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Autore: Dark prince    09/06/2016    2 recensioni
Movierse.
Stony.
" Mi guardava ferito.
Nel sogno, non ho cercato neanche di bloccare l'emorragia.
Restavo lì, seduto sopra di lui, a godermi la scena, con un sogghigno che non era mio.
un sogghigno che mi ha spaventato. "
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei ringraziare le persone che seguono questa storia o che l'hanno messa tra i preferiti: Grazie di cuore, davvero.
Spero di poter leggere presto le vostre opinioni in merito!
Buona lettura ~


Tick tock.
Tick tock.
Il rumore dell'orologio posto contro la parete dal tenuo colore azzurro, produceva quel tipico suono che riusciva solo ad infastidire le persone. Soprattutto lui.
Anche le cromature con cui era colorato lo infastidivano: Giallo.
Quale sano di mente avrebbe mai regalato un orologio giallo ad un'altra persona?
Poi, nella sua camera da letto, quell'oggetto preistorico, stava malissimo.
E lui se ne intendeva di moda, era un maestro delle serate eleganti dove si andava vestiti con un certo codice.
Tornando a quella tortura infernale, che ora il ragazzo dai capelli castani fissava come se fosse il suo peggior nemico, poteva paragonarlo quasi alla giornata di New York, ma forse era un tantino esagerato.

Forse.
Ma tanto lui amava fare le cose in modo esagerato e pomposo.
Anche il sparire in quel modo, senza avvisare nessuno tranne che il suo fedele amico, era stato pomposo nei modi. Dentro di lui, era certo che quel pirata di colore, di nome Nick, sapeva bene dove fosse; lui teneva sotto controllo tutti.
Anche se era difficile con un solo occhio.
Questi pensieri si bloccano quando il rumore forte di un tuono fa sobbalzare Tony che si volta prontamente verso la finestra, riuscendo ad intravedere la luce accecante del fulmine.
"Ci mancava solo la pioggia..."
Questo sembra farlo irritare ulteriormente tanto che prende la prima cosa che trova sul comodino posto alla sua destra, in questo caso... Lo scudo di Capitan America.
Si rende conto solo dopo averlo lanciato che fosse quello, dopo che ha colpito il bersaglio che ha scatenato la sua ira funesta, che è sopravvissuto non si sa in quale strano modo.
ma lo scudo ora era a terra.
Fermo, con ancora i segni dell'ultima battaglia, sporco di fango, terra e sangue.
Vi erano anche i graffi causati dallo scontro con Black Panther, in fondo non c'è stato modo di ripararlo.

E a cosa sarebbe servito farlo?
Ora non ne aveva più senso.
Chiude gli occhi il Miliardario, stringendo le palpebre con forza per scacciare immagini che, nella sua mente, iniziano a scorrere come un fiume in piena che, da un momento all'altro, poteva travolgerlo e affogarlo.
Una luce tenue e blue invade la stanza ma non sembra allarmare minimamente Tony che, con calma, si volta verso la provenienza e nota la sua armatura.
"Dovrò ricalibrarti di nuovo, lo sai?."
Con fatica si mette a sedere sul letto, ma riesce solo ad alzare il busto in modo da potersi alzare: Non sarebbe riuscito a dormire neanche se si fosse imbottito di pillole o sonniferi.
Lascia avvicinare l'armatura al materasso mentre lui si toglieva le coperte di dosso, ma il suo sguardo cade nuovamente in direzione dello scudo, pochi secondi ma che sembrano eterni.
Scuote appena il capo, come a destarsi, e si volta verso la sua "bambina".
"Che ne dici di andare a lavorare? Stare qui non serve assolutamente a nulla."
Sorride l'uomo, mostrandole tante rughe di espressioni, il viso segnato da tante notti passate a lavorare invece di dormire, gli occhi stanchi di chi ha subito tanto ma il tono era sprezzante, come se tutti gli avvenimenti passati non lo avessero minimamente sfiorato.
La luce dell'armatura diventa più intensa, segno che è attiva al 100% ora.
E fuori la luce del sole stava per sorgere.


Le strade di Brooklyn sono a volte frenetiche, altre, regna il totale silenzio è sono questi i momenti in cui mi piace passeggiare.
Tutto è diverso da prima di essere stato congelato, ma mi sono adattato ormai anche se, appena scorgo qualche vecchio frammento che mi ricorda il passato, divento appena malinconico.
Normale, dire.
Oggi mi è capitata una cosa del genere, per informarmi di persona su varie cose, e ho intravisto un negozio di antiquariato che ancora resiste; Si potrebbe dire che è vecchio quanto me.
La mia "rischiosa" operazione di uscita, in realtà era una semplice passeggiata, mi è servita per schiarirmi le idee e agire, ma mi sono reso conto che i giornali non parlano più di Stark.
Per un motivo, o per un altro, lui è sempre su i giornali e io ho controllato che le informazioni di Clint fossero vere.
No perché non mi fidi, ma dovevo constatare di persona.
Infatti per questo sono qui, su un treno diretto da una persona che mi avrebbe aiutato a rintracciarlo, anche se sono fortemente in dubbio che potrebbe aiutarmi volentieri.
Cercherò le parole adatte per convincerla.

