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Autore: Xion92    20/06/2016    6 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 57 – Serata dionisiaca


Nell’ora successiva il pranzo, che poi era quella più calda della giornata, il programma prevedeva che ci fosse una pennichella. A Tokyo, le ore più soffocanti erano decisamente di più, protraendosi dalle dieci del mattino fino almeno alle sei di sera, ma in alta montagna era diverso, era molto più fresco, e le giornate non erano sfibranti come in pianura.
Tutti i membri del gruppo si erano più o meno sistemati nei dintorni, Masaya e Ichigo avevano trovato un posto tranquillo sotto gli alberi e ci stavano distesi a pancia in su affiancati, con gli occhi socchiusi e con lui che ogni tanto le accarezzava una mano. Zakuro e Minto, che non erano abituate al contatto diretto con la natura, si erano portate da casa degli sdraio pieghevoli e si stavano rilassando sotto l’ombrellone. Keiichiro continuava le sue ricerche al computer portatile seduto davanti la sua tenda, e Retasu si era allontanata un pochino per poter ammirare meglio il panorama della vallata boscosa che si stendeva sotto di loro. All’improvviso, una voce dietro di lei la fece trasalire.
“Ti stai rilassando?”
La ragazza, per lo spavento, quasi perse l’equilibrio rischiando di cadere nel greppo, ma una pronta mano la afferrò per il polso tirandola indietro.
“Attenta, non vorrei aprire per la prima volta la cassetta del pronto soccorso per medicare proprio te”, le disse gentilmente e con una punta di dolcezza Ryou, lasciandole la mano.
Retasu, appena vide i suoi occhi azzurri stranamente miti, si sentì divampare e abbassò lo sguardo di colpo, senza sapere cosa dire.
Il ragazzo si mise di fianco a lei e si mise a fissare la vallata, facendo scorrere lo sguardo sulle macchie di bosco intervallate da crepacci pietrosi e speroni rocciosi che ogni tanto spuntavano, mentre lei, senza sapere cosa fare né cosa dire, guardava fisso per terra e ogni tanto gli lanciava delle occhiate imbarazzate.
“Ti piace qui?” chiese ancora Ryou, voltandosi verso di lei.
“Sì… sì, moltissimo”, rispose Retasu, impacciata.
Ma Ryou non diede peso al suo evidente imbarazzo. “Anche a me. Ci fa bene ogni tanto staccare dalla città e prenderci una pausa. Sai, quando vivevo in America e nei fine settimana andavo in gita con i miei genitori, ho visto molti paesaggi simili a questo, e a volte anche più belli.”
La ragazza annuì, veramente interessata a quello che stava dicendo, ma senza sapere dove voleva andare a parare.
“Avevo fatto un sacco di foto, e le ho ancora tutte conservate nel mio computer. Vuoi venire nella mia tenda, che te le mostro?” le chiese, cercando di suonare il più accogliente possibile.
Retasu si sentì il viso andare a fuoco al pensiero di restare da sola con lui in un posto chiuso e stretto e, piena di incertezza rispose:
“ma… nella tua tenda ci dovrebbe essere Akasaka-san, Shirogane-san…”
“Non più. Si è spostato da un’altra parte.”
Retasu non seppe cosa pensare al riguardo. Forse gliel’aveva detto lui di farlo?
“Allora, vuoi venire?” insisté Ryou. La ragazza sentì, dal tono della sua voce, che ci teneva veramente che accettasse.
“Va bene. Sono molto curiosa di vedere le foto che dici”, trovò il coraggio di rispondere, sorridendo, anche se il suo imbarazzo era evidente.
“Dai, vieni”, la invitò Ryou, forse un pochino nervoso anche lui, e incamminandosi verso lo spiazzo.
Retasu lo seguì vergognosa e col fiato corto. Voleva solamente mostrarle le foto? O quello era forse il preludio a qualcos’altro?
Quando furono nelle vicinanze della tenda da due posti, Ryou notò però qualcosa di strano. Vide che appena fuori stava una mastella piena di panni spiegazzati, una bottiglia di detersivo biodegradabile poggiata a terra e l’entrata della sua tenda spalancata.
“Ma che diavolo…?” borbottò contrariato, avvicinandosi.
All’improvviso, dall’imboccatura spuntò fuori la testa di Angel, e il povero ragazzo per la sorpresa fece quasi un salto indietro.
