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Autore: Celtica    14/06/2016    7 recensioni
[ Modern!AU! | Sansa/Petyr | Sansa/Sandor ]
È come se la stessero strattonando:
Da una parte c’è Petyr Baelish, che Sansa accoglie come il salvatore, colui che l’ha portata via dal suo ex, Joffrey; dall’altra il Mastino, in una spirale di amore/odio.
In una città dove a regnare è l’azienda dei Lannister, Sansa sembra trovarsi al centro di un complotto.
Ma chi è il vero nemico?
Dal capitolo uno:
«Vieni con me» dice Petyr, facendole segno di salire in macchina.
Sansa non sa perché, ma obbedisce. È ciò che ha fatto per tutta la vita: obbedire. Sempre e comunque.

Dal capitolo due:
«Dove mi stai portando?»
È un sussurro, ma a lei sembra di averlo gridato.
Si chiede cosa ci sia oltre gli alberi, magari un luogo nascosto dove Petyr vuole farle del male.

Dal capitolo sei:
«Per favore…» sussurra ancora lei, spingendo la mano di Sandor con la sua.
È ruvida e fredda come il ghiaccio, eppure, nello sguardo di lui, Sansa riconosce qualcosa che è abituata a vedere da tutta una vita.
Desiderio.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joffrey Baratheon, Jon Snow, Petyr Baelish, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Vieni con me 3

Vi avevo detto che sarei tornata presto!


Niente è più lo stesso da quando ci Sei





Siedi qui
e lasciati andar così.
Lascia che
entri il sole dentro te.
E respira tutta l'aria che puoi…
I profumi che senti anche tu,
sparsi intorno a noi.
(Mediterraneo, Mango)

 

 

S

ui pantaloni di tela, Sansa vede riflettersi giochi di luce e ombra.
Volta il capo verso il bosco, ai lati della strada, e, di nuovo, si chiede dove Petyr la stia portando.
Non riesce ancora a credere di essere fuggita da Joffrey, di non dover più subire le sue mani su di lei… Sfiora con le dita i lati del collo, lì dove si è sentita stringere.
È successo solo un’ora prima, quando ha creduto di morire.
Ora che può farlo, Sansa si trova a chiedersi se davvero lui era pronto a ucciderla. Se non lo avesse colpito fuggendo, cosa ne sarebbe stato di lei?

Guarda il suo salvatore, le mani ferme sul volante, lo sguardo fisso sulla strada che ha davanti.
Troppi se riempiono la sua mente, mentre sente il desiderio di parlargli. Vorrebbe fargli domande, sentire la sua voce, sentirsi dire che andrà tutto bene. Che non dovrà più tornare da Joffrey, che lui non le farà mai del male.
Vorrebbe sentirglielo dire e ripetere, e ripetere ancora, fino alla nausea. Vorrebbe che l’auto si fermasse, che Petyr la stringesse tra le braccia, giusto un momento, solo per poter piangere su di lui.

Quando il mezzo imbocca la strada sterrata, facendola sobbalzare, Sansa ripensa alla città che ha lasciato, chiedendosi quando potrà tornare.
Forse lui vuole solo nasconderla… Eppure, si dice, stringendo le mani sulle gambe, le mancheranno le vie affollate di gente, i palazzi alti che riflettono il cielo. Le luci, che le hanno sempre impedito di guardare le stelle.

«Tutto bene?» le chiede Petyr, allontanando un istante gli occhi dalla strada che ha davanti.
Sansa sente l’auto rallentare, la ventola del motore accendersi, ogni piccolo ostacolo riflettersi sul suo sedile. Sospira, quasi a convincersi della risposta che sta per dare.
«Sì» mormora, facendo un lieve cenno con la testa. «Ora sì.»

Non si volta a guardarlo, eppure sa che Petyr sta sorridendo. È come se la sua espressione fosse impressa in ogni parte dell’abitacolo, nella sua guida tranquilla, nel modo rilassato in cui tende il braccio verso di lei, cercando la sua mano.
Sansa arrossisce quando si sente stringere.
Eppure, eppure quel gesto è la sua salvezza, è più di quanto avrebbe mai potuto sperare di ricevere da Joffrey.
E, quando la mano torna sul volante, è come se qualcuno avesse spento la luce.
Sansa torna a pensare alle cose brutte, ai ricordi dolorosi di ciò che il suo ragazzo le faceva.

In mezzo al bosco appare una piccola radura. Al centro, un lago circondato da cannetti, dalla forma lunga, come se fosse una ferita aperta sul terreno.
È il cuore della terra, pensa Sansa.

«Siamo quasi arrivati» dice Petyr, prendendo un’ulteriore svolta.
C’è una montagna oltre le cime degli alberi. Sansa ne osserva la punta, chiedendosi quanto sia alta.
«È piena di grotte» spiega lui, come ad averle letto nel pensiero. «Un giorno ti porterò lassù.»

Farà freddo, si dice… Ma sarà bello.
In fondo, pensa, Joffrey non l’ha mai portata da nessuna parte, costringendola a rimanere sempre in casa mentre lui usciva.

Quando l’auto si ferma, Sansa vede una baita di legno dai tetti spioventi e le finestre tonde. Ha un che di fiabesco.
Dovrà vivere lì?
Comincia a rimpiangere di essersi fidata di Petyr. Lei non vuole restare lì, non vuole dormire in un bosco, ai piedi di un monte. Vuole tornare in città, sì, vuole andare via.
Potrebbe chiedere scusa a Joffrey, potrebbe andare da qualche parente, tutto pur di non rimanere in quel posto.

«Si tratta di un giorno» Petyr, seduto al suo fianco, inchioda gli occhi ai suoi. «Solo di un giorno. Poi ti porterò a casa.»
«Cosa facciamo qui?»
Dire che ha paura è inutile, Sansa è sicura che lui riesca a leggerglielo in faccia, che non ci sia bisogno di dirglielo.

«Lo faccio per te» continua lui, prendendole la mano. «Tu sai che voglio solo il tuo bene, vero?»
Mille risposte passano nella mente di Sansa, mentre Petyr disegna dei cerchi sul suo palmo.
Un brivido, e un piccolo fuoco comincia ad accendersi dentro di lei.

«Niente è più lo stesso da quando ci sei.»
Lo dice senza pensare, specchiandosi nei suoi occhi che sanno di sale.

 n

 
Note dell’autrice:

Ringrazio Il Giardino di Efp che mi sta costringendo a riprendere sempre questa storia, con le sue sfide e i suoi prompt.
Nel prossimo capitolo scopriremo perché Petyr l’ha portata così lontano. Fatevi sentire, strigliatemi un po’, anche perché arriveranno anche altri personaggi…
Celtica

 

   
 
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