Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: rhys89    11/06/2016    4 recensioni
Una questione in sospeso, una fiaba che dà vita a un incubo e un viaggio inaspettato: è l’ennesima avventura che Percy e Nico non hanno mai chiesto, ma che li aiuterà a ritrovare se stessi – e a scoprirsi l’un l’altro.
(Dal testo, cit. #1)
Il blu è ovunque, intorno a lui.
Blu il cielo, blu le case, blu la strada.
E l’acqua. Anche l’acqua è blu – ed è ovunque.
Chiude gli occhi e inspira quell’umido odore di blu.
Odore di casa.
Respira il blu e ascolta il dolce suono del silenzio.
Poi sorride: quel posto gli piace.

(Dal testo, cit. #2)
«Sai, Nico,» riprende Percy dopo qualche lunghissimo secondo di silenzio – e tu sei intimamente grato che la sua voce ti abbia distolto da quei pensieri scomodi «io lo so di essere un idiota, soprattutto con queste cose, e che tu ci creda o no so anche che ti ho fatto star male, e mi dispiace davvero… però… insomma, ti è mai venuto in mente che, forse, eri proprio tu a tenermi lontano?»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson, Percy/Nico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolino dell'autrice

Salve a tutti! ^^

Sì, so che avevo detto che sarei tornata con un sacco di AU, ma... beh, per quelle dovrete attendere ancora ^^"
In compenso torno tra voi con una storia estremamente particolare (a partire già dalla sua impaginazione), che mi ha fatto sudare le proverbiali sette camice per riuscire a finirla... ma che mi ha dato veramente un sacco di soddisfazioni (anche se forse non dovrei dirlo), perché dopo tanto lavoro è finalmente venuta fuori anche meglio di come l'avevo immaginata.

La storia è ambientata poco dopo la sconfitta di Gea (1 agosto), indicativamente nella prima metà di ottobre.
Ci saranno alcune note sparse lungo il testo e saranno raccolte tutte in fondo alla pagina, ma se qualcos'altro non fosse chiaro fatemi pure tutte le domande che volete, mi raccomando! ^^

EDIT: mi hanno aiutato a sistemare l'HTML e ora basta passare col puntatore sul numero della nota (quello piccolo ad apice inframmezzato al testo) per far apparire il testo della nota stessa (come su Wikipedia), così non dovrete interrompere la lettura.
A piè di pagina, poi, trovate tutte le note insieme.

Questa storia partecipa al contest Seconda edizione - Per ricordare i bei momenti indetto da aturiel sul forum di EFP.

Niente, mi fermo qui altrimenti rischio di esagerare come al solito con le note.

Lasciatemi solo fare alcuni doverosi ringraziamenti:
- Grazie a Encha e Kaika, i giudici di Game of Judges - II Edizione: Conflitto nella Storia: è il contest grazie al quale è nata l'idea di questa storia (con il pacchetto Argo: acqua/road!trip/“Bisogna volere l’impossibile, perché l’impossibile accada.”), anche se purtroppo non sono riuscita a concluderla in tempo per riuscire a parteciparvi.
- Grazie ad aturiel per avermi spronato con il suo contest a concludere finalmente questa storia, perché senza di lei probabilmente sarebbe rimasta a marcire nell'hard-disk per chissà quanto altro tempo...
- Grazie anche a tutti voi che leggerete e/o commenterete questa storia così particolare: spero davvero che vi piaccia almeno un po' ^^


EDIT: Questa storia partecipa al contest Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito! indetto da Elettra.C sul forum di EFP.

Disclaimer: i personaggi e la storia di Percy Jackson non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^





Bisogna volere l’impossibile, perché l’impossibile accada.
- Eraclito -

La sabbia della baia è calda e morbida tra le tue dita, ultima
eco di un’estate ormai lontana. Allarghi appena il pugno e
la lasci cadere lentamente, pochi granelli alla volta che
vengono dispersi dal vento d’autunno ancor prima di aver
percorso il breve tragitto che li separa da terra.
Rapidi, i tuoi pensieri si prendono subito la stessa libertà,
tornando al momento in cui è iniziato tutto.

Il tiro con l’arco non fa per te, questo è sicuro. E non ti
piace nemmeno, oltretutto, – e no, non è perché delle
ultime dieci frecce soltanto due hanno colpito il bersaglio,
nossignore – quindi non capisci proprio
perché diamine ti
ostini a continuare con questi inutili esercizi.
Ma poi ti volti a guardare il tuo istruttore – e quel suo
odiosissimo sorrisetto sulla sua altrettanto odiosissima
faccia da schiaffi – e alzi esasperato gli occhi al cielo.
Stupido, insistente figlio di Apollo.
«Guarda il lato positivo, Nico: almeno oggi non
hai rischiato di farmi fuori!» ti prende in giro Will,
strappandoti dai tuoi insulti silenziosi – dandoti quindi la
possibilità di passare a quelli ad alta voce.
«E questo lo chiami “lato positivo”?» ribatti acido,
facendolo ridacchiare.
«Non ti ricordavo così permaloso, Nico.»
Vi voltate entrambi verso quella voce imprevista,
scoprendo un Percy Jackson dal ghigno strafottente che
cammina rapido e sicuro verso di voi.
Lo guardi storto un momento, ma mentre Will lo saluta
con una pacca sulla spalla ti sciogli in un sorriso sincero,
sia pure appena accennato: adesso che le cose tra te e
Percy sono finalmente chiare ti fa sempre piacere rivederlo.
Non che prima ti dispiacesse, ovviamente, però era…
complicato, ecco.

Il blu è ovunque, intorno a lui.
Blu il cielo, blu le case, blu la strada.
E l’acqua. Anche l’acqua è blu – ed è ovunque.
Chiude gli occhi e inspira quell’umido odore di blu.
Odore di casa.
Respira il blu e ascolta il dolce suono del silenzio.
Poi sorride: quel posto gli piace.

«Vuoi partecipare anche tu alle mie fantastiche lezioni?»
lo invita Will quando vede che Percy sta osservando
curioso l’arco tra le tue mani, ma lui sorride e scuote la testa.
«Veramente ero venuto a cercare qualcuno per allenarmi
con la spada» si spiega, estraendo Vortice dalla tasca per
sottolineare meglio il concetto.
E stavolta è Will a tirarsi indietro.
«Io passo, temo che sarei un avversario piuttosto scarso»
si schernisce. «Ma il piccoletto, qui, non è malaccio»
aggiunge subito dopo, sogghignando nella tua direzione.
«Puoi allenarti con lui.»
Percy ti guarda interrogativo in un muto invito, e allora ti
stringi nelle spalle.
«Se ci tieni tanto a mangiare la polvere, vedrò di
accontentarti» acconsenti con un sorrisetto.
Will vi lascia soli dopo aver borbottato qualcosa a
proposito dei suoi fratelli, ma quel sorrisino strano che ti
ha fatto prima di andarsene non te la racconta giusta…
«Siete una bella coppia» commenta Percy di punto in bianco.
Che cosa?!
Ti volti sorpreso verso di lui, gli occhi sgranati e le
guance – maledette – troppo calde per sperare siano
ancora del loro solito pallore.
«Noi non stiamo insieme» ti ritrovi a mugugnare,
imbarazzato senza neanche un vero perché.
Insomma, Percy lo sa benissimo che ti piacciono i ragazzi.
Dopotutto, prima ti piaceva lui.

