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Autore: LadyBones    17/06/2016    4 recensioni
Dal testo:
[...] "Speravo di trovarti qui..." sussurrai semplicemente, ignorando appositamente il rumore del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie.
Lanciai appena un'occhiata nella sua direzione e vederlo restare immobile in quel modo mi fece capire che - no - quello non era assolutamente da prendere come un buon segnale. Quando lo vidi voltarsi nella mia direzione e puntare i suoi occhi chiare su di me, mi ritrovai a trattenere involontariamente il respiro. [...]
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We Are All Lost Stars Trying To Light Up The Sky'
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Mi era stato insegnato a non arrendermi mai, neanche quando la situazione sembrava essere disperata. Farlo sarebbe stato un po’ come perdere in partenza. Probabilmente, alla fine dei conti, avrei finito per perdere comunque, ma ciò non significava che non ci avrei provato con tutte le mie forze – persino quando queste avrebbero iniziato a scarseggiare.

E, in quel preciso momento, sembrava proprio che le mie forze si stessero lentamente esaurendo. Ciò nonostante, non avevo smesso di difendermi neanche per un minuto. Il che era assurdo visto che il tipo era il doppio di me che in confronto ero un vero e proprio scricciolo, senza contare il fatto che io ero decisamente alle prime armi. Forse sarà stato il mio istinto di sopravvivenza a farmi andare avanti, o la convinzione che, dà a lì a qualche secondo, Bucky sarebbe arrivato.

Pensandoci, quella situazione non poteva essere più assurda. Io che riponevo la mia speranza in un killer addestrato – decisamente non il tipico eroe a cui ero abituata a pensare. Eppure, c’era una parte di me che era fermamente convinta che lui sarebbe arrivato. Una parte di me che voleva credere che non mi avrebbe abbandonata lì al mio destino – da sola. Avevo sperimentato cose davvero assurde nella mia vita, ma quella sono certa che le battesse tutte.

Ero finita a terra per – Dio solo sa – quante volte e, di nuovo, avevo finito per rialzarmi. Avvertivo qualcosa di appiccicaticcio sulla fronte, vicino all’attaccatura dei capelli. Qualcosa colarmi lungo la tempia e poi fin giù il collo, per non parlare del dolore sparso un po’ ovunque. Tutto quello avrebbe dovuto spaventarmi e in parte era così, ma il dolore mi ricordava che ero ancora viva. In più vedere la faccia di quel tipo non più immacolata era una soddisfazione, anche se sicuramente lui era messo molto meglio di me, nonostante tutto.

Non ne hai avuto ancora abbastanza?

Lo aveva sputato fuori con tutto il disprezzo possibile, come se quelle parole avrebbero finito in qualche modo per fermarmi. In tutta onesta, in quel momento, avrei voluto essere una persona diversa. Un po’ meno testarda, un po’ meno orgogliosa, un po’ meno… tutto. Forse, in quel modo, sarebbe stato molto più semplice mollare tutto e rannicchiarmi in un angolo in attesa che tutto finisse. Per sfortuna – o fortuna, dipende dai punti di vista – ero quella che ero.

Oh, posso continuare per tutto il giorno…

Al suono di quelle parole un sorriso – il più inquietante che avessi mai visto – finì per allargarsi sulla facci dell’uomo. Ebbi giusto il tempo strofinarmi le labbra con il dorso della mano, prima di vederlo avvicinarsi pericolosamente. Riuscì a schivare il primo colpo per una semplice frazione di secondo, piegandomi appena sulle gambe e ruotando il busto verso sinistra. Il suo pugno finì, così, per colpire l’aria e non ci pensai due volte per assestargli un colpo dritto tra le costole. Riuscì a mantenermi in equilibrio senza neanche sapere come e, velocemente, cercai di mettere una lieve distanza tra di noi. Quella relazione stava decisamente diventando troppo intima per i miei gusti. Senza contare che durante quella specie di allenamento – che tra l’altro stava dando i suoi frutti – mi era stato insegnato che lasciare che fosse l’altro ad attaccare per prima non equivaleva necessariamente a cedergli il controllo.

