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Autore: crazy lion    28/05/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 31.

TANTI SOSPETTI E POCHE SCOPERTE
 
Mackenzie era così stanca che dormì senza interruzione fino al mattino successivo.
Quando si svegliò stava molto meglio e fece colazione con Andrew. Lo ringraziò per averla aiutata il giorno precedente e lui disse che l'aveva fatto con il cuore.
Poco dopo Demi e Hope tornarono e Mackenzie fu la bimba più felice del mondo.
Una volta a casa, la ragazza spiegò a Mac che avrebbe dovuto avvertire Holly e Lisa di quello che era successo. Era necessario perché il procedimento di adozione non era concluso. L'adozione non era ancora stata finalizzata in tribunale e quindi, dato che Hope era finita in ospedale e che si era fatta male, Demi riteneva importante avvertire le assistenti sociali.
Ci porteranno via? chiese Mackenzie.
"No, cara! Verranno solo a vedere come state, tutto qui."
Demi aveva paura di fare quella telefonata, ma in fondo lei non aveva fatto niente, anzi, aveva subito soccorso Hope e aiutato Mackenzie a calmarsi. Chiamò Holly per raccontarle l'accaduto e la donna la ringraziò per averla avvertita.
"Io e Lisa verremo a casa tua domani, così mi racconterai meglio come sono andate le cose. Parleremo anche con Mackenzie."
Quando arrivarono, le assistenti sociali erano tranquille. Il fatto che Demi fosse calma le rassicurava e poi si fidavano di lei, sapevano che non avrebbe mai fatto del male alle sue bambine. Parlarono a lungo con la ragazza per farsi raccontare non solo ciò che era successo, ma anche la loro vita da quando erano tornate a casa e poi fecero lo stesso con Mackenzie. La bambina disse loro di sentirsi molto male per aver ferito la sorellina, ma Lisa la rassicurò dicendole di stare tranquilla, perché ora era tutto a posto. Holly calmò Demi che temeva che  gliele avrebbe portate via. Il suo cuore batteva a mille, sudava e quasi piangeva mentre parlava, tanto che Hope e Mackenzie la guardavano perplesse. Non avrebbe sopportato di perdere le sue bambine, sarebbe stato troppo orribile. Il dolore che avrebbe provato sarebbe stato qualcosa che, lo sapeva, non sarebbe riuscita a superare.
"Sta' calma, Demi" le disse Holly. "Non è stata colpa di nessuno. Tu non potevi sapere che Mackenzie si sarebbe svegliata, né quello che sarebbe successo dopo. Io sono venuta qui per controllare la situazione, non certo per portarti via le tue figlie che, lo vedo, tu ami con tutto il cuore. Anche loro ti vogliono molto bene, quindi non ti preoccupare, non ho motivo di togliertele. Perché ciò avvenga ci vogliono motivazioni ben più gravi, come segni di abuso per esempio. Ora mostra a me e a Lisa le loro stanze."
Demi le accompagnò nella camera di Mackenzie e nella propria, facendo vedere loro la culla di Hope e i suoi vestitini, che aveva riposto in cinque cassetti vuoti dell'armadio. Holly e Lisa dissero che constatavano che le bambine erano felici e che vedevano molto amore in quella casa.
"A parte l'incidente, meglio di così non potrebbe andare!" esclamò Lisa prima di salire in macchina. "Torneremo tra un mese, Demi, ma non ti preoccupare, va tutto bene" aggiunse Holly. "Tu sei una bravissima mamma."
Quella constatazione diede a Demetria molto coraggio e ancora più voglia di vivere di quella che già aveva. Il fatto che la visita delle assistenti sociali fosse stata talmente positiva le risollevò non poco il morale e le bambine lo notarono già dai giorni successivi. La ragazza giocava più volentieri con loro, rideva ed era davvero felice, come le
piccole.
I giorni scorrevano l'uno dopo l'altro e Demi si dedicava a tempo pieno a loro. La mattina si alzava presto, si vestiva, si pettinava, faceva colazione e si dedicava un po' alle pulizie di casa. Quando le bambine si svegliavano dava loro la colazione, cambiava il pannolino a Hope e giocava con entrambe, cercando di calmare i pianti della bimba più piccola che stava mettendo i denti. Quello era un bel problema perché spesso la bambina piangeva anche di giorno.
