Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: WibblyVale    12/06/2016    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gai urlava disperato contro l’Uchiha, mentre Raido e Genma cercavano di liberarsi dalle loro catene. Itachi, senza scomporsi, procedette verso lady Akemi con il kunai ancora gocciolante del sangue dello shinobi. Le guardie lasciate indietro da Yohura osservavano la scena impassibili.
Itachi, ormai vicinissimo alla dama, scartò di lato e colpì in testa Iwao, che cadde a terra, Genma sbarrò gli occhi e si guardò intorno aspettandosi che le guardie attaccassero il nukenin, ma non accadde nulla. Le cinque guardie attorno a loro si trovavano a terra svenute. Gli shinobi di Konoha erano a bocca aperta. In piedi, accanto ad uno dei nemici stava Kakashi, senza nemmeno un graffio.
“Kakashi!” urlò Gai con le lacrime che gli scendevano a fiumi lungo le guance.
L’Hatake slegò i propri compagni e Itachi accompagnò lady Akemi accanto a loro. Genma che si sorreggeva a stento sulle spalle di Raido lasciò l’amico per stringere la donna tra le braccia.
“Abbiamo poco tempo.” Ricordò loro l’Uchiha.
“Si, dobbiamo inventarci un piano e in fretta.” Acconsentì il Copia-ninja.
“Che cosa sta succedendo Kakashi? Perché lavoriamo con questo stronzo?” chiese Raido.
Il ninja dai capelli argentati sospirò. “Non piace nemmeno a me, ma Kasumi ha chiesto a lui di aiutarci, o qualcosa del genere.”
“Si mi ha raccontato che è venuta da lady Akemi e …”
“Come diavolo fai ad essere vivo?” chiese Gai interrompendo il moro.
“Itachi mi ha liberato, provocando un’illusione collettiva, sostituendomi poi con la Tecnica della Sostituzione. Ora però non c’è tempo da perdere. Il castello è pieno di nemici. Genma come ti senti?”
“Ce la posso fare.” Rispose lo shinobi.
“Bene. Tu proteggi lady Akemi in questa stanza, mentre Gai e Raido andranno a liberare i prigionieri.”
“Yohura tornerà presto.” Specificò Itachi. “Non appena scoprirà che l’ho mandato nel posto sbagliato.”
“Già. Nel frattempo io e Itachi recupereremo ciò che cercano e lo metteremo al sicuro.”
“Cosa facciamo se lui cerca di impossessarsene?” chiese Gai indicando l’Uchiha.
“Non lo farò.”
“E noi dobbiamo fidarci di te, traditore?” gridò Raido.
“Fidatevi di me. Ora lui non è nostro nemico.”
Gli shinobi annuirono e così si separarono. Kakashi seguiva il nukenin per il castello, lasciando che gli facesse da guida. Si stava fidando molto di un uomo che di certo non avrebbe esitato ad ucciderlo, ma Shiori si era fidata di lui e dopotutto gli aveva appena salvato la vita.
Salirono per una rampa di scale, verso la torre sud del castello. “L’hai mandato dalla parte opposta.” Comprese Kakashi.
“Si …” Itachi sentì il fiatone bloccargli le parole. Inspirò non voleva risultare debole, non in quel momento. “Ma questa torre è ben sorvegliata. Lady Akemi qui tiene i suoi gioielli.”
“E alla Kumori i soldi fanno comodo.”
I due continuarono a correre finché non raggiunsero l’ultimo pianerottolo e si nascosero dietro il muro, guardandosi l’un l’atro negli occhi. Avevano lavorato molto insieme in passato, quindi ancora si capivano, almeno in quelle situazioni.
Il Copia-ninja alzò il coprifronte. Itachi fece segno con le mani che aldilà del muro ci sarebbero state cinque persone. Il corridoio era lungo, in fondo vi era una porta e lì erano nascoste le informazioni di Shiori.