Cammina a piedi nudi lungo quelle strade d’acqua.
Piano, senza fretta, un passo dopo l’altro.
Esplora lentamente quel posto senza nome – ma ricco di blu.
Cammina sul sentiero che risponde ai suoi pensieri, l’acqua
che ubbidiente cambia per lui – con lui – ad ogni suo capriccio.
Un altro passo, un’altra curva.
Eccolo lì.


«Oh» mormora soltanto, sorpreso e forse anche più
imbarazzato di te. «Scusa, è che… ecco, quando mi hai
detto… beh, io pensavo…»
Si sta scompigliando i capelli della nuca con la mano –
come fa sempre quando è a disagio – e quel piccolo e
familiare tic ti scalda il cuore.
«Beh… comunque scusa, non sono affari miei. Era solo…»
si blocca di nuovo, poi fa un sorriso tirato. «Niente, non
importa» conclude, troncando di netto l’argomento.
«Allora, cominciamo?» ti chiede subito dopo, togliendo il
tappo a Vortice e sistemandosi in posizione di duello.
Estrai la spada dal fodero per un riflesso condizionato,
ma a differenza di Percy non ti metti in guardia: lo studi
attentamente, la testa leggermente inclinata mentre
cerchi di decifrare la sua espressione criptica.
«Era solo…?» gli chiedi alla fine, esortandolo a continuare.
Perché Percy non è tipo da tirare fuori certi argomenti per
nulla – anzi, le situazioni sentimentali altrui sono un tabù
che non infrange quasi mai – e nonostante il fastidioso
campanello d’allarme che ti risuona in testa non puoi fare
a meno di indagare. È più forte di te.
Percy esita un lungo momento, mordicchiandosi il labbro,
poi sospira e fa un mezzo sorriso di scuse.

«Sei arrivato» dice soltanto.
Lui sorride e continua a camminare, dritto verso quell’unica
macchia nera in un mondo tutto blu.
«Anche tu» ribatte quando lo raggiunge.
Gli zampilli blu si riflettono nel nero dei suoi occhi mentre
l’acqua accanto a lui ribolle e si condensa in una forma
familiare.
«Andiamo?»

«Era solo un modo stupido per cercare di arrivare a
parlare della tua… dichiarazione… o quel che era»
borbotta poi, la mano sinistra di nuovo alla nuca e quella
con Vortice abbandonata lungo il fianco.
E tu
sai di essere miseramente arrossito, a quelle parole, e
ancora non capisci se il fatto che Percy sia nelle tue stesse
condizioni ti tranquillizza o ti imbarazza ancora di più.
Probabilmente la seconda.
«E… perché volevi parlarne?» riesci a chiedergli con un
tono – che vorrebbe essere – casuale dopo alcuni
interminabili secondi di impacciatissimo silenzio.
Lui si stringe nelle spalle e abbassa la testa.
«Non lo so» mormora. «Cioè,» si corregge subito dopo
«sì che lo so, ma…» Altra pausa, altro sospiro. «Insomma,
quella volta mi hai fatto fare la figura del cretino e poi te
ne sei andato da Will» e qui fa un cenno verso la direzione
che ha preso il tuo amico poco fa «senza neanche
lasciarmi il tempo di ribattere!» sbotta infine, lasciandoti
completamente di stucco.
E nel silenzio che segue quello sfogo inaspettato ti ritrovi
tuo malgrado a renderti conto che in effetti… beh, ha
ragione: eri così preso da quella strana euforia che ti
aveva invaso che ti sei liberato in fretta e furia del peso
che ti gravava nel cuore da anni, senza pensare a
nient’altro.
Senza pensare
a lui.

La Prius di Paul – ma è sempre stata blu? Non ricorda –
apre gli sportelli per invitarli a entrare.
Lui però continua a guardare Nico e il suo volto confuso,
indefinito: un momento è solo un bambino, quello dopo un
ragazzo cresciuto troppo in fretta.
La luce nei suoi occhi è l’unico punto fermo in quel caos
dai riflessi blu.

Un’onda più irruenta delle altre si schianta contro la
battigia con tanta forza che alcuni schizzi arrivano quasi a
lambirti i piedi, nonostante tu sia seduto a diversi metri
dalla riva.
Resistono solo un momento, perle lucenti sulla distesa di
sabbia, per poi svanire nel nulla subito dopo. Di loro resta
soltanto il ricordo, e un alone umido laddove sono appena
scomparse.

Ma poi Percy riprende a parlare, e lo fa con le ultime
parole che ti saresti aspettato di sentire, da lui.
«Ma probabilmente me lo sono meritato… insomma, devo
averti fatto star male parecchio, per farti reagire così»
aggiunge con uno sbuffo e un sorrisino tirato.
E ogni possibile senso di colpa lascia il posto a una rabbia sorda.
«Cos’è, adesso ti metti a fare la vittima?» sibili con tono
gelido – un tono che mai,
mai, avevi usato con lui.
Lui che adesso ti guarda ad occhi sgranati per la sorpresa.
«Cosa?!» esclama. «No, Nico, io dicevo solo–»
«Dicevi un sacco di cazzate, ecco che dicevi!» lo
interrompi subito. «Tu non hai
la più pallida idea di quello
che ho passato, quindi non parlare come se sapessi tutto!»
continui, e sei così arrabbiato – e frustrato, e stressato –
che non solo ti ritrovi a urlare, ma una parte di te si rende
conto che l’erba intorno a voi è appassita e nella terra si
stanno formando lunghe ragnatele di crepe.
E forse la tua è una reazione spropositata – lo è
sicuramente – ma quello stupido ha riaperto una ferita
che non si era ancora chiusa del tutto – nonostante fossi
certo del contrario – e tu non capisci se sei più incazzato
per quello o per la fitta dolorosa che ti ha attraversato il cuore.

Nico gli sorride di un sorriso enigmatico, poi sale in
macchina e si siede nel posto del passeggero.
Lui invece esita a lungo – troppi ricordi sono legati a
quell’auto, lo sa, ma sono tutti nascosti dietro una patina blu.
Accarezza lo sportello e punta gli occhi sull’orizzonte.
Che cosa nasconde questo mondo fatto di blu?

