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Autore: AwkwardArtist    02/06/2016    0 recensioni
Attenzione! contiene SPOILERS e speculazioni sulla quarta stagione di Orphan Black.
Canon ma non troppo.
La storia si vive dal punto di vista di Cosima. Di ciò che vive fuori e dentro la sua mente.
Questa fanfic fa parte di un progetto che prevede altre parti che andranno ad integrarsi con la storia mano mano che prosegue.
I titoli dei capitoli e dell'intero lavoro sono presi in prestito da canzoni.
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Cosima Niehaus, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2 – Half Light

 

“Mon amour”

la sento sorridere più che vederla, in questa ombra fitta e densa che ricopre ogni cosa.

“Non facciamoci udire dagli altri, non è il momento ancora.”

Mi dice e io istintivamente controllo il piccolo corridoio dietro di me.
Vuoto, come un minuto fa.
Rientro nella stanza e accosto la porta ma non accendo la luce.

“Come... come...” inizio ma non so davvero cosa dire.

Lei scuote la testa. “Non importa, non ora. Vieni qua” mi tende una mano e le mie gambe ripartono di loro volontà.
Non ho mai saputo dire di no a certe sue richieste.

Mi siedo dal lato opposto della brandina. Ho la testa affollata di mille domande e nessuna che prenda una forma concreta.
I suoi capelli sono di nuovo mossi, stranamente è la prima cosa che noto. Subito dopo gli occhi grandi e luminosi.
L'estranea con i capelli lisci e l'espressione feroce sembra essersi dissolta in questi mesi di assenza totale.

“Vorrei poterti dare tante risposte, tutte le risposte... ma non posso.” la sua voce sembra un po sibilante e per un attimo mi ricorda la mia dopo la tosse.

“Come hai fatto ad arrivare fino a qui?” le chiedo e tra tutte mi sembra la domanda più stupida.

Sorride di nuovo “Te l'ho detto, non ti lascerò mai” mi risponde e l'eco delle nostre conversazioni passate, è più di quanto io riesca a sostenere adesso.

Delphine torna seria e si avvicina “Quella specie di baco è molto di più di quello che sembra. Conta quello che riesce a fare in base a dove si trova. E' una cosa senziente. E' affascinante ma anche orribile.”

Non fatico a crederlo. Amo la scienza ma qui si va oltre la relazione ospite-parassita.

“Ne hai già visto qualcuno? Sembri conoscere bene la cosa di cui parliamo.”
“Non così tanto bene. Ne ho visto uno però, molto da vicino.”

Deglutisco a secco.
E' come se improvvisamente mi fossi resa conto della situazione paradossale e della mia assurda immobilità.

“Quando?” le chiedo e lei si ritrae, con un sorriso triste.
“Il giorno in cui sono dovuta andare via...”

Risponde e una morsa mi chiude la gola.
Finalmente ho capito cosa c'è di strano. Non sento il ticchettio del mio orologio. Non sento altro che non sia il mio respiro gracchiante.
La mia mano scatta verso l'interruttore della luce, Delphine se ne accorge e prova a fermarmi.

“No!” dice con un sibilo ma è troppo tardi. La luce bianca del neon inonda la piccola stanza.

L'espressione dolce degli occhi si perde nel viso scavato in modo innaturale. I capelli sono incrostati di qualcosa che sembra terra. La mano fin troppo scheletrica.
Annaspo, cercando inutilmente di far entrare aria nei miei polmoni traditori.
Lei si morde il labbro inferiore come le ho visto fare decine di volte.

“Mi dispiace...” mormora e io vedo che all'altezza del suo petto c'è un foro enorme. A questa luce così gelida il liquido che cola nella ferita sembra bianco. Non so cosa mi possiede ma allungo una mano verso quello spazio vuoto, una goccia vischiosa mi cade sulle dita e io inizio ad urlare.

Penso di non aver mai gridato tanto forte in vita mia. Mi ritrovo contro la spalliera del letto, nella stessa posizione dove mi sono seduta nel sogno.
Sono sola nella stanza e ho le mani sulla faccia, ricoperte di liquido denso che non so se è sangue o muco.
Scatto verso il bagno dove so che vomiterò la cena che non sono riuscita a mangiare.
Devo smettere di fumare, sul serio.
Quando ho finito sento come se avessi sputato i polmoni una volta per tutte.
Mi incastro tra il muro e la tazza. Non ho la forza di uscire da qui. Il terrore mi paralizza.

Sulla porta appare Scott, trafelato e spaventato. Mi guarda e non sa cosa dire o cosa fare.

“Aiutami...” gli dico e ci vuole tutto il suo coraggio per avvicinarsi, piano come si fa con un animale spaventato e a sollevarmi da terra.

   
 
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