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Autore: _E r i s_    09/06/2016    4 recensioni
| Stingue - ma può essere interpretata come semplice amicizia. Forse. |
La shot è ambientata dopo la battaglia contro i draghi, dove ipoteticamente Rogue si ammazza dai sensi di colpa (?).
"Era sempre forte e imperturbabile Rogue, ma Sting sapeva che quella era solo una maschera. Una barriera che aveva tirato su con fatica negli anni, per estraniarsi dalla realtà e dal mondo. E quel sottile strato che lo separava dal crollo si era frantumato esattamente il giorno in cui gli occhi cremisi avevano timidamente incontrato la loro perfetta copia."
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rogue Cheney, Sting Eucliffe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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stingue
Say Something


I'm giving up on you




<< Finché non ti sposterai da lì, io non uscirò. >>
<< E io non mi sposterò da qui finché tu non uscirai. >>
<< Non comportarti da bambino. >>
<< Sei tu che ti stai comportando così! >>
Sting, braccia incrociate all'ampio petto e schiena poggiata contro il legno ruvido della porta, trattenne uno sbuffo tra le labbra e si appiattì ancor di più contro la superficie.
<< Rogue... >> cantilenò con voce improvvisamente acuta. Sentì dei rumori provenire dall'interno della camera, ma la porta rimase ancora chiusa dietro le sue spalle.
<< Dai, vorrei ricordarti che condividiamo la stanza e sai com'è... siamo appena di ritorno da una battaglia sanguinosa e desidererei tanto riposare. >> asserì, premendo la schiena contro la porta, come se avesse potuto sfondarla solo con quell'innocuo gesto.
Ma nemmeno allora essa si aprì, tanto meno giunse risposta all'udito sviluppato di Sting. Il biondo corrugò la fronte, facendo per riaprire bocca, ma fu bruscamente interrotto.
<< Rufus è in missione. Vai in camera sua a riposarti, no? >>
<< Sei scemo? Non ti mollo, perciò apri questa benedettissima porta. >> sibilò, issandosi sulle gambe e afferrando tra le mani la maniglia dorata, pur rimanendo a gambe incrociate per terra, come se fosse stato convinto che il compagno avrebbe aperto di lì a poco.
Udì un lieve botto e sobbalzò di scatto, sorpreso, arrivando poi alla conclusione che il suo compagno di stanza si era solo poggiato di peso alla porta. Nessuno dei due fiatò per una manciata di secondi.
<< Non voglio parlare, Sting. >> la sua voce era spenta, vuota e roca come se non avesse proferito parola per giorni. Ma solo Eucliffe riuscì a cogliere quella nota di lieve rancore in essa. Il biondo sospirò leggermente contro la porta, stringendosi poi nelle spalle.
<< Stasera c'è il ballo e tu sei qua a deprimerti. - sentenziò poco dopo, apparentemente calmo. - Non ti fa bene. >>
<< Se non andassi farei un favore al Re. Anzi, al Re? - ironizzò l'altro in tono di domanda, sbuffando. - Al mondo intero. È già tanto che non mi abbiano condannato a morte. >>
Ignorando la risposta piccata di Rogue, Eucliffe scrollò le spalle, lievemente irritato.
<< Quando io ero triste per Lector, abbiamo parlato, no? E tutto si è risolto. >> "Più o meno" continuò la sua coscienza, ma non lo disse ad alta voce. Di certo la rabbia nei confronti del Master non era sparita, ma suo fratello l'aveva aiutato più di quanto si aspettasse.
Seguì uno sbuffo da dietro la superficie di legno.
<< Quella è un'altra storia... >> borbottò il corvino dall'altro lato.
Sting strinse le labbra e poggiò il capo biondo alla porta, sospirando lievemente.
<< Rimanere in camera a vegetare non aiuterà nessuno. Né me né te. - sussurrò nell'ultimo tentativo di resa da parte del 'gemello'. - Anche per me è stato scioccante, sai? Dico, non è di certo bello scoprire che il tuo migliore amico ti uccid-! >> si bloccò non appena udì un altro rumore sordo e la porta tremare e qualche attimo più in là comprese che probabilmente Rogue aveva lanciato un calcio alla barriera che li separava per zittirlo.
Intuendo l'improvviso nervosismo dell'altro, il ragazzo dagli occhi turchini tirò su un sorriso forzato nonostante Cheney non potesse vederlo.
<< Intendo dire... mi dispiace vederti così. - sussurrò; la voce improvvisamente tranquilla ma mesta. - Non lo saremo di sangue, ma siamo comunque fratelli e quindi se stai male tu sto male anch'io. >>
Una sensazione di malinconia gli attanagliò prepotentemente lo stomaco e storse le labbra in una smorfia dopo aver pronunciato quelle parole.
