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Autore: Mary P_Stark    10/06/2016    3 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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22.
 
 
 
 
18-VIII-1806
 
 
Sollevando un cesto ricolmo di rose recise, Wendell corse incontro a madre e cognata e, offertane una ciascuna, sorrise e disse: “Porto le altre in casa, ora.”

“Se trovi Myriam, offrine una anche a lei” gli rammentò Whilelmina, vedendolo annuire prima di correre verso Green Manor.

Scrutando Wendell mentre rientrava, Kathleen si levò in piedi un po’ a fatica dalla panchina dove si era fermata e, nel riprendere la passeggiata, asserì: “Pare che abbandonare Eton non gli abbia pesato affatto. L’istitutore è contento di lui?”

“Da quel che so, sì. Spero solo che Wendell non lo abbia corrotto perché Mr Fairchild non mi nascondesse qualcosa” sorrise divertita Whilelmina, sfiorando con un dito un bocciolo di rosa rossa.

“Quel gentiluomo, un mentitore? Non lo crederei neppure se lo vedessi con i miei occhi!” rise Kathleen, prima di accigliarsi alla vista di una carrozza in avvicinamento.

La suocera le strinse istintivamente una mano, quando vide il blasone dei Barnes impresso sulle portiere laterali.

Quando, però, dal mezzo uscì solo Georgiana, entrambe le donne si rilassarono.

Avviandosi verso la madre a mani levate, Kathleen strinse quelle di Georgiana nelle proprie e, con un sorriso, esordì dicendo: “Non mi aspettavo una vostra visita, madre. Spero che a casa vada tutto bene.”

“Sono voluta fuggire per un po’ dalle follie di tuo padre. Non fa che mandare, e ricevere, missive come se piovessero. E’ più taciturno del solito e, quando provo a chiedergli cosa lo turbi, mi risponde con dei grugniti, perciò ho preferito defilare” ammise la donna, baciando la figlia sulle guance. “Sei raggiante, tesoro… stai bene? Il sole non ti da noia?”

“Sto benissimo, davvero, e il sole mi allieta, in verità. Christofer è sempre meno disposto a lasciarmi uscire, ormai, perché pensa possa avere un mancamento così, quando è a York per affari, ne approfitto per fare una passeggiata in giardino” ammise con un risolino Kathleen, sorridendo alla suocera.

“Tuo figlio è così ansioso?” domandò Georgiana, rivolgendosi a Whilelmina.

“Non so quanta sia preoccupazione per il parto, e quanta per la mancanza di notizie sui fatti di Londra” sospirò la contessa madre, scuotendo il capo.

“Ancora nulla, dunque?” esalò lady Campbell, sorpresa.

Kathleen lanciò un’occhiata alle mura che circondavano il giardino più interno della villa, e sospirò.

Erano passati mesi, da quell’evento infausto, ma non avevano avuto ancora notizie da Bow Street.

Del suo attentatore, pareva essersi persa traccia.

Lo scalpiccio di diversi cavalli sorprese le donne mentre, alcuni piani sopra di loro, William teneva d’occhio la situazione da un angolo propizio della villa.

Da quando erano tornati, non aveva più girato per casa disarmato e, anche in quel momento, teneva stretto il suo fucile tra le mani.

Quando, però, si avvide delle identità dei cavalieri, si rilassò visibilmente.

“Una di queste volte, sparerai a Sua Grazia perché lo hai scambiato per un bandito” mormorò una voce gentile alle sue spalle.

William si volse a mezzo, sorridendo a Bridget che, nel posizionarsi al suo fianco, alla finestra, osservò le dame in giardino e i cavalieri in avvicinamento.

“Lord Spencer e lord Phillips di ritorno da York. Chissà che non abbiano notizie da Londra” mormorò la giovane, carezzando il braccio di William.

“Lo speriamo tutti, ma qualcosa mi dice che dovremo attendere ancora, prima di vedere un termine a questa follia” replicò il giovane attendente, allontanandosi dalla finestra con la ragazza.

“Devo tornare ai miei doveri, ora, ma…” mormorò lei, levandosi in piedi per dargli un casto bacio sulla guancia. “… volevo solo dirti che sono molto orgogliosa di quello che stai facendo.”