Percy è indietreggiato di un unico passo all’inizio di quella
tua sfuriata e ora ti guarda in silenzio, impassibile di
fronte a uno spettacolo che – ormai lo sai per esperienza –
spaventerebbe tanti altri.
Lo guardi anche tu, specchiandoti in quegli occhi verdi che
ti hanno incantato fin dal primo momento che li hai visti
mentre il respiro torna regolare e la mente ricomincia a
ragionare in maniera lucida.
Anche
troppo lucida, in effetti.
E quando la vergogna per quella scenata isterica ha quasi
raggiunto il suo picco massimo…
«L’hai fatto di nuovo» sussurra Percy con un sorriso
triste. «Come quella volta davanti al falò, con Annabeth»
si spiega poi, al tuo sguardo confuso. «Tu ti tieni sempre
tutto dentro, Nico, e poi all’improvviso esplodi e butti fuori
ogni cosa senza dare agli altri la possibilità di rispondere
in alcun modo.» Sospira e fa una pausa, aspettando forse
che tu dica qualcosa. Quando resti in silenzio, lui
prosegue. «Però hai ragione, io non lo so cos’hai passato»
ammette. «E sai perché non lo so?» aggiunge
guardandoti di sbieco. «Perché l’unica volta che mi hai
parlato veramente… cioè, che mi hai parlato
di te,» si
corregge subito «e non di Crono o di Gea o di qualche
altra Impresa… l’unica volta che l’hai fatto è stato per
dirmi che mi odiavi… perché non sono riuscito a salvare
tua sorella.»

Uno sbuffo soffocato, e Nico è di nuovo accanto a lui.
«Non troverai risposte, se resti fermo qui.»
Lui lo guarda e sorride – è rassicurante averlo vicino in
questo mistero tutto blu.
«E allora dove devo andare?»
«Dove vuoi.»
Sospira a quella risposta e si gira verso i rampicanti
d’acqua che stanno scalando una parete blu senza inizio
né fine.

Distogli lo sguardo dal suo, mordicchiandoti il labbro
inferiore mentre la triste eco di quell’ultimo sussurro si fa
strada attraverso i tuoi ricordi.
E ti rivedi ragazzino, affascinato da quell’eroe sconosciuto
che ti aveva appena salvato dalla manticora, e rivivi
l’emozione che hai provato quando gli hai affidato la vita di
Bianca… e risenti il dolore che ti ha attanagliato, quando lui
non ha mantenuto la sua promessa.
«Io non ti ho mai odiato, Percy…» mormori semplicemente.
Solo questo, che per te racchiude tutta la paura, e la
vergogna, e il risentimento che ti ha travolto quando il tuo
– stupido, stupidissimo – cuore ha iniziato a sussultare
ogni volta che incrociavi i suoi occhi.
Ma Percy non è nella tua mente, Nico, e per lui quelle sono
solo parole vuote. Così, al suo sguardo scettico, ti sforzi di
dargli una spiegazione più concreta.
«Cioè, ce l’avevo con te, questo sì,» ammetti in un
borbottio appena udibile «però… però poi ho capito che
non era colpa tua. Davvero. E comunque non ti ho mai
odiato» ripeti di slancio – e probabilmente neanche gli
dei sanno il perché.
Insomma, tu non hai intenzione di dirgli che in realtà lo
amavi, vero, Nico? Vero?
«Sì, avevo iniziato a crederlo anch’io…» mormora Percy,
salvandoti da te stesso. «Soprattutto quando ti sei offerto
di accompagnarmi a fare il bagno nello Stige. Ti ricordi?»
Lo guardi con un sopracciglio alzato, – se questa è una
battuta è davvero di pessimo gusto – ma in ogni caso
annuisci, e lui continua.

Li guarda intrecciarsi e poi dividersi, diventare fiori blu, e
poi frutti blu, e poi petali blu che gli piovono addosso da
quel cielo che cielo non è.
Ne raccoglie uno. È fresco e bagnato.
E blu.
Un petalo d’acqua che lo riscuote dai suoi pensieri.
Si volta verso Nico.
«Io non lo so dove voglio andare.»

«Io… dei, ero spaventato a morte, te lo giuro» sbuffa,
abbozzando un sorriso. «Ma… beh, in un certo senso ero
anche sollevato, sai? Perché pensavo che il tuo fosse come
un… una specie di modo per fare pace. Per ricominciare
da zero. Ma tu, invece… tu volevi solo portarmi da tuo
padre.»
L’ultima frase è così carica di amarezza che ti ha fatto
quasi male
fisico sentirgliela dire.
«Era l’unico modo per avere qualche informazione su mia
madre!» esclami allora, punto sul vivo. Perché lo sguardo
ferito che Percy ti ha rivolto in quell’occasione – quando
tuo padre ha ordinato di incarcerarlo – ti ha tormentato
per mesi, nonostante tu l’abbia liberato personalmente
dopo una misera manciata di ore – contravvenendo agli
ordini diretti di Ade, oltretutto. «Che altro potevo fare?»
«Dovevi dirmelo!» ribatte lui con lo stesso tono, i pugni
stretti e gli occhi fiammeggianti. «Dovevi. Solo.
Dirmelo. E
io ci sarei venuto spontaneamente. Per te.»
Per te. L’avrebbe fatto
per te.
Perché il tuo stupido cuore ha iniziato a battere più in
fretta, a quelle parole? Non ha ancora imparato la lezione?
«Sai, Nico,» riprende Percy dopo qualche lunghissimo
secondo di silenzio – e tu sei intimamente grato che la sua
voce ti abbia distolto da quei pensieri scomodi «io lo so di
essere un idiota, soprattutto con queste cose, e che tu ci
creda o no so anche che ti ho fatto star male, e mi dispiace
davvero… però… insomma, ti è mai venuto in mente che,
forse, eri proprio
tu a tenermi lontano?»

Nei suoi occhi neri dai riflessi blu divampa un’emozione che
non riesce a comprendere.
«Lo so» mormora – e la sua voce è come lo sciabordio di
una fontana tutta blu. «È per questo che sei qui.»
Silenzio.
Poi il petalo blu diventa farfalla e vola dal suo palmo fino a
posarsi sul volante.
Sorride.
«D’accordo, avete vinto.»

Sospiri e riporti lo sguardo sul mare.
Continui a chiederti cosa Percy avrebbe voluto sentirsi
rispondere, se il segnale della cena non vi avesse interrotto.
Ti chiedi anche se qualcuno si sia intromesso di proposito:
quella sera Percy è partito per un’Impresa, e da allora non
l’hai più visto né sentito.
Non nella vita reale, almeno; nei tuoi sogni, il suo volto è
venuto a farti visita ogni dannatissima notte.

Quando Jason viene a cercarti al campo di addestramento
– quello in cui negli ultimi tempi passi ogni momento
libero – capisci subito che è latore di brutte notizie. Forse
perché il sangue di tuo padre ti aiuta a percepire
l’avvicinarsi delle disgrazie – o forse, più semplicemente,
perché il tuo migliore amico ha un’espressione che non gli
vedevi addosso dalla guerra contro Gea.
In ogni caso mai, nemmeno nei tuoi peggiori incubi,
avresti immaginato qualcosa del genere – e dire che i tuoi,
di incubi, sono sempre ben più che orrendi.
«Nico,» inizia quando ti raggiunge «Percy…»
E poi si ferma, e il tuo cuore inizia a battere talmente forte
che minaccia di uscirti fuori dal petto.
«Percy
cosa, Jason?» lo sproni allora, cercando di non
farti prendere dal panico.
Perché l’accoppiata “Percy in ritardo nel tornare dalla sua
Impresa” e “Jason con la faccia da funerale” fa parte di
un’addizione che qualsiasi semidio riuscirebbe a
risolvere… ma no, non può essere. Insomma, tuo padre è
Ade, il dio dell’Oltretomba, tu l’avresti
sentito se Percy… se
Percy…
«Dimmi che non è morto» sussurri, artigliandoti al suo
braccio. «Dimmelo, Jason!»
Lui ti tira a sé e ti stringe in un abbraccio da orso.
«Non è morto…» mormora poi. «Però è in coma da giorni,
e non riescono a svegliarlo.»

