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Autore: Blue_Lily    25/05/2016    1 recensioni
Premessa: Il prologo (scritto nello stile "diario") serve a dare una visione generale di tutto ciò che è successo nei due giorni prima degli eventi. Enjoy (?)
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«Io mi chiamo Hydra, non devi sapere altro.»
"Ogni sogno contiene un umano, lo stesso. Non avrei dovuto essere codarda nel primo, non avrei dovuto essere così dannatamente debole nel secondo... E avrei dovuto ucciderlo in tempo, nel terzo. Se potessi avere una seconda chance non gli permetterei di lasciare questo mondo vivo...
Era solo un incubo, ma sembrava così vivido, il dolore così vero..."
Storia divisa in tre sezioni (Neutral, Genocide, Pacifist).
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Genocide Run – “Rabbia”
 
L’umano volta le spalle a Waterfall, continuando il suo cammino. La rabbia che sto tenendo dentro sembra non sentire ragione, grande è la tentazione di correre più veloce che posso verso quell’assassino e sfigurargli il volto con i miei pugni infuocati, per poi carbonizzarlo con una potente fiammata, ma quel poco di razionalità che mi sta rimanendo mi spinge a restare immobile, facendomi rodere nelle mie stesse emozioni. Coi denti digrignati e un’espressione di puro disgusto dipinta sul volto, a mia volta do le spalle a quel posto, dirigendomi verso casa mia a passi lunghi e ben distesi, un’andata veloce e sicura al tempo stesso. Nonappena arrivo nella zona nei pressi del mio covo, però, si presenta davanti a me una persona inaspettata.
«Hai visto tutto. Non è così, Alphys?»
Enuncio, a sguardo fisso al suolo e con un tono altrettanto basso.
«S-sì, Hydra. S-sono venuta a prenderti per portarti in un luogo più sicuro... E’ stata una fortuna t-trovarti ancora viva.»
Il suo tono è cupo, e non la biasimo. Alzo un attimo lo sguardo, incrociando il suo, e ne leggo la sofferenza... In fondo io l’ho sempre saputo che lei amava Undyne, e vederla morire deve essere stato un enorme shock così com’è stato per me. Instintamente mi avvicino a lei e la abbraccio caldamente, come per poterla confortare. Condividiamo lo stesso dolore, ma vista la situazione ancora non abbiamo il tempo per piangere... Non ancora...
Dopo qualche attimo di silenzio, la scienziata ricambia il mio abbraccio, tentando a sua volta di confortarmi, singhiozzando appena.
«Alphys... T-ti giuro che la vendicherò... Ti giuro che continuerò la sua missione e ucciderò quell’umano...!»
Enuncio solennemente io, anche se col tono di voce appena spezzato. Alphys si irrigidisce istantaneamente, sciogliendo velocemente l’abbraccio e guardandomi dritta negli occhi.
«H-Hydra, no! Non ti permetto di rischiare la tua vita! Undyne non lo vorrebbe!»
Ha gli occhi lucidi e la voce spezzata, mentre mi dice queste parole e mi stringe una mano, come per pregarmi di non fare nulla di avventato. Sospiro, voltando la testa in un’altra direzione.
«So com’era Undyne... Lei vorrebbe solo la salvezza per questo mondo, vorrebbe solo fare in modo che tutti possano vivere dopo di lei. Hai... Hai visto com’è successo, no...? Lei ti ha incaricato di mettere tutti al riparo e ha detto a Asgore di assorbire le anime. Tu però... Sei la scienziata reale, dovresti sapere meglio di chiunque altro che tipo è Asgore. Conoscendolo non assorbirebbe neanche una di quelle anime... E ci deve essere qualcuno in g-grado di poter contrastare quella cosa prima che sia troppo tardi...!»
Il mio tono è sempre più flebile e sforzato, contando anche lo sforzo che sto facendo per trattenere le lacrime. Nonostante io voglia apparire forte come mia cugina, nonostante voglia provare ad avere il suo carattere fiero e determinato, finisco sempre per essere sempre eccessivamente emotiva e apparire come una debole...