William la trattenne prima di vederla allontanarsi e, stringendola in un abbraccio caloroso, le baciò il capo e mormorò contro i suoi capelli: “Quando si sarà sistemato tutto, parlerò con tuo padre, ma ora… ora…”

Bridget si scostò da lui con un sorriso, annuendo.

“Adesso devi pensare a tua sorella, lo so. Per questo, sono orgogliosa di te. William Knight, nessuna donna potrebbe desiderare di avere per sé uomo migliore di te.”

William si guardò intorno e, lesto, le strappò un bacio che la lasciò senza fiato e molto, molto accaldata.

Poggiandosi una mano sul torace, dove il cuore batteva a mille, la ragazza gli sorrise deliziata, e aggiunse: “E io morirò di impazienza, se mi bacerai ancora così…”

“Vai, prima che venga meno alle buone maniere, mia bella signora” la minacciò scherzosamente, sospingendola via.

Nell’osservarla correre verso le scale di servizio, William sospirò.

Desiderava con tutto se stesso sposarla, renderla la donna della sua vita per sempre, di fronte a dio e agli uomini, ma ora doveva pensare a questo.

Non avrebbe mai potuto perdonarsi se, a causa di una sua negligenza, fosse successo qualcosa alla sorella.

Bridget lo capiva, e lui ne era lieto, ma sperava davvero che quella condizione di stallo non perdurasse troppo.

Era pur sempre un uomo, dopotutto, e non poteva resistere in eterno alle tentazioni.

Soprattutto, se la sua tentazione preferita aveva occhi così dolci da spezzargli il cuore in due.
 
***

Il fatto che Myriam e Anthony non si parlassero dal giorno in cui avevano riportato Wendell da Eton, la diceva lunga.

Kathleen non avrebbe mai pensato di dirlo ma, a quanto pareva, la cognata sapeva essere più testarda di un mulo… o di lei!

E Anthony era del tutto dell’idea di lasciarla fare. Come se gli stesse bene quel silenzio forzato!

Non che lei potesse farci molto – non avrebbe mai ficcato il naso – però…

Però, era pur sempre una donna. E una donna incinta, con una marea di ormoni in circolo che…

Massaggiandosi il ventre prominente mentre Myriam acuiva lo sguardo al pari suo, Kathleen mormorò: “E’ il giorno degli arrivi, a quanto pare. Chi mai potrà essere, su quel landeau?”

“Finché non lo scopriremo, noi staremo in disparte, o per cena serviranno le nostre teste, al posto del capretto” la minacciò scherzosamente Myriam, ritirandosi con la cognata dietro un’alta siepe di bosso.

“Esagerata! Né mio marito, né tanto meno Anthony, farebbero una cosa simile!” la rimbeccò Kathleen, sperando di poter cogliere qualcosa dalla reazione dell’altra.

Nulla di nulla, però.

Myriam rimase seria e non rispose alla sua battuta, mandandola su tutte le furie.

Ma cosa si erano detti, quei due, per litigare a quel modo?

Tonando a concentrarsi sul landeau, quando esso si fermò di fronte all’entrata, Kathleen esalò un sospiro di sollievo non appena scorse l’uomo che ne discese.

Non altrettanto lo fu Myriam che, storcendo la bocca, sibilò: “Cosa diamine ci fa, qui, quel perdigiorno di Grenview?”

“Conosci il cugino di Christofer?” esalò Kathleen, sorpresa.

“Purtroppo sì” ammise Myriam. “Mio fratello Reynold ha avuto a che fare con lui più di una volta in…”

Sospirando, gesticolò con una mano e aggiunse: “Eliza mi perdoni, perché lei non sa dei trascorsi del marito, ma Reynold era un accanito giocatore d’azzardo, prima di sposarsi, e Johnathon Grenview era uno dei più assidui frequentatori della bisca dove andava mio fratello.”

“Oh” esalò ancora la contessa, lanciando un’occhiata di famelica curiosità alla cognata.

Suo malgrado, Myriam sorrise e le raccontò dei trascorsi del fratello, della rissa che gli era costata la cicatrice sul labbro e, cosa più importante, del coinvolgimento in tutto questo di Grenview.

Presa sottobraccio la cognata, la riaccompagnò verso la villa, asserendo: “Non so bene come ma, tutte le volte che Reynold tornava conciato male, era sempre Johnathon a ricondurlo a casa. Buonanima, o mandante?”

