla sua voce – Grazie, dico davvero -. “ Ti prego… non parlarmi più così” le risposi mentalmente.
 

 
  
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