"Già, fratelli".
Ed era vero, loro erano fratelli d'anima e di certo un folle venuto dal futuro non avrebbe rovinato la loro complicità - ma quel calore al petto, quei sorrisi e quelle occhiate... erano solo fratelli e migliori amici?
Passarono secondi che a Sting parvero secoli prima che udisse un lieve cigolio. Scattò in piedi non appena quell'innocuo suono gli solleticò i timpani.
Spalancò di colpo la porta e schiuse le labbra per dir qualcosa, un accenno di sorriso serafico in viso, ma le parole morirono in gola.
Gli occhi cremisi di Rogue, quelli solitamente illuminati da semplice pacatezza, erano spenti, vitrei e contornati da profonde occhiaia violacee che stonavano con le gote chiare. Le labbra erano screpolate, come se fosse stato giorni e giorni al freddo e al gelo. Tremavano; forse anche lui voleva dir qualcosa ma non trovava le parole giuste.
La pelle solitamente chiara risultava eccessivamente pallida, quasi bianca, così tanto trasparente da farlo sembrare una statua di porcellana.
I capelli corvini erano sporchi; qualche ciocca ribelle, oltre alla frangia che sembrava voler nascondere il viso stanco, ricadeva su esso elegantemente, oscurandolo più di quanto la mestizia non facesse.
E nonostante fosse passato relativamente poco dalla battaglia contro i draghi, il suo fisico pareva quasi sciupato, come se non avesse messo qualcosa sotto i denti per settimane o come se fosse stato tutto il tempo a crogiolarsi nel calore delle lenzuola sfatte. Ed Eucliffe intuì che entrambe le supposizioni fossero vere.
<< Rogue... >> mormorò piano, così piano che dubitò che il compagno l'avesse sentito.
Era sempre forte e imperturbabile Rogue, ma Sting sapeva che quella era solo una maschera. Una barriera che aveva tirato su con fatica negli anni, per estraniarsi dalla realtà e dal mondo. E quel sottile strato che lo separava dal crollo si era frantumato esattamente il giorno in cui gli occhi cremisi avevano timidamente incontrato la loro perfetta copia.
<< Cosa...? >> sussultò nuovamente Sting, temendo in fondo di essere udito. Non aveva la minima idea di cosa dire; cos'avrebbe dovuto dirgli lui, che non aveva la minima idea di cosa stesse provando?
Probabilmente il dolore che cresceva ogni secondo di più nel petto di Rogue non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che Sting aveva provato in tutta la sua breve vita.
Il corvino aveva sofferto così tanto durante essa, che ogni volta gli sembrava di morire. Prima per Skiadrum, poi per Gajeel... e ora anche per sé stesso.
Cosa c'era di così sbagliato in lui? Perché il suo destino era sempre stato quello di vivere nell'ombra? Di essere l'ombra?
Sting deglutì rumorosamente; la gola era incendiata e le sue mani tremavano e sudavano costantemente.
<< Rogue... >> proferì nuovamente, come una nenia dolce, come quelle che spesso gli mormorava dopo gli incubi, quando erano ancora due scriccioli soli contro il mondo.
Gli opali cremisi del giovane si posarono sui suoi, ma poco dopo il Dragon Slayer dell Luce notò che  il suo opposto stava solo fissando il suo zigomo; non aveva nemmeno il coraggio di osservarlo dritto negli occhi. Un conato di vomito s'infranse alla base della sua gola. Non riusciva ad identificare un motivo preciso per tutto quel suo malessere improvviso. Semplicemente, quando soffriva uno, soffriva anche l'altro. Era sempre stato così tra loro, i migliori amici, i compagni, i fratelli d'anima.
<< Va' via... >> suonò lievemente la voce flebile di Rogue, e Sting, come ripresosi da un lungo periodo di stasi, sussultò per poi scuotere violentemente il capo.
<< Col cavolo che me ne vado! >>
Si avvicinò a larghe falcate al letto su cui, sul bordo, il gemello era seduto a gambe incrociate e con il capo chino verso esse.
Quando gli fu di fronte, si chinò fino ad accovacciarsi sul pavimento freddo, inclinando di poco il capo di lato per poter scrutare il viso del ragazzo coperto dalle ciocche corvine. Egli non proferì parola, forse non sapeva cosa dire proprio come lui, forse lo ignorava o forse voleva solo lasciarlo fare.
<< Cosa succede? >> chiese dopo qualche attimo Sting in tono retorico. Lo sapeva fin troppo bene cosa stava succedendo, eppure la consapevolezza di esserne già cosciente era terribilmente pesante.
Il corvino non lo degnò di un'occhiata, stringendosi poi nelle spalle.
