Il
mare su cui si affacciava il villaggio di pescatori voluto dal re, per
editto, era
dii uno strano colore verde chiaro, sempre con onde alte, che si
infrangevano
contro la spiaggia posta proprio di fronte al villaggio.
Scimourg controllava di persona la
costruzione dle nuovo villaggio, oltre alla costruzione del
distaccamento
dell’università per gli studi dei kala.
Insieme a Scimourg era venuto al
villaggio anche uno strano ragazzo, magro, vestito con tuniche lunghe,
capelli
corti, viso scavato, carnagione chiara, che teneva sempre gli occhi
bassi,
timoroso del mondo che lo circondava.
Scimourg lo guardò e gli
si avvicinò,
rassicurandolo.
“Che problemi hai,
Klimourg? Qualcosa
ti spaventa?” Scimourg si mostrò affabile con il
ragazzo, che teneva in mano un
sacco di fogli.
“E non capisco
perché continui a
portarti dietro tutta quella carta? Il computer te lo hanno dato in
dotazione o
no?”
“Sì…
ma…” Il ragazzo balbettava sempre
e la cosa faceva impazzire Scimourg.
“Io non capisco
perché il re tutte le
volte vuole che ti porti dietro? Sei più pesante di una
pietra!”
Sul tentativo di Klimourg di
replicare,
Scimourg alzò una mano e si allontanò.
Klimourg risa tra sé: il
fatto che
sembrasse un genio imbranato lo aiutava, sempre, in ogni occasione.
Klimourg guardò verso il
mare e vide
qualcosa di enorme fare capolino tra le onde.
Quando cercò di vedere
meglio,
l’animale era sparito.
Klimourg sentì anche
qualcosa di
strano, nella testa.
Gli era già capitato,
quando stava
vicino ai draghi, ma non così forte.
“Klimourg…
muoviti… dannato ragazzo!” La
voce di Scimourg lo riportò alla ewalta e riprese il suo
fare da imbranato,
correndo dietro a Scimourg in modo alquanto goffo.
La costruzione del villaggio, del
porto
e del laboratorio proseguiva alacremente, mentre i pescatori avevano
incominciato a pescare nel mare.
I kala erano numerosi, di varie
specie,
alcune mai viste, ma non proprio tutte erano commestibili per gli umani.
La selezione che fecero gli
scienziati
aiutarono parecchio i pescatori, che ogni volta ributtavano in mare i
kala non
buoni, che finivano in bocca di pesci più grossi o degli kajakad,
volati bianchi, di grosse dimensioni, con la fine delle ali nere come
il
carbone.
Un giorno, però, successe
l’imprevedibile.
Sul peschereccio, un grosso
peschereggio d’altura, c’erano Scimourg e Klimourg,
per un giro di controllo
sulla pesca.
Tirate le reti da pesca sul
peschereccio, i pescatori iniziarono a buttare a mare i pesci non
buoni, ma
all’improvviso quella enorme creatura uscì dal
mare, urlando in contemporanea a
Klimourg, che più che per lo spavento urlava per
l’enorme mal di testa che gli
era venuto.
Il motro aveva un’enorme testone,
di forma piatta e ovale, con uan bocca enorme e una fila di denti che
uscivano
dalle labbre della bocca.
Il corpo era grosso, lungo, con
quattro pinne e uan coda piatta e di colore bianco.
Lo stesso animale, all’iurlo di
Klimourg, si spaventò, tuffandosi all’indietro nel
mare e sparendo alla vista
di tutti.
Lo spavento sul peschereccio fu
enorme, ma visto il mosgtro andarsene, tutto tornò
tranquillo e tutti ripreso a
lavorare, tranne Scimourg che portò sottocoperta Klimour,
molto provato.
Scimourg aiutò il ragazzo a
sdraiarsi su una brandina e si preoccupò subito di capire
cosa era successo.
“Mi ha letto nel
pensiero!” Disse
subito Klimourg
“Ti sei talmente
spaventato che ti è
sparito il balbettio!” Disse Scimourg.