“Boss, porca miseria, non lo sai che al mattino quando ci si alza bisogna tenere l’entrata aperta per arieggiare? Fai un po’ schifo, sai?” lo rimproverò la ragazza mora col viso un po’ disgustato.
“A… Angel!” gridò lui, che già stava iniziando a infuriare. “Chi diavolo ti ha dato il permesso di entrare nella mia tenda?!”
“Me lo sono dato da sola”, rispose lei innocentemente.
“E perché sei entrata?!”
“Perché non c’è niente da fare, e quindi sto raccogliendo tutti i panni sporchi da portare a lavare al fiume. Come ai bei vecchi tempi!” spiegò Angel, entusiasta. Poi, dopo aver dato un’altra occhiata ai pochi panni in disordine dentro la tenda, sollevò con un ghignetto perfido un paio di boxer viola con delle stelline gialle.
“Questi sono tuoi, boss? Hai buon gusto nel vestire”, commentò con ironia, sventolandoglieli davanti al naso.
Ryou si stava sentendo bruciare di vergogna, al pensiero che c’era Retasu dietro di lui che stava guardando stupefatta tutta quella scena. Quell’idiota gli stava rovinando tutto.
“Se non esci dalla mia tenda entro tre secondi, ti trascino fuori io e ti prendo a calci fino alla fine della vallata!” la avvertì, minaccioso, mentre Minto e Zakuro, che erano stese sulle sdraio poco distanti, voltate verso di loro e abbassandosi gli occhiali da sole ascoltavano con gusto il battibecco.
“Va bene, va bene, me ne vado, me ne vado”, rispose Angel indulgente, e dopo aver ammucchiato i panni nella mastella e averci messo la bottiglia di detersivo, la sollevò e iniziò a incamminarsi verso il fiume. Passando davanti a una imbarazzatissima Retasu, si girò verso di lei.
“Ringrazia che ho un po’ arieggiato quella tenda prima che arrivaste voi. Sennò veramente, non ci si entrava”, ridacchiò.
“Stasera niente sorpresa, per te!” le gridò dietro Ryou rosso fino alla radice dei capelli; si calmò a fatica appena quella guastafeste si fu allontanata, ed invitò finalmente Retasu ad entrare.

Angel si stava incamminando verso il fiume, che era a poche centinaia di metri di distanza dallo spiazzo, con la mastella strapiena sulla testa per tenere la visuale libera, quando si sentì chiamare:
“Angel-neechaaaan! Aspettaaa!”
Si fermò e si guardò alle spalle.
“Bu-ling! Perché mi sei venuta dietro?” chiese curiosa.
“Vai a lavare i panni? Allora Bu-ling ti aiuta!” rispose saltellando la bambina, che l’aveva raggiunta.
“Ma come?” chiese la ragazza sorpresa. “Se siamo venuti in vacanza apposta per farti riposare meglio. Ci mancherebbe che debba metterti a fare le faccende pure qui. Puoi tornartene a rilassarti.”
“Ma in due si fa molto prima, Angel-neechan!” esclamò entusiasta la più piccola. “Bisogna collaborare sempre, se si vogliono raggiungere risultati migliori. Pensa se, a casa sua, Bu-ling dovesse fare tutto da sola. Invece i suoi fratellini la aiutano, così riusciamo bene a fare tutto!”
Angel le sorrise. Anche in situazioni improbabili come questa, quella bambina aveva qualcosa da insegnarle.
“Come vuoi. Vieni pure.”
Quando furono arrivate al fiume, un corso d’acqua poco largo e profondo, ma con la corrente impetuosa e le acque limpidissime, Angel mise giù la mastella, si tirò su le maniche fino alle spalle e iniziò il suo lavoro, imitata dalla bambina. La giovane donna lavorava così velocemente e così concentrata da arrivare quasi a scordarsi di essere in compagnia. Stava china sul fiume, teneva gli occhi bassi e fissi sui panni e sull’acqua piena di sapone mentre strofinava, e Bu-ling dopo un po’ arrivò quasi ad annoiarsi di quel silenzio. Perciò, alzandosi silenziosamente, sgusciò alle spalle della sua compagna, e all’improvviso le mise entrambe le mani sulla testa, spingendogliela fin sotto la superficie dell’acqua. La ragazza, colta di sorpresa, iniziò a dibattersi per liberarsi, ma la bambina la tenne ferma per qualche secondo, poi ridendo la lasciò andare. Angel tirò fuori la testa tirando un gran respiro spaventato e guardò sbalordita la ragazzina che se la stava ridendo della grossa. Avendo capito che il tempo del lavoro era finito, mentre i suoi folti capelli neri grondavano acqua, e mentre questa stava iniziando a colarle fin dentro la camicia, si leccò le labbra con sguardo malizioso. Alzatasi in piedi e raggiunta la bambina che non accennava a voler smettere di ridere, la acchiappò e la spinse tutta vestita dentro il fiume.