“E’ un buon giocatore?” si informò allora Kathleen.

“Da quel che mi disse più volte Reynold, i soldi che vinceva finivano di volta in volta in gioielli o fiori, che lui donava alle cortigiane che riusciva ad affascinare con i suoi modi di fare alla Brummell” mormorò Myriam, arrossendo leggermente.

“E’ sicuramente bello, ma…” tentennò Kathleen, non sapendo bene che dire.

Annuendo, la cognata terminò per lui, dicendo: “Bello ma senza titolo, senza onore e senza futuro. Johnathon spilla soldi a parenti e amici, gioca d’azzardo per pagare i debiti ma, il più delle volte, spende il guadagnato come ti ho detto prima, così si ritrova con un sacco di nemici e ben pochi averi in tasca.”

“Un perdigiorno.”

“Della peggior specie” sibilò Myriam. “Non ho mai chiesto a Reynold se avesse controllato le sue tasche, dopo le prodighe attenzioni di Johnathon, ma non mi stupirei nel sapere che erano spariti dei soldi.”

Kathleen non seppe se ridere o piangere. Christofer non brillava certo per parentele edificanti.

“Povero marito mio…” sorrise comprensiva, mentre Myriam rideva assieme a lei nel rientrare.
 
***

Guardandosi attorno attentamente, Johnathon rammentò bene lo studio del vecchio conte, le sue raccolte di libri, i quadri riguardanti la tenuta, l’opulenza del suo titolo.

Bartholomew era stato un bastardo matricolato, e aveva goduto delle vincite di Johnathon più di quanto piacesse ricordare al giovane nobiluomo.

Il vecchio conte Harford non era mai stato un bravo giocatore, e si era spesso affidato al suo parente povero – ma abile – per vincere diverse giocate al tavolo.

In quegli anni, Johnathon aveva sempre sperato in un ringraziamento, in un segno benevolo da parte del ricco parente che valesse i servigi resi.

Ma, come era stato per Christofer o il piccolo Wendell, anche Johnathon era stato ringraziato con il suo totale disprezzo e la sua derisione.

E pensare che, molte delle puttane che si era portato a letto, le aveva trovate proprio Johnathon, espressamente per lui!

Sfiorando con un dito uno dei tomi più antichi presenti nella libreria dello studio, Grenview soffocò a stento un’imprecazione.

Quando aveva saputo della sua morte, non ne aveva certo pianto.

Una bestia simile, non aveva meritato di vivere nel lusso e negli agi, e la morte era stata la sua degna fine.

Avere a che fare con Christofer sarebbe stato certamente più semplice, visto che erano passati dal comune passato di vittime del vecchio conte.

Ora che poi la moglie era incinta, sarebbe stato facile trovare un accordo valido per entrambi. Tutto si sarebbe svolto nel migliore dei modi.

Ma, prima di qualsiasi altra cosa, doveva sincerarsi di un particolare, il tutto senza farsi cogliere in fallo dallo sguardo del lontano cugino.

Non che in questo non fosse un artista. Se c’era una cosa che aveva imparato, con gli anni, era cogliere la palla al balzo, e rialzarsi da qualsiasi caduta.

Suo cugino era stato fortunato, a diventare il lord, ma anche lui avrebbe colto dei frutti succosi, da questa inaspettata nomina a signore del contado da parte di Christofer.

E non solo da questo. Le sue mire erano altre e, con ciò che sapeva – e a discapito dei suoi errori – avrebbe ottenuto più oro di quanto non ne avesse mai avuto.

Quando infine il cugino si degnò di mostrarsi – stranamente, accompagnato da lord Phillips – Johnathon gli sorrise cordiale e disse: “Che piacere rivedervi, cugino! Non ho neppure avuto il tempo di dirvi quanto, ciò che è successo alla cara Kathleen, mi abbia turbato. E come sta vostro nipote? Spero che a lui non sia accaduto nulla, durante quei tragici momenti.”

“Randolf sta bene” dichiarò a mezza voce il conte, mentre l’amico si andava ad affacciare alla finestra. “Come mai avete chiesto di parlarmi, Johnathon?”

Con un mezzo sorriso, Grenview lanciò un’occhiata alle spalle imponenti di Phillips, poi parlò.
 
