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Autore: crazy lion    29/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Buona domenica a tutti! Alla fine ho pubblicato anche questo perché è un punto di svolta nella storia.
Per favore, leggete l'angolo autrice a fine capitolo, è importante.
 
 
 
 
CAPITOLO 32.

LITIGIO
 
La sera successiva Joe andò a trovare Demi. A lei fece piacere, anche se fu sorpresa perché lui non veniva quasi mai.
"Passavo da queste parti e ho pensato che sarebbe stato carino passare a salutarvi" le disse, mentre lo faceva accomodare in cucina, "anche perché volevo conoscere le tue piccoline!"
Demi aveva Hope in braccio e Joe le scompigliò i capelli facendola ridere. Mackenzie gli si avvicinò piano.
"Amore, questo è Joe, un cantante. Fa parte di un gruppo di cantanti, in realtà, che si chiamano Jonas Brothers. Sono molto bravi."
"Io e la tua mamma abbiamo cantato delle canzoni insieme, anche con tutto il mio gruppo" le spiegò il ragazzo, guardandola e sorridendole.
Non la toccò, sapendo che sarebbe stato meglio non farlo. La piccola si sedette tra lui e la mamma.
"Joe, ti posso offrire qualcosa? Berresti un caffè con me?"
"Volentieri! Hai sentito Selena ultimamente?"
"Le ho inviato per mail una foto delle bambine e ci siamo parlate al telefono e sentite per SMS. Sta meglio, anche se mi sembra ancora un po' debole."
"Domani la chiamerò anch'io. Ci ha fatto prendere un bello spavento, quella mattina!"
"Già. Quando l'ho bvista stare così male è stato bruttissimo, sono andata in panico."
"Comunque sei stata brava: hai avuto la prontezza di portarla subito in ospedale."
"Cos'avrei dovuto fare?"
"Quello; intendo solo dire che non tutti avrebbero reagito così in fretta, riuscendo a controllare le proprie emozioni."
"Mi tieni Hope?"
"Sì, certo! Non sono molto bravo con i bambini, ma credo che io e questa piccolina andremo d'accordo."
La ragazza gliela diede in braccio, poi si alzò e preparò il caffè. Mentre lo serviva, Mackenzie si alzò e andò in salotto a prendere una bambola, poi tornò in cucina e si mise a giocarci, facendola camminare sul tavolo.
Mentre mescolavano il caffè, Joe cambiò argomento.
"Avanti, ammettilo, Demi."
"Cosa?" chiese lei un po' confusa.
"No, non posso credere che tu non abbia capito! Sono venuto qui qualche tempo fa per salutarti, ma ho visto che stavi parlando con Andrew e non ho voluto disturbarti. Vi ho osservati da fuori e ho notato come ti guardava. Lui prova qualcosa per te, Demi e anche tu."
"Beh, non so se lui provi qualcosa oppure no, ma per quanto riguarda me, no, non sono innamorata di lui."
"Mmm" disse Joe, poco convinto.
"In ogni caso, anche se fosse, ora sarebbe troppo presto per parlare d'amore, ma è una cosa che non ci riguarda. Noi non ci amiamo, siamo solo amici."
"Io non direi. A quanto so, è da parecchio che vi vedete più volte la settimana. Prima andavate dalle bambine e ora lui ti viene a trovare spesso."
"Come fai a saperlo, scusa?" gli chiese, curiosa.
"Ho incontrato tua madre al supermercato qualche giorno fa e ci siamo messi a chiacchierare, così me l'ha detto."
"Ah. Sì, è vero, ma lo fa solo perché gliel'ho chiesto io."
"Cosa pensi sarebbe successo se tu non l'avessi fatto? Te lo dico io, Demi, sarebbe venuto lui a trovarti, di sua spontanea volontà. Continuo ad essere dell'idea che prima o poi fra voi scoccherà la scintilla."
"Joe, ti prego!"
