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Autore: WibblyVale    19/06/2016    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori e Tenzo stavano attraversando lo stretto corridoio che portava dal punto più basso della fortezza, sede della Kumori, che stavano espugnando. All’esterno i due Yamanaka si stavano occupando delle guardie all’ingresso, mentre i gemelli, Kenta e Temari entravano dall’alto. I due Nara, gli Akimichi e Aya erano rimasti indietro.
“Pensi che ce la faremo?” chiese il castano all’amica.
“Il piano è di mio fratello, quindi direi di sì. Poi, tutto dipende da Inoichi ed Ino. Se riescono ad abbattere le squadre all’ingresso è fatta.”
Shiori schivò una ragnatela. Era la prima volta dopo tanto tempo che andava in battaglia ed era nervosa. Ora doveva stare molto più attenta, aveva i bambini da cui tornare, non poteva abbandonarli.
“Ehi, te la senti?”
La blu tossicchiò. “Si, certo. Solo che è un po’ che non combatto.”
“Si può sapere che hai fatto negli ultimi anni?”
“Mi sono occupata di Amaya.”
Un forte rumore interruppe la conversazione. Shiori scandagliò l’esterno e sentì le sensazioni dei suoi compagni, erano soddisfatti. “Sono dentro. Sbrighiamoci!”
 
Sui bastioni i gemelli infuriavano, combattendo fianco a fianco, Temari era sorpresa dalla loro forza. Per essere un paio di topi di biblioteca se la cavavano piuttosto bene. Lei schivò un nemico e lo colpì con una folata di vento.
Al piano di sotto vide i due Akimichi ingrandirsi fino a diventare due giganti, fu grata di averli nella propria squadra, abbattevano nemici e muri senza farsi troppi problemi, allo stesso tempo i Nara e gli Yamanaka entravano dal portone. Temari sperava che ce la facessero, i nemici più pericolosi, quelli che Shiori aveva chiamato “gli specialisti” erano all’interno. Le veniva la rabbia a pensare che lei era stata lasciata indietro.
Ad un tratto, vide Kenta passarle accanto e scagliarsi contro il capo delle guardie. L’uomo sbatté contro il muro, ma dalla sua faccia non sparì mai per un secondo il suo ghigno strafottente. Temari poteva vederlo anche nella più fitta oscurità.
I due uomini parlottarono, ma non riusciva ad afferrare quello che si dicevano. Poi, Kenta con un veloce gesto uccise il nemico. La kunoichi eliminò il suo avversario e lo raggiunse. Lo shinobi era pallido.
“Tutto bene?” chiese.
“Si, sbrighiamoci a raggiungere gli altri. Takeo! Hisoka! Andiamo!” ordinò.
 
Shiori e Tenzo raggiunsero la sala più grande, protetta da una decina di guardie. I due shinobi cominciarono a combattere. La kunoichi usò le fiamme, mentre il suo compagno li imprigionava con l’arte del legno. I nemici però erano tanti e Hisao non era così stupido da mettere degli uomini qualunque alla propria protezione.
Tenzo schivò un colpo e un kunai gli passò sopra la testa. L’arma rischiò di colpire la blu che però la schivò prontamente, mettendo tra sé e l’oggetto il corpo di un nemico. Fortunatamente, in quel momento furono raggiunti dal gruppo di Kenta e da Shikamaru e Shikaku.
I due fratelli si scambiarono un’occhiata e furono pronti ad agire. Mentre gli altri si sarebbero occupati dei nemici loro si sarebbero occupati di Hisao. Lasciarono indietro i loro compagni ed entrarono nella grande stanza illuminata da una luce soffusa.
In un angolo della camera c’era un piccolo letto e al centro una scrivania. Il vecchio consigliere, ora capo dell’organizzazione, era seduto a quel tavolo a braccia incrociate. Shiori poteva sentire la sua rabbia, ma per il resto sembrava molto calmo.
“Kasumi” disse. “È un piacere rivederti.”
“Hisao.”
“Come sta la piccola Amaya?” si comportava come se non stesse accadendo nulla. Questo la mandava su tutte le furie.
