Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: _Greta98_    25/05/2016    0 recensioni
È vero che il destino è già scritto? Eppure siamo noi ad avere le redini della nostra vita in mano eppure per Luce non è così.
Sono appena trascorsi tre mesi di vacanze estive ed è ormai ora di tornare alla solita noiosa vita scolastica eppure non sembra essere più così, il destino ha in serbo qualcosa per Luce, iniziano ad accadere eventi strani che le incutono terrore, lei non sa cosa sta succedendo e soprattutto chi sono Alex e Daniel entrati inaspettatamente a far parte della sua vita, e perché Marco, una sua vecchia fiamma, è tornato in città? Che cosa vogliano da lei? Presto capirà che qualcosa sembra essere cambiato in lei, intuirà che c'è qualcosa che la tiene legata ad Alex e a Daniel, saprà capire cosa e scegliere?
Un turbine di sentimenti: odio, amore e paura la travolgerà, si troverà coinvolta in qualcosa più grande di lei, avrà il coraggio di mettersi in gioco e combattere per tornare ad avere quella vita normale che tanto amava o rischierà il tutto per tutto per scoprire che cosa sta succedendo?
Luce deve scegliere che strada proseguire con sicurezza perché una volta intrapresa non potrà mai più tornare indietro.
Una vita piena di scelte.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Mi sveglio sentendo quell’assordante “Driiiiin” mi alzo, sono solo le sette e da qui a giugno sarà sempre così, e sono sicura che quella maledetta sveglia non arriverà neanche all'anno nuovo.
Vado in bagno per farmi una rinfrescante doccia, ho ancora il terrore a causa del sogno.
Prendo un lungo respiro e mi getto sotto l’acqua, faccio il più in fretta possibile, cinque minuti e sono fuori, lo dovrei annotare, è un record personale.
Faccio un altro respiro e tiro un’ultima occhiata alla doccia come se da un momento all'altro il mio sogno diventasse realtà.
Mi avvolgo in un asciugamano e vado diretta nella mia stanza.
Spalanco la porta dell’armadio per cercare qualcosa di decente da indossare, qualcosa di semplice e fresco viste le condizioni atmosferiche.
Prendo un paio di jeans blu scuro e una maglietta a tre quarti bianca, ci abbino un paio di converse rigorosamente bianche, ne possiedo di tutti i colori per poterle abbinare alle magliette.
Indosso il tutto ed è perfetto, semplice e adeguato per la scuola, prendo un giubbotto leggero e ho finito.
Vado in cucina, bevo una tazza di caffè e mi siedo cinque minuti a riflettere, quel “Lu” mi sta perseguitando, mi sento collegata in qualcosa più grande di me e la cosa non ha un filo logico!
“Chissà se il tabacchino qui vicino vende le sigarette ai minorenni, ormai non manca tanto, forse lo convinco.”
Prendo lo zaino e vado diretta da Lello, il proprietario del tabacchino, entro un po’ incerta.
<< Buongiorno Lello! >> Lo saluto con un cenno della mano e un sorriso, è un uomo di una certa età ma è un amico di famiglia, quando ero piccola giocavo sempre con il nipote che era mio compagno di classe l’anno precedente, adesso per motivi a me sconosciuti ha cambiato, non solo scuola, quartiere.
<< Ciao Luce! Quale buon vento ti porta qui? >> Si avvicina al bancone.
<< Ti devo chiedere un favore, però non lo dire ai miei >> Mi tocco una spalla incerta mentre abbasso lo sguardo sulle converse. << Potresti vendermi un pacchetto di sigarette? >>
Lo vedo annuire incerto mentre lo sbircio.
<< Non potrei ma posso fare un’eccezione. >> Afferra un pacchetto da dieci e me lo pone. << Luce, non iniziare, fa male, te lo assicura uno che fumava pacchetti su pacchetti. >>
Annuisco sapendo che se prendo il vizio sarà difficile lasciarlo andare, pago le sigarette e mi avvio verso la porta.
<< Ora meglio se vado, ciao e grazie ancora Lello. >> Gli sorrido inclinando leggermente la tasta di lato.
