Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: kikka_67    19/06/2016    1 recensioni
Sono dotata di una fervida fantasia e quando inizio mi distacco difficilmente dai miei fantastici viaggi mentali. Dunque lui è vicino a me, bellissimo e sorridente. Ma forse per colpa della luce o degli abiti “normali” che indossa mi sembra diverso, già che stupida, Loki non indossa mai jeans e maglietta aderenti e giubbotto in pelle nera, non sorride così spesso e non ha gli occhi azzurri.
Questo Apollo, è quell’umano che infesta con la sua faccia, anzi con tutto il suo corpo, tutti i giornali e i social network più frequentati dai media, compresa la presente, e devo dire che nell’ultimo anno, l’umano si è dato da fare in palestra e molto poco dignitosamente, secondo me, mostra i risultati delle sue fatiche a chiunque si compiace di ammirarlo, che narciso! Disdicevole Mister Hiddles, disdicevole! Ma….. Visto che sono un’anima buona, anche se non è Loki, il suo alter ego terrestre è ben accetto…. nel mio sogno ad occhi aperti!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sento tremare tra le mie braccia, non vuole cedere a quella brama incandescente di cui sono schiavo dal momento in cui l’ho vista, forse l’idea di essere attratta da me, un estraneo, un pazzo visionario, un bugiardo, la terrorizza e probabilmente la eccita. Tiene le braccia irrigidite dall’ansia lungo il corpo e le mani strette a pugno, il suo respiro è irregolare e involontariamente scuote la testa, istintivamente rifiuta tutto questo subbuglio interiore. Le sue labbra all’inizio sono fredde e immobili contro le mie, ma questo non mi scoraggia. L’ho stretta più forte e le ho fiorato lentamente le tempie, poi gli occhi, le guance e poi di nuovo quella bocca incerta e dolcissima, il suo profumo mi fa impazzire.  Ma all’improvviso si slega dai suoi timori e con un sospiro agro ha socchiuso le labbra reclamando le mie e poi mi sono smarrito tra le sue braccia. Ricordo perfettamente ogni carezza, ogni ansito e il suo corpo perfetto strettamente allacciato al mio e poco dopo il buio.
 
 
 
 
 
 
§§
 
 
 
 
 
 
 
 
A Parigi un anno dopo.
 
 
 
 
 
 
Ogni tanto mi concedo un pomeriggio in un centro benessere, Chez Marie, di solito vengono con me anche Vane e Fanny, ma dopo la giornata di oggi, ho proprio bisogno di stare da sola. Le ho abbandonate usando come scusa un feroce mal di testa dovuto al periodo premestruale e nonostante le proteste di Fanny sono scappata via.
Dopo essere stata martoriata da Cho e dalla sua ceretta a base di aloe vera, e aver perso forse due etti di liquidi dopo un’ora e mezza di sauna, docce emozionali e vapori vari, sono finalmente stesa sul lettino nello studio di Angie, vero nome Victor, un bravissimo massaggiatore vietnamita carinissimo che ama vestirsi e truccarsi come la sua attrice preferita, Angelina Jolie. Ve la ricordate?
Angie ha delle mani magiche, mentre mi accarezza uno strano languore m’invade dolcemente e il mio subconscio, forse a causa dell’attuale stato estatico vegetativo in cui verso, abbandona la realtà e migra verso fantasie sensuali dove il suo allegro ciarlare si trasforma in un mormorio indistinto, mentre un’altra voce più morbida e leggermente roca sussurra delle parole che non riesco ad intendere, che ho già sentito e ricordo perfettamente anche dove.
Con gesti delicati quelle mani prodigiose continuano il messaggio lungo le mie cosce, si dilungano sulle ginocchia e sui polpacci e finalmente raggiungono i piedi, la mia mia zona erogena per eccellenza! Si, lo so, sono strana.
Per ogni dito che sfiora sono costretta a mordermi le labbra per riuscire a trattenere un gemito di pura beatitudine, e quando preme dolcemente sulla pianta del piede inizio a tremare. Ma che diavolo mi succede? Non mi era mai capitato di reagire in questo modo ai massaggi di Angie, che stupida, neanche ci fosse Loki accanto ai miei piedi!
Un feroce dubbio spazza via tutta la mia estatica tranquillità e mi azzardo a sollevare la testa per controllare che ci fosse “solo” il mio amico vicino a me e mi ritrovo a fissare gli occhi azzurri di Tom che tranquillamente addossato   alla porta mi guarda sorridendo.
Con una serenità che sono ben lungi dal provare, chiudo gli occhi e cerco di raccogliere le idee. Prima di tutto devo calmarmi, devo respirare piano, un respiro profondo alla volta, con calma, con mooolta calma. Bene, io non ho visto nessuno vicino alla porta. Io non ho visto nessuno vicino alla porta. IO NON HO VISTO NESSUNO VICINO ALLA PORTA!!
 
