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Autore: Allymc89    14/06/2016    3 recensioni
La morte è nel destino degli shinobi, lo sanno tutti. Ma uno di loro non ci sta; ha già visto troppe persone morire e troppe persone piangere i propri cari. E non vuole più vedere lacrime, soprattutto le sue. Durante la quarta guerra ninja, un sacrificio fatto per amore rischia di passare inosservato. Questa è la mia versione di come mi piacerebbe che fossero andate le cose.
E' la mia prima fic; dopo essere stata un'accanita lettrice, ho deciso di scrivere sulla mia coppia canon preferita, spero di avervi incuriosito e che mi facciate sapere cosa ne pensate!
(Ho cambiato il rating in giallo per via di una scena nell'ultimo capitolo)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 13
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12 (Shikamaru riceve la lettera di Gaara e parte per Suna)
 
 
 
Le parti in corsivo sono falsh-back o ricordi di Temari.
 
 
“È cominciato tutto il giorno in cui ho rischiato di perdervi, tutti e due”  proferì Temari.
“Tu eri stato avvelenato a morte da Sasori “ e guardò Kankuro, “mentre tu” e si girò verso Gaara, “eri disperso chissà dove in mano all’Akatsuki. Mi avete fatto prendere un colpo!” sbottò. Il ricordo di quel giorno, con la paura e l’impotenza che aveva provato, erano ancora ben vividi dentro di lei e forse non l’avrebbero mai del tutto abbandonata.
“E’ stato un miracolo che tutto si sia risolto per il meglio e di certo non è stato grazie a me se siete ancora vivi. Mi sono sentita veramente inutile” rimarcò con amarezza.
“Il mattino dopo mi sono recata alla tomba della vecchia Chiyo per portare dei fiori ed è stato allora che ho visto Ebizo-sama, o meglio che l’ho sentito. Parlava con la lapide come se la sorella potesse ancora sentirlo e l’ho udito chiaramente dire che Gaara si sarebbe potuto salvare prima che gli fosse stata estratta la monocoda con la unmei no kokan justu se solo il tutto fosse successo qualche anno fa. A quel punto mi sono avvicinata e gli ho chiesto di che cosa stesse parlando. In sua difesa posso dire che sono stata molto insistente e che mi aveva messa al corrente di quanto fosse pericolosa, ma ho voluto che me la insegnasse a tutti i costi. Così se ci fosse stato nuovamente bisogno avrei potuto fare qualcosa”.
Temari riprese fiato ripensando alla sua conversazione con il vecchio.
 
“La unmei no kokan justu è una mia creazione ed il suo uso è proibito da anni perché è incompleta. Funziona sì, ma è praticamente una tecnica suicida.”
“Di cosa si tratta?” aveva chiesto Temari per nulla intimorita.
Ebizo aveva aperto il rotolo: “Vedi queste caselle bianche? Qui devi inserire il nome delle persone a cui vuoi applicare la tecnica, insieme ad almeno una goccia del loro sangue. Funziona come la tecnica del richiamo: dopo aver composto i sigilli con le mani ed aver impastato il chakra, fai cadere un po’ del tuo sangue sopra quello della persona con cui vuoi scambiare il tuo destino”
“Non capisco..” aveva risposto lei
“Con la tecnica del richiamo lo richiami a te, e con la parte della tecnica della dislocazione che sono riuscito a copiare dal quarto Hokage sarai tu ad andare da lui”
“In pratica è uno scambio.. io prendo il suo posto e lui il mio?”
“Esattamente.. per questo l’ho chiamata tecnica dello scambio del destino. L’avevo pensata per tutte quelle situazioni a distanza o dove non si sa dove si trova qualcuno. Avrebbe potuto essere molto utile se solo fossi riuscito a perfezionarla. Poteva essere usata per liberare degli ostaggi, o per andare in soccorso a qualcuno finito in un’imboscata.
Se non fosse stata proibita e avessimo avuto il sangue di tuo fratello, ieri avremmo potuto riportarlo da noi ovunque fosse stato. Ma in cambio, chi avesse attivato la tecnica, si sarebbe trovato al posto di Gaara, nelle mani dell’Akatsuki. E se quei criminali non lo avessero ucciso, sarebbe comunque morto nel giro di pochi giorni, il problema infatti  è che la tecnica attiva un sigillo che consuma inesorabilmente il chakra del suo utilizzatore, e finora non è stata trovata una soluzione o una cura”.
 