I due shinobi entrarono nel corridoio e subito furono attaccati dalle guardie. Si destreggiarono senza troppe difficoltà. Entrambi fecero fuori un nemico a testa, poi Itachi si occupò di due avversari, mentre Kakashi combatteva con l’ultimo nemico rimasto. Non gli fu difficile liberarsi di lui con un paio di colpi ben assestati. Invece, notò che l’Uchiha era in difficoltà: stava combattendo con uno dei mercenari mentre l’altro, che aveva mandato a terra, aveva deciso di attaccarlo alle spalle. Il Copia-ninja lo vide avvicinarsi, stava per colpirlo alla schiena, per lui sarebbe stato semplice lasciarlo lì a morire.
 
Gai e Raido stavano facendo un gran scompiglio nelle segrete. La Kumori doveva essere cresciuta molto se poteva permettersi tutte quelle guardie. Il moro pensò che forse Shiori avrebbe dovuto occuparsi meglio di loro.
Raido lo coprì con una pioggia di shuriken, mentre lui si lanciò all’attacco. Erano molti, ma non avevano competenze speciali, per lui e Raido sarebbe stata una passeggiata. Quando finirono con le guardie, cominciarono ad aprire le strette celle, dalle quali uscirono i servitori, le vere guardie di lady Akemy e di lord Yoshida, e infine il lord stesso.
Era un uomo alto e seppur anziano aveva una bella presenza. Le rughe solcavano il suo viso, i capelli bianchi erano raccolti in una coda e aveva un paio di folti baffi. I due shinobi chinarono la testa alla sua presenza.
“Vi chiediamo signore la possibilità di usare le vostre guardie per difendere il castello.” Chiese gentilmente Gai.
“Ad una condizione, portatemi da lady Akemi.” Rispose con decisione il lord.
 
Genma vagava per la stanza, con un kunai alla mano, pronto ad uccidere chiunque avesse varcato quella porta. Aveva appena finito di legare i nemici, sentiva lo sguardo di Akemi su di sé, ma non era intenzionato a guardarla negli occhi. Si era lasciato sconfiggere davanti a lei come un novellino, provava una gran vergogna.
“Gen, mi stai facendo girare la testa.”
“Come sempre, mia principessa.” Non riuscì a trattenersi dal dire.
Lei sorrise e si avvicinò a lui. “Sei stato coraggioso.”
“Se non fosse stato per quel traditore saremmo tutti morti.” Abbassò il capo in segno di sconfitta.
Lei gli pose due dita sotto il mento e gli impose di guardarla. “Non è così. Avresti trovato un modo. E comunque ti ringrazio per avermi protetta.”
“Lo farò sempre, mia signora.” Rispose lui, stringendola tra le sue braccia.
All’improvviso la porta si spalancò e lo shinobi scostò la donna da sé mettendosi tra lei e il pericolo. Fortunatamente, davanti a loro vi era Raido seguito da lord Yoshida e l’intera corte. Lady Akemi corse loro incontro e l’anziano signore la strinse tra le sue braccia.
“Sono contenta che stiate bene, mio signore.”
“Eravate voi quella in pericolo, mia cara. Non sapete come sono felice di vedervi in piedi davanti a me, sana e salva.”
Genma distolse lo sguardo e si rivolse all’amico. “Dov’è Gai?”
“Ha voluto raggiungere Kakashi a tutti i costi. Mi ha ordinato di proteggere loro e non abbandonarli.”
“Be’ l’ha ordinato a te non a me.” Sbottò lo shinobi con la bandana.
“Non dire stronzate. Ti reggi a malapena in piedi. Credo che dovremmo fidarci di loro.”
“Itachi è …” Genma si rigirò il senbon tra le labbra.
“Lo so. È pericoloso, ma non possiamo abbandonare queste persone.” Raido gli pose una mano sulla spalla. L’amico sbuffò, odiava quando lui aveva ragione.
“D’accordo, ma se poi ho ragione io …”
“Ti pagherò da bere.” Concluse per lui il ninja con la cicatrice.
 
Il Copia-ninja si frappose fra Itachi e il mercenario che stava per ucciderlo. Nel frattempo l’Uchiha eliminò il suo avversario con un colpo dritto al ventre. Kakashi, a sua volta, tolse di mezzo l’ultimo nemico rimasto usando il Raikiri.