“Direi meglio, da che si è allontanata da voi.”
“Noi volevamo renderla grande. Le volevamo donare il potere degli dei.”
“È una bambina! Quel potere poteva ucciderla!”
Shiori sentì il fratello agitarsi accanto a lei, ma aveva deciso di lasciarla agire. Lui era lì solo come supporto.
“Un rischio che sarei stato felice di correre. Ti immagini questa organizzazione quanto sarebbe diventata grande con il potere di un demone sotto il suo controllo?”
La kunoichi scattò e raggiunse l’uomo sulla sedia, puntandogli un kunai alla gola.
“Dov’è il veleno?”
Hisao scoppiò a ridere. “Oh, Kasumi sappiamo entrambi che sai fare di meglio.” Si alzò in piedi per fronteggiarla. “La morte non mi spaventa. Sennò mi sarei circondato da guardie, non credi?”
“Io non sono quella che vi ho fatto credere di essere.”
“No? Sicura? Forse prima, quando ti sei unita a noi non lo eri. Ma dopo …”
“Sh … Kasumi!” esclamò Shikaku. “Mantieni la calma.”
“Forse è meglio che lo mandi via. Se voi estorcermi qualcosa dovrai diventare spiacevole.”
“Shikaku, aiuta gli altri.”
Il capoclan fece un paio di passi avanti. “Io non mi muovo.”
Shiori chiuse gli occhi e sospirò. Bene avrebbe agito comunque. Raccolse tutte le forze che aveva dentro di sé e mescolò alcune sensazioni. Poi, con forza le inviò al vecchio consigliere.
Un grido uscì dalle labbra dell’uomo, ma poi fu silenzio, cominciò a tremare sulla sedia come se stesse avendo un attacco epilettico.
Shikaku si mosse per fermarla, ma Shiori gli fece segno di stare lontano. Non era ancora in grado di controllare perfettamente quegli attacchi. Dopo qualche secondo, liberò Hisao da quello tsunami emotivo. L’uomo ebbe un sussultò e spalancò gli occhi terrorizzato.
“Co … co … cos’era?”
“Il modo in cui passerai il resto dei tuoi giorni se non parlerai.”
“Io non … non ti dirò nulla!” rispose, ma era cedevole, poteva sentirlo.
Lo attaccò di nuovo, allo stesso modo, per più lungo tempo. Alla fine di quest’attacco rimase privo di sensi per qualche secondo.
“Va … bene … ti dirò tutto.”
Shikaku si avvicinò alla sorella, che poteva sentire benissimo come il fratello fosse negativamente colpito dal suo comportamento. Lei però non poteva fare altro.
“A …abbiamo ceduto il veleno ad Orochimaru. Lavoriamo per lui ora. Siamo una branca della sua organizzazione. Non saremmo riusciti a rialzarci in piedi in caso contrario.” Shiori strinse i pugni. Tutto questo doveva finire e presto! “Vi prego! Portatemi via di qui! Arrestatemi! Se lui scopre che l’ho tradito …”
Shikaku si fece avanti e cominciò a legare le braccia del vecchio consigliere. “Non preoccuparti. Ora sei un prigioniero di Kon …” Un rumore viscido lo fece bloccare.
Shiori aveva infilzato il kunai nelle viscere dell’uomo, che ora stava lentamente morendo.
“Questo è per i genitori di Amaya.”
Il capoclan Nara scattò e prese la sorella per le spalle. “Che hai fatto?”
“Non ci avrebbe detto nient’altro!” Guardò in basso, in un punto imprecisato del pavimento. Sapeva di aver sbagliato, ma … aveva deciso tempo addietro di vendicare la famiglia di sua figlia.
“Che cazzo significa?” La scosse. “Non è così che ci comportiamo!”
Shiori lo spinse via. “Tu non ti comporti così. Tu!” Le lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi. “Sono anni che io devo fare quello che è necessario. Quest’uomo sarebbe in grado di uscire da quelle celle. È bravo a sussurrare alle persone, a fare loro il lavaggio del cervello …”
“Tu volevi solo vendetta!”