Le ruote scivolano sulle strade blu come una vecchia
canzone tra le maglie dei ricordi.
Placida e inarrestabile, ecco come si muove la loro auto:
continua ad avanzare in quel mondo tutto blu senza
arrivare da nessuna parte.
La farfalla lo guarda.
«Dove vuoi andare?»
Nico sorride e non dice niente.
Lui lo osserva e cerca di capire.

Hanno sistemato Percy in un letto in fondo all’infermeria,
lontano dalla zona centrale dove i semidei vanno a farsi
curare le ferite di tutti i giorni. Il suo colorito è
leggermente più pallido del solito e ha qualche graffio
superficiale, quello sì, ma per il resto non ha ferite
evidenti, nessuna flebo al braccio – Chirone dice che per
adesso basta l’ambrosia – e la sua espressione è rilassata,
serena. Come se stesse semplicemente dormendo, e potesse
risvegliarsi da un momento all’altro e chiedervi cosa
diamine ci fate tutti quanti al suo capezzale.
Quel pensiero ti fa quasi sorridere. Quasi. Poi lo sguardo ti
cade su Annabeth, seduta al suo fianco, e il sorriso muore
prima di raggiungere le labbra: è ancora sporca e
scarmigliata dall’Impresa, ma si è rifiutata di
allontanarsi da Percy anche solo per andarsi a lavare. Il
che, alla fine, è anche il motivo per cui avete tenuto la
riunione qui anziché nella Casa Grande come al solito.
«Tu sei sicura che sia la fiala giusta?» chiede Piper dopo
lunghi minuti di silenzio, attirando la tua attenzione.
Annabeth annuisce senza neanche guardarla.
«Sì… scusami, certo che ne sei sicura» mormora dispiaciuta.
«È solo che è…»
«… assurdo» conclude Jason per lei.

Mille luci blu entrano dal finestrino aperto. Giocano sul viso di
Nico, prima lente e poi veloci, sempre più veloci – una
spirale di stelle blu su quella pelle così bianca.

E allora lui capisce.
«Tu non sei Nico.»
Lo vede ghignare divertito – un sorriso tinto di blu.
«Ah, no?»
Lo sta provocando. Lo sa, e lo ignora.
«Sei un’allucinazione?»

Nessuno commenta, probabilmente perché “assurdo” è il
termine perfetto per descrivere questa situazione.
Insomma, Percy viene avvelenato durante un’Impresa e
ok, è un semidio e questi sono i rischi del mestiere. È ok
– oltre che straordinario – anche che Annabeth abbia avuto
la prontezza di spirito di frugare nelle tasche della
dracena morente prima che si dissolvesse, così da trovare
la boccetta del veleno che aveva iniettato a Percy.
Assurdo è proprio il fatto che una dannatissima dracena
abbia deciso di
avvelenare Percy, piuttosto che cercare di
ucciderlo nella maniera più classica e brutale – ma forse
aveva qualcosa di personale contro di lui; molti mostri, in
effetti, hanno qualcosa di personale contro Percy.
Ma soprattutto, totalmente, indiscutibilmente assurda è la
provenienza di quel veleno…
«Ma quella stronza di Medea deve continuare a far danni
anche dal Tartaro?» commenta Piper con stizza,
rimettendo l’ampolla sul tavolino accanto al letto. Nella
parte più panciuta, a sgargianti caratteri rosa, si legge la
scritta: “L’originale veleno citato in ‘Biancaneve e i sette nani’,
solo da M’s! 1 Diffidate delle imitazioni!”

Invece di parlare lui solleva una mano e cattura una di quelle
luci blu. La fa rotolare sul palmo lentamente, dedicandole
completa attenzione.
Probabilmente non gli risponderà.
Perché quest’idea lo turba così poco?
Poco dopo il silenzio si rompe in mille frammenti blu – li
vede scindersi a rallentatore, vibrare nell’aria un secondo
infinito e poi scomparire nel nulla.
«Tu cosa pensi?»

«Ci sono novità sulla ricerca dell’antidoto?» chiede
improvvisamente Chirone a Will, ma lui scuote
tristemente la testa.
Conoscete il perché ancor prima che apra bocca: l’ampolla
che ha portato Annabeth era vuota.
«Abbiamo raccolto tutto il veleno che era rimasto
attaccato alle pareti, ma è talmente poco che analizzarlo è
dannatamente complicato» spiega. «Però non ci
arrendiamo, questo è sicuro!» aggiunge subito dopo, nel
suo sguardo la stessa scintilla di determinazione che lo
illumina ogni volta che deve aiutare i suoi compagni.
Sorridono tutti a quella sua affermazione – persino
Annabeth piega leggermente le labbra all’insù – e
l’atmosfera si distende un po’.
Continui a fissare la scritta sulla boccetta, perso nei tuoi
pensieri. “Biancaneve” era la fiaba preferita di tua sorella, e la
mamma ve l’ha letta così tante volte che alla fine l’hai
imparata a memoria pure tu. Non conosci questa nuova
versione, ma da quanto ti hanno detto la differenza più
grande è che nel cartone Biancaneve viene svegliata dal
suo sonno incantato…
«… con un bacio.2» Mormori in un soffio, sorpreso da te
stesso per l’idea che ti è appena venuta in mente.

Lui allunga il braccio e accarezza le ali della farfalla blu.
È il suo turno di farlo attendere.
La farfalla si trasforma di nuovo in petalo e poi in acqua –
la sente umida e fresca sulla sua pelle.
Sospira ancora.
«Io non lo so.»
Uno sbuffo divertito in quell’abitacolo pieno di blu.
«Questa non è una novità.»

Lo sciabordio della risacca è dolce e costante, una nenia
ipnotica che culla l’udito e intorpidisce i sensi come la
ninnananna di una madre… come la ninnananna di tua
madre. Quella che cantava ogni sera a te e Bianca, e che si
mescolava con i rumori della notte di Venezia.
Se solo chiudi gli occhi, puoi quasi immaginare che sia lei a
parlare con la voce del mare.

