Titolo:
My lady
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng
Genere: fluff, romantico
Rating: G
Avvertimenti: oneshot
Wordcount: 672
(Fidipù)
Note: Quel momento in cui il cane ti sveglia alle 5 e mezzo di
mattina, facendoti capire chiaramente che ha urgente bisogno di uscire per
fare i bisogni e tu, mentre lo scorti fuori, ancora addormentata inizi a
ideare una scena e poi la scrivi.
Potrei riassumere così com'è nato questo pezzo senza pretese, diretto
successore del primo capitolo "In the rain" di questa raccolta, collage di
momenti fra Adrien e Marinette, prequel di Miraculous Heros,
nonsopropriocomedefinirla...
E niente ecco qua a voi!
Infine, voglio ringraziare chi ha letto e commentato il precedente
capitolo di questa raccolta/collage/prequel/quelcheè.
Grazie infinite e dal più profondo del cuore!
Da
quanto lo sai?
Mmmh. Non so quando l’ho capito
veramente: ci sono state varie cose che mi hanno portato alla soluzione.
Perché non me l’hai mai detto?
Perché tu avevi deciso di tenere
nascoste le nostre identità. E i desideri della mia lady sono ordini.
Picchiettò le dita sul libro, osservando l’orologio del cellulare e
sospirando: si era svegliato presto quella mattina – decisamente troppo
presto – per poter giungere prima di tutti a scuola e attenderla; sapeva
che doveva venire prima per finire una relazione da consegnare alla
professoressa Bustier proprio quel giorno. Sospirò, poggiando le braccia
sul tavolo e nascondendo il volto fra esse, mentre l’agitazione
s’impadroniva di lui: «Ti vedo nervoso.» commentò Plagg, volando fuori dal
suo nascondiglio e osservandolo con lo sguardo verde e quella luce
maliziosa che il ragazzo aveva imparato a conoscere: «Eppure ieri non eri
così agitato…»
«Ieri ero Chat.» bofonchiò Adrien, alzando la testa e fissando lo spirito:
«Chat Noir ci sa fare con le ragazze, non è come Adrien…»
«Bah. Questa è una stupidata!» decretò il kwami, incrociando le zampette e
scuotendo il capino: «Non sei tu quello che indossa la maschera di Chat?»
«Sì, ma…»
«Lascia che ti dica una cosa: che tu abbia la maschera o no, quello che
parlerà con la tua bella sei sempre e solamente tu.»
Adrien sorrise, osservando il suo kwami infiammarsi mentre gli diceva
quelle parole; allungò una mano, carezzando il capino con l’indice:
«Grazie, Plagg.» dichiarò, osservando l’esserino scostare la mano e
sbuffare infastidito.
Il rumore della porta della biblioteca che si apriva, gli fece alzare la
testa mentre Plagg tornava a nascondersi fra i suoi abiti: Eccola.
Adrien la osservò, mentre prendeva un foglio dallo zainetto e studiava
assorta ciò che aveva scritto, picchiettandosi le dita sulle labbra e
inclinando lievemente la testa: era strano come dettagli che prima non
aveva mai notato, adesso apparissero eclatanti.
Per tanto tempo non aveva mai collegato Marinette alla sua partner,
Ladybug: così diverse ai suoi occhi, non aveva mai trovato un punto in
comune fra quelle che considerava due ragazze diverse, ma che erano
entrambe importanti.
Ladybug era stato il colpo di fulmine, l’amore improvviso; Marinette,
invece, era entrata in punta di piedi nel suo cuore.
Quanto tempo aveva passato, incapace di dire chi fosse la ragazza di cui
era veramente innamorato?
Poi aveva conosciuto Marinette con i panni di Chat Noir, notando come la
ragazza apparisse sicura di sé quando lui aveva indosso la maschera: aveva
flirtato con lei, venendo reguardito e messo al suo posto senza tante
cerimonie; quando invece aveva interagito con l’eroina parigina come
Adrien, aveva scoperto il modo impacciato e timido di quella giovane così
tremendamente sicura di se stessa.
E forse era stato lì che aveva iniziato a notare le somiglianze fra le
due, a far caso come stranamente Marinette non c’era mai quando Ladybug
era in azione, come l’aspetto della sua partner fosse così incredibilmente
somigliante a quello della sua compagna di classe…
Quando aveva fatto due più due, aveva sorriso della sua stupidità e del
fatto che, in un modo o nell’altro, lui era sempre stato innamorato solo e
solamente di Marinette.
Si alzò dal tavolo, attirando l’attenzione della ragazza e osservandola
sgranare lo sguardo e fare un passo incerto, indeciso se dire verso di lui
o verso la porta; notò come le guance le s’imporporavano e stringeva a sé
lo zaino, usandolo quasi come scudo: «Buongiorno.» le mormorò,
sorridendole impacciato e indeciso su cosa fare: prenderle le dita fra le
sue e farle un elegante baciamano? O ascoltare la parte più insicura di
lui, che gli intimava di non toccarla.
«Giornobuono…no, cioè…buonnogior…» Marinette balbettò qualcosa, facendolo
sorridere dolcemente e osservandola, voltarsi di lato mentre le guance e
il collo le diventano ancora più rossi.
«Buongiorno.» ripeté lui, allungando titubante una mano e sfiorando le
dita di lei, che stringeva spasmodiche lo zainetto al petto, mentre altre
due parole volevano uscire dalle sue labbra, il nomignolo che era e
sarebbe stato sempre e solamente di Marinette: «My lady.»