Klimourg sposto di colpo scimourg.
“Non ho mai balbettato,
vecchio idiota”
Disse Klimourg, in modo deciso.
“Lo sapevo che facevi
apposta,
furbone!” Disse Scimourg seduto sul pavimento.
Tutta quella ciccia lo faceva
sembrare
un enorme cuscino.
“Dannazione! Peggio di
avere a che fare
co un drago!”
Klimourg continuava a fregarsi la
testa
con la mano destra, mentre con la sinistra si appoggiava alla brandina.
Scimourg si alzò, con
uno scatto
felino, dal pavimento.
“Anche voi non sembrate
quello che
siete!” Disse Klimourg.
Scimourg fece un sorriso e si
avvicinò
al ragazzo, sedendosi sulla brandina.
I due si guardarono e poi si misero
a
ridere.
“È meglio se
continuiamo a fare gli
attori, mio caro Klimourg. Anche se sarò costretto a dire
tutto al
re.” Disse Scimourg, accostandosi a
Klimourg.
Proprio in quel mentre uno dei
pescatori entro nella cabina, urlando qualcosa di incomprensibile.
Mentre Scimourg tentava di
calmarlo,
Klimourg ricominciò ad urlare, toccandosi la testa.
Scimourg urlò al
marinaio di dire al
comandante di tornare al porto.
Il marinaio uscì, mentre
Scimourg
soccorreva Klimourg urlante di dolore.
La nave sbando a destra e si
sentì il
motore che aumentava di giri, mentre le urla di Klimourg calavano mano
a mano
che la nave si avvicinava a terra.
Il mostro fece sentire il suo verso
ancora per poco, poi sparì negli abissi.
A terra Klimourg fu soccorso da
degli
alchimisti, presenti sul posto all’interno della
università.
Scimourg, invece, si diresse verso
la
sua capanna, mettendosi in contatto con il re: gli disse del mostro, ma
non
scese in particolari per Klimourg.
Il re gli disse di rientrare con il
ragazzo e di portarlo nella cripta.
Scimourg cercò di far
ragionare il re,
ma non ne volle sapere: Klimourg non era un mago, non era un cavaliere
e non
era un alchimista e, qualsiasi cosa fosse, bisognava capire il
perché di quello
che gli succedeva.
Il mostro si rifece vedere i giorni
successivi, finché Klimourg non se ne andò dal
villaggio.
Dopo al partenza di Klimourg, il
mostro, come era apparso, scomparve.
Con grande felicità dei
pescatori,
degli alchimisti, degli scienziati e lasciando nella disperazione il
re,
Scimourg, Utlim e Klimourg.
Klimourg fu accompagnato da
Scimourg,
bendato, nel salone della congregazione.
Il re personalmente gli tolse la
benda,
cercando di capire cosa succedeva.
“Allora, Klimourg.
Discendi da una
famiglia di gente normale, i tuoi sono contadini e sono riusciti, con
fatica, a
farti studiare. E tu ti sei impegnato, anche se i professori non
capivano come
tu potessi sapere i risultati in anticipo.” Il re si passo la
mano destra sulla
barba, pensieroso.
“Comunque”
Continuò il re “ ora che sei
qui dobbiamo capire. E siccome la cosa potrebbe essere più
complicata del
dovuto, sei arruolato, contro la tua volontà, nella
Congregazione del Futuro.
Un po’ segreta, necessariamente, ma viva, da secoli, a far
sì che coloro che
sono dotati di poteri particolari, ossia i maghi, non sottomettano
coloro che
non li hanno, cioè i non maghi. Ora, Klimourg, essendo tu un
non mago, come è
possibile che quel grazioso mostro (e il re sottolineò con
la voce il grazioso)
ti insegua?”
“Non lo so,
Signore.” Disse Klimourg,
alquanto preoccupato.
“Sire, nessuno non mago e
mai diventato
mago.” Disse Scimourg.
“Non ne sono
sicuro.” Disse il re. ”Non
ne sono sicuro. Qualcosa mi dice che la cosa è
già successa, ma è stata messa a
tacere.”