***

William stava sistemando una delle stecche dell’ombrellino da passeggio di Myriam quando, dal piano superiore, giunsero delle urla furibonde.

Sobbalzando, lady Campbell fissò stranita l’attendente della cognata che, accigliandosi, la scostò gentilmente dietro di sé.

Un attimo dopo, però, si lasciò sfuggire una risatina quando, sul ballatoio del primo piano, comparve un furente Christofer.

E un lord Grenview in ritirata strategica, con tanto di plastron fuori posto e capelli scompigliati.

A pochi passi da loro, li seguiva un attento Anthony, che stava osservando la scena con aria curiosa e meditabonda assieme.

Sbucando dal salottino azzurro, attirata dalle grida, anche Kathleen lanciò un’occhiata alla scalinata e, sotto gli occhi sgomenti di tutti, Johnathon ruzzolò giù malamente.

“Non vi permettete mai più di mettere piede qui dentro, razza di bifolco che non siete altro! Neppure capisco come mio padre potesse sopportare la vostra sola presenza!” gli gridò contro Christofer, più che mai alterato.

Johnathon fu sorprendentemente abile nel rialzarsi e, sistemandosi alla bell’e meglio come se nulla fosse successo, si inchinò a Myriam e uscì alla chetichella.

Un attimo dopo, Kathleen scoppiò a ridere ed esalò: “Perché abbiamo assistito a questa scena, mio caro?”

Facendo le scale due a due, il conte raggiunse la moglie e, nel baciarle una mano, mormorò più calmo: “Nulla che le tue orecchie debbano sopportare, Kathleen.”

Un’occhiata ad Anthony, che lo aveva seguito silenzioso, confermò alla donna che sarebbe stato meglio non chiedere, e a questo si attenne.

William colse perciò l’occasione di rendere l’ombrellino a lady Campbell e, nel rivolgersi a Kathleen, disse: “Sono diretto in paese, milady. Necessitate di qualcosa?”

“Sì, William, in effetti. Portate con voi mio marito, e galoppate un po’ assieme. Ho idea che la sfuriata con lord Grenview lo abbia irritato più di quanto voglia ammettere con me, e un po’ di tempo con Zeus gli servirà, anche se ne è appena disceso.”

“Come desiderate” assentì il giovane attendente, prima di lanciare un’occhiata al conte. “Mio signore?”

“Andiamo pure, William. Non sia mai che io dica di no a mia moglie” sospirò a quel punto Christofer. “Penserai tu a loro, Anthony?”

“Naturalmente” assentì l’uomo, imperturbabile.

Myriam sbuffò di fronte a quel tono così accondiscendente e, senza salutare nessuno, si diresse verso il primo piano con passo elegante e fiero.

Assottigliando le iridi verde-oro, Kathleen mormorò: “Ora, tu e io parleremo, Anthony.”

Ridendo, Christofer diede un bacetto alla moglie e disse all’amico: “Forse, non ti ho reso un favore, chiedendoti di rimanere qui.”

“Sono sopravvissuto a cose ben peggiori della compagnia di una donna” replicò Anthony, offrendo il braccio a Kathleen, mentre Christofer e William si allontanavano assieme.

Una volta giunti alle scuderie, sellarono i cavalli e si avviarono al trotto verso il vicino paesello.

Il cielo era ancora terso, e l’aria leggermente umida e calda. Una giornata agostana degna di tale nome.

Ma il bel tempo e la buona salute di Kathleen non bastavano a tranquillizzarlo.

Non dopo le notizie che avevano ricevuto, il tutto grazie ai buoni uffici di uno degli uomini di Anthony.

“Allora… Katie aveva ragione a volerti fuori di casa?” esordì William, lo sguardo fisso sull’orizzonte ondeggiante delle colline di York.

“Non so quanto possa contare per noi ma, circa un mese e mezzo dopo la nostra partenza da Londra, hanno trovato morta la figlia del barone Gordon-Lewis.”

William si accigliò leggermente, nel sentire quel nome.

Sapeva per sentito dire di molti dei nobili che lavoravano al Ministero della Guerra e, uno di questi, era per l’appunto un tale di nome Gordon-Lewis.