“E se anche fosse?”
“Se anche fosse? Shiori …”
Un urlò li paralizzò: “SHIKAMARU!”, la voce di Ino percorreva l’aria, distruggendo ogni cosa al suo passaggio.
Shiori tentò di percepire il nipote, ma non lo trovava.
 
Erano tutti riuniti in quel largo corridoio. Ino, Shikamaru e Choji avevano cominciato a combattere usando la loro solita formazione, Choza e Inochi combattevano sulle scale, impedendo ai nemici di salire o scendere, mentre il resto del gruppo impediva ai nemici di entrare nella camera di Hisao.
Le cose stavano andando per il meglio, o così pareva, almeno finché non entrò un uomo dalla pelle di un colore bluastro e gli occhi grigi.
“Shimo!” esclamò Aya.
“Cazzo!” gridarono in coro i gemelli.
Temari si rivolse a loro. “Chi è?”
“Un maniaco” gridò Takeo, colpendo il proprio nemico.
“È uno degli operativi più potenti della Kumori.” Spiegò Aya.
“Mi faceva tremare le ginocchia.” Aggiunse Hisoka.
“È ora di smetterla di tremare, fratello!”
“Hai ragione! Andiamo!”
I due gemelli si scagliarono su di lui ed ingaggiarono battaglia. Temari riprese a combattere contro il proprio avversario, ma vide i compagni in difficoltà.
Shikamaru dal canto suo aveva visto il nemico entrare e aveva mandato Tenzo a controllare che Inoichi e Choza stessero bene. Lui e i suoi compagni nel frattempo continuavano a combattere. Vide i gemelli destreggiarsi, piuttosto bene con Shimo, fino a quando il ninja non cominciò a fare sul serio.
Fu a quel punto che una folata di vento colpi l’uomo dagli occhi grigi, scagliandolo contro la parete più vicina. L’uomo lanciò un urlo e corse contro la persona che l’aveva atterrato. Temari sostenne i suoi attacchi, ma ben presto cadde a terra.
Shikamaru capì prima di vederlo, dalle mani del nemico cominciò a sprigionarsi del ghiaccio. Il suo corpo si mosse da solo. Sentì uscire dalle sue labbra qualche parola, ma non sapeva cosa stesse dicendo. Probabilmente avvertiva Ino e Choji che si stava allontanando. Era troppo buio per usare la tecnica del controllo dell’ombra, così fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente: si frappose tra quell’uomo e Temari.
Sentì un’ondata di freddo e capì che il suo corpo aveva toccato terra. Vide un traliccio colpire Shimo in faccia, e sentì le braccia di Temari cercare di tirarlo su.
“Nara! Nara!”
“Siamo pari …” riuscì a dire, poi fu tutto buio.
 
Ino da lontano vide l’amico perdere i sensi. “SHIKAMARU!” urlò. Choji eliminò l’ultimo nemico ed insieme raggiunsero il corpo del compagno. Temari lo stringeva, lo scuoteva, ma lui non rispondeva.
Tenzo da parte sua eliminò Shimo e lo rinchiuse in una gabbia. Quando ebbe finito di rinchiudere i nemici erano tutti attorno al corpo esanime di Shikamaru. Shiori si fece largo tra i suoi compagni e si inginocchiò davanti al nipote.
Finalmente riusciva a sentirlo. Era ancora vivo, ma molto debole, e il suo corpo mostrava gli inequivocabili segni di ipotermia. Sapeva come agiva Shimo, lui congelava gli organi interni delle proprie vittime. Passò sul corpo del nipote il proprio chakra, sfruttando anche una buona dose di calore, grazie al chakra del fuoco. Sentiva attorno a sé, tutti quanti trattenere il respiro.
“Ho bisogno di una coperta.” Ordinò, ma Aya aveva già pensato a rubarne una dalla stanza di Hisao.
