I'm giving up on you
<<
Finché non ti sposterai da lì, io non
uscirò. >>
<< E io non mi sposterò da qui
finché tu non uscirai. >>
<< Non comportarti da bambino. >>
<< Sei tu che ti stai comportando così!
>>
Sting, braccia incrociate all'ampio petto e schiena poggiata contro il
legno
ruvido della porta, trattenne uno sbuffo tra le labbra e si
appiattì ancor di
più contro la superficie.
<< Rogue... >> cantilenò con
voce improvvisamente acuta. Sentì dei
rumori provenire dall'interno della camera, ma la porta rimase ancora
chiusa
dietro le sue spalle.
<< Dai, vorrei ricordarti che condividiamo la stanza e
sai com'è... siamo
appena di ritorno da una battaglia sanguinosa e desidererei tanto
riposare.
>> asserì, premendo la schiena contro la
porta, come se avesse potuto
sfondarla solo con quell'innocuo gesto.
Ma nemmeno allora essa si aprì, tanto meno giunse risposta
all'udito sviluppato
di Sting. Il biondo corrugò la fronte, facendo per riaprire
bocca, ma fu
bruscamente interrotto.
<< Rufus è in missione. Vai in camera sua a
riposarti, no? >>
<< Sei scemo? Non ti mollo, perciò apri questa
benedettissima porta.
>> sibilò, issandosi sulle gambe e afferrando
tra le mani la maniglia
dorata, pur rimanendo a gambe incrociate per terra, come se fosse stato
convinto che il compagno avrebbe aperto di lì a poco.
Udì un lieve botto e sobbalzò di scatto,
sorpreso, arrivando poi alla
conclusione che il suo compagno di stanza si era solo poggiato di peso
alla
porta. Nessuno dei due fiatò per una manciata di secondi.
<< Non voglio parlare, Sting. >> la sua
voce era spenta, vuota e roca come
se non avesse proferito parola per giorni. Ma solo Eucliffe
riuscì a cogliere
quella nota di lieve rancore in essa. Il biondo sospirò
leggermente contro la
porta, stringendosi poi nelle spalle.
<< Stasera c'è il ballo e tu sei qua a
deprimerti. - sentenziò poco dopo,
apparentemente calmo. - Non ti fa bene. >>
<< Se non andassi farei un favore al Re. Anzi, al Re? -
ironizzò l'altro
in tono di domanda, sbuffando. - Al mondo intero. È
già tanto che non mi
abbiano condannato a morte. >>
Ignorando la risposta piccata di Rogue, Eucliffe scrollò le
spalle, lievemente irritato.
<< Quando io ero triste per Lector, abbiamo parlato, no?
E tutto si è
risolto. >> "Più o meno"
continuò la sua coscienza, ma
non lo disse ad alta voce. Di certo la rabbia nei confronti del Master
non era sparita, ma suo fratello
l'aveva aiutato più di quanto si aspettasse.
Seguì uno sbuffo da dietro la superficie di legno.
<< Quella è un'altra storia...
>> borbottò il corvino dall'altro
lato.
Sting strinse le labbra e poggiò il capo biondo alla porta,
sospirando
lievemente.
<< Rimanere in camera a vegetare non aiuterà
nessuno. Né me né te. -
sussurrò nell'ultimo tentativo di resa da parte del
'gemello'. - Anche per me è
stato scioccante, sai? Dico, non è di certo bello scoprire
che il tuo migliore
amico ti uccid-! >> si bloccò non appena
udì un altro rumore sordo e la
porta tremare e qualche attimo più in là comprese
che probabilmente Rogue aveva
lanciato un calcio alla barriera che li separava per zittirlo.
Intuendo l'improvviso nervosismo dell'altro, il ragazzo dagli occhi
turchini
tirò su un sorriso forzato nonostante Cheney non potesse
vederlo.
<< Intendo dire... mi dispiace vederti così. -
sussurrò; la voce
improvvisamente tranquilla ma mesta. - Non lo saremo di sangue, ma
siamo
comunque fratelli e quindi se stai male tu sto male anch'io.
>>
Una sensazione di malinconia gli attanagliò prepotentemente
lo stomaco e storse
le labbra in una smorfia dopo aver pronunciato quelle parole.
"Già, fratelli".
Ed era vero, loro erano fratelli d'anima e di certo un folle venuto dal
futuro
non avrebbe rovinato la loro complicità - ma quel calore al
petto, quei sorrisi e quelle occhiate... erano solo fratelli e
migliori amici?
Passarono secondi che a Sting parvero
secoli prima che udisse un lieve cigolio. Scattò in piedi
non appena quell'innocuo
suono gli solleticò i timpani.
Spalancò di colpo la porta e schiuse le labbra per dir
qualcosa, un accenno di sorriso serafico in viso, ma le parole
morirono in gola.
