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Autore: DanieldervUniverse    31/05/2016    8 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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A\N: Vorrei ringraziare tutti per aver atteso per quasi due mesi prima che rimettessi in gioco la storia. Purtroppo si sa, la vita reale è una brutta bestia.

DII\N: È già più che sorprendente il fatto che tu ti sia fermato dallo scrivere come un dannato, rispetto a come fai di solito.

A\N: … Non so se sia un offesa o un complimento. E non parlare come se dovessi spaventarmi.


Aprì gli occhi, frastornata.

Le girava la testa... o forse no.

Sentiva il calore del sole sulla sua pelle, l'aria fresca che s'insinuava tra le sue vesti.

Era sotto un candido gazebo bianco, distesa; si alzò a sedere, scorgendo un mare di verde all'orizzonte: non piante tropicali, folte e dalle grandi foglie, come su Besaid, ma delicati paesaggi, una distesa d'erba sottile, bassa e folta, mossa appena dalla brezza, e alberi alti e fieri, dai fusti eleganti e dalle foglie brillanti.

 

-E giunse dal lago la luce del mattino,

riflesse negli occhi della dea

e ancora si posa suadente

come una stella solitaria

nella notte dei tempi.

 

La voce melodiosa la fece voltare, seguendo con gli occhi il soffio leggero delle parole, e vide un giovane uomo di spalle, che fissava il panorama con le braccia protese verso la luce.

Sorrise, apprezzando la curva della sua schiena nuda e snella, quasi come un dipinto.

-L'hai scritta tu?- chiese, volgendo le gambe verso di lui per scendere dal giaciglio di lucido marmo, lasciando che la candida tunica bianca venisse sollevata appena dalla brezza.

-“Versi di vita”, ispirati dalla mia musa- disse Kuja, voltandosi lentamente verso di lei, sorridendo sereno.

Invece dei suoi abiti da viaggio indossava un semplice paio di pantaloni di seta, lunghi fino alle ginocchia, mentre i folti capelli ricci gli ricadevano oltre le spalle, scivolando sul petto, accarezzandolo come piume d'uccello.

Mentre i loro sguardi s'incontravano, intensi come fiamme rispetto all'armonia di quel paradiso, il vento si alzò, gentile ma più deciso.

La sua veste garriva come una bandiera ormai, accompagnata dalle correnti, mentre i capelli del ragazzo iniziarono ad agitarsi smaniosi, quasi impazienti.

-Yuna...

-Kuja...

Un passo, poi un altro, la passione si diffuse come il fuoco ardente; gli odori s'intensificarono, inebrianti; i raggi del sole impallidirono di fronte alla luce crescente nei loro occhi.

Il mago le cinse i fianchi, delicato, facendo risalire le mani verso le spalle.

Lei distese le proprie braccia verso l'alto, permettendogli proseguire, accarezzando la sua pelle delicata e liscia, le ascelle, le braccia.

Quando raggiunse la punta delle sue dita lei ricambiò, posando i propri palmi sul suo petto, seguendo le linee dei suoi muscoli eleganti e splendenti.

Sentì un altro paio di mani posarsi sul suo ventre, mentre del fiato caldo le solleticò il collo.

-Mylady...- disse Gabranth, sussurrandole all'orecchio, mentre le accarezzavano l'addome.

Kuja si fece più vicino, posandole una mano sul volto, avvicinando il proprio, le curve della sua bocca che si piegavano sensualmente.

Sentì la leggera pressione delle labbra di Gabranth sul suo collo, e chiuse gli occhi, protendendosi a sua volta, facendo risalire una mano lungo il collo del mago, mentre l'altra s'intrecciava con quella del giudice...


Yuna si rigirò nel letto, ancora addormentata, i capelli scombinati e in disordine, i vestiti scomposti e l'alito che puzzava di Alcool da far svenire.

Strinse con forza il proprio cuscino, baciandolo focosamente, abbracciandolo, imprimendo il proprio odore su di esso.

Ma nel suo agitarsi quasi rabbioso finì per centrare la nuca di Jecht, crollato affianco al letto, con un calcio, svegliandolo.

-Uh... ooohhhh... la testa. Uff, da quanto tempo che non mi divertivo così...- sbadigliò profondamente, spalancando la bocca come un leone e stiracchiandosi appieno.

-Ugh... Dove sono?- fece, guardandosi attorno e notando una stanza ben arredata, elegante ma non troppo.

Kuja e Gabranth erano sul pavimento, poco lontani da lui, profondamente addormentati.

-Oh... Ieri sera era proprio una festa coi fiocchi. Ci siamo divertiti un po eh? Anche tu signorinella...- fece, voltandosi verso Yuna e accorgendosi solo in quel momento dei movimenti scomposti e ineleganti della suddetta.