Avvolse il nipote e lo strinse a sé. “Sta bene. Si riprenderà presto.” Guardò il fratello negli occhi. Si era inginocchiato accanto a lei e guardava il figlio come se potesse sparire da un momento all’altro. “Prendilo. Dobbiamo partire. Lavoravano per Orochimaru. Se arrivasse qualcuno non saremmo in grado di affrontarli. Temari …”
“Le guardie di mio fratello saranno qui tra un’ora.” Spiegò la ragazza, cercando di rimanere lucida per quanto fosse scossa. Aveva mandato un messaggio a Gaara prima della battaglia.
“Bene. Allora io e i ragazzi staremo qui ad aspettarle.” Shiori stringeva la mano del nipote. Non voleva separarsi da lui.
“Shiori, ha bisogno di un medico. Va con loro. Ci occuperemo noi di fare la guardia ai nemici.” Le consigliò Aya. Il resto del gruppo le fece eco annuendo.
“Grazie, ragazzi.”
 
Shikamaru riaprì gli occhi e una luce accecante lo abbagliò. Era forse morto e ora si trovava in un luogo di pace e serenità? Una chioma di capelli biondi apparì nel suo campo visuale.
“Shikamaru!! Idiota!” gridò.
“Non sono in pace, vero?”
“Non ti azzardare a scherzare su queste cose!” lo redarguì Choji, in piedi accanto a lui. “Siamo felici che tu sti bene” aggiunse poi con un sorriso.
Shikamaru tentò di rispondere al sorriso, ma faceva fatica.
Shiori che era lì accanto e stava tirando un sospiro di sollievo, scattò in piedi.
“Ragazzi, ora fuori. Lo devo visitare.”
“Ma …” cominciò Ino.
“Avvertite Shikaku.”
“D’accordo!” risposero in coro i due genin.
“Siamo a Suna?” chiese Shikamaru, quando se ne furono andati.
La ninja-medico, che aveva cominciato a visitarlo, annuì. Si accorse ben presto che le sue mani stavano tremando.
“Zia, sto bene.”
“Mi hai spaventato a morte!” esclamò. Gli posò un bacio sulla fronte e si sedette su un angolo del letto accanto a lui, poi prese la sua mano tra le proprie e la strinse. “Tua madre sarebbe corsa qui immediatamente, ma le abbiamo detto di aspettarti a casa.”
“Mi ucciderà.”
“Non credo. Sei stato molto coraggioso.”
“Ero terrorizzato. Ma non potevo lasciarla morire.”
Shiori sorrise. “Certo che no. La prossima volta però cerca di ragionare un po’ più freddamente … scusa! Era di cattivo gusto.”
Il ragazzo sorrise. “No, era carina. Comunque era l’unica soluzione possibile.”
In quel momento entrò Shikaku. Aveva passato due notti in bianco, al capezzale del figlio, e le sue giornate ad aiutare il Kazekage con il consiglio, era sfinito, ma sembrava tornato a vivere non appena aveva posato gli occhi su Shikamaru.
“Hai agito troppo avventatamente!”
“Shikaku!” lo redarguì Shiori.
“Pa, credo che tu abbia bisogno di dormire.”
Il volto dell’uomo si contorse in una maschera di rabbia. “Se voi due non mi deste motivo per preoccuparmi dormirei come un bambino! Hai idea di cosa abbia passato in questi giorni? Ho creduto di perderti!”
“Scusa. Ma dovevo salvare Temari.”
Il jonin si avvicinò al figlio e gli passò una mano sulla fronte. “La prossima volta non rischiare la tua vita però. Non so cosa farei se …” Strinse i pugni, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Aveva davvero avuto paura di non rivederlo mai più.
Il figlio gli strinse la mano e Shikaku gli sorrise.
“E tu …” continuò rivolgendosi a Shiori. “Cosa ti è preso? Noi non agiamo così! Non uccidiamo a sangue freddo.”
La donna chinò la testa. “Shikaku io …”
“Non scusarti. Torna in te.”
A quel punto cadde il silenzio. Fu Shikamaru a romperlo.
“Torni con noi?”
Lei scosse la testa. “Un’ultima missione, poi tornerò.”
“Che missione?”