<< E' che... - e la sua voce era così incrinata che il biondo appurò di non aver mai udito tale tono dal compagno. - non voglio ferirti. >>
Sting sussultò, sgranando gli occhi, ma la sorpresa durò poco. Da Rogue doveva aspettarsi una reazione del genere.
<< Stai solo ferendo te stesso. >> replicò serio.
<< Hai capito cosa voglio dire, baka. >> sibilò l'altro scrollando le spalle di poco, dopo un breve attimo di silenzio. 
Il mago della Luce esitò qualche attimo prima di riprendere parola. 
<< Non accadrà. >> sentenziò solamente.
<< E come fai ad esserne così sicuro? Tu dovresti essere il primo a volermi stare lontano. >>
<< Ma io non voglio starti lontano. - asserì il biondo con convinzione nella voce, mentre assottigliava gli occhi cerulei per scrutare meglio lo sguardo vitreo e vermiglio dell'altro ragazzo. - Se ti starò accanto e ti sorreggerò quando avrai bisogno, non accadrà niente di ciò che ci è stato predetto. Come abbiamo sempre fatto da bambini, no? Se staremo insieme non ci succederà nulla. >>
Calò qualche secondo di silenzio. Un tenue sorriso, quelli che raramente si mostravano, si dipinse sul volto pallido del mago delle tenebre.
<< Se dovessi macchiarmi del male, la Luce sicuramente mi ucciderebbe... >> rammentò in un mormorio indistinto, mantenendo il sorriso.
Ci aveva davvero creduto, a quelle parole, durante la battaglia. Ma Sting non gli avrebbe mai fatto del male. Mai. Nemmeno se fosse stato costretto. Era inutile appendersi alla Luce; essa prima o poi si sarebbe spenta, soffocata dall'Ombra.
Il viso del Dragon slayer bianco s'illuminò all'istante, non cogliendo la mestizia in quella frase.
<< Ben detto! - esclamò sorridente. - Certo, non ti ucciderei per niente al mondo, ma il senso l'abbiamo compreso. >> sembrava così convinto delle sue parole che a Rogue venne quasi spontaneo sorridere. Com'è prevedibile.
Ma la dimostrazione di sollievo del corvino si cancellò poco dopo, rabbuiandosi.
<< Ciò non toglie che quell'uomo fossi io. Io. Capisci? Io ho richiamato i draghi, io ho ucciso tutte quelle persone, non sono io la vittima, sono il colpevole. >>
Sting sussultò. Non sapeva se fosse per l'affermazione improvvisa del migliore amico o per la rassegnazione presente nella sua voce.
Non sapeva cos'altro dire, che aggiungere, che fare. I suoi occhi si posarono per un frammento di secondo su quelli scarlatti del compagno, notando solo in quel momento quanto fossero bui, vitrei.
Si mosse per istinto, come sempre suo padre gli aveva insegnato a fare. Allungò le braccia verso il compagno e le intrecciò dietro la sua schiena, lasciandolo basito. Lo capì da come il suo corpo s'irrigidì, da come sussultò lievemente.
Si issò sulle gambe così da essere leggermente più alto del corvino, e, con una mano tra i suoi capelli scuri, spinse con lieve forza il suo capo verso il proprio petto.
Avvertiva il respiro caldo dell'altro infrangersi contro la sua maglia, provocandogli così dei leggeri brividi.
<< S-Sting... >> squittì flebile il corvino, e l'altro giovane notò il suo viso imporporarsi - e non poco. Esitò qualche attimo, non sapendo che parole utilizzare.
<< Ti ho detto che tutto andrà bene, chiaro? >> solo un mormorio indistinto, un sospiro spezzato. Dopo parecchi secondi avvertì le labbra del compagno stendersi in un fievole sorriso contro il suo petto.
<< Come la luce. >>
 

Naru's corner:
Beh, che dire su ciò? Ho totalmente rovinato la mia otp, sigh.
Cooomunque... non mi è affatto piaciuto il modo in cui Rogue ha scoperto di essere la causa dell'attacco dei draghi. Insomma, se n'è uscito con un "non diverrò come quell'uomo" - o roba del genere -, ma intanto ha causato inconsciamente miriadi di morti. Non per fare la pignola, ma penso che un minimo di senso di colpa l'abbia avuto, no?
E niente... spero che a qualcuno questa cosa sia piaciuta. Perché era nel pc da un bel po', ma era incompleta. E non mi andava di scrivere cose troppo lunghe, quindi capisco se è magari troppo frettolosa, ma... dettagli-
E ok, il sottotitolo non c'entra proprio un cavolo. Ma come dire... Sting provava a far sputare il rospo a Roro-kun (?) senza riuscirci, quindi si stava arrendendo. O almeno così si può interpretare, perché onestamente non ne ho idea owo
Infatti non è proprio un 'I'm giving up on you', è più un... 'I'm giving up to talk to you' (?).
Ora mi dileguo c;

-Naru

  
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