«Hai detto qualcosa, Nico?»
Alzi la testa verso Chirone e vedi che anche gli altri ti
stanno guardando.
«Io…» inizi in un sussurro, ma tutti quegli occhi puntati
addosso ti mettono tremendamente a disagio, e allora
abbassi lo sguardo. «Niente, era un’idea stupida» ti
schernisci, sperando di liquidare così l’argomento.
«Un’idea stupida è comunque più di quello che abbiamo
adesso» commenta invece Chirone, esortandoti a
continuare.
E in effetti ha ragione: dovete seguire ogni pista, per
quanto folle possa sembrare, se volete riuscire a salvare
Percy.
«Pensavo che… ecco, nel cartone Biancaneve non ha
bisogno dell’antidoto, si sveglia con… beh, con un bacio»
concludi, con l’orribile certezza di essere diventato
completamente rosso per l’imbarazzo.
Imbarazzo che aumenta in maniera esponenziale quando
vedi Annabeth sorriderti indulgente.
«Ecco, io l’avevo detto che era un’idea stupida» borbotti.
«Era solo–»
«Ci ho già provato» ti interrompe lei. «Non appena ho
letto “Biancaneve”, io ho provato subito… ma non è
successo niente.»
Le ultime parole sono un soffio udibile a stento, e il tuo
cuore sprofonda ancora più giù di prima, se possibile,
perché in fondo… in fondo un po’ ci avevi sperato davvero,
di aver trovato la soluzione.
«Bene,» esordisce Jason all’improvviso «visto che siamo
in tema di “idee stupide”, anch’io vorrei dire la mia.»

Si volta a guardarlo: sta sorridendo, e sorride anche lui.
«Tu gli somigli.»
La perla blu si allarga e si appiattisce fino a diventare un
fazzoletto. Glielo porge, e lui ci si asciuga la mano.
«Già.»
Lui sorride ancora – il fazzoletto si è diviso in mille piume
blu ed è volato fuori dal finestrino.
«Ma non sei lui.»

Stavolta è Jason ad essere al centro dell’attenzione, ma –
a differenza tua – lui è completamente a suo agio.
«In pratica riflettevo sul fatto che il bacio che sveglia
Biancaneve è “il bacio del vero amore”, come dicono in
tutti i film» comincia a spiegare. «E poi ho pensato… e se
con “vero amore” si intendesse proprio “quello originale”?»
«Non ti seguo» replica Chirone – e in un’altra
situazione la sua espressione seria di fronte a una
discussione su “Biancaneve” sarebbe stata davvero
divertente. In un’altra occasione, appunto.
«Voglio dire… se non si intendesse il sentimento in sé, ma
proprio
la divinità dell’amore?» aggiunge Jason, e
stavolta tutto ha più senso.
«Intendi dire mia madre?» gli chiede Piper, perplessa.
«Intende dire Eros.3» Le rispondi tu con tono piatto e
incolore: il ricordo del tuo ultimo incontro con quel dio da
strapazzo non è tra i più felici del tuo repertorio, questo è
poco ma sicuro.
Chirone lo guarda in silenzio alcuni secondi.
«Io non credo affatto che sia un’idea stupida,
Jason» afferma con voce pacata, e sai già che tutti sono
d’accordo con lui – tu compreso: è dall’alba dei tempi che
gli dei si disinteressano completamente dei miseri mortali,
e creare un veleno che solo una divinità potrebbe annullare
sarebbe davvero sadico e… beh, mostruoso.

Lo vede stringersi nelle spalle – fuori, il paesaggio è
un’indistinta scia di blu.
La macchina sta ancora andando, ma nessuno sa dove.
«Forse. O forse no…»
Lui sbuffa e si concentra sul volante. Raccoglie il fiore blu
che c’è cresciuto sopra.
«… ma dimmi, è così importante?»
Si porta il fiore al viso e lo annusa.
Profuma di blu.

Piper si offre subito di parlare con sua madre per
chiederle di fare da intermediaria con Eros, e con
quest’inatteso sviluppo la riunione si scioglie e l’infermeria
inizia a svuotarsi mentre tutti tornano alle loro occupazioni.
Stai per uscire anche tu quando senti la voce di Annabeth.
«Nico, posso parlarti?»
Ti volti stupito verso di lei: cosa mai potrebbe volerti dire?
In ogni caso annuisci e torni sui tuoi passi, sedendoti di
nuovo sullo sgabello a fianco del letto di Percy.
Annabeth resta in silenzio fino a che non è sicura che siate
soli, poi alza gli occhi su di te.
«Nico… Percy ti piace ancora?» ti chiede senza preamboli.
E se non fosse lei probabilmente la manderesti subito a
quel paese e te ne andresti senza aggiungere altro, se non
qualche maledizione, magari… ma Annabeth è – appunto
Annabeth, ed è dannatamente seria in questo momento,
e dopotutto, in questa situazione surreale, le regole
comuni non valgono, giusto?
«No,» le rispondi allora «la cotta mi è passata.»
“Ma questo tu già lo sapevi” vorresti aggiungere, ma non
lo fai: sei curioso di conoscere il perché di quest’assurda
domanda, e qualcosa ti dice che lo scoprirai a breve.
Annabeth sorride triste e si volta a guardare il viso di
Percy, stringendogli forte la mano.
«Già, ce l’avevi detto… ma speravo tanto che fosse una
bugia.»

Chiude gli occhi e si concentra sul blu. Quando li riapre
è tutto più chiaro.
Si volta verso l’altro. Il suo viso è sempre indistinto, ma
familiare.
E quel sorriso lo fa sentire bene.
«No. Non lo è.»
Nico-non-Nico sorride ancora, ma lui riporta lo sguardo
sulla strada tutta blu.
Davanti a loro, un bivio.
Respira a fondo.
E gira.

Era una canzone strana, quella che vi cantava la mamma, e
per quanto ti sia sforzato non sei mai riuscito a ricordarne
le parole. Non tutte, almeno. Però ci sono quei versi finali
che non potrai mai dimenticare… quelli che la mamma
recitava sempre con un sorriso misterioso, che solo da poco
hai iniziato a capire.
“To mare la regina de la Tera,
to pare il conte de la primavera…”4

Resti completamente senza parole di fronte
a quell’affermazione… ma non è
nulla, in confronto a quel
che provi quando gli occhi di Annabeth diventano
improvvisamente lucidi.
«È colpa mia se non si è svegliato» mormora con voce
rotta mentre le lacrime iniziano a scivolarle lente sulle
guance. «Io… io non lo amo più, Nico.»
Ok, adesso è tutto davvero
troppo assurdo, anche per dei
semidei in situazione di emergenza.
«Gli voglio un bene infinito, davvero!» aggiunge come per
giustificarsi – mentre tu vorresti soltanto essere mille
miglia lontano da questa stanza. «Io… io morirei per lui,
ma… non lo amo. Non più» conclude tirando su col naso.
E all’improvviso capisci il
perché del senso di colpa che le
leggi in viso.
«Annabeth» la chiami allora, con quanta più delicatezza
possibile. «Quella del bacio… dai, era un’idea stupida! Sono
sicuro che non avrebbe funzionato comunque» la consoli,
sforzandoti di sembrare convincente.
«Non lo so…» sussurra lei. «È solo che avevo sperato che
tu…» lascia la frase in sospeso, poi scuote la testa.
«Comunque scusami. Non dovevo farti quella domanda,
sono stata insensibile.»
Le sorridi sinceramente, sporgendoti verso di lei per
stringerle la spalla in un modo che speri sia rassicurante
– il contatto umano ancora non è il tuo forte, ma ci stai
lavorando.
«Vedrai che lo salveremo» le sussurri, anche se non sai
se sia per fare forza a lei… o a te stesso.