 
Temari sbuffò tornando alla realtà; “Ci ho messo settimane a raccogliere di nascosto il sangue di tutti..”
“Sapevi già che l’avresti usato durante la guerra?” aveva chiesto Gaara a bruciapelo.
“No.. l’avevo dietro già da prima. Lo tenevo pronto come ultima risorsa.”
“Perchè hai scelto proprio quelle persone? Posso capire il mio nome e quello di Gaara ma.. Naruto e gli altri.. saresti davvero morta per loro?”. Era stato Kankuro a porre la domanda cruciale.
“Naruto ha salvato la vita di Gaara e la sorte dell’intera guerra era nelle sue mani, direi che ne valeva la pena. La Haruno ha curato te, senza il suo intervento saresti morto, sono in debito anche con lei, Kankuro..” Temari si rendeva conto di essere fin troppo aperta e onesta nel suo racconto ma sembrava che le parole uscissero dalla sua bocca da sole, fuori dal suo controllo
“Per quanto riguarda Shikamaru e suo padre.. beh io avevo fatto una promessa”
Chiuse gli occhi, quel ricordo riusciva tuttora a portare con se una malinconia davvero opprimente.
 
 
Era da poco arrivata al villaggio della Foglia per consegnare dei documenti al quinto Hokage, quando aveva assistito ad una lunga processione di shinobi in lutto, che erano di ritorno dal cimitero.
Passando attraverso quel fiume di abiti scuri sentì distintamente: “Povero Asuma.. ho saputo che Kurenai è incinta, non ha fatto in tempo a conoscere il suo stesso figlio, è così ingiusto!”.
Si era voltata a quel nome: Asuma.. l’aveva già sentito.. ma certo! Asuma-sensei, il maestro di Shikamaru! Ogni tanto lui lo nominava e sembrava fossero molto legati.
Provò a cercare qualcuno del suo team con lo sguardo, ma non vide nessuno di loro tra la folla.
Erano venute davvero molte persone a dargli l’ultimo saluto, constatò, evidentemente quell’uomo doveva essere stato molto benvoluto.
Ma per lei il dovere era sempre venuto prima di tutto, perciò aveva proseguito per adempiere ai suoi compiti di ambasciatrice. Sarebbe andata a fare le condoglianze a Shikamaru, una volta finito.
Aveva lasciato l’ufficio di Tsunade solo nel tardo pomeriggio, e ora si stava incamminando verso l’abitazione dei Nara.
Aveva già guardato sulla collina dove di solito quel pigrone andava a poltrire, ma non c’era traccia di lui, così, non avendo altra idea di dove cercarlo, si era diretta verso casa sua.
Ormai era sera, sperava di non essere inopportuna, ma sarebbe partita il mattino dopo all’alba e non avrebbe avuto altra occasione di vederlo. Si disse che gli avrebbe fatto velocemente le sue condoglianze e che se ne sarebbe andata subito dopo.
Il cancelletto che delimitava il giardino era aperto perciò entrò.
C’era una luce accesa in una stanza al limite della casa; fece per avanzare, quando sentì un colpo provenire dall’interno e la luce si spense all’improvviso. Azzerò il chakra e si avvicinò con cautela. Udì due voci tra cui riconobbe quella di Shikamaru.
La porta scorrevole si aprì e Temari si nascose dall’altra parte contro la parete. Non sapeva nemmeno lei perché lo fece, le venne istintivo. Sentiva di essersi intromessa in qualcosa di delicato e personale, sentiva che la sua presenza lì e in quel momento era di troppo, e non aveva avuto il coraggio di palesarsi.
Shikaku era uscito; Temari sentiva i suoi passi allontanarsi lungo il portico quando improvvisamente delle urla la fecero raggelare sul posto. Provenivano dall’interno ed erano grida disperate di un dolore profondo, rabbioso e viscerale, .
Temari combatteva da sempre, aveva preso parte a innumerevoli missioni e credeva di essere abituata a certe cose. Aveva sentito decine di urla in vita sua, urla di rabbia e di dolore che spesso era stata lei stessa a provocare, ma era sempre riuscita a rimanere insensibile a tutte. Aveva ucciso diversi nemici e assistito alla morte di alcuni compagni, era stata addestrata per questo. Glielo aveva perfino sbattuto in faccia a Shikamaru, nella sala d’spetto dell’ospedale anni prima, quando attendevano notizie sul suo amico e lui era schiacciato dal senso di colpa e dal fallimento.
Ma in quel momento le sue urla le sembravano diverse da tutte quelle che avesse mai sentito.
Lo stesso pianto che già quella volta l’aveva afflitta più di quanto avrebbe voluto ammettere, ora la stava letteralmente piegando.
Quei suon si facevano strada dentro di lei, sembrava le entrassero dalle orecchie per poi insinuarsi sotto la pelle e penetrare nel più profondo del suo essere. Era qualcosa di straziante e insostenibile.
 Temari ingioiò a vuoto e istintivamente si portò una mano al cuore, il respiro accelerato e una rabbia mista e impotenza si impossessò di lei. Improvvisamente desiderò con tutte le sue forze che tutto ciò che provocava a Shikamaru tutta quella sofferenza passasse a lei. Si sarebbe fatta carico della sua pena pur di non sentire mai più quel lamento che si conficcava nel suo cervello con la stessa violenza di un kunai nel petto.
Temari si era lasciata scivolare a terra senza emettere alcun suono.
Per la seconda volta nella sua vita si sentiva inadeguata.
Fin da piccola aveva sempre voluto essere un’abile kunoichi e si era allenata duramente e senza sosta per diventarlo. Sapeva quali erano le sue lacune e si era impegnata per migliorarle. Non le era mai interessato essere una persona compassionevole perciò ora non sapeva come si consolava qualcuno. E come poteva? Si disse. Quando era toccato a lei, nessuno l’aveva consolata, e aveva appena 3 anni quando la madre era morta. Si sentì così stupida: era venuta lì con l’intento di porgere delle condoglianze più per formalità che per portare veramente sollievo. D’altronde non avrebbe saputo dare altro.
Allora cosa ci faceva ancora lì? Non poteva consolare Shikamaru così come non era riuscita ad aiutare i suoi fratelli giorni prima. A quel pensiero la sua mano scivolò sul fianco e incontrò il rotolo; forse.. qualcosa per lui poteva ancora farla. Si alzò e senza farsi notare lasciò l’abitazione dei Nara per tornare alla sua camera d’albergo.
 