Gli occhi cremisi di Rogue, quelli solitamente illuminati da semplice
pacatezza, erano spenti, vitrei e contornati da profonde occhiaia
violacee che
stonavano con le gote chiare. Le labbra erano screpolate, come se fosse
stato
giorni e giorni al freddo e al gelo. Tremavano; forse anche lui voleva
dir
qualcosa ma non trovava le parole giuste.
La pelle solitamente chiara risultava eccessivamente pallida, quasi
bianca, così
tanto trasparente da farlo sembrare una statua di porcellana.
I capelli corvini erano sporchi; qualche ciocca ribelle, oltre alla
frangia che
sembrava voler nascondere il viso stanco, ricadeva su esso
elegantemente,
oscurandolo più di quanto la mestizia non facesse.
E nonostante fosse passato relativamente poco dalla battaglia contro i
draghi,
il suo fisico pareva quasi sciupato, come se non avesse messo qualcosa
sotto i
denti per settimane o come se fosse stato tutto il tempo a crogiolarsi
nel
calore delle lenzuola sfatte. Ed Eucliffe intuì che entrambe
le supposizioni
fossero vere.
<< Rogue... >> mormorò piano,
così piano che dubitò che il
compagno l'avesse sentito.
Era sempre forte e imperturbabile Rogue, ma Sting sapeva che quella era
solo
una maschera. Una barriera che aveva tirato su con fatica negli anni,
per
estraniarsi dalla realtà e dal mondo. E quel sottile strato
che lo separava dal
crollo si era frantumato esattamente il giorno in cui gli occhi cremisi
avevano
timidamente incontrato la loro perfetta copia.
<< Cosa...? >> sussultò
nuovamente Sting, temendo in
fondo di essere udito. Non aveva la minima idea di cosa dire;
cos'avrebbe dovuto dirgli
lui, che non aveva la minima idea di cosa stesse provando?
Probabilmente il dolore che cresceva ogni secondo di più nel
petto di Rogue non
era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che Sting aveva provato
in tutta
la sua breve vita.
Il corvino aveva sofferto così tanto durante essa, che ogni
volta gli sembrava
di morire. Prima per Skiadrum, poi per Gajeel... e ora anche per
sé stesso.
Cosa c'era di così sbagliato in lui? Perché il
suo destino era sempre stato
quello di vivere nell'ombra? Di essere
l'ombra?
Sting deglutì rumorosamente; la gola era incendiata e le sue
mani tremavano e
sudavano costantemente.
<< Rogue... >> proferì
nuovamente, come una nenia dolce, come
quelle che spesso gli mormorava dopo gli incubi, quando erano ancora
due
scriccioli soli contro il mondo.
Gli opali cremisi del giovane si posarono sui suoi, ma poco dopo il
Dragon
Slayer dell Luce notò che il suo opposto stava
solo fissando il suo zigomo; non
aveva nemmeno il coraggio di osservarlo dritto negli occhi. Un conato
di vomito
s'infranse alla base della sua gola. Non riusciva ad identificare un
motivo
preciso per tutto quel suo malessere improvviso. Semplicemente, quando
soffriva
uno, soffriva anche l'altro. Era sempre stato così tra loro,
i migliori amici,
i compagni, i fratelli d'anima.
<< Va' via... >> suonò
lievemente la voce flebile di Rogue, e
Sting, come ripresosi da un lungo periodo di stasi, sussultò
per poi scuotere
violentemente il capo.
<< Col cavolo che me ne vado! >>
Si avvicinò a larghe falcate al letto su cui, sul bordo, il
gemello era seduto
a gambe incrociate e con il capo chino verso esse.
Quando gli fu di fronte, si chinò fino ad accovacciarsi sul
pavimento freddo,
inclinando di poco il capo di lato per poter scrutare il viso del
ragazzo
coperto dalle ciocche corvine. Egli non proferì parola,
forse non sapeva cosa
dire proprio come lui, forse lo ignorava o forse voleva solo lasciarlo
fare.
<< Cosa succede? >> chiese dopo qualche
attimo Sting
in tono
retorico. Lo sapeva fin troppo bene cosa stava succedendo, eppure la
consapevolezza di esserne già cosciente era terribilmente
pesante.
Il corvino non lo degnò di un'occhiata, stringendosi poi
nelle spalle.
<< E' che... - e la sua voce era così incrinata
che il biondo appurò di non
aver mai udito tale tono dal compagno. - non voglio ferirti. >>
Sting sussultò, sgranando gli occhi, ma la sorpresa
durò poco. Da Rogue doveva aspettarsi una reazione del
genere.
<< Stai solo ferendo te stesso. >>
replicò serio.
