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Autore: Blue_Lily    27/05/2016    1 recensioni
Premessa: Il prologo (scritto nello stile "diario") serve a dare una visione generale di tutto ciò che è successo nei due giorni prima degli eventi. Enjoy (?)
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«Io mi chiamo Hydra, non devi sapere altro.»
"Ogni sogno contiene un umano, lo stesso. Non avrei dovuto essere codarda nel primo, non avrei dovuto essere così dannatamente debole nel secondo... E avrei dovuto ucciderlo in tempo, nel terzo. Se potessi avere una seconda chance non gli permetterei di lasciare questo mondo vivo...
Era solo un incubo, ma sembrava così vivido, il dolore così vero..."
Storia divisa in tre sezioni (Neutral, Genocide, Pacifist).
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Genocide Run – “Uccidere o essere uccisi”
 
[“Bloody” Waterfall Zone Theme - https://www.youtube.com/watch?v=vN5A2xZBMUc ]
 

«Ragazzi~!»
Non so cosa stia succedendo...
«Andiamo, sapete perfettamente come stanno le cose qui~»
Non so cosa è successo per farmi diventare così.
«Sapete che quell’umano vi ucciderà... E gli darete più potere...»
Cammino a passo lento, scrutando attentamente i dintorni come alla ricerca di una preda. Mi fermo sfoggiando un inquietante sorriso,  tenendo innocentemente le mani squamose dietro la schiena.
«Quindi perché non farvi uccidere da me per assicurare la salvezza di questo mondo?»
Ho già ucciso un mostro, pochi minuti prima, e ho sentito fluire dentro di me una nuova scarica di energia, le mie ferite che hanno cominciato a rimarginarsi. E’ stato tutto troppo rapido... Quel Froggit mi si è avvicinato, forse per curiosità o preoccupato per il liquido scarlatto che mi colava dalle ferite, e io, presa da uno strano istinto, gli ho tirato una sonora artigliata sulla nuca, strappandogliela letteralmente. Il sangue spruzzava a fiotti dalla testa ormai mancante, poco prima che il resto del corpo si tramutasse in un cumulo di cenere.
Ora li sto cercando tutti, per poterli uccidere uno ad uno e guadagnare più potere. Ma perché lo sto facendo? Non sono sempre stata cresciuta con l’idea di non dover fare del male a nessuno? Mi sto davvero comportando come quella cosa?
«Piuttosto che concedergli il potere, preferisco essere etichettata come un’assassina...!»
Sussurro in un ringhio, prima di continuare la caccia.
Un’altra testa mozzata, e le mie ferite si rimarginano del tutto.
Una coppia carbonizzata, e il mio corpo recupera pian piano tutte le energie.
Uno sventrato, uno diviso a metà, un altro ancora con la testa schiacciata contro la parete, altri trucidati nell’acqua del lago... Sembrano ore intere quelle che passo in mezzo a quello che ora sembra un inferno di sangue e cenere, ma ogni attimo che passa mi sento sempre più potente, il mio corpo sempre più grande e diverso ogni secondo di più, riempito di una nuova energia.
 Non c’è più nessuno in giro, stavolta per davvero; sono riuscita ad ucciderli tutti e ad accumulare talmente tanta energia da potermi trasformare completamente. Mi specchio sulla superficie dell’acqua e rimango sorpresa dal mio stesso riflesso. Sono un drago enorme di circa tre metri e bipede, ricoperta di scintillanti scaglie dai riflessi zaffiro. Dal muso lungo e sottile riesco a vedere i miei occhi quasi completamente bianchi (o giallastri) se non per una sottilissima fessura che sarebbe la pupilla, una fila di denti lunghissimi e acuminati ancora grondanti di sangue, sia sulla mascella che sulla mandibola, e le branchie e l’esca luminosa che mi hanno sempre caratterizzata. Il mio aspetto ricorderebbe quello di un pesce abissale se non fosse per un paio di enormi ali, una coda lunghissima e la mia lunga chioma blu scuro che mi copre anche parte del volto, ma soprattutto per le zampe. Le zampe anteriori somigliano molto a delle braccia, dal polso al gomito posso notare degli spuntoni palmati (proprio come le dita) e degli artigli che, se mi fossi trasformata in un altro momento, sarebbero stati bianchi e non cremisi.
Sfoggio un sorriso dragonico, lasciandomi sfuggire una bassa risata. Anche il mio tono è cambiato: ora è più... Cupo. E’ pur sempre femminile, ma sembra provenire direttamente dall’inferno.
«Quell’umano morirà...!»
Dico, per poi voltare un attimo lo sguardo verso casa mia, posta proprio in fondo alla strada. E’ lì che trovo Alphys, spaventata, sconvolta e quasi in preda alle lacrime, tiene entrambe le mani davanti alla bocca. Così come muovo qualche passo in sua direzione, lei indietreggia, come se avesse paura.
«Alphys! Sono io!»
Dico con tono fiero, mantenendo quel sorriso spavaldo ma al tempo stesso sadico.
«N-no...! N-non l’avrebbe mai fatto...!»
Il suo tono, al contrario, è spaventato e tremante. Indietreggia ancora.
«Fare cosa, Alphys?»
Continuo, avanzando ancora di qualche passo.
«Guarda la mia vera forma! Ora sono più forte! Finalmente la morte di tutti i mostri, di Mettaton e di Undyne sarà vendicata!»
Ma lei mi rivolge uno sguardo truce bagnato dalle lacrime.
«M-Mettaton e Undyne non avrebbero mai voluto una cosa simile...!»
Dice poi in un sibilo.
«Cosa? Ma non volevano annientare quell’umano? Alphys, li hai visti anche tu! Loro hanno cambiato forma e hanno provato a compiere questa missione, ora tocca a me!»
«L-loro non hanno ucciso altri mostri per accumulare p-più potere!»
«Non avevo altra scelta!»
Ruggisco, talmente forte da essere sul punto di sputare fuoco.
«Alphys, adesso basta! Ho ucciso qualcuno, ma per una buona causa! Riparliamone quando quella cosa sarà morta! Come cugina di Undyne tocca a me continuare la sua missione! Alphys, sono sempre io. Sono sempre Hydra.»
Lei mi volta le spalle, guardandomi trucemente con la coda dell’occhio.
«... Tu non sei più la stessa Hydra che conoscevo.»
Detto ciò corre via nella direzione opposta alla mia, verso la seconda uscita da Waterfall.
«Tsk.»
Le volto le spalle a mia volta, guardando verso la direzione da dove sono arrivata, con l’intento di andare a trovare e uccidere finalmente quell’umano. Quest’ultimo, però, mi ha facilitato le cose, tanto che lo vedo in lontananza, proprio all’inizio della strada. Ringhio, accentuando il mio sadico sorriso.
«Preparati a morire, bastardo...!»
   
 
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