 
“Temari? Stai bene?” il fastidioso ticchettio dei macchinari si era fatto più forte, ad indicare che la pressione si era alzata bruscamente. Bastava il solo ricordo di quelle grida, per turbarla più di quanto volesse mostrare e ora che era debilitata il suo corpo ne risentiva maggiormente.
Vedendola ansimare pesantemente, i fratelli si erano precipitati al suo capezzale preoccupati “Cerca di non agitarti..” aveva detto Kankuro, fulminando Gaara con lo sguardo. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea forzare la sorella nelle sue condizioni.
Ma Temari scosse la testa, era decisa a raccontare tutto: via il dente, via il dolore!
“Il giorno in cui hanno seppellito il maestro di Shikamaru io ero a Konoha e inavvertitamente ho sentito quanto fosse disperato per la sua morte. Non c’era niente che avrei potuto fare o dire in quel momento per farlo sentire meglio però..” e dicendo questo abbassò lo sguardo per non incrociare quello dei fratelli “Ho pensato che se mai avessi potuto fare qualcosa in futuro per non sentirlo piangere mai più così.. beh io l’avrei fatto, qualunque cosa”. Rimase in silenzio in attesa del giudizio degli altri due, pronta a sentirsi dire di tutto, invece solo un confortante silenzio, nessun commento, nulla.
In realtà ne Gaara ne Kankuro aveva avuto il coraggio di proferire parola; erano sorpresi del fatto che la sorella si fosse innamorata di quel Nara di Konoha, perché anche se non lo aveva ammesso apertamente, era comunque lampante. Nessuno dei due immaginava che Temari celasse dentro di sé un cuore così grande e dei sentimenti così profondi; erano abituati a vederla come una fredda ed efficiente macchina da guerra e il suo lato altruista e compassionevole li aveva letteralmente spiazzati.
Quindi lei proseguì: “Quella sera io ho diciamo.. assistito ad una conversazione privata tra Shikamaru e suo padre. Shikakau Nara aveva dato al figlio il suo spazio perchè potesse sfogarsi ed era uscito dalla stanza.. Ci sarò sempre per te, gli aveva detto dal portico, prima di lasciarlo solo a gridare tutto il suo dolore. Shikamaru non l’ha nemmeno sentito, perché le sue urla erano troppo alte, ma io ero vicino e anche se era appena un sussurro l’ho udito chiaramente. Avevo già conosciuto quell’uomo anni fa, quando eravamo andati in soccorso degli shinobi della Foglia che inseguivano quell’Uchiha. E già allora si era dimostrato davvero un ottimo padre e anche in quell’occasione non è stato da meno. Il genitore ideale.”
Il sedativo in circolo stava letteralmente sciogliendo i freni inibitori di Temari, che aveva riversato sui fratelli un mare di parole e sentimenti trattenuti dentro di lei fin troppo a lungo.
“E per questo che hai deciso di usare la tecnica su di lui durante la guerra?” aveva chiesto cautamente Gaara.