Lei si morse il labbro. “Devo aiutare un amico.”
“Fa presto.”
“Veloce come il fulmine.” Rispose lei baciandogli la fronte.
 
Più tardi, verso sera, a Shikamaru fu data la possibilità di alzarsi dal letto e raggiungere i propri amici. Aveva indossato una tuta e cercato l’elastico per legarsi i capelli, ma non l’aveva trovato. Così li aveva lasciati ricadere sulle spalle. Mentre percorreva i larghi corridoi della residenza del Kazekage sentì una presenza dietro di sé. Si voltò di scatto pronto ad attaccare, ma era solo Temari.
“Ti devo parlare.”
Shikamaru la seguì in una stanzetta piena di scartoffie e attese che dicesse qualcosa. La ragazza si torturava uno dei quattro codini e sembrava nervosa.
“Seccatura …”
“Stai zitto!” gli intimò lei. “Non dovevi salvarmi.”
Il chunin alzò gli occhi al cielo. “Ti dovevo lasciare morire?”
“Tu non sei morto!”
“Io non lo sapevo che non …” Non sapeva di avere qualche speranza di salvarsi. Sul serio era stato così idiota da lanciarsi verso quella che credeva essere una morte certa? “Credevo che saresti morta. Non potevo lasciartelo fare.”
La ragazza arrossì e un silenzio imbarazzato cadde tra i due.
“Grazie.” Disse infine lei.
“Ho solo ricambiato il favore!” rispose lui grattandosi la testa e sorridendo.
“Siamo pari ora. Quindi non …”
“Non puoi chiedermi di non farlo mai più. È stupido!”
“Tu sei stupido!”
“Tu sei una strega!”
“Come ti permetti! Io ti amma …”
“Si …?”
Temari scoppiò a ridere, seguita a ruota da Shikamaru.
“Si può sapere che ti è successo ai capelli?”
“Cosa? Oh, non ho trovato un elastico.”
“Non sembrano stupidi.”
“Era un complim …”
“Quindi non si intonano con la tua faccia.”
“Seccatura!” borbottò lui.
Lei lo sorpassò e andò verso la porta, poi si voltò indietro, si tolse qualcosa dal braccio e glielo porse.
“Tieni.” Era un elastico di colore blu notte.
“G … Grazie.” Disse lui.
Mentre lei usciva dalla porta, cominciò a sistemarsi i capelli. “E sbrigati che gli altri ci aspettano!”
“Si, Seccatura.”
 
Più tardi, Shiori entrò nell’ufficio del Kazekage. Il giovane capo villaggio la stava aspettando seduto sulla sedia dietro alla propria scrivania. La donna si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò alla scrivania.
“Devi dirmi qualcosa?” chiese il ragazzo.
“Si, immagino che tu sappia che c’è un’organizzazione che cerca i Jinchuriki.”
“Ne sono stato informato.” Rispose il giovane senza mutare espressione.
“Sei in pericolo.”
“Se verranno me ne occuperò.”
“Gaara dico sul serio. Sono certa che presto cominceranno la loro raccolta e tu … tu sei il primo della lista.”
Il ragazzo si alzò e superò la barriera della scrivania che li divideva.
“Ne sei sicura?”
La donna annuì. “Si, sto cercando un modo per impedirlo, ma credo che in parte sia colpa mia.”
Gaara non si mosse dentro a lui si muovevano un tumulto di emozioni, persino il demone si stava agitando. Shiori faticava ancora a percepire i Jinchuriki, ma le cose andavano meglio rispetto a prima.
“Farò in modo di essere pronto.”
“Verrò in tuo aiuto se necessario, ma prima devo compiere una missione importante.”
“Non preoccuparti. Ti ringrazio per l’informazione.”
La kunoichi chinò la testa e fece per uscire, ma il Kazekage la fermò.
“Non dire nulla ai miei fratelli. Si preoccuperebbero troppo.”
Shiori sospirò. “D’accordo. Ma sta attento.” Rispose, per poi uscire dalla stanza.