Se non dovevo tenere un profilo basso e cercare di non farmi scoprire, avrei optato per un aereo o un jet, ma mi ritrovo su un treno.
Non mi dispiace: In questo modo riesco a godermi il panorama e a fare dei veloci disegni, anche se la mia mente è piena di pensieri ed idee a cui non riesco a dare un ordine,ma una priorità sì.
Devo trovare Tony, sistemare le cose con il governo e riunire la squadra.
Sembra così facile scritto in questo modo.
Le ultime due cose sono certo di riuscire a farle. La prima... Sembra più ardua.
Tornando al viaggio, con me, in questo momento, c'è anche Clint che sta cercando di contattare una sua cara e vecchia amica.
Sam, è rimasto alla base per programmare le ultime cose da fare, soprattutto il convincere a tutti che non siamo un pericolo e abbiamo diritto a...Celare le nostre identità.
Ho sempre servito il mio paese.
Non smetterò di farlo di certo ora.


Il tempo di chiudere il diario che un controllore di passaggio annuncia la loro meta: Steve sospira, alzandosi per prendere lo zaino e lanciare uno sguardo verso Clint che prende la valigetta dove custodiva il suo arco:La custodia poteva sembrare anche sospetta, ma il loro vagone era vuoto e quindi nessun bambino curioso a fare domande.
Di solito erano quelli più difficili da gestire.
Lancia un'ultimo sguardo dalla finestra il biondo, prima di uscire dalla cabina e posizionarsi davanti alle porte per scendere appena il treno si sarebbe fermato.
Ma, tempo 5 minuti, ed erano fuori dal vagone dove non esitano ad uscire fuori e cercare un taxi, in modo da arrivare a casa della persona che avrebbe risolto i loro problemi.
Beh, non proprio tutti, ma quello che era il più pregnante, sì.

"Clint, dovresti essere a casa tua, insieme a tua moglie e i tuoi figli, perché sei qui?"
L'uomo si volta verso Steve, con quella espressione che sembrava dire; "Me lo domandi anche?"
"Forse perché devo dimostrare a Romanoff chi è la miglior spia"
Clint sorride, mentre controlla le macchine che passano e, appena la scritta "taxi" si nota su una delle vetture, alza la mano per chiamarla e poterci salire sopra.
"Seriamente..."
Anche se il biondo voleva una risposta seria e sincera, anche lui sorrideva per la frase che aveva detto.
"Semplice: Senza di me saresti perso.
Il capitano non riesce a ribattere alla sua frase, ma entra in macchina appena questa si ferma, senza toccare più quell'argomento.

Il percorso sembrava infinito per il biondo, ma era solo la sua voglia di giungere presto da questa persona e poter capire meglio tutta la situazione.
Erano nel Queens, l'aveva riconosciuto per diverse cose, ma proprio non ricordava nessuno abitare in quella zona: Bruce? No, il dottore era solito rifugiarsi nelle foreste amazzoniche per non farsi trovare, dubitava fortemente che il Queens era la soluzione.
La vedova nera?
Bocciata anche questa soluzione.
Steve comprende che è inutile restare lì a pensarci su, anche perché, erano appena giunti davanti ad una casa bianca, molto semplice: nota delle tendine con dei pizzi alle finestre e, cielo, erano orrende per i suoi gusti.
Clint paga il tassista ed è il primo a scendere dalla vettura, seguito dal biondo che fa già qualche passo verso la porta della casa, seguito subito dall'arciere che cerca di frenare i suoi pass.
"La casa non scappa, Capitano."
Si volta verso di lui la persona in questione, scuotendo il capo.
"Dopo aver visto una piattaforma aerea trasformarsi da un sommergibile a quello che realmente era, no."
Il Capitano ricorda ancora la scommessa che aveva perso contro Fury ed è grazie a lui che aveva compreso come andavano certe cose.
Dal canto suo, l'arciere, si era già posto davanti alla porta, dove lascia tre colpi con le nocche in modo da far capire, alle persone dentro la dimora, che degli ospiti attendevano.
Il tempo di attesa viene riempito da passi veloci, giovani e vitali, che provenivano da dentro la casa ed ecco, ecco il ciuffo castano che sbuca da dietro la porta, quegli occhi sorpresi nel vederli e riconoscere almeno Clint.
Il giovane ragazzo si sposta un pochino di lato, ma senza mai esporsi del tutto, come se la porta fosse la sua ultima difesa.
"... Chi siete?."
la voce.
Quella voce fa aguzzare la mente di Steve che fissa il ragazzo con un misto di curiosità e sospetto.
"Peter Parker?"
Il giovane annuisce, inclinando appena il capo di lato, verso la destra, lasciando vagare lo sguardo tra i due.