<< Ciao Luce e rifletti su quello che ti ho appena detto. >>
Appena sono fuori prendo le cuffie e ascolto a tutto volume le canzoni dentro il mio telefono.
Mi incammino canticchiando, mi fermo diverse volte quando devo attraversare la strada, al terzo semaforo pedonale però c’è qualcosa di diverso... di strano.
Non sono l’unica persona che deve attraversare eppure ho una strana sensazione, come se avessi mille occhi puntati contro ma nessuno presta attenzione a me.
Fermo la musica e inizio a muovermi nervosamente spostando il peso da un piede all'altro, mi mordo il labbro inferiore per cercare di tranquillizzarmi o per lo spostare l'attenzione su altro.
"Quanto ci mette a diventare verde questo dannato semaforo?"
Faccio dei lunghi respiri e riprendo il controllo di me stessa, finalmente il semaforo cambia colore.
Vado per scendere il gradino e attraversare quando un ragazzo mi passa accanto dandomi una botta sulla spalla sinistra.
<< Ehi! >> Sbottò irritata dall'atteggiamento del ragazzo con la felpa bianca, che nemmeno si degna di chiedermi scusa, anzi in tutta risposta alza il dito medio.
Penso se rincorrerlo e rompergli il dito con cui ha avuto la gentilezza di scusarsi o andare a scuola, opto per la seconda opzione per sua fortuna.
Continuo a camminare e quando sono a scuola spengo la musica, entro dentro l’atrio e vedo Elena che chiacchiera animatamente con Susanna, le vedo saltellare sul posto e battere le mani senza fare rumore.
Alzo un sopracciglio, mi avvicino e vedo che la metà delle ragazze sta, letteralmente, sbavando.
<< Ele! Susy! Che diavolo state facendo? Sembrate... >> Non riesco a finire la frase che Elena senza neanche salutarmi mi afferra un braccio e mi tira vicino a sé mostrandomi il motivo di così tanta agitazione.
E poi lo vedo, felpa bianca, la stessa di quel gentilissimo ragazzo di poco prima.
Sorride a destra e a manca facendo strage di ragazze che lo guardano con gli occhi a forma di cuore e la bava alla bocca.
Si accorge che lo sto fissando con uno sguardo quasi assassino, mi sorride superiore e mi fa la linguaccia.
Seriamente mi ha fatto la linguaccia? A me? In tutta risposta alzo il dito medio.
<< Sei veramente di una gentilezza sorprendente. >> Scoppia a ridere avvicinandosi a noi.
<< Lo conosci? >> Ele mi da una gomitata emozionata.
Continuando a guardarlo rispondo alla domanda di Elena.
<< Te lo stavo per raccontare! È lo stronzo che questa mattina mi ha dato una botta e per scusarsi mi ha mandato a quel paese >>
I suoi occhi neri si incastrano con i miei, continua a fissarmi spudoratamente.
Mi sento violata, come se stesse leggendo la mia vita, come se stesse aprendo la mia mente e scoprendo i miei pensieri.
<< Sei intrigante. >> Ride, adesso che lo guardo meglio ha un piercing al labbro inferiore, un piccolo anellino d’argento.
I suoi capelli sono dello stesso colore degli occhi, neri come la notte anzi sembrano ancora più scuri, sembrano in continua guerra con il pettine a giudicare da come sono sistemati. Ribelli.
<< Non posso dire lo stesso di te da come ti sei “presentato” questa mattina... >> Sospendo la frase a metà, come è che si chiama...?
<< Alex, Alex Hall. >> Squadra me e le ragazze che fino a quel momento hanno taciuto. << E voi signorine? >> Sorride facendo un gesto elegante per chiedere a loro di presentarsi, simile ad un inchino, mi viene il volta stomaco.
<< Susanna Rossi, ma puoi chiamarmi Susy. >> Si butta letteralmente addosso ad Alex, trattengo una risata.
Susy è una ragazza adorabile, un po’ impacciata e pettegola, se c’è un ballo, una festa, un matrimonio, gli alieni sono arrivati sul pianeta Terra o la vicina di casa è rimasta incinta ma il figlio non è del marito, lei lo sa.
I capelli di Susanna sono biondi e mossi, gli occhi verde smeraldo e quando sorride le si può notare l’apparecchio argentato.