Un pomeriggio in cui Andrew venne a trovarle, la bimba era inconsolabile. Piangeva da quando era arrivato e non aveva mai smesso. Mentre Andrew giocava con le bambole assieme a Mackenzie, Demi provò di tutto: a darle il ciuccio, a metterglielo in bocca dopo avergli fatto scorrere sopra dell'acqua fredda, a cantarle delle canzoncine.
"Ai bambini serve qualcosa da mordere in questi casi" disse Andrew mentre Hope non faceva che mordersi le manine. "Hai un anello da dentizione?"
"Sì, gliel'ho dato prima che tu arrivassi perché si lamentava, poi si era calmata. Vado a prenderlo."
"Ci penso io, se vuoi. Immagino sia in frigorifero."
"Sì, grazie."
Tornò subito dopo co n un anello e un gel che, le era stato detto in farmacia, serviva a massaggiare le gengive.
Mentre il suo amico teneva la piccola, lei le aprì la bocca e, con un dito, cominciò a fare il massaggio.
"Ahi! Ma allora hai già un dentino" commentò Demi ridendo. "Mi ha morso, ma il dente non è ancora del tutto spuntato, si sente poco. Che birbante che sei, non si morde la mamma" scherzò mentre anche Andrew sorrideva.
Quando le misero l'anello davanti alle labbra la bambina lo prese subito, spingendolo con una manina più a fondo per godere ancora meglio della sensazione di frescura, pur continuando a sbavare.
Dopo quel pomeriggio, i due continuarono a vedersi di frequente. Hope riusciva a stare seduta sul tappeto senza nessun sostegno per la schiena già da un po'. Spesso sembrava voler chiacchierare con Demi.
"Adesso giochiamo insieme" le diceva per esempio la donna, mostrandole un sonaglio e scuotendolo finché Hope, alzando le manine, riusciva a prenderlo.
"Baba!" esclamava poi, felice ed emetteva sillabe simili anche in tante altre situazioni.
Le giornate di Demetria erano stancanti, ma molto belle. Ogni giorno portava le bambine a fare una passeggiata e incontravano molto spesso dei paparazzi che scattavano loro delle foto. Demi, però,  non permetteva mai che quelle persone si avvicinassero troppo alle sue figlie. Voleva dare loro una vita il più normale e tranquilla possibile. Sui giornali ogni tanto vedeva delle foto di lei con le bambine e gli articoli erano sempre molto carini e dolci. Descrivevano quanto bella fosse quella famiglia felice; e lo era davvero. Mackenzie non aveva avuto più crisi e anzi, sembrava stare molto meglio. Aiutava la mamma in tutto ciò che poteva, ancora più di prima, non perché era Demi a chiederglielo, ma perché era lei stessa a volerlo: buttava via i pannolini sporchi, passava alla donna quello pulito o, dopo il bagnetto o se si sporcava, i vestitini per cambiare la sorellina e a volte scuoteva il biberon per far sciogliere i cereali. Più il tempo passava, più Demi si rendeva conto di quanto legate fossero Hope e Mackenzie. Si cercavano con gli occhi e Hope piangeva se non vedeva la sorella per qualche minuto. Si svegliavano e addormentavano più o meno insieme e solo la notte riuscivano a stare separate.
Anche la seconda visita di Holly e Lisa, a metà settembre, andò alla perfezione. Entrambe vedevano quanto Demi amasse le sue bambine e quanto loro volessero bene a lei e questo bastava
loro.
Era il 30 settembre. Cinque giorni dopo Hope avrebbe compiuto nove mesi. Si era ripresa perfettamente dall'incidente che aveva avuto e, fino a qualche giorno prima, era andato tutto a meraviglia. La mattina giocava, non gattonava ancora ma strisciava o si rotolava, poi il pomeriggio dormiva un'oretta come la sorellina, ma nonostante questo la notte non si svegliava quasi mai. Da un paio di giorni, però, era tutto cambiato. Aveva cominciato a svegliarsi di notte anche cinque o sei volte. Demi aveva provato a darle da mangiare, ma lei non aveva fame, anzi di solito sputava il latte che la mamma le preparava. Voleva solo stare in braccio e farsi coccolare. Se Demi provava a rimetterla nella culla lei ricominciava a piangere. Da due notti la ragazza non dormiva più, anche perché durante il giorno Hope era sempre molto attiva. Demi riusciva a riposare solo in quell'ora nella quale dormivano le sue figlie e al massimo tre ore la notte. Aveva portato le bambine a vedere la casa dei nonni e tutte e due ci si erano trovate molto bene. Eddie, Dianna, Dallas e Madison avevano già iniziato a viziarle e a riempirle di coccole, com'era normale. In particolare Madison le