Il paesaggio intorno a loro inizia a cambiare.
C’è acqua, e nebbia, e blu.
Troppa nebbia e troppa poca acqua – ma il blu è sempre il
solito blu.

Sente il suo sguardo nero su di sé. Non si volta.
«Dove vuoi andare?»
Mette un braccio fuori dal finestrino. L’aria è fresca,
refrigerante.
«Ci sto pensando.»

Subito dopo pranzo vi ritrovate attorno al letto di Percy,
per ascoltare da Piper le novità sul fronte divino.
«Allora,» inizia lei quando ci siete tutti «la buona notizia è
che sono riuscita a contattare mia madre, e lei ha
accettato di parlare con Eros. La cattiva» prosegue subito,
prima che possiate rallegrarvi troppo «è che lui si è
rifiutato categoricamente di venire qui. Ha anche detto» e
qui ti lancia un’occhiata in tralice «che Nico sa dove
trovarlo, se abbiamo così tanto bisogno di lui.»
Quel grandissimo figlio di…
«È vero, Nico?» ti chiede Annabeth speranzosa, e allora
ingoi ogni tipo di imprecazione e annuisci.
«Sì, dev’essere a Salona, in Dalmazia… è lì che abbiamo
recuperato da lui lo scettro di Diocleziano, io e Jason.»
Per un momento temi che Piper o Annabeth ti chiedano
ulteriori dettagli, invece nessuna delle due fa domande a
riguardo.
Dopotutto avete problemi decisamente più impellenti,
a cui pensare.
«Faccio i bagagli e parto subito per l’aeroporto, così
prendo il primo volo per l’Europa» annunci spiccio. «Poi,
da lì, posso alternare i voli in aereo con i viaggi
nell’ombra. Se tutto va bene sarò da Eros–»
«Mi spieghi
perché diamine stai parlando al singolare, di
Angelo?» ti interrompe Will. «E poi non esiste che tu usi il
viaggio nell’ombra così presto, non ti sei ancora ripreso!»
aggiunge, guardandoti in cagnesco.

Ancora uno sbuffo di finta insofferenza.
Sta diventando un suono familiare.
«Sei lento.»
Sorride.
«Lo sapevi già.»
Nel riflesso blu dello specchietto, un sorriso sghembo.
Si incanta a guardarlo.
È davvero bello.
«Dovresti sorridere più spesso.»
Nico-non-Nico alza gli occhi al cielo – il tettuccio si è aperto
nel blu; si vedono le stelle.
All’improvviso, un frullio di piccole ali.

Sostieni il suo sguardo con piglio sicuro, mentre il solito
calore fino a poco fa sconosciuto ti scalda il petto nel
sentire quanto Will si preoccupi per te. Insomma, anche se
la vostra pseudo-relazione non ha funzionato è comunque
uno dei tuoi più cari amici… ma stavolta non puoi
permetterti di assecondare la sua iperprotettività.
Percy ha bisogno di te.
«Parlo al singolare, Solace, perché Eros ha chiesto di me.
Solo di me» precisi prima che lui possa ribattere.
«Anche se quando l’ho incontrato c’era pure Jason.»
Hai tralasciato volutamente la parte dei viaggi
nell’ombra, sperando di sviare l’attenzione di Will… e per
fortuna sembra funzionare.
«Oh, andiamo!» sbotta lui. «Cosa vuoi che gli interessi se
ti accompagna qualcuno o no? Credi davvero che dopo
averti fatto andare fin laggiù rifiuterebbe di parlarti per
un motivo così stupido?» continua, scettico. «Insomma,
via, sarebbe assurdo!»
Stai per fargli presente che
tutto è assurdo, quando ci sono
di mezzo gli dei, ma…
«Forse hai ragione» si intromette Annabeth a sorpresa.
«Ma forse… forse invece ha ragione Nico. E se Eros
rifiutasse di aiutarci, Percy…» La voce le si spezza,
impedendole di concludere la frase.
Non ne ha bisogno: vi ha già detto che Percy era in coma
da tre giorni quando è riuscita a riportarlo al Campo
Mezzosangue, questa mattina… e nessuno può sapere
quanto tempo ancora gli resti da vivere, se non trovate in
fretta una soluzione.

Un uccellino blu si posa sulle sue dita. Resta solo il tempo
di un battito, poi vola via.
È veloce, troppo veloce.
Vuole riprenderlo – non sa perché, non gli interessa.
Scende dall’auto e fa per seguirlo.
Il vento lo accarezza.
«Dove vuoi andare?»
Esita un istante di troppo, e l’uccellino sparisce nel blu.
Sospira e torna indietro.
Il viaggio ricomincia.

Mentre un pesante silenzio avvolge tutto il vostro
gruppetto tu rivolgi di nuovo la tua attenzione al volto
addormentato di Percy. Accarezzi lentamente con lo
sguardo quei lineamenti che ormai conosci a memoria,
per poi soffermarti sulle sue palpebre chiuse.
Farai qualsiasi cosa per vedere di nuovo lo splendido verde
di quegli occhi, non importa quanto pericolosa o umiliante
possa essere.
«Ho il permesso di partire per l’Impresa, Chirone?»
mormori dopo un tempo che pare infinito, dato che nessun
altro sembra avere niente da dire.
Lui ti guarda attentamente e non risponde, e dentro di te
sei sicuro che stia valutando velocemente tutte le
alternative: da un lato permetterti di affrontare
quest’Impresa da solo va contro tutti i suoi principi, ma
dall’altro sa bene che, se cercasse di fermarti, tu potresti
sparire in un istante con il viaggio nell’ombra – senza
nemmeno l’equipaggiamento adeguato – e nessuno
riuscirebbe a raggiungerti.
«Sì» acconsente alla fine, l’espressione stanca come se
avesse l’intero peso del mondo sulle spalle. «Sì, puoi andare.»
«Grazie, signore. Vado a preparare i bagagli» sussurri.
Poi, senza guardare nessuno dei tuoi compagni negli
occhi, ti alzi e fai per andartene.
«Un’ultima cosa, Nico.»
“Ci siamo.” Ti ritrovi a pensare. “Ramanzina in arrivo.”
E invece vedi Chirone farti un mezzo sorriso e indicare il letto di
Percy.
«Ricordati che, se dovessi morire per salvarlo… lui non te
lo perdonerebbe mai. Quindi fai attenzione.»

La macchina riparte, ma è come se girasse in tondo – c’è
nebbia, e vento, e acqua, e foglie blu che impediscono
la visuale.
Inspira, espira.
Nico-non-Nico gli stringe la mano.
L’auto sobbalza – come il suo cuore.
La nebbia si dirada e il blu ritorna limpido.
Sente il rumore del mare, in lontananza.
La strada è dritta.
Accelera.