-Ma che diavolo fai? Cavoli ragazza, ti avevo detto di goderti la serata ma non intendevo così. Sembri quasi troppo vivace per essere sua figlia- disse il guardiano mettendosi in piedi, quasi sobrio e sano.

Ci era abituato, aveva preso sbornie peggiori.

Ma lei no.

L'uomo si grattò la testa, chiedendosi come fare a svegliarla prima che la risposta risalisse da sola fino alle sue labbra.

-BROOOOOOOOOOOOOT!!!!

-Ah!- fece Yuna, sobbalzando al travolgente rutto, emettendo una via di mezzo tra un gemito e un verso di sorpresa.

-Ben sveglia!- esclamò Jecht, dandosi una pacca allo stomaco con uno sguardo soddisfatto.

-C-c-c... cosa?- balbettò inebetita.

-Forza, è ora di alzarsi. Il sole è già alto- continuò a parlare l'uomo, smuovendo le teste dei due ragazzi con il piede (si lo so, dovrebbe avere l'effetto opposto dalla puzza).

Yuna rimase immobile, con le gambe strette attorno al cuscino, fissando il vuoto.

La testa iniziò a girarle vorticosamente, facendola quasi svenire sul posto.

Atterrò inerme sul cuscino, percependo appena la voce di Jecht e i gemiti di Kuja e Gabranth.

-Ehi, ragazza! Tutto bene Yuna?- chiese vagamente preoccupato il barbaro, entrando nel suo campo visivo.

Yuna cercò di risollevarsi, riuscendo a girarsi supina con qualche difficoltà, prima di sporgersi oltre il bordo del letto e vomitare.

-Eh no! No no Yuna, ragazza, dammi un secondo!- esclamò Jecht, afferrando frettolosamente un vaso che si trovava nella stanza e sradicando le piante all'interno; quindi infilò il contenitore proprio sotto la faccia dell'evocatrice, ficcandocela dentro a forza.

Nel giro di un paio di minuti era tutto finito.

-Oh, ecco qua. Starai meglio in un paio d'ore. Così si fa, tutto fuori, così non resta niente dentro- la incoraggiò l'omaccione, accarezzandole la fronte con la sua mano gigante.

Kuja si alzò barcollante, continuando a guardarsi attorno spaesato, mentre Gabranth andava ad adagiarsi su una poltrona poco lontano, massaggiandosi il capo.

-Sir... Jecht...- boccheggiò Yuna, cercando di mettere insieme i pensieri sfocati che le vorticavano in testa -Cosa...

-Niente piccola, va tutto bene, tutto bene. Non è successo niente. Solo una bella festa, vero ragazzi?- le disse con voce gentile ma un po troppo allegra, prima di alzare lo sguardo sugli altri due.

Kuja accennò un passo incerto, prima di cadere all'indietro, mentre l'improvviso russare di Gabranth rese piuttosto chiara la situazione in cui versavano.

-Ehm... forse no?

Yuna lasciò andare un singulto, ancora confusa.

-Papà...?- domandò, alzando lo sguardo sbilenco su Jecht.

-Eh?- domando quello, girandosi verso di lei -Non ho capito ragazza. Ripeti un secondo.

Yuna dondolò il capo, incerta, non riuscendo a mettere a fuoco; agli occhi dell'omaccione sembrava quasi una bambina che gattonava per la prima volta.

Infatti, se non fosse stato lì a sostenerla, sarebbe caduta a faccia avanti dal letto.

-Calma bambina calma. Vacci piano.

Con dei gesti misurati Jecht la aiutò a scendere, senza farsi male, facendola sedere davanti a lui.

Quindi la ragazza tentò di alzarsi, ma finì col cadere in avanti, dritta tra le braccia dell'altro.

-Avevo detto di andarci piano, ragazzina.

-Papà...- fece di nuovo lei, con maggior fermezza nella voce.

Jecht si congelò all'istante, riconoscendo la parola.

-Co-cosa hai detto?

-Papà- rispose Yuna, cingendogli il petto con le braccia.

Jecht boccheggiò, sudando freddo.

“Papà... Papà... Papà...”

-N-n-no, no no no no, Yuna- fece, spingendola indietro -Non suo tuo padre, va bene?

La ragazza rimase a fissarlo, la mente ancora annebbiata.

-Andiamo su, riprenditi. Coraggio, dobbiamo andare. Non c'è più tempo da sprecare!- insisté lui, nervoso, cercando di farla rinsavire.

Per tutta risposta lei cominciò a piangere.

Jecht ammutolì, colto alla sprovvista, rimanendo immobile a fissarla mentre i singhiozzi si facevano più insistenti.