I due shinobi si guardarono per un secondo, il moro aprì bocca per dire qualcosa, ma si zittì. Si diressero verso la porta in fondo al corridoio ed entrarono. La stanza era un ottagono, ricolma di scaffali, sui quali c’erano gioielli di ogni genere che abbagliavano chi li guardava.
“Dove si trova?” chiese il ninja dai capelli argentati.
“È nascosto dentro uno di questi inutili gingilli.” Rispose il moro con un tono leggermente irritato.
Il Copia-ninja cercò di trattenersi dal sorridere, ma in quel momento gli era parso di rivedere Sasuke.
“Sasuke un po’ ti assomiglia.” Commentò, mentre cercava all’interno di coppe e scrigni dorati.
“È un complimento per me o un insulto per lui?” chiese freddo l’altro shinobi.
“Niente del genere. Una constatazione. Mi sono impegnato molto per proteggerlo, ma lui non voleva essere protetto perché …”
“Perché mi vuole uccidere.” Terminò per lui il nukenin, mettendosi a guardarlo negli occhi. “Speri che ci riesca?”
“No, la cosa lo distruggerebbe.”
L’Uchiha fece un sorriso forzato. “Parli proprio come lei.”
Kakashi si allontanò, evitando lo sguardo dell’ex-compagno. “Una volta la pensavamo uguale io e lei.”
“Ti ama ancora.” Lo consolò Itachi, mentre allungava il collo per guardare dentro ad una coppa d’argento.
L’Hatake sospirò, non era sicuro di voler intraprendere quella conversazione. L’Uchiha fu scosso da un colpo di tosse e si dovette sedere, appoggiando la schiena contro il muro. Kakashi si voltò verso di lui, non sapendo come o se voleva aiutarlo.
“Sto bene. Ho solo un po’ di influenza.” Spiegò il moro, così il Copia-ninja riprese a cercare.
Dopo qualche minuto, trovò la pergamena. “Ora hai intenzione di uccidermi?” domandò all’Uchiha, che ghignò.
“No, lei voleva che l’avessi tu. Io sono venuto qui solo per fare in modo che accadesse.” Si rialzò in piedi a fatica e si diresse verso la finestra. “Grazie per avermi salvato la vita.”
“L’ho fatto per lei e il bambino, non è bello crescere senza un padre, chiunque esso sia.”
Al sentire quelle parole Itachi tornò indietro, voleva dirgli la verità, se la meritava. Cavolo, si stava forse ammorbidendo?
“È un bel bambino e intelligente, è impossibile non volergli bene. Con quello che faccio spero di proteggere anche lui.” Detto ciò corse verso la finestra e saltò giù.
Kakashi gli fu subito dietro e lo vide scomparire nel giardino. In quel preciso istante Gai entrò nella torre.
“Per fortuna stai bene! Ce l’abbiamo fatta! Dov’è Itachi?”
“Se n’è andato.” Rispose semplicemente Kakashi.
Il verde annuì. “E Yohura?”
“Non so. Sarà meglio cercare per il palazzo.”
 
Cercarono a lungo ma non lo trovarono. Il mercenario, infatti, appena aveva capito l’inganno, aveva preso i suoi uomini ed era fuggito. Lui e la sua organizzazione avrebbero trovato un altro modo per acquisire la formula del veleno. Il suo potere aveva una pecca e non poteva combattere di nuovo i ninja di Konoha, l’Uchiha e le guardie dei due signori.
Avrebbe raggiunto il quartier generale di lì a pochi giorni, poi avrebbe formulato con Hisao un nuovo piano. Pensava addirittura di andare a cercare Kasumi-sama, lei sicuramente aveva memorizzato la formula. Quella donna aveva tentato in tutti modi di farlo entrare nel gruppo dei suoi docili cagnolini, ma non c’era riuscita. E così, nonostante avesse detto che non avrebbe mai perso la speranza in lui l’aveva abbandonato tra quei cadaveri, ma lui si era solo finto morto, grazie al suo potere aveva lasciato uscire tutta la sua essenza vitale. Appena era rimasto solo era fuggito.