<< Hai capito cosa voglio dire, baka. >>
sibilò l'altro scrollando
le spalle di poco, dopo un breve attimo di silenzio.
Il mago della Luce esitò qualche attimo prima di riprendere
parola.
<< Non accadrà. >>
sentenziò solamente.
<< E come fai ad esserne così sicuro? Tu
dovresti essere il primo a
volermi stare lontano. >>
<< Ma io non voglio starti lontano. - asserì
il biondo con convinzione
nella voce, mentre assottigliava gli occhi cerulei per scrutare meglio
lo
sguardo vitreo e vermiglio dell'altro ragazzo. - Se ti starò
accanto e
ti sorreggerò quando avrai bisogno, non accadrà
niente di ciò che ci è stato predetto. Come
abbiamo sempre fatto da bambini, no? Se staremo insieme non ci
succederà nulla. >>
Calò qualche secondo di silenzio. Un tenue sorriso, quelli
che raramente si
mostravano, si dipinse sul volto pallido del mago delle tenebre.
<< Se dovessi macchiarmi del male, la Luce sicuramente mi
ucciderebbe...
>> rammentò in un mormorio indistinto,
mantenendo il sorriso.
Ci aveva davvero creduto, a quelle parole, durante la battaglia. Ma
Sting non
gli avrebbe mai fatto del male. Mai.
Nemmeno se fosse stato costretto. Era
inutile appendersi alla Luce; essa prima o poi si sarebbe spenta,
soffocata
dall'Ombra.
Il viso del Dragon slayer bianco s'illuminò all'istante, non
cogliendo la mestizia
in quella frase.
<< Ben detto! - esclamò sorridente. - Certo,
non ti
ucciderei per niente
al mondo, ma il senso l'abbiamo compreso. >> sembrava
così
convinto delle sue parole che a Rogue venne quasi spontaneo sorridere. Com'è prevedibile.
Ma la dimostrazione di sollievo del corvino si cancellò poco
dopo,
rabbuiandosi.
<< Ciò non toglie che quell'uomo fossi io. Io.
Capisci? Io
ho richiamato i draghi, io ho ucciso tutte quelle
persone, non sono io
la vittima, sono il colpevole. >>
Sting sussultò. Non sapeva se fosse per l'affermazione
improvvisa del migliore
amico o per la rassegnazione presente nella sua voce.
Non sapeva cos'altro dire, che aggiungere, che fare. I suoi occhi si
posarono
per un frammento di secondo su quelli scarlatti del compagno, notando
solo in
quel momento quanto fossero bui, vitrei.
Si mosse per istinto, come sempre suo padre gli aveva insegnato a fare.
Allungò
le braccia verso il compagno e le intrecciò dietro la sua
schiena, lasciandolo
basito. Lo capì da come il suo corpo s'irrigidì,
da come sussultò lievemente.
Si issò sulle gambe così da essere leggermente
più alto del corvino, e, con una
mano tra i suoi capelli scuri, spinse con lieve forza il suo capo verso
il
proprio petto.
Avvertiva il respiro caldo dell'altro infrangersi contro la sua maglia,
provocandogli così dei leggeri brividi.
<< S-Sting... >> squittì flebile
il corvino, e l'altro giovane notò
il suo viso imporporarsi - e non poco. Esitò qualche attimo,
non sapendo che
parole utilizzare.
<< Ti ho detto che tutto andrà bene, chiaro?
>> solo un mormorio
indistinto, un sospiro spezzato. Dopo parecchi secondi
avvertì le labbra del compagno stendersi
in un fievole sorriso contro il suo petto.
<< Come la luce. >>
Naru's corner:
Beh, che dire su ciò? Ho totalmente rovinato la mia otp,
sigh.
Cooomunque... non mi è affatto piaciuto il modo in cui Rogue
ha
scoperto di essere la causa dell'attacco dei draghi. Insomma, se
n'è uscito con un "non diverrò come quell'uomo" -
o roba
del genere -, ma intanto ha causato inconsciamente miriadi di morti.
Non per fare la pignola, ma penso che un minimo di senso di colpa
l'abbia avuto, no?
E niente... spero che a qualcuno questa cosa
sia piaciuta. Perché era nel pc da un bel po', ma era
incompleta. E non mi andava di scrivere cose troppo lunghe, quindi
capisco se è magari troppo frettolosa, ma... dettagli-
E ok, il sottotitolo non c'entra proprio un cavolo. Ma come dire...
Sting provava a far sputare il rospo a Roro-kun (?) senza riuscirci,
quindi si stava arrendendo. O almeno così si può
interpretare, perché onestamente non ne ho idea owo
Infatti non è proprio un 'I'm giving up on you',
è più un... 'I'm giving up to talk to you' (?).
Ora mi dileguo c;
-Naru