Demi odiava quando lui faceva il signor so tutto io. Le piaceva parlare con Joe, ma quando era così sicuro di se e di quello che diceva e pretendeva di avere ragione ad ogni costo, lei proprio non lo sopportava.
"Beh," continuò il ragazzo, "chiediamolo a Mackenzie allora!"
"Cosa stai…"
Lui non la lasciò finire e si rivolse alla bambina:
"Tesoro, tu pensi che tua mamma ed Andrew siano innamorati?"
Non lo so… forse.
"Ecco, vedi? Ha capito anche lei."
La ragazza sospirò esasperata e lasciò che l'amico continuasse il suo discorso. Non le piaceva parlare di Andrew in quel modo, perché loro due non si amavano. Inoltre non pensava di certo all'amore, in quel preciso momento. Semmai era preoccupata per Andrew, per Carlie e non riusciva a pensare ad altro che a quel diario con la foto. Ovviamente non aveva letto nemmeno una riga di ciò che lui aveva scritto, perché non sarebbe stato corretto. Gliel'avrebbe ridato non appena l'avesse visto.
 
 
 
Dalla sera prima Andrew era seduto accanto al letto della sorella. Non l'aveva lasciata un momento, nemmeno per mangiare o andare in bagno.
"Tu devi riposare, Andrew" gli aveva detto Kelly più volte. "Vai a casa e torna domani. Non la aiuterai rimanendo qui senza mangiare né dormire."
"No, voglio restare" aveva risposto l'uomo.
I dottori gli avevano detto che le condizioni di Carlie erano peggiorate. Quando Andrew era arrivato lei aveva le convulsioni già da un po', ma i medici erano riusciti a calmarla dopo qualche minuto.
"Probabilmente non si sveglierà più, signore" gli aveva detto uno di loro. "Il suo coma va avanti da anni."
Lui aveva annuito senza dire niente. Si era seduto vicino a lei e lì era rimasto. In quelle lunghe ore non aveva fatto altro che parlarle di Demi, delle bambine, del suo lavoro. Era il momento di dire la verità alla sua migliore amica. Lei se lo meritava e lui era stanco di
mentire.
Fu soltanto quella sera, dopo aver passato un giorno intero dalla sorella, che Andrew si decise.
"Io vado Carlie. Devo dire a Demi come stai davvero. Ci vediamo domani. Mi raccomando, fai la brava."
Le diede un bacio sulla guancia e uscì.
Durante il tragitto fino a casa di Demi, Andrew non fece altro che pensare a come lei avrebbe potuto reagire. Si sarebbe arrabbiata oppure no, sapendo che lui le aveva mentito per anni?
Quando arrivò davanti alla sua casa, guardò dentro e vide che c'era qualcuno. Si allontanò e aspettò che quella persona uscisse. Dopo mezzora se ne andò ed Andrew lo riconobbe: era Joe Jonas. Il ragazzo salì in macchina e partì, così l'uomo scese dalla sua e suonò il campanello. Demi gli aprì.
"Andrew, è tardi!"
"Lo so, ma devo parlarti di una cosa importante e non riuscirò ad aspettare fino a domani. Posso entrare?"
"Certo, vieni."
Lui notò il suo sguardo preoccupato e si sentì in colpa. Forse avrebbe dovuto formulare quella frase in modo diverso. Ormai il danno era fatto.
Appena Demi chiuse la porta giunsero alle orecchie di entrambi le risatine di Hope. Sorrisero. La piccola era vicino alla porta d'ingresso, nel box.
"Non ci vuole andare quasi mai" disse la ragazza, "ma stasera ha scoperto che le piace."
"Dov'è Mackenzie?"
"A letto; è andata a dormire venti minuti fa. Era stanca."
"Peccato, avrei voluto salutarla! Pazienza, la vedrò domani… sempre se tu vorrai ancora farmi venire qui."
"Perché non dovrei?" chiese Demi sfregando le mani l'una contro l'altra.
"Non so come reagirai sapendo quello che ho da dirti."
"Andrew, mi stai davvero spaventando."