Sorridi mesto e torni a giocherellare con la sabbia, creando
disegni astratti e cancellandoli subito dopo, nella mente
ancora l’eco di quella vecchia melodia.
E come i granelli umidi si appiccicano alle dita, anche quei
pensieri malinconici non vogliono saperne di andar via.
Perché tua madre era davvero una regina… così come lo
era Bianca.
Se solo una di loro fosse qui con te, adesso, forse le cose
sarebbero diverse.

Quando rientri in infermeria – dopo aver gettato in uno
zaino qualche vestito di ricambio, un po’ di dracme e tutta
l’ambrosia che avevi in casa – la trovi stranamente
deserta. Persino Annabeth deve essersi lasciata convincere
ad andare a riposarsi e a mangiare qualcosa, perché il
posto a fianco di Percy è vuoto.
«Sei davvero deciso a partire da solo.»
La voce di Will è pacata e incolore, il tono di chi sta
facendo una semplice e inevitabile constatazione.
Sospiri e ti volti verso di lui, pronto ad affrontare una
discussione che – già lo sai – farà male a entrambi.
«Devo farlo, Will. Sai che non c’è altro modo.»
«Veramente io un paio di modi li conosco» ribatte lui,
acido. «Ad esempio… che so, farti accompagnare fino in
Dalmazia e poi andare da Eros da solo… o, ancora meglio,
aspettare almeno un paio di maledettissimi giorni per
darmi il tempo di cercare uno straccio di antidoto, così che
nessuno debba rischia–»
«È
Percy che sta rischiando, adesso!» lo interrompi,
stringendo i pugni.
Possibile che non riesca a capire? Dopotutto è anche amico suo!
Will scuote la testa e si porta una mano al viso, e poi…
ride?
«Che c’è di tanto divertente, adesso?» gli chiedi perplesso
– e in parte preoccupato per la sua salute mentale.
Lui si concede un ultimo sbuffo divertito, poi incrocia
di nuovo il tuo sguardo.
«
Tu sei divertente, Nico.»

Le loro dita sono ancora intrecciate.
Le stringe più forte, lo sente sorridere.
L’odore di blu è sempre più intenso: è dolce e salato;
fresco, avvolgente.
È odore di casa e di avventura.
Lo inspira a fondo. La macchina rallenta.
Si fermano al limitare di una spiaggia blu. Poco più avanti,
un molo di legno.

Aspetti qualche secondo che aggiunga altro, invano.
«Non capisco» ti costringi ad ammettere infine per cercare di
sbrogliare quella matassa.
«Già» commenta lui piegando le labbra in una smorfia
amara. «È proprio
questo, che è divertente: racconti la
stessa balla da così tanto tempo che ormai hai iniziato a
crederci tu stesso.»
Sollevi un sopracciglio.
«Continuo a non capire.»
«Tu lo ami, Nico» si spiega allora lui, indicando un
ignaro Percy disteso nel suo letto. «È più chiaro, adesso?»
domanda sarcastico.
E se da un lato avresti una gran voglia di prenderlo a
pugni, dall’altro capisci che non è davvero se stesso, in
questo momento: parla così solo perché è deluso e ferito…
sentimenti che tu per primo conosci fin troppo bene.
«No» neghi subito. «Io non–»
«Scusa, mi correggo» ti interrompe bruscamente. «Tu
non
hai mai smesso di amarlo. È per questo che ci siamo lasciati.»
Adesso il tono si è addolcito, ed è solo un velo di
malinconia ad appannare il sorriso che si è aperto sul suo volto.
Distogli lo sguardo dal suo, imbarazzato dalla piega che
ha preso questo discorso.
«Credevo che fosse perché funzionavamo meglio come
amici» mugugni.
Lo senti ridacchiare.
«Una cosa non esclude l’altra, death-boy» commenta –
ed è probabilmente la prima volta in assoluto che quel
nomignolo ti fa sorridere, anziché irritarti.

Spenge il motore.
Sono arrivati?
Nico-non-Nico gli lascia la mano.
Il blu diventa più freddo. Lo ignora.
Apre lo sportello e scende. La sabbia blu solletica i suoi
piedi nudi.
Abbozza un sorriso: Nico-non-Nico è di nuovo al suo
fianco.
«È lì che vuoi andare?»
La risposta è vicina, ma ancora gli sfugge.
«Vieni con me» dice soltanto.

«Immagino che, se anche te lo chiedessi, tu non mi
prometteresti di non usare il viaggio nell’ombra, giusto?»
sussurra poco dopo.
Ti mordi piano il labbro inferiore.
«Devo fare più in fretta che posso, Will. Lo capisci, vero?»
gli domandi in risposta.
Lui sorride e ti scompiglia i capelli.
«Sì, lo capisco» ti rassicura. «Però… però
c’è una cosa
che puoi fare per me, death-boy. E senza perdere neanche
un minuto della tua preziosa tabella di marcia» aggiunge
con un occhiolino.
Alzi gli occhi al cielo con finta esasperazione.
«Avanti, spara» gli concedi.
«Potresti provare a vedere se la tua stupida idea del
bacio… magari non è poi così stupida» ti propone con
una naturalezza a dir poco sfrontata. «E se poi non
funziona… beh, almeno avrai salutato la tua principessa
come si deve.»
Quante volte può arrossire una persona normale nel corso
di una sola conversazione?
Apri la bocca per dirgli qualcosa di decisamente
antipatico – ancora non sai bene cosa, deciderai sul
momento – quando incroci i suoi occhi pericolosamente
lucidi… e quelle parole ti muoiono in gola.
«Va bene» sussurri invece con un filo di voce.
Will sorride e si avvicina per stringerti in un rapido
abbraccio.
«Ti ho preparato un kit di pronto soccorso da viaggio»
dice poi, quando vi separate. «Ricordati di prenderlo
quando… no,
se partirai per la tua Impresa.»
Un ultimo sorriso, un cenno della mano, e Will esce di
scena.
Lasciandoti solo con Percy.

Si siedono sul molo, proprio sul bordo. Sotto di loro il mare
sospira e si increspa come un lenzuolo tessuto di blu.
Ascolta il silenzio. E aspetta.
Aspetta un secondo oppure una vita intera – il tempo ormai
si è perso nel blu.
All’improvviso inizia a piovere.
Piove all’insù; piovono bolle che dalla superficie dell’acqua
salgono in cielo.

Il sole è basso, all’orizzonte: ormai è quasi alla fine della
sua lenta discesa, pronto a godersi un po’ di meritato
riposo.
Si sta facendo fresco, ma non t’importa. Respiri a fondo
l’aria umida e salmastra, ancora e ancora: quell’odore
familiare è come un balsamo lenitivo per la tua anima
tormentata.
E poi, come le onde del mare, le tue labbra si sollevano
appena, cullate dal dolce vento dei ricordi.

Resti a lungo fermo dove sei, fissando il punto in cui
prima c’era Will.
Non riesci a decidere se maledirlo o ringraziarlo.
Sospiri e ti volti verso Percy.
«Sei insopportabile, lo sai?» mormori, sedendoti esitante
al suo fianco. «E sei anche infantile» aggiungi di slancio.
«Un bambinone fissato col blu.»