Avevo indietreggiato ancora un po’, prima di vederlo ripartire all’attacco. Bisognava ammetterlo, avevo trovato pane per i miei denti: quel tipo non sembrava demordere per nessun motivo al mondo. Sollevai gli occhi al cielo cercando di ignorare per un attimo – uno soltanto – il dolore. Questa volta però il colpo non riuscì a evitarlo, non del tutto e finì per ritrovarmi faccia a terra. La testa pesante e tutto intorno sembrava vorticare un po’ troppo velocemente. Mi ritrovai a sbattere le palpebre un paio di volte cercando di rimettere ogni cosa di quella stanza al suo posto. Lentamente, molto lentamente, provai a sollevarmi ma quello che sembrava essere un calcio finì per abbattersi sul mio ventre e rialzarmi mi fu praticamente impossibile. L’unica cosa che riuscì a fare fu stendermi sulla schiena. Gli occhi rivolti al soffitto sapendo che quella sarebbe stata la fine, specialmente se non mi fossi rialzata nei prossimi tre secondi. A dire il vero mi aspettavo di sentire arrivare un altro colpo chissà dove, ma dovetti ricredermi. Non successo niente, o per lo meno era quello che credevo.

In realtà, qualcosa stava succedendo semplicemente non ero in grado di capire cosa perché tutto continuava a vorticare intorno a me. Riuscivo a sentire il rumore di qualcosa che veniva presa a pugni con forza – tanta forza. Un po’ come quando si colpisce qualcosa con del metallo. Era assordante, o semplicemente tutto era diventato fin troppo amplificato per i miei sensi. Un attimo più tardi, udì solo un colpo di pistola e qualcosa  toccare pesantemente il suolo. E, nonostante non riuscissi più davvero a percepire il mio di corpo, sapevo che quella pallottola non aveva colpito me. Non ero io a essere precipitata per terra, no.

Tentai con tutte le mie forze di dare un senso a tutto quello che era appena successo, ma fallì miseramente nel mio intento. Tutto ciò che riuscì a recepire furono due paia di braccia sollevarmi dal suolo.

Quelle, e due paia di occhi azzurro cielo. Fu in quell’esatto momento che capì che non avevo più bisogno di combattere. Avrei potuto anche lasciarmi andare, ormai ero al sicuro.

E il buio mi avvolse.
 
 
 
***
 
 
 
Quando riaprì gli occhi ci misi un po’ a mettere a fuoco quello che avevo davanti. Tutto mi sembrava sconosciuto e incredibilmente familiare allo stesso tempo. Per non parlare del fatto che ogni cosa sembrasse avere i contorni sfumati e tutto quel buio proprio non aiutava.

Una manciata di secondi più tardi e il continuo sbattere di ciglia, mi resi conto di trovarmi in un letto – il mio letto, per la precisione. Quella era la mia camera e il buio che mi impediva di vedere le cose chiaramente era dovuto al fatto che fosse notte fonda.

Ogni singola parte del mio corpo era dolorante. La testa sembrava pronta a implodere da un momento all’altro e i miei occhi riuscivano a stento a rimanere aperti. Insomma, sembrava che mi fossi trasformata in un agglomerato di dolore. Il problema, però, non era il mio corpo perché nonostante tutto riuscivo a sentirlo mio centimetro per centimetro. Ciò che, invece, mi sembrava difficile da raggiungere erano i miei ricordi. Come diavolo ero riuscita a tirarmi fuori da quella situazione impossibile tutta intera? Beh, quanto meno respiravo ancora.

E fu esattamente in quel momento che mi ricordai di quell’unico dettaglio che ero riuscita a cogliere prima di perdere completamente i sensi: due occhi chiari.

Bucky.

