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Autore: bicchan    04/06/2016    4 recensioni
{OneShot | James Potter | 909 parole secondo Word | comico}
James ha davvero cercato di scrivere quella pergamena di Storia della Magia, ma quando è troppo, è troppo.
E quindi, caro Professor Rüf, parliamone!
Dal testo:
(...)Con sua grande sorpresa, James stava scrivendo, chino sulla sua pergamena, con la furia di un uragano, talmente concentrato da non accorgersi che gli occhiali gli erano scivolati sulla punta del naso. A Sirius ricordava un po' la McGranitt(...)
(...)Quindi, caro professor Rüf, la prego di smettere di chiederci di studiare le rivolte dei folletti, quando potrebbe benissimo chiederci qualcosa di più possibile, come un rene, o l'anima, o la testa di Mocciosus(...)
Perché anche il grande James Potter ogni tanto deve sfogarsi, e perché i folletti si sono ribellati davvero TROPPO.
Ci vediamo dentro!
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Caro Professor Rüf_

 

 

 

 

 

La settima rivolta dei folletti ha av

«Sirius, la pergamena va scritta su quale rivolta dei folletti?»
«Non lo so, James»


La settima rivolta dei folletti ha avuto luogo nel 1798 e

«Sirius, quando si sono ribellati i folletti?»
«Non lo so, James»

I folletti si sono ribellati a causa di una scarsa considerazione

«Sirius, come mai si sono ribellati i folletti?»
«Non lo so, James»


I folletti si sono ribellati tante volte, e una di queste è chiamata "settima" perché cronologicamente viene dopo la sesta.
I folletti si sono ribellati perché erano stanchi. Non so precisamente in che anno.


Dopo circa un'ora in cui James Potter si era fatto la violenza fisica di dedicarsi al tema di Storia della Magia, le uniche parole scritte sulla pergamena erano queste.
James le guardò per qualche secondo. Si passò una mano tra i capelli, aggiustò gli occhiali sul naso, mordicchiò la penna di gufo.
Poi intinse la punta della penna nell'inchiostro, e con un gesto deciso tracciò una riga su tutto.


 
Caro Professor Rüf,
Vuole il mio tema? Eccolo.
Non so esattamente su cosa dovevo sprecare due pagine di pergamena, oggi, perché Remus è sparito e a Sirius non importa niente di Storia della Magia. E nemmeno a me, perché è DANNATAMENTE NOIOSA.
E poi lei è morto, che vuole da me? Io sono vivo, mi faccia vivere.
Comunque, non ho niente da fare perché fuori piove e il Torneo di Quiddich è lontano, la Evans non mi parla e Peter continua a dormire.
Quindi ho pensato "perché no? Remus scrive sempre i temi di Storia della Magia, non sarà così terribile, almeno non quanto assistere alle lezioni".
Sa, professore, io mi piaccio. Sul serio, non sono niente male. Sono bello, e sono bravo praticamente in tutto, e non sbaglio mai niente. Ma questa volta sì, mi sono proprio sbagliato.
Perché scrivere un tema di Storia della Magia non è terribile, è solo DANNATAMENTE DIFFICILE. E sa perché? Perché non ascolto mai una parola di quello che lei dice a lezione e spendo il tempo in cui parla di rivolte dei folletti per fare qualcosa di costruttivo, come quell'incantesimo simpatico che ho imparato lo scorso lunedì, e chieda a Mocciosus se non è stato davvero EPICO, quando si è ritrovato i capelli trasformati in molle gelatina celeste.
Beh, a me è piaciuto molto.
Quello che non mi piace, professor Rüf, sono i folletti. Perché continuano a ribellarsi? Quante volte si sono ribellati, dall'inizio dei tempi a ora? Cento, duecento volte?
Io mi domando, professore, per quale DANNATISSIMO motivo continuino a ribellarsi, quando hanno ovviamente capito che niente cambierà e che l'unica cosa che ottengono sono nuove pagine nel libro di Storia della Magia.


