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Autore: SofiFlo    10/06/2016    1 recensioni
L'Università, gli amici, gli amori: Regina inizia un anno favoloso all'Università di Storybrooke, con persone che non potranno che restare per sempre nella sua vita. Lezioni, incontri, studi, svaghi, un po' di fantasia, indecisirni e voglia di vivere, giusto per essere "normali" o, per meglio dire, più simili alla realtà.
Con qualche tentativo di inserire tutti i personaggi e le ship
(Scusatemi, non sono capace di scrivere le presentazioni)
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Emma camminò fino al parapetto dell’edificio, tenendo la mano di Regina, poi sedette sul bordo e la invitò a prendere posto su uno sgabello di fronte a lei.

Regina fece per iniziare a parlare, a chiedere perché l’avesse invitata a quella festa, a cui, tra l’altro, Emma non partecipava veramente, a dirle che quel posto non era sicuro, e che era pericoloso stare dov’era seduta, a domandare perché fossero lì, in un posto così freddo, ma Emma chiuse gli occhi, e fece segno a Regina di imitarla.

Si sentiva una totale idiota, seduta su una terrazza ventosa, con gli occhi chiusi, di fronte ad una ragazza che non conosceva, in silenzio, però rimase lì, sbirciando, ogni tanto, per vedere se Emma si era spostata. Dopo quelle che sembrarono ore, Regina aprì gli occhi ed Emma lasciò passare alcuni minuti prima di fare lo stesso.

La bionda sorrise, come si sorride a un bambino piccolo, con dolcezza e assoluta calma, senza imbarazzo. Poi allungò le gambe e saltò dal muretto, dandosi la spinta con le braccia. Iniziò a camminare avanti e indietro, poi si fermò, all’improvviso.

“È affascinante. Il vento, voglio dire, è affascinante. Non lo vediamo, ma ne possiamo solo osservare gli effetti. Oppure lo possiamo ascoltare o sentire sulla pelle, e a occhi chiusi sembra quasi che ci avvolga e che sia tutto quel che esiste al di fuori di noi. Forse la magia sta nel chiudere gli occhi, ma nulla riesce a farmi sentire come il vento, solo, su questo tetto.
La prima volta che l’ho ascoltato così, avevo diciassette anni, credo. Ero uscita in giardino a passeggiare, con Neal, il mio fratellino di qualche mese, in braccio. C’era il sole, faceva veramente caldo, e appena uscita di casa potevo solo sentire il rumore del fiume che scorreva al di là della siepe. Cercavo di far addormentare il bambino, ma non ne voleva sapere. Allora gli cantavo qualche canzone sottovoce, in genere qualcosa di sdolcinato e un po’ triste, giusto per calmarlo.

Non avendo successo, cominciai ad allontanarmi dal fiume, e allora sentii il vento addosso. Il primo impulso fu quello di tornare indietro, per non fare ammalare il bambino, ma poi restai immobile. E chiusi gli occhi. In quel buio che mi ero creata, potevo sentire tutto: i miei piedi che avanzavano sul prato, il bambino tra le mie braccia, la sua mano sul mio cuore, i suoi piccoli respiri che si stavano facendo regolari, il sole,  i miei capelli mossi dal vento, il vento che mi avvolgeva. E rimasi lì, mentalmente lontana da tutto quel che conoscevo, e mi sembrava un sogno.”

Emma richiuse gli occhi, per alcuni secondi, poi tirò un sospiro, dolcemente. Regina alzò lo sguardo nella sua direzione, ed esitò un secondo. “Sì, è affascinate, quando qualcuno te lo mostra così.”

Emma le si avvicinò, aprendo le braccia con fare teatrale. “Allora. Regina Mills. Chi sei? Cosa fai in questa scuola? Perché ti è capitato di venir qui stasera? Come mai hai risposto ad un invito senza sapere da chi arrivasse? E soprattutto, chi sei, Regina MIlls? Chi senti di essere e cosa credi determini il tuo essere te stessa?”

“Io….non lo so. Sono regina MIlls, sono Regina Mills e basta. Studio medicina, solo da qualche giorno, in questa scuola. Sono uscita perché invitata ad una festa, probabilmente solo perché ero curiosa di capire chi mi avesse invitata, chi si fosse accorto che ero qui. Io sono solo una matricola, una come tante altre.  Ma piuttosto, perché mi hai invitata a questa festa?” Aveva i brividi. Cercava di sembrare scura di sé nel rispondere, ma di fronte a tutte quelle domande che mai le erano state poste si scoprì confusa, e assolutamente incapace di rispondere. Emma le aveva mostrato quanto fosse insicura, nonostante la conoscesse da soli cinque minuti. O era molto di più? A Regina sembrava di essere appena arrivata su quel terrazzo, ma sapeva che doveva essere passato un bel po’ , anche solo per tutto il tempo che avevano passato in silenzio, senza contare tutto quel che Emma aveva detto. E Regina si rese conto di non aver parlato più di tanto.

“Regina Mills, mi sorprendi. Hai risposto ad una sola domanda su cinque. Di cui una posta addirittura due volte. Ti credevo una ragazza diligente pronta a dar prova della propria preparazione ad ogni interrogazione.” Emma si stava prendendo gioco di lei con una naturalezza incredibile, un sorriso beffardo, la voce scherzosa. “ Prova a prenderne una per volta. Parti dalla più facile. Perché ti è capitato di venir qui stasera?”