Era sempre più seria e lo guardava interrogativa.
"Non è mia intenzione. Voglio solamente dirti la verità, perché te lo meriti. Non posso più mentirti."
"Di che verità stai parlando?"
"Adesso ti spiego."
"Aspetta, anch'io ho una cosa da dirti. Hai perso il tuo diario qui ieri sera. L'ho tenuto per dartelo quando ti avrei visto."
Demi andò in camera a prenderlo. L'aveva messo nel primo cassetto del suo comodino, al sicuro.
"Ciao piccola birbante!" esclamò Andrew facendo il solletico a Hope.
La bambina rise e allungò le braccia verso l'alto.
Lui sorrise e la prese in braccio.
Demi tornò dopo poco e gli raccontò ciò che aveva fatto la sera prima.
"Immaginavo che l'avresti fatto" disse sospirando. "Avevo visto anch'io quei commenti e il video. Anche a me qualche giorno fa è arrivato quel messaggio da Facebook e ho visto la foto, ma ho chiuso subito tutto perché non ce l'ho fatta a guardarla. Allora lei stava bene, mentre ora non è così."
Demi stava per abbracciarlo, ma qualcosa nel suo atteggiamento la fece desistere. Lui la guardava accigliato, poi osservò il diario.
"L'hai letto?" le chiese.
"No, certo che no, ma ho visto la foto. Ti era caduto quando sei andato via, l'ho trovato davanti a casa."
"È il suo diario segreto, non il mio. Io non scrivo per sfogarmi, anzi, non faccio niente per buttare fuori ciò che ho dentro, a parte lavorare più che posso. Dato che questo è un suo ricordo, me lo porto sempre dietro" le spiegò.
"Capisco. Che cos'è successo a tua sorella?"
"Mi giuri che non l'hai letto? Perché, se l'hai fatto, non ti perdonerò tanto facilmente" sputò, minaccioso.
Demi tremò per un momento. Non l'aveva mai sentito usare quel tono prima d'allora.
"Sì, te lo giuro, non l'ho letto! Ci avevo pensato per un momento, ma poi ho capito che non sarebbe stato corretto. Mi credi capace di una cosa del genere?"
"Non lo so."
"Non lo sai? Andrew, che stai dicendo?"
"Quando si tratta di parlare di mia sorella, a volte dico cose contraddittorie e senza senso, scusa. Non le penso davvero, credimi."
"Lo vedo" borbottò lei.
"Ti ho chiesto scusa! Che diavolo vuoi di più?" chiese, alzando il tono.
"Era solo una constatazione, Andrew, non ti scaldare per questo! Ti credo! Ora cerca di calmarti."
"Non posso farlo. Non posso! Possibile che tu non capisca? Il pensiero di Carlie mi agita tutto il tempo."
"Mi dici una volta per tutte che cos'ha?" domandò ancora Demi.
Parlava con calma, ma pian piano si stava spazientendo.
"Niente."
"Ma se hai appena detto che ora non sta bene! Non credo che non abbia niente! Andrew, tempo fa hai parlato di lei al passato e poi…"
"Demi, per favore, non rendere le cose ancora più complicate di quello che già sono!" esclamò.
Non riusciva a dirglielo. Non ce l'avrebbe mai fatta, ora se ne rendeva conto. Era partito dall'ospedale con tutti i buoni propositi del mondo, ma adesso che si trovava di fronte a lei, anche se Demi era dolce e disposta ad ascoltarlo, Andrew si sentiva mancare le forze fisiche e psicologiche, per dirle la verità.
"Perché non mi permetti di aiutarti?"
"Io non voglio essere aiutato" rispose lui, con impazienza.
"Che cosa posso fare per te?"
"Puoi lasciarmi in pace smettendola di farmi tutte queste domande. Perché ti interessa tanto frugare nel mio passato? Ti diverte vedermi soffrire?" domandò, alzando la voce. Sembrava arrabbiato.
"Che stai dicendo?"