Era stato facile così scoprire il segreto della donna e se l’era tenuto ben stretto, non rivelandolo a nessuno. Sapeva che un giorno gli sarebbe tornato utile. Quel giorno forse era arrivato.
 
Quella notte al castello di lady Akemi vi furono grandi festeggiamenti e anche gli shinobi di Konoha furono invitati a parteciparvi. Alcuni di loro, come Gai e Raido, si divertivano e ridevano e scherzavano con tutti, altri, Kakashi e Genma, se ne stavano imbronciati in un angolo con davanti una bottiglia mezza piena di sakè.
“Sai, io so perché me ne sto qui lontano da tutti, ma tu … insomma Genma non è da te!” disse il Copia-ninja bevendo un sorso dal suo bicchiere.
“Vuole sposare quel vecchiaccio.” Borbottò lui.
In quel momento Raido entrò al centro della sala con al braccio una damigella e la fece volteggiare.
“Sul serio?” domandò Kakashi sconcertato. “Sicuramente è un’ottima mossa strategica e lui è una brava persona.”
“Non me ne frega un cazzo.”
“Lo immaginavo. Ma sai che nemmeno tu sei una buona scelta, strategicamente parlando.”
Il ninja con la bandana arrossì, mentre Gai, dall’altra parte della stanza, si mise a sfidare una delle guardie a braccio di ferro.
“Nemmeno lo voglio! Mi ci vedi in questo mondo?”
“No, ma per amore si fanno cose stupide. Tante cose stupide.”
“Come lasciare fuggire un famigerato assassino?”
Kakashi sospirò. “Gen …”
“Io e Raido ci abbiamo pensato un po’ su ed è ovvio che tu sia innamorato di questa Kasumi. Kakashi, non ti caccerai nei guai per questo, vero?”
Il Copia-ninja deglutì, leggermente a disagio. “No, non lo farò.”
“Sai, Yondaime-sama aveva grandi speranze per te. Ce lo diceva spesso. Chissà un giorno potremmo rimediare alla nostra mancanza con te.”
L’Hatake cercò di ignorare ciò che quelle parole implicavano e decise che era ora di cambiare aria. “Non dovete rimediare a nulla. Voi avere fatto un ottimo lavoro con Minato-sensei.” Detto ciò se ne andò.
Allora, Genma uscì sul balcone per prendere una boccata d’aria. Qui fu raggiunto ben presto da lady Akemi, che con grazia si appoggiò di schiena contro la balaustra, il suo lungo vestito verde frusciava alla fresca brezza serale.
“Cosa c’è che non va?” Lo shinobi alzò le spalle indifferente. “Non farti pregare, Gen.”
“Voglio che tu sia felice.” Allungò una mano verso il viso della donna e lo accarezzò. “Che cosa t’importa di possedere più terreni?”
Akemi si chiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco. “Non lo faccio per questo. Non solo almeno. Lord Yoshida è anziano e ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui.”
“Ha bisogno di una badante, non di una moglie.”
“Genma! Lui si è occupato di me quando sono subentrata a mio padre. Ero spaesata, ma mi è stato accanto, e grazie a lui sono riuscita a diventare quello che sono ora. Questo è solo un piccolo gesto per ricambiare quel favore.”
“Piccolo? Lo stai per sposare!”
“Resta con me. Stai al mio servizio, potrei … sarebbe più facile.”
Genma la strinse tra le braccia e la baciò con dolcezza. “Non posso” disse poi. “Raido morirebbe senza di me.” Cercò di scherzare.
Un leggero tossicchiare provenne dall’interno e lord Yoshida apparve davanti a loro. I due amanti si separarono subito, la dama arrossì.
“Mio signore, è … è …” balbettò lei.
Genma fece un passo avanti. “Sono io che ho superato il limite, Ake … lady Akemi non c’entra nulla.”
L’anziano assunse un’espressione enigmatica. “Sono dietro quella porta da un po’ di tempo.” Spiegò.