«Prima che guadagni talmente tanta energia da poterci uccidere tutti con un solo fendente di quel suo fottutissimo coltello!»
Restringo le spalle, abbassando la testa, e alcune lacrime scivolano a forza dalle mie palpebre. Stringo la mano di Alphys a mia volta, come per cercare ulteriore forza per essere realmente convinta di quello che dico e penso.
Lei sospira a sua volta, senza smettere di guardarmi.
«E’... E’ un’azione nobile, la tua... S-si vede che tua cugina ti ha insegnato bene... Io non ti fermerò più nella tua scelta, così come non ho potuto convincere Mettaton.»
Spalanco gli occhi, rimanendo per qualche attimo con la bocca aperta.
«M-M-Mettaton...?! C-che ha intenzione di fare...?!»
«P-poco prima che Undyne cominciasse la sua battaglia, stavo dando qualche modifica al suo nuovo corpo e lui ha insistito affinché gli aggiungessi anche delle armi. C-così, nel remoto caso in cui Undyne sarebbe stata sconfitta, avrebbe potuto battere questo umano da solo... E nonostante i miei iniziali rifiuti, lui non ha voluto sentire ragioni.»
Le mie pupille si restringono istantaneamente, rivedendo me stessa davanti alla porta che conduce al palco di Mettaton, i pugni squamosi ricoperti di fiamme...
«Hydra...?»
Alphys mi chiama, ma non riesco a sentirla.
Risuona nella mia testa il rumore di un’esplosione alla quale sarebbe seguita la visione del corpo del mio amato distrutto. Le mie mani cominciano a tremare.
«H-Hydra!»
«No... Non può essere già successo...»
Sussurro, continuando a fissare il vuoto davanti a me.
«S-successo cosa? Hydra, spiegati meglio! Non sto capendo!»
Per tutta risposta, spalanco le grandi ali che fino a poco prima non avevo neanche fatto comparire sulla mia schiena, inarcando la schiena e facendo risplendere i miei occhi di una luce macabra. Mi ritrovo ancora una volta ad essere trasformata per metà, con in testa un obiettivo ben preciso: fare in modo che un altro mio caro non muoia davanti ai miei occhi. Un paio di battiti e già mi ritrovo in aria, a volare in direzione del Nucleo più velocemente di quanto non abbia mai fatto in vita mia.
«Hydra! Hydra! Dove stai andando?! Fermati! HYDRA!»
Il tono disperatodi Alphys si perde in lontananza ogni attimo di più.
“Mi dispiace, Alphys... Ma non posso farlo succedere.”
Nel giro di qualche minuto arrivo alla mia meta, davanti a quella porta malauguratamente conosciuta, sferrando gli stessi colpi che ora sono sicura di avere già sferrato, stavolta con molta più potenza e rabbia, la stessa porta che si apre poco dopo...
“Forse non è troppo tardi!”
Penso, prima di osservare con attenzione la scena davanti a me. Mettaton nella sua nuova forma, più forte, più armato... Potrebbe uccidere quell’umano in un attimo, ma quest’ultimo ha attaccato per primo, mirando all’anima sigillata dietro a uno schermo di vetro.
«METTATON, NO!»
Grido, compiendo un breve scatto in avanti... Ma ormai è tardi. Appena lui si rende effettivamente conto di essere stato colpito nel suo unico punto debole mi volge un rapido sguardo, per poi esplodere un attimo dopo.
Stessa scena, stavolta peggiore. Stessi battiti del cuore accompagnati dall’eco dell’esplosione. Ma quello che provo... Questo è diverso. Alzo lo sguardo puntandolo sull’umano in piedi davanti a me, illeso, con un coltello in mano. Poi un mio ruggito.
E’ ora che, nonostante l’ira che mi attanaglia le viscere, capisco che tutto dipende da me, è ora che capisco che sta a me porre fine a questo genocidio... E’ ora che capisco che la vera battaglia comincia. Tutto dipende da me, non posso tirarmi indietro.

 
   
 
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