-Ehi ehi Yuna...- provò a consolarla, impacciato -Non mi fare una scena per... per una cosa che ho detto...

-Papà!- gridò lei, cingendogli il collo, di nuovo -Papà... non mi lasciare.

-Eh?

-Non di nuovo... Papà, resta con me...

Jecht andò all'indietro, contro il letto, abbattuto.

-Cid...

-Shhh, shhhh. Su coraggio ragazza- le sussurrò più dolcemente all'orecchio -No che non ti lascio andare. Tranquilla.

Si rimise a sedere, eretto, e la accolse in grembo, gigantesco rispetto a lei.

Le passo una mano sui capelli, mentre lei rifugiava il capo contro il suo petto.

“Se solo potessi... Se solo ne fossi in grado...” pensò l'uomo, in silenzio.


-Era come osservare il cielo, un vortice di stelle. Capisci vero? Non può essere un'entità di questo mondo.

Golbez sussultò vagamente nella sua armatura, cercando di avanzare senza incespicare.

Aveva difficoltà a stare in piedi, anche con tutto il suo autocontrollo, e la testa pulsava dolorosamente.

Non aveva mai amato i festeggiamenti, ma il giorno precedente non aveva potuto sottrarsi all'onere: la città intera era in festa, una delle più gloriose degli ultimi decenni, forse secoli, e aveva continuato fino a sera tarda.

Il suo compito non gli era valso come scusa per declinare il vino che gli venne praticamente obbligato di bere dal Maestro, ne il cibo che gli abitanti di Luka avevano deciso di condividere con loro.

-... Golbez? Mi capisci vero?

-Come vuole signore...- biascicò lo stregone, interrompendo il filo dei suoi pensieri.

-No no non hai capito. Non puoi comprendere. Ma ti aiuterò. Oh no, magari potessi. Non esistono parole...

-Parla della giovane Yuna...?- mormorò il gigante, venendo interrotto da una fitta al cranio.

-Certo. Chi altri se no?

-Signore, cosa ha fatto ieri sera... prima che svanisse nella folla?- riuscì a dire Golbez, togliendosi l'elmo per respirare aria fresca.

Ebbe un fremito a ricordare il volto del Maestro che parlava animatamente alla ragazza nella folla.

In quel momento era ancora abbastanza sobrio da scattare a comando per separarli, ma un altro dei guardiani della ragazza era intervenuto, chiedendole un ballo.

-Ho intonato un canto alle stelle. Ho visto il suo sorriso per la prima volta. Era sincero, immacolato, sgargiante. Dubito che esista un'altra meraviglia tale al mondo. Tu che pensi...?- domandò il Guado, voltandosi ancora una volta verso il compagno, notando che non era più dietro di lui ma appoggiato ad un idolo della via Mi-Hen, annaspando.

-Golbez tutto intero? Non dirmi che ci sei andato giù pesante- fece Seymour, avvicinandosi a lui con un'andatura baldanzosa, troppo per uno che aveva passato un intera nottata a divertirsi.

-Credo...- mormorò, prima di doversi interrompere, sentendo uno spasmo risalire dall'addome.

-Mmhhh, sembra che qualcuno abbia bevuto un goccio di troppo ieri- osservò con una punta di malizia il Maestro, fermandosi a pochi passi dalla guardia del corpo, fissandolo intensamente.

-Sir... sto per vomitare nel mio...- biascicò a disagio il gigante, prima che un ultimo conato lo costringesse a liberarsi del peso.

-Oh, Golbez, sono sorpreso che tu mi abbia offerto una visione tanto peculiare di te- commentò Seymour, piegando la testa di lato ed esprimendosi in un sorriso indecifrabile.

Lo stregone si riprese ansimante, osservano di aver riempito il proprio elmo con i residui di stomaco.

-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere. Dopo la manifestazione della nostra Eroina ieri, non posso che sentirmi pervaso da un inaspettato fervore interiore. È strano, non credevo ci fosse altra felicità a questo mondo se non i principi di Yevon- proseguì Seymour, riprendendo la marcia, con i due servitori Guado al seguito.

Golbez lo seguì con lo sguardo per alcuni istanti, sospirando sconsolato.

-Sarà una lunga marcia...- mormorò rinfilandosi l'elmo in testa... e realizzando di aver fatto una gigantesca cazzata.


A\N: Ehhhh.... stavolta andiamo più corti. Anzi direi che mettere la parte con Golbez e Seymour non sarebbe neanche stato necessario, ma una volta scritta mi faceva troppo ridere.

DII\N: Sempre il solito. Forza dai, che devi ancora finire di scrivere quell'altra storia.

A\N: Alla prossima. Ciao.

  
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