Così glielo disse e, nel veder annuire il cognato, ebbe conferma dei suoi sospetti.

“Lady Annelyse Gordon-Lewis era una giovane dalle amicizie piuttosto… varie. Il padre le faceva fare praticamente quel che voleva, indipendentemente da quanto le sue… voglie minassero la sua reputazione” spiegò sbrigativamente Christofer. “L’hanno trovata sgozzata nel suo letto, in un bagno di sangue, completamente nuda.”

“Mio Dio!” esalò William, sconvolto.

Christofer annuì ancora, torvo in viso.

“Non ho mai avuto rapporti stretti con la sua famiglia, ma sapere di una morte così orribile mi ha sconvolto, lo ammetto, e mi fa pensare a quando Katie ha rischiato di morire per colpa di quel cecchino.”

Scarso cecchino” sottolineò William, vedendo ghignare il cognato. “Un soldato di fanteria sarebbe stato in grado di colpire sia Randolf che Katie, dalla posizione rialzata in cui quasi sicuramente si trovava. Il parco da cui provenivano i colpi offriva più di una possibilità.”

Assentendo, il conte dichiarò: “E’ quanto mi hanno detto da Bow Street, oltre al fatto che sono a un punto morto, per rimanere in tema, quanto a piste da seguire. Hanno provato a curiosare nei bassifondi, a chiedere nelle bische, ma non è emerso nulla. Sembra che il cecchino sia scomparso nel nulla.”

“Tuo cugino, invece, cosa voleva?”

Imprecando senza tanti complimenti, Christofer dichiarò sprezzante: “Aveva avuto intenzione di parlarmene già a Londra, ma gli eventi che ne sono seguiti glielo hanno impedito. Desiderava sapere se avevo intenzione di approfittare dei suoi servigi come, un tempo, era solito fare mio padre.”

Aggrottando la fronte, William mormorò: “In che senso, se è lecito chiedere?”

Scoppiando in una risata aspra e disgustata, il conte asserì: “Voleva sapere se volevo una donna con cui scaldarmi il letto visto che, ovviamente, ora Katie è indisposta.

William non disse nulla, rimase impassibile, ma non Christofer che, tornando a infuriarsi, sbottò dicendo: “Come se io potessi anche solo concepire il pensiero di tradirla! Neppure quando tornai dalla guerra, un simile pensiero mi sfiorò la mente!”

Il cognato gli sorrise appena, e disse: “E’ solo questo a turbarti?”

“No, c’è dell’altro” sospirò Christofer. “Penso a mia madre, agli anni di soprusi che ha dovuto subire a causa di un uomo che non aveva interesse per lei, se non per ingravidarla ancora, e ancora. Cinque dei suoi figli sono sopravvissuti oltre il primo anno di età, ma altri tre li ha persi entro i primi sei mesi. Quant’altro poteva sopportare?”

Il tono del conte fece male a William. Vi era così tanto dolore, così tanta rabbia, nella sua voce, da desiderare di non essersi preso così tanta cura del conte, a suo tempo.

Bartholomew Spencer, conte Harford, non aveva davvero meritato alcun tipo di attenzione.

Solo per Whilemina, si era prodigato per lui.

Quegli occhi tristi e svuotati da ogni speranza gli avevano ricordato quelli della madre, ferita dall’unico uomo da cui mai fosse stata violata.

“Forse, avrei dovuto occuparmene con meno fervore, a suo tempo” mormorò spiacente William, guardando contrito il cognato.

Christofer allora gli sorrise, scosse il capo e replicò: “Neppure Andrew l’avrebbe lasciato lì a morire, e così pure Kathleen. Siete così, voi fratelli Campbell.”

“Solo Knight, per me” sottolineò William, sorridendo orgoglioso.

“Giusto. Knight” assentì Christofer. “Non dire nulla a Katie dell’omicidio di Annelyse. Non voglio si preoccupi anche di questo, a due mesi dal parto.”

“Ma certo.”
 
***

Cos’avresti fatto?!” sbottò Kathleen, irrigidendosi alla fine del racconto di Anthony.

“Cos’avete, voi donne, per reagire tutte allo stesso modo?” ironizzò sarcastico l’uomo, in piedi accanto alla finestra. “Ve lo insegnano le istitutrici?”