<< Okay Susy. >> Scandisce bene il nome della mia amica poi sorride rivolgendosi a Ele.
Alzo gli occhi al cielo, questo tizio da l’impressione di essere uno stronzo con le ragazze, e sinceramente non credo che andrò molto d’accordo con lui.
<< Elena. >> Risponde continuandolo a guardare con la bocca spalancata. Ed ecco che la mia migliore amica si fa subito riconoscere.
Ele è fatta così rimane incantata sugli occhi delle persone.
Soffoco una risata prima che non mi parli più, ma la scena è comica.
<< Elena. >> Ripete Alex come ad imprimerselo nella mente per ricordarselo meglio.
<< E tu Angelo? >> Sorride rivolgendo i suoi bellissimi occhi su di me.
<< Scusa? >> credo di non aver chiaro di come mi abbia appena chiamato, Susy ed Ele soffocano le risate che stanno inutilmente cercando di trattenere, infatti Susanna è la prima ad allontanarsi per evitare una figuraccia.
<< “Scusa”, cercherò di ricordarmelo, non dovrebbe essere difficile. >> << No, non hai capito nulla, ripeti come mi hai chiamata. >> Ma chi crede di essere!?
<< Angelo. >> Sorride e con fare professionale, come se fosse un gesto quotidiano, si tocca il mento come a pensare.
<< Scherzi? Non chiamarmi così, odio i soprannomi. >> Cerco di essere gentile ma il mio tono è irritato.
<< Io sarò l’eccezione che conferma la regola, Angelo >> Sorride beffardo.
Ora gli salto al collo e gli strappo prima il piercing e poi la lingua. Sbuffo infastidita mentre vede Ele bianca, lei sa meglio di chiunque altro perché odio i soprannomi.
<< Non importa, tanto non ti vedrò più ed è meglio così, odio gli sbruffoni come te. >> Scandisco ogni singola parola e ci butto sopra del veleno.
Vado per andarmene quando la rivelazione successiva mi rovina completamente la giornata.
<< Okay Angelo, solo un’ultima informazione, vedi io sono nuovo e non conosco niente della città tanto meno dei professori, seguo il corso con il Signor Monsoni e la Signorina Beccafava, per caso li conosci? >>
Deglutisco rumorosamente che anche fra la confusione e la mia posizione dietro di lui, alle sue spalle sono sicura che mi abbia sentita.
<< Ma... Non sono i professori che insegnano ai rispettivi corsi di recitazione e giornalismo? >> Interviene Elena mente sento le gambe molli, dovrei sopportare per tre anni il soprannome “Angelo”, o se ho fortuna uno o due anni sperando che lo boccino? No.
<< Sì, e la lezione di recitazione inizia tra poco, non voglio arrivare in ritardo. Ci vediamo dopo Ele, salutami Susy. >> Mantengo la calma facendo un gesto con le mani.
<< Angelo, aspetta, vengo con te. >> Si affretta a raggiungermi. << Ciao Elena >>.


♱♱♱♱♱♱♱♱♱♱

<< Aula 45, aula 45, eccola! >>
Quando entro noto ogni dettaglio, le grandi finestre con le tende blu, la scrivania in legno, i banchi uniti due a due, ci sono complessivamente sei file di banchi, siamo una trentina di studenti all'incirca.
Noto che in molti sono già ai loro posti e io devo assolutamente liberarmi di Alex, non lo sopporto, per quando sia bello, diciamo che la mia simpatia nei suoi confronti è direttamente proporzionale alla sua bellezza.
Mi affretto a trovare un posto in ultima fila, fortunatamente c’è qualcuno che non ha il compagno di banco, perfetto.
Abbandono Alex sulla porta e vado diretta verso la ragazza intenta a leggere un libro.
<< Ciao! È libero? >> Indico il posto accanto a lei.
<< Sì sì, siediti pure >> Annuisce.
Mi siedo e volto la mia attenzione verso Alex che sembra non gradire la piccola sorpresa, non mi farò rovinare l’anno dal suo stupido soprannome, poco dopo si siede due file davanti a me.