adorava.
Era sera. Demi era seduta sul divano, mentre le bambine si trovavano sul tappeto. Mackenzie giocava con le sue bambole e Hope faceva avanti e indietro stando seduta e spingendosi con le braccia mentre rideva divertita. La ragazza le guardava e ogni tanto socchiudeva gli occhi.
"Mamamamama" disse Hope avvicinandosi alla mamma.
Non riusciva ancora a dire la parola "mamma" correttamente, per cui balbettava quelle lettere ripetendole più e più volte. Demi aprì gli occhi e sorrise.
"Ciao amore!" esclamò e la prese in braccio.
La bambina si avvinghiò a lei ridendo. Poco dopo suonò il campanello. Demi guardò dallo spioncino: era Andrew, che entrò con un bellissimo mazzo di rose gialle.
"Sono per te" le disse.
"Grazie, non dovevi disturbarti!" esclamò emozionata. "Se mi tieni la bambina, vado a mettere questi bellissimi fiori in acqua."
"Certo. Vieni piccolina!"
La bimba batté le manine quando fu tra le braccia di Andrew. Demi prese il vaso che il ragazzo aveva appoggiato a terra e lo portò in cucina. Andrew la sentì aprire l'acqua. Forse stava mettendo i fiori in un vaso più grande.
"Ciao Mackenzie" disse avvicinandosi.
Lei gli sorrise e gli mostrò la bambola alla quale aveva infilato le scarpette che le aveva regalato Madison.
"Oh, è ancora più bella!"
Mackenzie gli regalò un altro, luminoso sorriso. Avrebbe voluto dire qualcosa, ringraziarlo magari, ma non ci riuscì.
Demi tornò in salotto e si sedette sul divano vicino a Andrew.
"Come vanno le visite di Holly?"
"Vanno alla grande!"
"Fantastico!"
"Ti ricordi quando eravamo più piccoli e giocavamo? Tu mi pretendevi che io giocassi a calcio, ma non ci riuscivo mai molto bene."
"Dire che non ci riuscivi bene è un eufemismo, Demi. Diciamo pure la verità: a calcio facevi schifo."
Risero entrambi.
"Sì, è vero. Non ti mancano quei tempi, quando eravamo così spensierati e felici?"
"Sì, ma poi penso che c'è una ragione per tutto e che i momenti difficili ci fanno crescere e diventare persone migliori."
"Sono d'accordo."
In quel momento suonò un cellulare.
"Credo sia il tuo" disse Demi.
Andrew fece cenno di sì e prese il telefonino dalla tasca dei pantaloni.
"Pronto? Cosa? Oh no! Sì, sì, arrivo subito."
Mentre lui rimetteva il cellulare al suo posto, Demi vide la preoccupazione e la sofferenza nei suoi occhi.
"Che succede?" gli domandò, preoccupata.
"Niente, è solo che devo andare a… a fare una cosa."
"Che è successo?" insistette.
Lui non rispose.
"Dimmi qualcosa, ti prego!"
"Non c'è niente da dire."
"Ah, davvero? Allora perché hai quella faccia preoccupata?"
"Non è nulla" disse, cercando di apparire indifferente, ma Demi vide lontano un miglio che intendeva il contrario. C'era qualcosa che non andava, sicuramente. Quella telefonata lo aveva agitato moltissimo, non poteva essere una questione di lavoro.
"Perché non mi dici mai quello che ti succede? Non è la prima volta che lo fai."
La ragazza si riferiva a molto tempo prima, quando aveva visto Andrew triste per parecchie settimane e aveva cercato di convincersi che non era niente.
"Demi, non ho tempo di parlare ora. Scusami."
Le diede la bambina e la salutò in fretta, poi uscì. Demi aprì la porta e lo guardò. Lui salì in macchina e corse via a tutta velocità. Era strano. Di solito Andrew non guidava mai così veloce e, soprattutto, non si rifiutava di rispondere alle sue domande.
"Su, bambine, andiamo a letto ora" disse, accompagnando Mackenzie di sopra.