Lo shinobi pensò che ora avrebbe ordinato di tagliargli la testa o qualcosa del genere, invece sorrise.
“La cosa mi ha fatto riflettere. Ti ho visto crescere Akemi, sono persino più vecchio di quanto non fosse tuo padre. Questa cosa del matrimonio non si può fare.”
Akemi sbarrò gli occhi terrorizzata. “No, lord Yoshida! Io so che il mio comportamento è …”
“Il tuo comportamento è lodevole, mia cara. Questo giovanotto tiene a te e ciò che c’è tra di voi non è affar mio, né di nessun altro. Il fatto che tu voglia prenderti cura di me è un gesto altruista, per questo vorrei che si prendessero accordi diversi tra di noi.”
“In che senso?” lo interruppe il ninja con la bandana senza riuscire a trattenersi.
Il vecchio sorrise. “Vorrei adottare Akemi come mia figlia e renderla la mia unica erede. Vivrò così nel suo castello e avrò qualcuno che mi faccia compagnia nella mia vecchiaia.”
La dama con le lacrime agli occhi si lanciò tra le braccia dell’anziano signore, che la strinse a sé. Genma afferrato ciò che quelle parole comportavano scoppiò a ridere.
“Bene, ora risolto questo, credo che andrò a riposarmi.” Affermò lord Yoshida. “Voi due godetevi il resto della serata.” Detto ciò se ne andò.
Quando rimasero soli Akemi sorrise timidamente al ninja. “Hai avuto quello che volevi.”
Lui ghignò. “Non ancora.” Prese la sua mano e la fece roteare, stringendola a sé e poi cominciando a dondolarsi ritmicamente. La dama accoccolò la testa sulla sua spalla e si lasciò guidare.
“Gen?”
“Mmmm …”
“Non sono solo la conquista di cui l’eroe si vanta quando torna a casa, vero?”
“No, lo sai.”
“Papà diceva sempre che mi piaceva quello che non potevo avere.”
Genma smise di ballare e guardò la donna dritta negli occhi. “Aki …” si rigirò nervosamente il senbon con la lingua. “Tu mi hai. Magari non sono sempre qui fisicamente, ma mi hai.” Cercò di spiegarsi, nonostante l’imbarazzo.
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime. “Non me l’avevi mai detto.”
“Perché non voglio che questo ti impedisca di cercare qualcuno di più adatto, qualcuno che con cui tu possa farti vedere in giro, accanto al quale tu possa svegliarti per più di qualche giorno ogni sei mesi, che ti …”
Le labbra di Akemi si posarono sulle sue mettendolo a tacere. “Anche tu mi hai.” Rispose lei con un sorriso.
 
Kakashi era su una delle torri del castello e guardava il cielo. Si chiedeva come la missione dell’altro gruppo stesse procedendo, si chiedeva come Shiori avesse reagito alla notizia su Kishiko, si preoccupava per lei, per tutti loro. Si rigirò tra le mani il documento con la formula per il veleno di Zenko egli diede una letta. Non ci capiva niente di chimica, ma la famiglia Nara avrebbe trovato un antidoto.
Sentì il grande portone aprirsi e dei passi delicati muoversi verso di lui. Voltò leggermente la testa per vedere di chi si trattasse e vide la slanciata figura di lady Akemi avvicinarsi a lui e sedersi al suo fianco.
“Pensavo stessi parlando con Genma.”
“Ho pensato che ti dovevo una spiegazione.”
Kakashi si passò una mano sul volto e sospirò. Non era sicuro di voler sapere. “Quando?” chiese.
“Qualche mese dopo l’attacco alla Kumori. È arrivata qui deperita e pallida come un cencio, ma l’ho riconosciuta subito. Portava una parrucca blu e il suo volto era più tirato, ma i suoi occhi sembravano sempre leggerti l’anima. Mi ha consegnato la formula, dicendo che si fidava di me e del fatto che non avrei mai voluto una guerra. La pregai di stare qui una notte e riposarsi, ma lei disse che se ne doveva andare nel Paese dell’Acqua per un’altra missione.