"Rispondi" tuonò.
"No, io non voglio farti del male! Come puoi anche solo pensarlo? Se volessi vederti soffrire non sarei nemmeno una tua amica, non ti pare?"
Sì, si disse Demi, Andrew era proprio strano in quel momento, ma lo era perché non stava bene. Vedeva lontano un miglio che era stanco e angosciato, anche se cercava di nasconderlo.
Le diede la bambina e prese il diario.
"Allora non farmi più queste domande del cazzo; e avresti dovuto riportarmi subito il diario ieri sera, quando ti sei accorta che l'avevo perso. Ha una grandissima importanza per me."
Fece per allontanarsi, ma Demi, tenendo la piccola con una sola mano, gli prese un braccio con l'altra e glielo strinse più che poté.
"Mi fai male!" si lamentò.
"Se tu non cercassi di scappare non ti avrei preso in questo modo. Adesso stai fermo qui e mi ascolti" disse, decisa.
"Va bene."
"Domande del cazzo, hai detto? Ti sembrano questo, Andrew? Io sono solo molto preoccupata per te, lo vuoi capire?" disse, alzando la voce, poi diventò più dolce e continuò: "Scusami. Sappi che quando vorrai parlare io…"
"Ora basta!" urlò. "Io non voglio parlare, lo capisci o no? Non c'è nulla da sapere, nulla!"
"Andrew, anche Selena si è comportata allo stesso modo con me per tantissimo tempo, dicendomi che andava tutto a gonfie vele e invece guarda, guarda che cosa le è successo poi! Si è sentita male, è stata in ospedale, ha avuto uno scompenso cardiaco a causa dello stress eccessivo al quale era stata sottoposta e che ha voluto nascondere a tutti. Non fare anche tu la stessa cosa con me, Andrew. Non nascondermi il tuo disagio. Continuando così farai del male a te stesso e anche a me."
Demi sapeva che, dicendo quel "anche a me" l'avrebbe fatto sentire in colpa e ne soffriva, ma era la verità e lei voleva essere sincera con lui, come era sempre stata.
"Non voglio paragonare la mia situazione alla sua, non mi permetterei mai," disse Andrew, "ma quello che io ho dentro è doloroso, in modo diverso e, forse, più brutto. Sono un egoista a dire queste cose, vero?"
"No, sei umano. Ognuno di noi ha sofferenze diverse e modi differenti di reagire. Mi dispiace che tu stia male. Vedi che qualcosa c'è, allora? Per favore, lascia che ti dia una mano!"
"Non puoi fare niente per me" disse, a voce così bassa che Demi gli chiese di ripetere.
"Forse non potrò, ma almeno dimmi di cosa si tratta, che le è capitato. Io sono disposta anche solo ad ascoltarti. Gli amici servono anche a questo, sai? Carlie sta male?"
"Sì."
"Quanto?"
"Tanto; è una cosa molto grave, come avrai già capito."
Andrew iniziava a rivelarle qualcosa. Questo, per lei, era già un sollievo.
"Dimmi almeno che malattia ha!" insistette la ragazza.
Non voleva sembrare un'impicciona, ma era preoccupata e non le piaceva stare sulle spine.
"Non ci riesco, cazzo!" urlò Andrew.
"Non c'è bisogno di gridare così, maledizione! Non possiamo parlare civilmente?"
Anche Demi aveva alzato di nuovo la voce. Non lo faceva quasi mai, ma le poche volte nelle quali accadeva diventava terribile.
"A quanto pare sembra che gridando ci capiamo meglio" le rispose Andrew, battendo un piede per terra così forte che fece tremare il pavimento.
Hope, spaventata dalle grida e da tutto quel trambusto, scoppiò a piangere disperata.
Demi sospirò. Stavano girando intorno a quella questione da tanto tempo, senza mai arrivare al dunque. Forse era anche colpa sua. Si chiedeva se gli aveva posto troppe domande, facendolo andare al di là del suo limite di sopportazione. Una cosa era certa: stavano litigando e, quindi, sbagliando atteggiamento. Non era quello il modo di parlare di cose importanti e, inoltre, a nessuno dei due piaceva discutere, né tanto meno litigare. Prima d'allora non l'avevano quasi mai fatto.