<< Come ti chiami? >> Cerco di instaurare un rapporto e di fare un po’ di conversazione.
<< Luana Pozzetti, tu? >> Sorride mostrando una dentatura perfetta, ben curata.
<< Luce, Luce De Vangeli. >> Sorrido a mia volta nonostante cerco di dimenticarmi di ciò che prima ha scatenato la mia ira.
<< De Vangeli? Tua madre è la stilista Anita De Vangeli? >> Chiede stupefatta.
Prima che possa rispondere entra il Professore Monsoni.
<< Buongiorno ragazzi, spostate i banchi e mettetevi in cerchio, il più in fretta possibile. >>
Mentre spostiamo i banchi e attendiamo che tutti si mettano in cerchio mi avvicino a Luana.
<< Luana! Sì, mia madre è la famosissima stilista. >> Forse l’ho detto con troppa sfrontatezza.
<< Non ne sei contenta? Sai che bello vivere nel lusso e avere sempre tanti vestiti? Avere tutto ciò che desideri? >>
<< Non è come pensi, non è tutto rose e fiori come tutti fanno credere >>
Mugugna un “mh” poi rimaniamo in silenzio attendendo le parole del professore.
<< Bene. >> Batte le mani facendoci sussultare << Ragazzi, non vi mangio, rilassatevi. >> Scoppia a ridere.
Il Signor Monsoni è veramente strano, sembra severo ma i baffi e i capelli bianchi lo rendono meno minaccioso di quello che sembra, sul naso grosso ha un paio di occhiali tondi color oro e degli occhietti vispi, sembrano essere pronti a prenderti per il culo, è bassetto e tozzo.
Indossa un maglioncino nero, una giacca marrone chiaro e i pantaloni sono dello stesso colore, le scarpe nere lucide.
“Che carino.”
È il primo commento che mi viene da dire.
<< Uno ad uno presentatevi, solo il nome perché mi sono messo d’accordo con la professoressa Beccafava di farvi fare un progetto a coppie. >> Sorride furbo.
Ritiro il commento di prima, credo che questo uomo è veramente diabolico.
La mattinata giunge al termine dopo due ore passate a recitazione, una a matematica e le altre a italiano, sono riuscita ad evitare accuratamente Alex. Mi affretto ad uscire dalla scuola, ad attendermi davanti il cancello ci sono Ele, Susy e una terza persona.
Oh no, non dimmi che hanno fatto amicizia con Alex, non ho voglia di sentirmi chiamare “Angelo”.
Prendo l’uscita sul retro e mando un messaggio ad Ele spiegandole che ho un impegno imprevisto e devo correre a casa.
Sbuffo.
<< Ehi! Luce, aspetta! >> Una voce dietro le mie spalle in lontananza mi chiama, mi giro e vedo Luana corrermi incontro.
<< Corri parecchio eh! >> Si ferma per prendere fiato.
<< Scusa Luana >> Mi tocco una ciocca di capelli istintivamente.
<< Non chiamarmi Luana, è terribile, abbrevia, “Lu” andrà benissimo >>
Sorride piegandosi su se stessa portando una mano al fianco.
Rabbrividisco ricordando il sogno, l’uomo armato che mi trafiggeva il collo con quel coltello, il tatuaggio che sono riuscita a vedere sul suo collo.
<< È tutto okay? Sei bianca cadaverica >> Mi chiede riportandomi alla realtà.
<< S-sì. >>
<< Non sembra, vieni ti porto a casa, ho la macchina >> Tira fuori un mazzo di chiavi sventolandomele davanti.
Per tutta l’andata parliamo di come è andato il primo giorno ma nonostante tutto non mi concentro molto sulla conversazione, ho troppi pensieri riguardo ciò che è accaduto nel mio sogno, appena arrivo ringrazio, cento, mille volte Lu...ana.
Inserisco le chiavi nella toppa della serratura e quando sono dentro lascio scivolare la borsa a terra, mi getto sul divano e resto lì per un po’ assorta nei miei pensieri.





Salve! Ehm... Scusate se ieri non ho messo il capitolo ma il computer era dal tecnico.
Buon proseguimento e alla prossima! Ciao :)
   
 
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