 
Gli shinobi passarono la notte svegli a chiacchierare, sapendo che per un po’ non si sarebbero più rivisti. Shiori passava da l’uno all’altro, cercando di stare con tutti. Aveva scherzato con Inoichi e Choza, consigliato i più giovani, e stretto tra le braccia suo nipote, appoggiato la testa sulla spalla del fratello e ascoltato la sua voce raccontarle di casa, aveva chiacchierato per ore con Tenzo. Gli sarebbero mancati tutti quanti. Non sapeva come aveva fatto senza di loro tutti quegli anni.
Mentre gli altri sonnecchiavano o parlavano tra loro, Shikaku si avvicinò a lei e le si sedette accanto.
“Allora, cosa mi nascondi?”
Shiori sorrise. “Perché dovrei nasconderti qualcosa?”
“Perché lo fai sempre.”
Lei sbuffò, poi dopo qualche momento di silenzio decise di fare una domanda che l’attanagliava. “Kakashi come se la passa davvero?”
“Credo che sia pieno di rabbia. Non posso dirlo con certezza come potresti fare tu, ma … Cos’è successo tra di voi?”
“Gli ho detto che amo un altro.”
“Capisco. Ed è così?”
“Non proprio.”
“Cosa significa?”
“Non nel senso in cui crede lui. Ci sono delle persone a cui tengo molto là fuori. Allora, io ho giocato sulle sue insicurezze.”
“Stronza.”
“E che linguaggio è questo?” scherzò lei.
“L’hai fatto a pezzi.”
“E non ho ancora finito.” Borbottò lei.
“Cosa intendi?”
“Niente.” Gli posò un bacio sulla guancia. “Non intendevo niente.” Non avrebbe chiesto a nessuno di mentire a Kakashi per lei.
“Ho un’altra cosa da chiederti, Shiori.”
La donna sentiva che era agitato, c’era qualcosa che lo turbava.
“Dimmi.”
“Eviterai in tutti i modi che lui sia costretto ad ucciderti, vero?” chiese, indicando suo figlio con la testa.
“Io ho distrutto …”
“Non dire che hai distrutto quel potere perché non ci crede nessuno.”
La kunoichi chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla del fratello. “Farò di tutto perché non provi niente del genere.”
“Grazie.” Disse Shikaku, posandole un bacio sulla fronte.
 
Il mattino successivo fu difficile per tutti separarsi. Shiori abbracciò chiunque persino il Kazekage, che diventò rosso come un peperone. Kenta e gli altri avevano deciso di aiutare gli uomini di Gaara con i prigionieri, quindi sarebbero rimasti con loro per un po’.
Tenzo era avvinghiato all’amica e non si voleva staccare.
“Credevo non mi meritassi il tuo affetto.” Scherzò lei.
“Shiori, mi dispiace se …”
“Tranquillo, avevi tutte le ragioni per avercela con me.”
Dopodiché abbracciò il fratello e il nipote.
“Mi manca non poterti prendere in braccio.”
Shikamaru si guardò intorno imbarazzato. “Zia!”
“Mi dispiace che tu sia stato costretto a imparare quelle cose.”
“Kakashi non voleva.”
“Lo so. Tu sei sempre stato più sveglio di tutti però.” Gli posò un bacio sulla fronte, e voltò la schiena a tutti. Inspirò profondamente e cominciò a camminare.
“Ci vediamo presto! Vi voglio bene!” Poi sparì nell’immensità del deserto.
 
Qualche ora dopo anche il gruppo di Konoha si preparò a tornare a casa. Temari, però, prima che se ne andassero bloccò i più giovani Ino-Shika-Cho.
“Che c’è Seccatura? Dobbiamo andare!”
Ino diede una gomitata alle costole del compagno.
“Dicci pure.” La incalzò Choji con un sorriso.
“Non volevo rovinare l’atmosfera festosa prima, ma … Kenta si è comportato in modo strano durante l’attacco.”
“Ma Shiori si fida di lui.” Commentò Ino.