La bambina le fece capire che non aveva bisogno che restasse lì, così Demi la baciò e le diede la buonanotte, poi portò Hope in camera e rimase con lei finché non si addormentò.
Quando tutto fu tranquillo scese le scale ed uscì, non sapendo nemmeno lei il perché. La macchina ormai era sparita, ma mentre camminava sulla strada davanti a casa sua vide qualcosa per terra. Si chinò e lo raccolse: era un piccolo libro. Guardò quello che c'era scritto sulla copertina:
Diario segreto. Forse Andrew ce l'aveva nella tasca della giacca e gli era caduto. Vide che sulla copertina c'era anche una foto: era Carlie, la sorella di Andrew. Era vestita con dei semplici jeans e una maglietta a maniche corte, indossava un paio di ciabatte ed aveva i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle. Demi l'aveva sempre considerata una ragazza bellissima e lo era, anche quand'era vestita in modo così semplice. Se Andrew si portava sempre appresso quella fotografia assieme al diario, le due cose dovevano essere collegate in qualche modo. Cos'era successo a Carlie? Demi iniziava a sospettare che la cosa fosse davvero molto grave. La preoccupazione negli occhi di Andrew l'aveva allarmata. Forse non si era sbagliata: era per lei che lui andava in ospedale. Era malata? Stava morendo? Rientrò. Ebbe la tentazione di leggere il diario, almeno qualche riga, per riuscire a capire qualcosa, ma poi si disse che non era da lei fare una cosa del genere. C'erano cose che dovevano restare private e il diario segreto del suo migliore amico era una di queste. Andrew le aveva raccontato più di una volta che Carlie era dovuta tornare in Madagascar a causa di un'epidemia scoppiata nel villaggio dove lavorava. Ora la ragazza si domandava se non avesse fatto male a credere a quelle spiegazioni. Forse era tutto falso ed Andrew aveva solo usato quel pretesto per nasconderle la verità. Chissà se Carlie si era fatta male mentre operava in quella missione umanitaria. Se così fosse stato, Andrew sarebbe potuto andarla a prendere in uno dei periodi nei quali non si erano visti molto, che ne sapeva lei? A quel punto, tutto era possibile.
Demi pensò di cercare qualche informazione su internet. Conosceva il nome dell'associazione per la quale Carlie lavorava e avrebbe potuto trovare qualcosa sul suo sito, magari scoprire se negli ultimi tempi era successo qualcosa nel villaggio. Scese in taverna, si sedette al tavolo e accese il computer portatile. Da quando aveva portato a casa le bambine, lo aveva spostato lì e tolto da camera sua. Prima ce l'aveva in un cassetto del comodino e lo tirava fuori quando ce n'era bisogno, ma aveva preferito spostarlo in un luogo nel quale le bambine andavano poco. Temeva che avrebbero potuto romperlo accidentalmente, ma soprattutto che si sarebbero potute far male in qualche modo. Quando digitò su Google il nome dell'associazione e aprì la pagina corrispondente, cominciò a sentirsi in colpa. Sapeva che non avrebbe dovuto cercare informazioni in quel modo. Sarebbe stato Andrew a dovergliene parlare e non lei ad indagare sulla vita di sua sorella. Era vero che leggere informazioni su un sito dedicato ad una missione umanitaria non significava che avrebbe trovato il nome di Carlie, ma anche con quel semplice gesto le pareva di stare invadendo uno spazio nel quale non sarebbe dovuta entrare. Diede un'occhiata e trovò delle informazioni su un'epidemia di malaria scoppiata nel 2015 e altre due di colera, l'ultima delle quali aveva colpito il villaggio pochi mesi prima, come Andrew le aveva detto. Che fosse stato o meno a conoscenza del fatto che c'erano state davvero, Demi non poteva saperlo, ma era sollevata perché, alla fine, l'amico non aveva mentito a riguardo. Lesse anche che a novembre del 2016 c'era stato un incendio, ma che grazie a Dio non c'erano state vittime. Il sito riportava, di anno in anno, le notizie più importanti e lei le stava  scorrendo dalle più recenti alle più vecchie. Quando tornò al 2015, alcune righe attirarono la sua attenzione:
 