 
  • Sei tesa, chérie, non stai bene? – chiede Angie perplesso.
  • Sono solo molto stanca, oggi in ufficio c’è stato il finimondo, non preoccuparti e scusami. Vado a farmi la doccia. – replico a voce bassa.
 
 
 
A occhi bassi corro nello spogliatoio per cambiarmi, non c’è nessuno per fortuna, ma so che devo sbrigarmi, ormai è tardi e la clientela che entra nel centro in quest’orario non mi piace granché.  Mi vesto velocemente e nel giro di pochi minuti sono fuori in strada, per un puro colpo di fortuna riesco a prendere l’ultimo metrò della sera.
Io vivo al decimo piano di un palazzo di proprietà della società per cui lavorano i miei, abitando à La Dèfense, il quartiere in cui hanno la sede le maggiori società multinazionali non è raro vedere macchine di lusso che trasportano importanti uomini d’affari, guidati da autisti che girano armati, né di vedere uno sciame di “colletti bianchi” che si dirigono veloci ai rispettivi uffici con la ventiquattrore stretta in mano, non sembra neanche di essere a Parigi.
Dalla mia camera posso ammirare i giganti di cemento e cristallo che sfiorano il cielo, frutto dell’estro creativo di qualche ingegnere eccentrico, sono stupendi certo, ma nulla a che fare con i quartieri dove batte il vero cuore dei parigini. Dopo il tramonto Parigi è ancora più bella, si veste di milioni di luci per tutta la notte, illuminando le vie e i tetti, le chiese e i meravigliosi giardini.
I miei sono ritornati a Londra da alcuni mesi, ma per fortuna Sophie, la signora che si occupa di tenere in ordine l’alloggio, mi ha lasciato la cena pronta. Non ho paura di stare da sola, anzi il silenzio è una preziosa fonte di tranquillità per me. Però in cucina oltre alla mia cena trovo anche LUI, seduto su uno degli sgabelli intorno al tavolo. Ecco ci risiamo.
 
Mesi orsono ho seguito, incoraggiata da Fanny, un corso di parapsicologia, e all’inizio da buona scettica, guardavo meravigliata la folla numerosissima che seguiva le lezioni e soprattutto il giovane professore, che con voce convincente spiegava con semplicità ciò che il mondo ancora ignora, la magia, ovviamente lui non si riferiva a quella propinata dagli illusionisti, ma di quella vera, che possiedono pochissimi eletti e che viene percepita solo da persone sensili come la mia amica. Ho conosciuto personalmente, Robert, il prof, che ritengo sia innamorato di Fanny, ma lei non se n’è ancora accorta, o perlomeno cerca di ignorare gli sguardi dolci del suo insegnante. Dopo l’anno travagliato passato a Londra, si è dichiarata sconfitta, ed è tornata a Parigi con il figlioletto, Christopher, abbandonando il padre di suo figlio, Seb. Lei e Vane abitano insieme, a Montmartre, e gestiscono una libreria con punto ristoro, che vanno tanto di moda in America, e quindi per il momento ha rinunciato agli uomini. Robert è convinto che Parigi, famosa da sempre come la città dell’Amore, sia il fulcro di quell’energia positiva, che aleggia soave ovunque, ed è risaputo che, chi viene in città non può fare a meno di innamorarsi.
 
 Comunque per finire il discorso sono giunta alla conclusione che il mio attore preferito è il mio spirito guida. No, io non mi sono riscoperta veggente all’improvviso, ma ogni volta che capita qualcosa di strano od assisto a qualche riunione medianica, appare lui, sorridente, bellissimo, mi fissa e poi svanisce, e dulcis in fundo continuo a vederlo solo io! La cosa che più mi lascia perplessa alla fine, è che Tom W. Hiddles, è in perfetta salute, e dalle ultime notizie riportate dalla stampa sembra che si sia pure fidanzato con una stellina della musica, che io sinceramente non conosco.  Mah…l’amore è cieco…dicono. Scusate sono una maestra nel divagare con chiacchere inutili… ehm... dicevo? Ah, sì. In cucina vedo LUI….
 