Andrew cercò di respirare a fondo per reprimere il nervosismo, ma fu tutto inutile.
"Ora me ne vado ed è meglio che per un po' non veda né te, né le due sporche negre che hai adottato" disse, velenoso.
"Che cos'hai detto?" gli chiese Demi diventando rossa in viso e sentendosi ribollire il sangue nelle vene. "Brutto stronzo, prova a ripeterlo se hai il coraggio!" esclamò, furibonda.
Andrew abbassò lo sguardo e rimase immobile, in silenzio.
"Non lanciare il sasso e nascondere la mano. Ripetilo" disse ancora lei.
L'amico non l'aveva mai vista così infuriata. Non ripeté quella frase. Iniziò a camminare con una falcata decisa, aprì la porta e uscì sbattendola con tutta la forza che aveva.
In quel momento Hope smise di piangere.
Demi non seguì Andrew. L'ultima frase che aveva pronunciato l'aveva fatta infuriare oltre ogni dire. Si morse le labbra e strinse i denti.
"Non ci credo!" esclamò.
Batman si alzò dalla sua cuccia. Anche lui si era spaventato a causa delle loro grida ed era rimasto lì tutto il tempo. Andò verso Demi e lei si abbassò a fargli una carezza. Anche Hope, per la prima volta, gli accarezzò la testa e lui le leccò una manina.
"Andrew è stato un bastardo" disse la ragazza, non sapendo se parlava a se stessa, oppure con Hope o con Batman.
Quest'ultimo abbaiò.
"L'hai capito anche tu, eh?"
Non aveva mai detto una cosa del genere sul suo migliore amico prima d'allora, né era mai arrivata a dirgli una parolaccia e averlo fatto la fece sentire uno schifo, ma ciò che lui aveva detto sulle sue figlie era troppo
orribile.
Salì a controllare Mackenzie. Temeva che si fosse svegliata, ma dormiva profondamente. Andò in camera sua e cercò di calmare Hope che, in quel momento, ricominciò a piangere.
"No, tesoro, no! Shhh, shhh, va tutto bene. Io ed Andrew non stavamo litigando, ma solo parlando ad alta voce. Su, calmati!"
Provò a cantarle una ninnananna, ma anche lei stava per piangere e la voce le uscì tremante e stonata. Alla fine, stringendosi la bambina al cuore, scoppiò in lacrime, mentre Hope continuava a strepitare.
Come aveva potuto, Andrew, trattarla in quel modo e soprattutto dire cose talmente brutte sulle sue bambine? Lui che voleva così tanto bene a tutte e tre, che era sempre premuroso, che giocava con le piccole e le trattava come fossero sue figlie, non poteva pensarle davvero.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
ed eccomi all'ultimo aggiornamento prima della pausa estiva.
Finalmente Demi ha scoperto che cos'è successo a Carlie e poi lei ed Andrew hanno litigato in modo abbastanza forte - cosa mai successa prima -, ma tutto questo segnerà l'inizio di un punto di svolta nel loro rapporto, che lentamente si farà sempre più profondo e
speciale.
Ci tengo a dire una cosa importante: la frase di Andrew non è assolutamente l'opinione che ho io sulle persone di colore, né su qualunque altra. Non sono razzista. Non ho nulla contro le persone che hanno un colore della pelle diverso dal mio, qualsiasi esso
sia.
Che succederà? Andrew e Demi faranno la pace o no? Lui penserà davvero ciò che ha detto o sarà stato solo un momento di rabbia a fargli urlare quelle cose terribili? Se volete, dite la
vostra.
Ci rivediamo a settembre con il seguito della storia. Mi mancherà molto non poterla continuare, ve lo assicuro!
Un bacio :)
crazy lion
   
 
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