Queste poche righe sono dedicate a Carlie Marwell, una volontaria che lavorava per noi da pochi mesi e una delle più brave ed umane persone che io conosca. A seguito di una disgrazia che l'ha colpita personalmente, non potrà più dare il suo prezioso contributo almeno fino a quando, lo speriamo tutti, guarirà. Sta malissimo e non si sa se si riprenderà o
meno.
Io, in qualità di Presidentessa dell'associazione, così come tutti i volontari che lavorano in questo villaggio, auguriamo a lei di riprendersi presto e siamo vicini alla sua famiglia. Possa, Carlie, ritornare ad illuminare con il suo sorriso caldo e pieno d'amore la vita di chi ama, quella dei pazienti che curava e che le vogliono bene e, sì, anche la nostra, di noi colleghi e amici, che, pur essendo lontani fisicamente, le siamo vicini con il cuore e con il
pensiero.
Mambua Zaranavanga
 
Sotto quella dedica c'era una sua foto e di seguito, in grande, c'era scritto:
 
Coraggio, Carlie!
 
Demi non aveva capito esattamente cosa fosse successo a Carlie, ma sapeva, come aveva sospettato, che era grave e che stava male da molto tempo. Sospirò e decise che avrebbe ridato ad Andrew il diario e che gli avrebbe anche raccontato ciò che aveva
scoperto.
In quel momento le arrivò un SMS sul cellulare. Era Selena:
Ciao Dem, ti ho mandato una foto! L'ho pubblicata su Facebook, vai a vederla quando puoi. Notte.
"Vediamola, allora" disse ad alta voce.
Andò su Facebook e vide una fotografia di Selena che teneva in braccio un cagnolino minuscolo, bianco e nero. Avrà avuto al massimo un mese, si disse Demi ed era una meraviglia. Le scrisse e lei le rispose che sua madre l'aveva appena comprata, che si chiamava Kira e che era la mascot della casa. Si diedero la buonanotte e Demi sorrise ancora guardando la fotografia. Selena era meravigliosa con quel frugoletto in braccio.
La ragazza aveva da poco scoperto che ogni tanto Facebook inviava dei messaggi per far ricordare alle persone alcuni momenti della loro vita e faceva vedere video o foto relative a ciò. Gliene arrivò uno in quel momento:
Da tanto tu, Carlie ed Andrew non fate una foto insieme!
C'era una foto che si erano fatti nel 2014, una sera nella quale erano usciti, Demi non ricordava in che occasione. Lei era vestita elegante, con una gonna lunga e dei braccialetti e una collana d'oro. Carlie le aveva chiesto l'amicizia tempo prima, poco dopo la morte dei suoi genitori, quando aveva capito che con lei si trovava bene pur conoscendola poco. Non si erano mai scritte molto, anche perché entrambe evitavano di parlare di cose personali su Facebook, ma avevano chiacchierato virtualmente qualche volta. Per curiosità, Demi andò a vedere l'ultima cosa che Carlie aveva postato sulla sua pagina. Era un video risalente al 13 settembre 2015. Iniziò a guardarlo. Vide un branco di leoni che mangiavano tranquilli e Carlie, in un'auto un po' distante da loro, che li filmava. L'aveva fatto così bene che alla ragazza sembrò di essere lì in quel momento. I leoni l'avevano sempre affascinata. Erano animali possenti, con criniere meravigliose. Ce n'erano molti, circa una ventina e la ragazza pensò di non averne mai visti così tanti in una volta sola, nemmeno in televisione.
Su quel video c'erano una serie di Mi piace. Altri, invece, lo avevano commentato, ma le date erano diverse e molto più avanti rispetto a quella nella quale Carlie l'aveva postato. C'era scritto, per esempio:
 
Carlie, non lasciarti andare. Sii forte come sempre sei stata. Torna presto.
Mi manchi.
Ti voglio un bene infinito!
Jenny
 
Forse la ragazza che le aveva scritto quelle cose era una sua amica. Dalle sue parole si sentiva che le voleva bene.
Demi non lesse più alcun commento. Si era spinta davvero troppo in là. Si dette dell'idiota: avrebbe potuto evitare di guardare anche la sua pagina Facebook, no? Perché aveva fatto quella stronzata? Sbuffò, spense il computer e andò a dormire con mille domande che le riempivano la testa, ma le risposte che cercava di darsi erano semplici ipotesi. Solo Andrew avrebbe potuto dirle la verità.
 
 
 
NOTE:
1. in America come nei paesi anglosassoni non esistono i biscotti da sciogliere nel latte per i bambini. Ho letto che in America ci sono dei cereali, simili a chicchi di riso, da sciogliere.
2. I bambini dovrebbero mettere il primo dentino tra i sei e gli otto mesi, ma alcuni lo fanno un pochino prima e altri dopo.
3. Forse non serve dirlo, ma l'anello da dentizione e il gel esistono davvero.



ANGOLO AUTRICE:
ciao a tutti! Demi inizia a scoprire qualcosa, ma il vero turning point sarà nel prossimo capitolo, che posterò domani.
Non ho Facebook, quindi se ho sbagliato qualcosa nella descrizione, scusatemi davvero, ma sono inesperta in materia.
   
 
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