"Non credo di essermi cacciato nei guai."
Non era una cosa da dire a due sconosciuti che sembravano abbastanza forti da strangolarti con una singola mano, ma era la prima cosa che gli era venuta spontanea da dire.
"Stiamo cercando Tony Stark."
Clint l'osserva bene, nota il gesto del ragazzino di stringere il bordo della porta, che si sposta di qualche centimetri verso l'esterno, cenno che voleva chiuderla.
"Perché dovrei sapere dove si trova il miliardario, filantro- "
Steve poggia subito la mano sulla porta, gesto che fa ben intendere che quella non si sarebbe chiusa neanche se avesse usato la forza.
"Oh, andiamo piccolo Spidey, so bene che tu potresti aiutarci."
Lo sguardo di Peter si incrocia con quello di Steve, intimorito da quel gesto, ma non in modo negativo: Rispettava quell'uomo e dirgli una bugia non gli sembrava una grande e geniale idea.
"Entrate."
Spalanca la porta per farli entrare, dirigendosi verso la cucina per poter preparare ai suoi due "ospiti" un caffè.
Il Capitano, dal canto suo, si volta verso il suo collega, per cercare di capire bene la situazione, perché, lui, ancora non aveva compreso cosa davvero c'entrasse quel ragazzino dall'espressione scapestrata e gli occhi da furbetto.
Occhi simili a quelli di Tony.
Occhi da persone "intelligenti".
Clint lo guarda, scuotendo appena il capo.
"Davvero non hai riconosciuto il ragazzo vestito di rosso che ha steso Bucky e Sam?"
Ecco, ora ha compreso il biondo di Brooklyn che si volta di scatto verso la cucina, dove sentiva il ragazzo armeggiare con la macchina del caffè.
"Chiudete la porta appena entrate."
E la voce di Peter suona quasi come un ordine, per questo Clint la chiude, usando il piede, e si dirige a gran falcate verso la cucina dove individua una sedia che non esita a occupare e in questo lo segue anche Steve.

Peter, appena si gira con le tazze fumanti tra le mani, si ritrova gli sguardi dei due puntati contro e si sente lievemente a disagio soprattutto per quello di Steve: Sembrava fremere per dirgli qualcosa.
Tossisce, per dissimulare il disagio, e porta i caffè a tavola, due per la precisione: la sua tazza era piena di cioccolata calda.
"Perché cercate il Signor Stark?"
Il ragazzino alza lo sguardo, cercando di capire se si poteva fidare di quei due perché, dai suoi recenti ricordi, l'ultima volta era contro la fazione di Stark.
"Perché gli dobbiamo parlare."
Lo fissa Clint, con quel sorriso ampio e divertito, soprattutto ai tentativi del ragazzo-Ragno di capire se loro volevano fare del male a Stark.
"Allora mandategli una e-mail
O una lettera, per quanto riguarda il signor Rogers.
I toni non erano di scherno, ma Steve, da una parte, lo recepisce come tale.
"Non abbiamo altro tempo da perdere, dicci cosa sai."
Peter sospira, guardando prima Steve e poi Clint, sorseggiando la sua cioccolata calda dove inzuppa anche un biscotto.
"Mi manda delle lettere, mi chiede come vanno gli studi."
Tergiversa, non sicuro ancora delle intenzioni dei due, anzi: Non era pernulla convinto.
E Steve lo percepisce, per questo cerca di calmarsi: Prende la tazza di caffè iniziando a bere a piccoli sorsi, fino a quando non ha finito tutto il liquido scuro.

"Peter, giusto?"
Il ragazzo lo guarda, annuendo appena.
"Posso comprendere che le cose sembrano strane o non ben identificate ma cerchiamo Tony per motivi seri."
Parker scosta la tazza dalle labbra, fissando negli occhi Steve.
"Al momento, so solo che è a New York, in un posto non ben identificato, ma stava per trasferirsi in... Italia."
Clint irrigidisce la schiena a quelle parole: Aveva esplorato tutta New York e non aveva trovato nulla di Tony, com'era stato possibile? Lui che non era riuscito a trovare qualcuno?
Questo lo irritava particolarmente, tanto che stringe tra le mani la tazza di ceramica con sopra impresso il simbolo della stark industries.
Dal canto suo, Steve, ha un misto tra rabbia e preoccupazione: Voleva giocare a nascondino l'altro?
Beh: Se era riuscito a trovare Teschio Rosso, questo sarebbe stato un gioco da ragazzi.


"Pensa a cosa potrebbe succedere se ti pungi con uno spillo, uno di quelli arrugginiti.
Ecco, ora metti caso tu lasciassi stare la ferita, senza accorgerti che questa si sta infettando: in poco tempo ti ritroverai con qualche infezione o malattia, che inizia a corroderti le carni.
Questo perché non sei stato meticoloso e non hai disinfettato la tua ferita.
Cosa voglio insegnare?
Oh, semplicemente nulla.
State attenti e guarite le vostre ferite, con attenzione."
-Stark.
  
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