Il re si diresse verso i macchinari
e
incominciò a schiacciare tasti, mentre i monitor
incominciavano a presentare
dati a più non posso.
“Ecco qui.”
Disse Utlim, indicando un
monitor.
Tutti i presenti vi si diressero,
cercando di capire cosa c’era scritto.
Klimourg stava per dire,
balbettando, che
riusciva, incredibilmente, a leggere quella scrittura, e tutti lo
guardarono.
Per Klimourg fu un colpo e svenne.
I tre uomini lo guardarono
afflosciarsi
sul pavimento, ridendo a crepapelle.
Quando Klimourg rinvenne, su di lui
c’erano due volti femminili che lo squadravano.
Una aveva i capelli scompigliati,
l’altra emanava uno strano odore.
Klimourg storse il naso e la
ragazza se
ne accorse.
“Perché quella
faccia?” Disse Layla,
guardando Nail che se la rideva.
“Per colpa dei draghi
esageri sempre
con il profumo, mai cara!” Disse beffardamente Nail.
Layla aveva già messo
mano alla spada,
quando il re intervenne.
“Sarà meglio
alzare il ragazzo da
terra!” disse il re, mentre Utlim e Scimourg lo alzavano.
Klimourg continuava a fare quella
faccia strana, che dava decisamente fastidio a Layla, ma faceva ridere
come una
matta Nail.
“Signore,
basta!” Disse il re. “Abbiamo
un problema più grande di quanto pensate.
“È possibile che un mostro marino sia
l’evoluzione di un drago?”
“E io che ne
so?” Disse Layla,
scorbuticamente.
“Ma se sul pianeta madre
avete trovato
quello strano animale.. cosa cavolo era..?’” Disse
Scimourg.
“Un varano… un
enorme varano…”Disse
Nail con sufficienza.
“Già. Che il
drago di Turk ha eliminato
in un attimo. Bell’affare!” Disse il re.
Tutti si fecero pensierosi: di
certo il
drago di Turk aveva colto l’attimo fuggente e aveva ucciso il
varano prima che
uccidesse Hunter, forse.
Layla si rabbui in volto,
pensierosa.
“Sì. Forse
avete ragione.” Layla guardò
dritto negli occhi il re. “Non è detto che un
drago sia per forza qualcosa come
i nostri. Potrebbero essersi evoluti in qualche altro essere vivente.
L’importante è la natura, non la forma
dell’essere che ci aiuta.”
“Quindi il mostro
potrebbe essere un
drago: non vola nell’aria, ma nell’acqua. Potrebbe
essere più utile di quanto
non pensiamo. Lui potrebbe trovare la nave!” Disse Utlim.
“Quale nave?”
Chiesero in coro Nail e
Layla.
Il re sorrise e il volto di Nail si
riempì di meraviglia.
“è
davvero lì?” Chiese Layla.
Klimourg si era alzato e si
avvicinò ai
monitor.
La nave, l’enorme nave
spaziale era lì,
in fondo al mare, con parecchi animali acquatici che gli giravano
intorno,
alcuni piccoli e altri enormi.
Tutti rimasero lì a
guardare solo gli
animali che sembrava che entravano ed uscivano dalla nave.
Rimasero lì fino a sera,
poi tutti
partirono.
Nail per tornare al palazzo dei
maghi
nella capitale.
Layla alla sua casa natale (che se
ne
dicesse, non si era ancora decisa a sposare Turk).
Il re torno a palazzo.
Utlim tornò ai suoi
studi.
Scimourg e Klimourg tornarono sulla
città al mare.
Ora che sapevano cosa
c’era là sotto,
era meglio studiare un piano migliore: se la nave fosse uscita allo
scoperto
senza controllare quei mostri o draghi marini che erano, sarebbe
successo
qualcosa di incontrollabile.
Aspettare non era la cosa migliore,
ma
non si poteva fare diversamente.
Intanto i maghi, i cavalieri e gli
alchimisti continuavano nel loro intenso lavoro sui documenti riportati
dal
viaggio sul pianeta natale.