Mi disse che lei si sarebbe occupata dell’antidoto, ma che se non ci fosse riuscita e mi fosse giunta notizia della sua … morte, allora avrei dovuto consegnarlo a te, che avresti saputo cosa farne. Voleva distruggerlo, ma doveva essere sicura di avere una cura prima.
Kakashi, mi dispiace tanto. Sarei voluta venire al suo funerale, ma non potevo. Quando l’ho vista ho creduto di avere le allucinazioni. Solo il consigliere che Iwao ha ucciso sapeva la verità, Iwao deve averci sentito parlare e ha avvertito la Kumori.”
Lady Akemi tacque, lasciando il Copia-ninja ad analizzare il suo discorso. L’uomo però si riprese subito.
“Mi dispiace ti abbia cacciato in un guaio simile.”
“Ma figurati, io potevo non accettare. Mi ha fatto piacere poterla aiutare e sapere che era viva.” Rispose la donna con un sorriso.
“A volte, credo di non sapere più che cosa voglia che io faccia. E dire che prima ci capivamo senza nemmeno dover essere nella stessa stanza.” La dama posò una mano sulla spalla del ninja. “Scusa, non dovrei dire queste cose.”
“Sai, io ho avuto poco per valutare, ma mi sembrava sempre lei, solo più preoccupata e in ansia. Quando parlava di te, vedevo la fiducia ricrescere in lei.”
Kakashi si passò una mano tra i capelli. “Grazie per le informazioni. E Akemi, se posso dare un consiglio, non rinunciare a qualcosa che ami per un po’ di terre.”
La donna arrossì. “Lui … lui ti ha detto che … Non importa. Non mi sposo più.” Rispose con un sorriso e si alzò, aiutata dallo shinobi. “Ora è meglio che vada.”
Lui annuì. “Fa in modo che per le sei sia alle porte del palazzo.”
“Non lo farò tardare.”
Rimasto solo, il Copia-ninja appoggiò le braccia contro il muretto ed osservò il mondo intorno a lui. Se lo sentiva nelle ossa che qualcosa si stava muovendo, che qualcosa sarebbe cambiato. Temeva che sarebbe andata sempre peggio. L’unica cosa che risollevava il suo morale era che presto avrebbe rivisto Naruto.
“Ti ama ancora” gli aveva detto Itachi, cercando forse, per qualche ragione a lui sconosciuta, di consolarlo. Al diavolo quel bastardo! Non aveva intenzione di perdere troppo tempo a pensarci, lo faceva solo stare male.
 
Il giorno successivo i quattro ninja se ne andarono, salutati con molta più cortesia di quando erano arrivati. Quando furono abbastanza lontani dal villaggio, Raido posò un braccio sulle spalle di Genma.
“Allora?”
“Cosa?” sbuffò lui rigirandosi il senbon tra le labbra.
“Tu e lady Akemi?” Kakashi alzò gli occhi al cielo e Genma allontanò l’amico con uno spintone. “Che ho detto?”
“Che sei un cretino.” Rispose il ninja con la bandana.
Raido mise il broncio, ma poi si rivolse al caposquadra. “Che ne facciamo di Itachi, lo seguiamo?”
“Non oggi.” Rispose Kakashi. “Qualunque fossero le sue ragioni ci ha aiutato. Lasciamolo andare, avremo altre occasioni.”
“Poteva portarci dall’uomo con la maschera.” Precisò Genma.
“Si, ma … Nessuno di noi è ancora pronto per questo.”
I tre shinobi abbassarono la testa, sentendosi sconfitti.
“Dai, ragazzi! Abbiamo vinto stavolta! Guardiamo il lato positivo!” urlò Gai.
“Si può sapere come fai?” chiese Raido.
“Lui è sempre stato così anche quando eravamo piccoli” spiegò Genma. “Niente lo abbatte.”
Gai fece una smorfia, non proprio niente, ma cercava sempre il lato positivo nelle cose.