Sirius si stiracchiò, allungando le gambe sul divanetto della Sala Comune, e alzò gli occhi dal libro di Incantesimi che stava leggendo. Con sua grande sorpresa, James stava scrivendo, chino sulla sua pergamena, con la furia di un uragano, talmente concentrato da non accorgersi che gli occhiali gli erano scivolati sulla punta del naso. A Sirius ricordava un po' la McGranitt.
Il giovane rampollo della nobile e antica casata dei Black si concesse un momento per osservare l'amico. Dopo una manciata di secondi giunse alla conclusione che doveva per forza stare scrivendo una qualche lettera molesta alla Evans, o non ci avrebbe messo tutto quell'entusiasmo. E soprattutto, era impossibile che si stesse ancora cimentando nel tema di Storia della Magia, perché lui lo conosceva, e sapeva che non sarebbe mai riuscito a scrivere così tanto -quante erano, due o tre pagine?- sulla rivolta dei goblin. No, forse erano folletti.


E poi, professore, a me i folletti piacevano. Prima di studiare la loro storia, ovviamente.
Ma hanno quelle orecchie lunghissime e quelle espressioni imbronciate, e sono così carini.
Quindi, caro professor Rüf, la prego di smettere di chiederci di studiare le rivolte dei folletti, quando potrebbe benissimo chiederci qualcosa di più possibile, come un rene, o l'anima, o la testa di Mocciosus.
Avrei tanto altro da dirle, ma il fatto che io stia effettivamente scrivendo un tema di Storia della Magia di mio pugno, senza copiarlo da quello di Remus, comincia a risultarmi un po' troppo strano, quindi se permette, adesso vado a fare qualcosa di poco attinente alle regole scolastiche.
Con affetto,
James Potter
PS. a proposito, parliamo di questo, professor Rüf; io mi chiamo Potter, P O T T E R. Non Pasner, e nemmeno Pogrey. Se io ho davvero scritto una pergamena sui folletti, lei può imparare l'ordine corretto di queste sei lettere. Credo in lei, non si scoraggi.


James, soddisfatto, concluse il tema e sbattè la penna sul tavolo, poi prese il foglio con entrambe le mani e tese le braccia davanti a sè, per ammirare il suo capolavoro proprio come un pittore.
In quel momento Remus e Lily entrarono nella Sala Comune dal buco dietro il ritratto, di ritorno dalla ronda serale dei Prefetti.
James piegò il foglio e se lo mise in tasca. Avrebbe copiato il tema da quello di Remus, ma era stata una bella soddisfazione scrivere una lettera sincera al professor Rüf.
Poi, dato che tutto quel parlare di folletti lo aveva destabilizzato profondamente, decise di fare qualcosa di normale per tornare alla routine quotidiana.
«Evans, ci vieni a Hogsmeade con me?»
«No»
Felice di vedere che niente nel mondo era cambiato, James Potter salì le scale del dormitorio, e sorridendo andò a dormire.
Bella, vero, la vita di un Malandrino?








 

 

 

 

 

 

 


 

Angolo dell'autrice della pazza:

Sinceramente, se la parte misericordiosa di me prendesse il sopravvento, mi scuserei.
Non so, non è colpa mia. Questa cosa è venuta fuori, così. E chi sono io per fermarla?

Però, parlando seriamente, spero che vi sia piaciuta. Perché io mi sono divertita tantissimo a scriverla e avrei potuto fare questa lettera molto più lunga, ma non volevo dilungarmi troppo e risultare noiosa.
Comunque, l'idea è nata così, dal niente, non mi ricordo nemmeno come.

Quello che stavo pensando adesso invece, è che mi è piaciuto talmente tanto scriverla che potrei fare una raccolta. Una raccolta di lettere, da studenti diversi a professori diversi.
Non so, io ho solo proposto, ditemi voi se l'idea vi piace! Potrei davvero portarla avanti, chissà...

Spero davvero di avervi strappato un sorriso, e che magari me lo facciate sapere con una recensioncina.
Un abbraccio a tutti quelli che leggeranno C:

- t i t u

  
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