Temari aveva annuito, “Shikamaru aveva già perso il suo maestro, non avrei lasciato che perdesse anche suo padre. Così, dopo quella volta, ho deciso di inserire anche il suo nome sul rotolo. Quella notte, quando la decacoda ha lanciato la teriosfera, ero vicina a quello Hyuga che Naruto aveva battuto alle selezioni per diventare Chunnin anni fa. Deve aver usato il Byakugan perché ha capito subito che era diretta verso il quartier generale. Sapevo che il padre di Shikamaru si trovava li, allora ho deciso di usare la tecnica proibita, pensando che io mi sarei ritrovata al suo posto e che lui invece sarebbe comparso in mezzo al campo di battaglia dove mi trovavo io. Ero sicura che sarei morta nell’esplosione, ma lui almeno si sarebbe salvato.. Per questo quando mi sono risvegliata qui ho creduto che qualcosa fosse andato storto”
I fratelli avevano sospirato; la consapevolezza che Temari era stata disposta a suicidarsi per qualcuno che probabilmente non lo avrebbe mai saputo non era facile da digerire.
“Non hai idea del perché siete finiti a chilometri di distanza dalle rispettive postazioni?” aveva chiesto Gaara serio. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto rendere conto a terzi dell’accaduto, e voleva tutte le informazioni possibili.
“No..” aveva risposto onestamente Temari “Forse avevo consumato già parecchio chakra in battaglia e non sono riuscita a concentrarmi alla perfezione, C’è anche da dire che era la prima volta che la provavo, una tecnica del genere non puoi esercitarti ad usarla..”
Temari sembrava esausta ed ora che avevano avuto tutte le spiegazioni di cui avevano bisogno, i fratelli volevano solo che lei riposasse.
“E’ andata bene così, anzi è stato quasi un miracolo” concluse Kankuro “se ti fossi trovata al quartier generale non avresti avuto scampo, ma in questo modo l’esplosione ti ha investito solo parzialmente”
“Sembra quasi che tutto sia accaduto per un motivo..” aveva bisbigliato Gaara.
“E’ esattamente quello che ho pensato anch’io, quando ho capito che era giunto il momento di aprire il rotolo, avevo pochi secondi per agire, ma è stato come un flash” aveva detto Temari con lo sguardo perso nel vuoto, la voce sempre più debole: “il tuo rapimento Gaara, l’idea di nostro padre di rubare quel jutsu, la conversazione che ho origliato dai Nara.. tutti i pezzi si sono incastrati alla perfezione.. e ho avuto al consapevolezza che era destino che io dovessi morire così e in quel momento. Tutto perché Shikaku Nara doveva salvarsi.”.
E dicendo questo si addormentò, provata dalla confessione che aveva appena lasciato.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua, ciao a tutti!
Finalmente eccolo qui, il capitolo tanto atteso! Ora tutti i vostri dubbi hanno trovato una risposta! (sembro una di quelle strillone delle bancarelle per la serie “venghino signori, venghino!” XD)
Ecco cos’è successo a Shikaku e a Temari l’ultima notte della guerra, cos’erano quei nomi e le piccole macchie sul rotolo e perché proprio quei nomi!
La scena tra Shikamaru e suo padre non è presente nel manga, ma l’ho vista per caso in un episodio dell’anime (che normalmente non guardo) e mi si è spezzato il cuore! e l’ho presa come spunto nella storia.
Ne approfitto per ringraziare ancora tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e che mi hanno lasciato una recensione!
Spero col cuore di non aver deluso le vostre aspettative e che mi facciate sapere cosa ne pensate del capitolo.
Alla prossima!
   
 
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