“Gai ha ragione stavolta.” Disse Kakashi. “Abbiamo la formula e un modo per sconfiggere la Kumori e Genma ha impedito a lady Akemi di sposare un altro. Direi che è una vittoria.” Sorrise ai suoi compagni infondendo loro fiducia. Avrebbe voluto averne così tanta anche per sé stesso.
 
Quando entrò nel grande giardino, Itachi si trovò assaltato da due paia di braccia che si stringevano attorno alle sue gambe.
“Zio Itachi!!!” urlavano i bambini.
Li prese entrambi in braccio e cominciò a dirigersi verso la casa.
“Ehi! Cosa mi raccontate?”
“Shiori non è ancora tornata” cominciò Amaya.
“Lo zio Shisui borbotta e sente qualcosa di strano qui.” Spiegò Hikaru, toccandosi lo stomaco. “Non è bello.”
“Lo zio Shisui si preoccupa, perché si dimentica che la mamma è la kunoichi più forte del mondo.” Rispose Itachi.
“Anche tu sei preoccupato.” Ribattè Hikaru.
L’Uchiha alzò gli occhi al cielo, era la copia minuscola di sua madre.
“Io lo faccio per lavoro.” Scherzò, posandoli a terra e scompigliando i capelli neri del bambino.
“Tornerà vero?” chiese Amaya, cercando di fare la bambina forte, ma con il labbro inferiore che tremava.
“Oh sì, molto presto.”
Si alzò in piedi e salutò Shisui che li aspettava davanti alla porta.
“Adesso bambini andate a giocare, lo zio Itachi deve riposarsi un po’.” I due bambini si allontanarono, ma i due shinobi sentirono Hikaru sussurrare “bugia”. “È tremendo. Il più delle volte non so come comportarmi.”
“Stanno bene. Questo è l’importante.” Un attacco di tosse lo colpì e Shisui corse accanto a lui e lo sorresse.
A passi lenti lo portò al piano di sopra nella propria camera e lo fece sdraiare sul letto. Itachi, ripresosi un pochino, cominciò a togliersi tunica e maglietta, mentre il compagno frugava in un cassetto.
“Hai tardato troppo stavolta!” lo redarguì. “E senza Shiori non è così facile.”
“Queste medicine ritardano solo …”
“E che continuino a ritardarlo!” gridò il ninja cieco. Si passò una mano tra i capelli esasperato. “Scusa.”
Si avvicinò al compagno, che attivò lo Sharingan e osservò il suo braccio. Puntò un dito, vicino alla sua spalla. “Qui”, indicò all’altro Uchiha. Shisui inserì l’ago della siringa nel braccio e spinse in basso lo stantuffo.
Quando tolse l’ago, aiutò l’amico a sdraiarsi. “Ora aspettiamo che faccia effetto.” Fece per alzarsi, ma Itachi lo trattenne.
“Stai qui.”
Shisui sorrise. “Si. Raccontami com’è andata la missione.”
“Ho aiutato Kakashi. Credo che sia sempre più confuso. Volevo dirgli la verità, ma non è compito mio, vero?”
“No, non lo è. Spero che Shiori si decida presto.”
“Mi odiavano tutti. Kakashi, Genma, Raido, persino Gai. A volte, mi scordo quante persone ho …”
“Smettila ora.” Lo redarguì Shisui. “Ci sono anche tante persone che ti amano, Itachi. Quindi ora smettila. Se c’è una cosa che posso dirti è che non sei una persona malvagia.”
“Una volta lo credevo, ora …”
“Non sei cambiato molto da allora.”
“Allora sorridevo di più.”
“Si, anche se ora non posso vederlo.”
“Shisui …”
“Si?”
“Io …” E poi fu silenzio. L’iniezione aveva fatto effetto. L’Uchiha si alzò dal letto, prese una coperta nell’armadio e la mise addosso all’amico. Poi, uscì dalla camera ricordandosi di spegnere la luce. Si lasciò scivolare contro la porta e sospirò. Stava peggiorando, la parte anestetica nell’iniezione non aveva mai fatto effetto così velocemente. Shiori doveva assolutamente trovare una cura, non poteva perdere il suo migliore amico di nuovo.
 




 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: WibblyVale