Mi sollevai di scatto e in risposta ricevetti una fitta lancinante alla testa. Questo, però, non mi impedì di notare con la coda dell’occhio una figura sbiadita che – seduta sulla poltrona vicino a una delle finestre – era scattata in piedi non appena mi ero mossa.

Wow… pessima, pessima idea… sussurrai avvertendo tutta la stanza prendere a vorticare.

Tentai di aggrapparmi a qualcosa, come se quello potesse davvero aiutarmi, quando avvertì una mano afferrare la mia. La stanza non aveva smesso di ruotare a quel contatto, no, ma ciò nonostante mi ritrovai a sentirmi un po’ meglio. Giusto un pochino.

Dovresti cercare di riposare e star ferma…

Il letto aveva scricchiolato sotto il peso del suo corpo, mentre io mi ero ritrovata a fare esattamente come mi aveva detto. Lentamente ero scivolata contro il materasso, la testa appoggiata al cuscino morbido e gli occhi puntati in direzione di quella figura lievemente sbiadita. Mi ritrovai a sbattere un paio di volte le palpebre e poi, finalmente, lo vidi – Bucky, seduto in un angolo del letto che mi fissava di rimando.

Restammo, così, a fissarci per quella che sembrò essere un’eternità probabilmente per paura di quello che sarebbe potuto venir fuori se qualcuno dei due avesse aperto bocca. Non che avessi realmente qualcosa di intelligente da dire al momento, sembrava che tutte le mie forze mi avessero abbandonato e lui, invece… lui sembra essere tornato a essere la persona decifrabile di un tempo.

Il fascicolo che cercavi è nel mio zaino.

Non avrei dovuto portarti con me.

Avevamo finito per parlare contemporaneamente. Io avevo provato a girare intorno alla questione, lui invece ci si era buttato a capofitto.

Sono stata io a chiedertelo, anzi credo che il termine corretto sia imposto…

Avrei dovuto dirti di no, come avrei dovuto impedirti di andare da sola in quella stanza.

Tecnicamente anche quella sarebbe stata una mia decisione.

Non è questo il punto.

Lo aveva detto con una certa frustrazione che aveva finito per sorprendermi. Inclinai la testa di lato, quel poco che il dolore mi consentiva, per cercare di guardarlo meglio. Aveva abbassato lo sguardo e lo aveva fatto di proposito, come se avesse paura che potessi trovarci chissà quale cosa spaventosa nei suoi occhi.

E allora quale sarebbe?

Non sono stato addestrato per questo. So come uccidere un uomo, in modi che se tu ne avessi anche solo la minima idea finiresti per avere paura di me od odiarmi. Nessuno mi ha mai detto, però, come fare questo… come salvare qualcuno.

Non sono mai stata una persona incredibilmente sentimentale – cavolo, non piangevo neanche davanti ad un film, rare eccezioni a parte. Quelle parole, invece, avevano toccato qualcosa – magari era semplicemente il dolore – ma in quel momento avrei voluto piangere tutte le lacrime del mondo. Non so che cosa mi impedì di farlo, ma sentivo un groppo bloccato in gola che faceva male più di tutto il resto.

Se non fossi arrivato in tempo…

Lo aveva sussurrato – piano. E, per un attimo, avevo creduto che il mondo sarebbe imploso sotto il peso di quelle parole. Feci una fatica immane a tirarmi su, con ogni più piccolo muscolo che implorava pietà, ma riuscì a mettermi seduta, la schiena poggiata alla testiera del letto.

Va bene sentirsi un po’ in colpa, sai? Significa che sei umano, ma questo non vuol dire che incolpo te per quello che è successo. Sono consapevole di come possa suonare strano quello che sto per dire, ma… sapevo che saresti venuto ad aiutarmi, ok? Perché, alle volte, siamo capaci di cose sorprendenti.

Bucky, nonostante tutto, rappresentava la più grande contraddizione del genere umano. Il suo essere distruttivo da una parte e dall’altra, invece, il suo essere capace di grandi cose.