“Sentite, io non avrei detto nulla, ma … Ha ucciso il capo delle guardie che era già nelle nostre mani senza alcuna ragione. Ho pensato che fosse una vendetta personale e ho lasciato perdere, ma …”
Shikamaru notò una scintilla di preoccupazione passare nei suoi occhi. Era nervosa e la Seccatura non era mai nervosa.
“Ma?”
“Le guardie stavano interrogando i superstiti. Pensando che Shimo fosse il più difficile da interrogare, l’avevano lasciato per ultimo. Gaara sarebbe andato a fargli visita. Nessuno dura molto ad un interrogatorio di Gaara.”
“D’accordo, questo mette i brividi, ma cosa c’entra con Kenta?” domandò Choji.
“Shimo ha deciso di parlare di sua spontanea volontà. Ha detto che aveva numerose cose interessanti da rivelare. Le guardie sono corse a chiamare il loro capitano, ma quando questo è arrivato … Kenta l’aveva già accoltellato a morte.”
“Perché l’avrebbe fatto? Voleva rivelare delle cose. Sarebbe utile anche a lui!” esclamò Ino confusa.
“Sei sicura che sia stato Kenta?” chiese Shiakamaru.
“Si.”
“Perché non hai detto nulla a mia zia?”
“Ho appena saputo della morte di Shimo.”
“Perché lo dici a noi?” domandò Choji.
“Perché …” arrossì. “Mi fido del vostro giudizio. Cosa dovrei fare?”
“Nulla.” Disse Shikamaru. “Se per caso scopri qualcosa su Kenta faccela sapere, ma non preoccuparti troppo. Qualunque sia la ragione per cui ha agito, mia zia si fida di lui, e lei non può sbagliarsi sulle persone.”
“D’accordo.” La ragazza sospirò sollevata. “Allora, buon viaggio di ritorno.”
Quando se ne fu andata, i due ragazzi guardarono il Nara.
“Cosa c’è sotto?” chiese Choji.
“Forse è una semplice vendetta. Non lo so.” Rispose Shikamaru.
“Non puoi lasciare passare la cosa sotto silenzio senza fare nulla.” Gli fece notare Ino.
“Che devo fare?”
“Indagare!”
“E noi ti aiuteremo.” Aggiunse il castano.
“Che seccatura!” esclamò il moro sospirando.
 
Nel frattempo, un uomo veniva accompagnato per stretti corridoi da un ragazzino moro, che indossava una tunica grigia aperta sul petto. L’uomo sapeva bene chi era quel ragazzo, Sasuke Uchiha. Era il pupillo di Orochimaru, ma aveva un che di strano. Era diverso dagli altri sottoposti che quasi sembravano idolatrare il ninja leggendario, lui aveva uno sguardo duro, indifferente.
L’Uchiha bussò alla porta e una sottile voce li invitò ad entrare. Orochimaru sedeva sul letto, accanto a lui stava Kabuto. Sasuke fece qualche passo avanti e si affiancò al suo maestro. I tre uomini guardarono il nuovo arrivato con curiosità.
“Tu non sei tra le vittime dell’attacco alla Kumori.” Constatò Orochimaru.
“Io ero al palazzo di lady Akemi in quel momento. Ho affrontato Itachi Uchiha e Kakashi Hatake.”
Il giovane al lato di Orochimaru ebbe un tremito, mentre il suo maestro ridacchiò.
“È già tanto che tu ne sia uscito vivo, Yohura.”
“Immagino di sì, signore. Sono tornato alla base e l’ho vista piena di uomini di Suna, e di alcuni dei miei vecchi compagni.”
“Kasumi era con loro?” chiese Orochimaru.
“No, la signorina Nara non c’era.”
Il serpente sorrise. “Vedo che sai molte cose, Yohura.”
“Vorrei poter esservi di aiuto.”
“Credo che presto potresti tornare di una qualche utilità.”
“Orochimaru-sama?” Sasuke si era rivolto al suo maestro.
“Si, Sas’ke-kun.”
“Perché è interessato a Shiori?”
“Un vecchio esperimento. Ma credo che presto sarà lei ad essere più interessata a me, e noi dovremmo prepararci per il suo arrivo.” 
  
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