“Molto spiritoso davvero” brontolò Kathleen, tamburellandosi la pancia con le dita. “Non pensi che, forse, Myriam avrebbe meritato di sapere la verità, invece di scoprire che, di punto in bianco, ti eri ritirato dal corteggiamento, facendole credere che non le interessavi più?”

“Ha sposato tuo fratello, Kathleen! Non penso sia stata una scelta sbagliata. Si volevano molto bene, no?” replicò esasperato Anthony, alterandosi leggermente.

“Già, peccato che Myriam abbia sempre creduto che tu l’avessi presa in giro. E poi, hai finito con il maritarti con la donna più sbagliata del Creato, e solo per avere un erede che non ti ha dato” ribatté la contessa, vedendolo adombrarsi.

“Cosa avrei dovuto dirle, sentiamo? Che volevo avere una parte attiva nella guerra? Che desideravo sgominare i nostri nemici dall’interno? Che fare la spia mi rendeva fiero? O soddisfatto dei miei successi?” sbottò allora l’uomo, stringendo i pugni per poi poggiarli sul davanzale in marmo bianco. “Cos’avevo da offrirle, se non bugie, violenza e sotterfugi? Sarebbe stata in pericolo, e io non avrei potuto difenderla!”

Si volse verso Kathleen con occhi sgranati, percorsi da ricordi così orribili da azzittire l’amica e, senza più alcuna forza, si lasciò cadere su una poltrona per poi aggiungere: “Sai perché ho smesso, diventando un imbrattacarte del Ministero? Ho visto morire un intero villaggio a causa mia, e io non potuto far nulla per impedirlo.”

Ora, i suoi occhi si velarono di lacrime e, passandosi una mano sul volto, Anthony disse ancora: “Hanno pagato con la vita, per avermi aiutato a ottenere informazioni tali da salvare i nostri soldati a Cordoba…ma questo non li ha aiutati contro le baionette francesi. Fu una strage, e io osservai tutto dall’alto di un colle, ferito e stretto al mio cavallo, mentre tentavo di tornare alla nostra guarnigione più vicina.”

“Anthony…” sussurrò spiacente Kathleen, coprendosi la bocca con la mano.

“La mattina dopo, il villaggio era bruciato. Non avevano risparmiato nessuno. Io venni premiato per il mio coraggio perché, grazie alle mie informazioni, avevo salvato quattrocentosessantadue uomini della Corona. Ma non fu mai menzionato il massacro di quei centosettantacinque spagnoli. Mai.

La sua voce si spense e, reclinando il capo all’indietro, Anthony si lasciò andare a un sospiro strozzato.

Un altro, proveniente dalla porta, portò entrambi a volgere lo sguardo.

Con la mano premuta sulla bocca, Myriam entrò di corsa, si inginocchiò accanto a Anthony e, poggiata la fronte sulla mano poggiata sul bracciolo, sussurrò: “Scusami. Scusami…”

“Dannazione, rialzati, Myriam…” mormorò lui, alzandosi in fretta per farla levare da terra.

Questo permise alla donna di abbracciarlo e Kathleen, sorridendo tra sé, si levò in silenzio e uscì alla chetichella dal salotto per non disturbarli.

Massaggiandosi la pancia prominente, sorrise maggiormente e sussurrò tra sé: “Sono stata brava, vero, Andrew? Tu non avresti mai voluto che Myriam, o Randolf, rimanessero da soli. E chi meglio di Anthony, per prendersi cura di loro? Li ama più di se stesso…”

Il bambino scalciò come in risposta e, lasciandosi andare a una risatina, risalì piano le scale per raggiungere le sue stanze.

Sì, era convinta che quei due dovessero stare insieme.

Myriam e Randolf avevano sofferto troppo, e così pure Anthony, che si era precluso l’amore di Myriam per troppo tempo.

Sarebbe andato tutto bene. Ne era sicura.








Note: Quanto vi ha sorpreso la notizia su Annelyse, da uno a dieci? E la verità su Anthony e sui suoi sensi di colpa? Credete che ora Myriam capirà perché ha voluto tenerla lontana a tutti i costi da un mondo così oscuro e crudele, o avrà ancora qualcosa da ridire?
Aspetto le vostre ipotesi e, nel frattempo, vi ringrazio per essere arrivate fino a qui assieme a me.
  
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