Il Soldato d’Inverno non è stato certo creato per portare la pace nel mondo, direi che  ne siamo tutti consapevoli. Adesso, però, tu non sei più solo quello… sei Bucky e il Soldato d’Inverno e qualcos’altro. Loro avranno anche creato un’arma, un mostro – chiamalo come vuoi – ma ciò non significa che non puoi essere qualcos’altro.

Dio – in quel momento, se avessi avuto la possibilità di guardarmi dall’esterno ero quasi certa che mi sarebbe stato difficile riconoscermi. Probabilmente, Bucky non era l’unico a essere cambiato in quel periodo e la cosa non mi sorprendeva. Alla fine dei conti, è più facile accorgersi del cambiamento altrui che del proprio. Respirai piano, ma a fondo restando in attesa che lui metabolizzasse quello che gli avevo appena detto – o che lo facessimo entrambi, forse. Lo avevo visto agitarsi leggermente, prima di vederlo scivolare un po’ più vicino e quasi per istinto finì per farmi più vicina anche io. La sua mano di metallo a qualche centimetro dalla mia, fatta di lividi e graffi.

E allora che cosa sarei?

Che ne dici di iniziare con… umano?

Umano…

Aveva ripetuto quella parole un paio di volte, forse a cercare di capire come suonasse associata a lui. Quando ne fu abbastanza convinto, lo vidi annuire. Aveva così tanta strada da fare, ma era già a buon punto. Il solo ammettere di non essere soltanto uno strumento tra le mani di qualcuno era un gran bel passo avanti. Quello che gli era successo non era stata una semplice missione andata male, come era successo a me. Io ne sarei uscita fuori con qualche ammaccatura qua e là, ma quando le ferite non erano sul tuo corpo ma nella tua anima allora tutto diventava più complicato. Era un miracolo se, in tutto quel tempo, non fosse completamente impazzito.

Mi scrollai di dosso quei pensieri prima che quella a perderci la testa fossi io. Lentamente tornai a stendermi tra le coperte, non con qualche difficoltà. Non ero mai stata incredibilmente aggraziata, ma tutti quei lividi avevano finito per peggiorare il tutto. La testa aveva ripreso a pulsarmi, segno che ormai avevo esaurito tutte le mie energie per quella sera. Mi ero sistemata su un fianco, la coperta tirata fin su il mento e Bucky che aveva finito per sistemarsi contro la testiera del letto all’angolo opposto del mio. Qualcosa mi diceva che avrebbe finito per passare lì tutta la notte e ricambiarmi il favore delle sere passate sul pavimento. Avrei tanto voluto dirgli che non c’era alcun bisogno, ma c’era qualcosa di incredibilmente rassicurante nella sua presenza.

Buck?

Uhm...

Grazie per non avermi lasciata da sola…
 
 
 
 
 



 
NdA:
Con immenso ritardo sono riuscita, finalmente, a postarvi il nuovo capitolo. Mi spiace avervi fatto aspettare più del previsto ma, come vi avevo già avvisato, lo studio o meglio gli esami mi avrebbero tenuta impegnata. Ora sono, relativamente, un pochino più libera quindi non dovrebbero esserci problemi per i prossimi aggiornamenti. Passando al capitolo, spero di essere riuscita a risollevarvi un pochino e far diminuire la vostra ansia - spero vivamente che nessuna di voi sia deceduta nel mentre. xD Scherzi a parte, volevo ringraziarvi per il vostro continuo entusiasmo perchè è stata una piacevole sorpresa. Se non fosse per voi questa storia non sarebbe la stessa. <3 
Comunque prima di lasciarvi, volevo farmi perdonare per l'attesa perchè effettivamente è capitata nel momento meno opportuno per voi. Quindi, volevo avvisarvi che manca davvero poco alla fine della storia - praticamente tre capitoli - ma, fossi in voi, resterei nei paraggi perchè ci sarà ancora da leggere sulla nostra Lenny... la storia non è tutta qui. ;) Fine dello spoiler alert, posso salutarvi sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Un bacione, 
- LadyBones. 
   
 
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