Regina si sentì davvero come se un insegnante la stesse interrogando. Raddrizzò la schiena e iniziò a parlare con calma, e forse un po’ di distacco, come se fosse in una classe. A lezione, e sentisse la necessità di essere impeccabile.
“Ho trovato un invito. Non sapevo da chi arrivasse, ma non importava perché comunque non conosco, almeno non nel vero senso della parola, nessuno in questa scuola.  Non mi andava di uscire con le mie compagne di appartamento per andare a chiacchierare un po’ con alcuni loro amici, non sono antipatici, solo…non sono affascinanti. Vorrei passare il mio tempo con persone che catturano il mio interesse, che hanno qualcosa di originale e non sono un modellino ripetuto un milione di volte della stessa persona. Vorrei conoscere me stessa, e so che non sono come loro. Non posso essere come tutti gli altri. E fare qualcosa di diverso può dirmi un po’ di più su di me, non mi dirà chi sono, ma mi fa bene, ne sono certa.”

Emma rimase impassibile per alcuni secondi, poi sedette di nuovo sul parapetto, con le gambe incrociate. Raddrizzò un po’ la schiena, e guardò Regina dall’alto. “Non male. Direi che può andare. Continua, cosa ci fai in questa scuola? Studi medicina, lo so. Eppure, non saprei dirti quanti posti ci sono in cui studiare medicina. Dammi un motivo per cui lo fai qui. Dammi un motivo per essere in questa scuola, uno solo, che non sia il tuo indirizzo di studi.. voglio dire, credo che sia altamente improbabile che tra tutti i posti al mondo tu sia finita qui per puro caso. E se è così, spiega quel caso.”

Regina rimase del tutto interdetta. Perse persino la postura rigida e fiera. Guardò Emma, infastidita dal fatto di trovarsi più in basso della bionda e mormorò “Studio, studio e basta. Mi è stata consigliata, perché è una buona scuola, non lo so neanch’io come mai sono venuta proprio qui. È andata bene al momento della scelta, e basta, credo.”

“Chi? Chi te l’ha consigliata, intendo”

Regina tremava, un po’ di insicurezza, un po’ di rabbia e un po’ per il freddo “Io…credo che non conti. Ecco, credo che non conti per niente. Credo che sia più importante il fatto che qualcuno mi abbia consigliata e si sia preoccupata di indirizzarmi verso la scelta che riteneva migliore.”

“ Okay, tranquilla. Io…sai non so cosa sia importante, eccetto il fatto che ognuno di noi debba capire cosa ritiene importante. Questo è quello che conta, per me.
Sono venuta in questa scuola perché per me ha importanza sentirmi autonoma, separata da tutto e da tutti. Libera, in un certo senso.
Vivo a pochi chilometri da Harvard. E sono stata ammessa, ma poi ho capito che non volevo fare quello che tutti si aspettavano che facessi, non volevo neanche restare lì, vicina a tutto quel che conoscevo. Era una sicurezza, ma mi sembrava anche una prigione dorata. Non mi pentirò mai di essere partita, di aver scelto di studiare lontano, perché amo casa, ma amo anche avere il mio spazio, la mia vita.

Non sono una che dà grandi consigli da sorella maggiore o cose del genere, ma, Regina, non hai bisogno di nascondere i tuoi motivi. Nessuno capita alla Nicks per caso. Per qualunque motivo tu sia qui, mi fa piacere sapere che hai scelto questo posto. Sei in gamba, basta un’occhiata per capirlo.

E visto che te lo starai chiedendo, ti ho invitata perché sei l’unica del tuo anno che si è presentata ad una lezione di Gold, si è seduta davanti, e non ha ascoltato niente. Beh, a parte la tua amica mora, ma possiamo dirci che erano altre le ragioni per cui French non stava seguendo.” Emma le strizzò un occhio, aprì la porta della terrazza e le lanciò la chiave. “Resta qui finché vuoi, poi puoi lasciare le chiavi nella scatoletta all’interno della porta della terrazza. Buonanotte, Regina Mills.”

E detto questo, Emma fece per uscire.

“Un attimo!” Regina si alzò, e richiamò la sua attenzione

“Mmmh-mmh” annuì la bionda

“Le ultime due domande. Non mi hai più chiesto una risposta.”
Rise, e i boccoli dorati svolazzarono nel vento. “Sinceramente, non ho ancora trovato una risposta neanch’io, quindi non mi stupisco che tu non abbia niente da rispondere. Penso sia una di quelle cose che ci chiederemo per tutta la vita. Chi siamo? Fortunato chi lo sa.”

E detto questo, se ne andò con un sorriso, lasciando Regina sola di fronte alla stellata.

[N.d.A. Buongiorno a tutti! Finalmente sono riuscita a scrivere un capitolo in meno di tre settimane, e non avete idea di quanto ciò mi dia soddisfazione
Non ho molto da dire riguardo il capitolo, quindi buon weekend e buone vacanze a tutti!
Un abbraccio
•Sofia

"Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.”

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