 
  • Adesso basta! Ascoltami bene... tu non puoi essere qui, perché se tu fossi chi credo che tu sia, ti dovrei chiedere come hai fatto ad arrivare fin qui e come hai fatto ad entrare e perché…. In tutti i posti del mondo in cui avresti potuto andare, hai deciso di sederti proprio sullo sgabello nella mia cucina all’una di notte, ergo, sei solo il frutto della mia immaginazione! – gemo esasperata.
  • Ehm… esattamente chi credi che io sia? – chiede una voce dolcissima.
  • Nessuno!! Io non sto parlando con te e tu non mi stai rispondendo!! Sei … solo un’allucinazione e adesso se non ti spiace vorrei mangiare!! – trillo irritatissima.
 
 
 
Inizio a mangiare senza alzare gli occhi dal piatto, ma con il passare dei minuti diventa sempre più difficile proibirmi di controllare se fosse di già svanito. Invece no, questa volta è ancora vicino a me, ed è veramente meraviglioso, è proprio uguale a Tom, gli occhi, il sorriso, non credevo di riuscire ad essere così creativa nelle mie fantasie ad occhi aperti. Lui sembra guardarsi giro, vagamente curioso, la mia cucina si apre su di un grande spazio a cui hanno tolto una parete sostituendola con delle vetrate, e ammirare la città che si agita sotto i tuoi occhi è veramente affascinante. Dopo qualche minuto si gira verso di me, e un sorriso gli piega le labbra ben disegnate.
 
 
  • Perché sei qui? – gli chiedo molto stupidamente.
  • Mi hai invocato tu, durante la seduta a casa della tua amica. – risponde pacato.
  • I-io? E quando? Beh, io veramente stavo pensando a Loki, e se vogliamo vedere la questione da quel punto di vista, potresti aver ragione, visto che Loki alla fine dei conti sei tu! Oddio che diavolo dico?!! Sono veramente fuori! – urlo coprendomi il viso con le mani.
  • Elisabeth tu non stai impazzendo, io sono…tuo amico. Ho questo aspetto perché il tuo animo mi riconosce in queste vesti. – mormora tranquillo.
  • Davvero?! Perfetto! Quindi tra poco arrivano anche Babbo Natale, Iron man, Capitan America e Odino?  Più siamo più ci divertiamo! -  Sono proprio da ricovero!
  •  Ma, se solo io ti vedo con questo aspetto, di norma che aspetto avresti? - chiedo sgomenta.
  • Sono… un’essenza luminescente. Non ti ricordi di aver pregato poco prima che la tua amica invocasse uno spirito?  Hai chiesto al Signore protezione per questo sono qui. L’entità che aleggiava su di voi non era benevola e dopo averla scacciata, ti sono rimasto vicino, ma tu stranamente da allora mi vedi.  –   spiega con un tono di voce quasi perplesso.
  • Non mi vorrai dire che sto per passare a miglior vita? – ormai vaneggio quindi straparlo.
  • No, non è ancora il momento per te. -
  • Grazie al cielo! Ops… posso dirlo? Non è una bestemmia, ho ringraziato! E…ti vedono anche gli altri? – chiedo ansiosamente.
  • No, solo tu. –
  • Evvai!! Una buona notizia!  – esulto.
  • Sono qui anche per un altro motivo, devi tornare da William. –
 
 
 
All’improvviso mi ritrovo trasportata in un passato lontano, ero in vacanza con la nonna, in una casa vicino al mare, e lì, avevo trovato un bambino di poco più grande di me, che era in vacanza con il nonno. Questo bimbo leggeva libri strani, che avevano delle figure complicate, ma era simpatico in fondo. Una sera d’estate, mentre mia nonna parlava con quel signore gentile, io e il mio amico ci siamo nascosti su in soffitta.    
 
 
  • Allora il rito va fatto in una notte di luna piena, a mezzanotte, serve un armadio di quelli con gli specchi all’interno, come questo, in modo che quando lo apri gli specchi si riflettono uno sull'altro... tu devi mettervi in mezzo a questi specchi, la stanza deve essere illuminata solo dalla luce di due candele, girati in modo che dalla tua posizione vedi come un corridoio infinito di specchi, con una candela rossa in mano, accendetela e pronunciate queste parole...- mi aveva sussurrato con un’aria da cospiratore.
 
 
 
“Con la luce del mio amore io ti cerco, tu che sei nel corridoio della mia vita, mostrati a me...mostrati...”
  
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