Solleva la testa.
Cos’è questa voce?
Si volta verso Nico-non-Nico. Ha un’espressione strana.
«Tu l’hai sentita?»
Non gli risponde.
L’ha immaginata?
Il sole illumina le bolle creando un arcobaleno tutto blu.
Dal mare si alza una mano d’acqua.

Percy ovviamente continua a dormire – e altrettanto
ovviamente ti senti un idiota.
Ti perdi a guardare il suo viso, e un calore fin troppo
familiare ti riscalda il petto. Sorridi mesto, mentre gli
sfiori una guancia in punta di dita.
«Quello che sto cercando di dirti è che, nonostante tutto…»

“… io ti amo.”
Di nuovo la voce – la sente davvero.
E sente le bolle: stanno cantando.
«Dove vuoi andare?»
Percy sorride: adesso lo sa.
«Da lui» risponde sicuro. «Da Nico.»
Il braccio d’acqua blu si allunga fino al molo.

Fa un effetto stranissimo dirlo ad alta voce, e non sei
nemmeno certo che ti piaccia.
Eppure non ti fermi.
«Ti amo da sempre…» sussurri ancora. «E non ho mai
smesso. Mai.» La voce si incrina appena, e respiri a fondo
per calmarti. «Quindi ti prego…
ti prego, Percy…»

“… torna da me.”
Si gira un’ultima volta.
Nico-non-Nico gli sta sorridendo – i suoi occhi, due stelle
nere circondate dal blu.
«Allora addio, Percy Jackson.»
Sorride anche lui.
In fondo un po’ gli mancherà.
«Addio… chiunque tu sia.»

Le ultime parole sono solo un soffio caldo sulle sue labbra,
prima di coprirle dolcemente con le tue.

Si volta di nuovo e afferra la mano.
Un calore improvviso.
E niente più blu.

Un rumore di passi ti riscuote dai tuoi pensieri.
Non ti volti, non ne hai bisogno: potrebbe essere soltanto lui.
«Sapevo che ti avrei trovato qui.»
Sorridi internamente a quella voce familiare, – avevi ragione – ma quando ti volti verso Percy alzi un sopracciglio, scettico.
«Ma davvero?» lo prendi in giro.
Lui ridacchia.
È sempre il solito.
«Ok, ti sto tipo cercando da un’ora e alla fine me l’ha detto Jason dov’eri… ma ammetterai che l’altra è molto più figa come entrata in scena!»
Scuoti la testa, tuo malgrado divertito, mentre lui si avvicina di qualche passo.
«Will ha già finito di visitarti?»
Lo vedi annuire.
«Sì, dice che non c’è più nessuna traccia del veleno, che i parametri sono buoni e che sono in sostanza fuori pericolo» ti rassicura subito – e il tuo cuore si alleggerisce di un peso che nemmeno sapevi di portare. «Dice anche che gli devo un favore, ma non ha voluto dirmi quale» aggiunge poi, guardandoti di sbieco. «Ha detto di chiederlo a te.»
Imprechi mentalmente contro quell’impiccione di un figlio di Apollo.
Mai una volta che si faccia gli affari suoi.
Senti lo sguardo di Percy su di te, e le guance iniziano a scaldarsi.
Ti imponi di calmarti: in fondo una spiegazione gliela devi.
Apri la bocca per rispondere.
«È una storia lunga» ti ritrovi a borbottare. «Non mi va di parlarne.»
La delusione è evidente sul viso di Percy, e il suo sorriso diventa incerto.
Bel lavoro, Nico.
«Vuoi restare solo?» ti chiede esitante dopo alcuni, lunghissimi, secondi di stasi.
Riporti l’attenzione su di lui: si sta passando nervoso una mano tra i capelli della nuca, e tutte le domande nascoste dietro quella richiesta così semplice – Vuoi che ti lasci in pace? Vuoi continuare a far finta di niente? Vuoi allontanarmi di nuovo? – si riflettono in quei meravigliosi occhi verdi che non hanno ancora abbandonato i tuoi.
E all’improvviso ti manca l’aria.
Perché è ovvio che non vuoi che se ne vada, – non dopo tutto quello che hai passato per averlo accanto – ma tu e le parole non siete mai andati d’accordo neppure in casi normali, figuriamoci in una situazione come questa… e alla fine, quando il silenzio si sta facendo davvero troppo pesante, l’unica cosa sensata che riesci a dire è un banalissimo: «No.»
E “no” non è una risposta adeguata, lo sai – non a quella domanda così carica di sottintesi.
“No” non è una dichiarazione, non è un “ti amo” e nemmeno una di quelle frasi melense che gli hai sussurrato mentre era in coma – e che probabilmente non avrai mai più il coraggio di ripetere.
“No” è soltanto un “no”.
Percy però sorride di nuovo e si siede vicino a te. Poi, dopo un unico momento di esitazione, allunga la mano e prende la tua, intrecciando le vostre dita.
Perché “no” è comunque qualcosa.
Gli sorridi a tua volta, ricambiando la stretta.
“No” è un inizio. Il vostro inizio.


***


Salona, Dalmazia.
Dita pallide e curate si immergono improvvisamente nell’acqua della fontana, cancellando l’immagine di due ragazzi seduti vicini sulla spiaggia di Long Island.
«Siete stato molto generoso con quei semidei, mio Signore.»
Eros sorride e si porta la mano alle labbra, saggiando la freschezza di quel liquido cristallino.
«Che vuoi farci, Zefiro5» sussurra divertito. «Ho il cuore troppo tenero, io.»





Note

Nota 1 “M’s” era il grande magazzino sotterraneo di Medea a Chicago, prima che Jason, Piper e Leo lo distruggessero durante la loro prima Impresa insieme.
Nota 2 Nella fiaba dei fratelli Grimm Biancaneve cade in un sonno incantato dopo aver dato un morso alla mela avvelenata e i nani, credendola morta ma non avendo cuore di seppellirla, le creano una bara di cristallo; un principe passa di lì, si invaghisce di lei e chiede – e ottiene – di portarla al suo palazzo (necrofilia portami via, ma vabbè); durante il tragitto la bara subisce uno scossone, il pezzo di mela avvelenata viene espulso da Biancaneve e lei si sveglia.
Nota 3 Sì, so che ne “La casa di Ade” parlano con Cupido, ma Nico e gli altri (a parte Jason) sono semidei greci, quindi mi è sembrato più naturale utilizzare il nome greco al posto di quello romano.
Nota 4 “Tua madre è la regina della Terra, tuo padre il conte della primavera…” --> Versi finali della ninnananna veneta “Nanna Bobò”. Io non conosco affatto il dialetto veneto, ho soltanto trascritto quanto letto in un sito che purtroppo ora è offline.
Nota 5 Di nuovo: ho preferito utilizzare i nomi greci perché Nico e Percy sono semidei greci. I corrispettivi romani per Eros e Zefiro sono, rispettivamente, Cupido e Favonio.


   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: rhys89