Ma, riemergendo, Bu-ling non se la prese e tutta allegra incominciò ad innaffiare la ragazza. Allora Angel, lasciando perdere completamente il lavoro che stava facendo, si avvicinò alla riva senza entrare nell’acqua e cominciò anche lei a spruzzarla. Continuarono così per qualche minuto, poi Bu-ling, sospirando, uscendo dall’acqua disse:
“credo che i vestiti di Bu-ling siano da mettere ad asciugare.”
“Anche noi siamo da asciugare”, rise Angel, e le venne in mente che quella era la prima volta in assoluto che si era messa a giocare con uno dei suoi compagni.
No. Non andava bene. Non era capace di resistere nemmeno il primo giorno? Smise di ridere, assunse un’espressione più dura e disse perentoria alla bambina:
“su, vai alle tende e mettiti dei vestiti asciutti. Poi vengo a cambiarmi anch’io.”

Quel tardo pomeriggio, verso le sei, erano tutti abbastanza stanchi. Appena la calura del mezzogiorno era passata, erano andati tutti insieme a fare un’escursione fra i picchi rocciosi. Si erano messi dei vestiti comodi – Angel, per la prima volta, si era messa i pantaloni corti – ed avevano affrontato una salita di due ore per raggiungere i punti più alti della montagna lì vicino. A parte Bu-ling, che era una forza della natura, ed Angel, che era abituata, dopo neanche un’ora gli altri erano rimasti un pezzo indietro ed ansimavano con la lingua di fuori come i cani. Ichigo ogni tanto si appoggiava a Masaya, che era messo decisamente meglio di lei perché, con gli allenamenti che faceva aveva una buona quantità di muscoli, rischiando di sbilanciarlo indietro per la discesa. Minto, che non era avvezza a quel tipo di cose, evitava di ridursi a imprecare di continuo solo per merito dell’ottima educazione che aveva ricevuto.
“Avanti, forza, che secondo la cartina dovrebbe esserci un punto di riferimento poco più avanti”, cercava di incoraggiarli Angel. “Guarda, Masaya. Che c’è scritto qui?” chiese al ragazzo indicandogli i kanji sulla mappa.
"Luogo di culto”, rispose lui, che cercava di non far vedere che era un po’ stanco.
Dopo altri cinque minuti di cammino, erano arrivati a una specie di casetta rossa e oro, molto decorata e sfavillante, nascosta in un anfratto roccioso.
“Luogo di culto… allora quella dev’essere di sicuro una chiesa!” aveva esclamato Angel, tutta orgogliosa di mostrare agli altri la sua cultura.
“Ma no, Angel-neechan!” aveva risposto Bu-ling ridendo. “Quello è un tempio buddhista! Ed è anche arredato in stile cinese! Ricordano tanto quelli che vedevamo in Cina assieme a papà, dove lui ci portava tutti in vacanza quando mamma era ancora viva!”
“Oh…” aveva mormorato la ragazza, non contenta di non averci azzeccato.

Al ritorno dall’escursione, dopo essersi dati una rinfrescata al fiume, era ora di preparare la cena. Mentre Bu-ling cuoceva il riso in brodo con Angel – che si era rimessa i suoi soliti vestiti perché iniziava a fare fresco – vicino a lei che teneva d’occhio il fuoco del fornellino, Ichigo, che era poco più in là, guardava quasi con ironia alla cosa.
Era surreale come, dal giorno in cui erano arrivati lì, la situazione fra loro si fosse completamente ribaltata. Quando stavano a Tokyo, Angel era impacciatissima, a disagio con le tecnologie moderne che loro davano per scontate, e lei e Masaya avevano dovuto insegnarle di tutto. Ora invece, Angel si stava muovendo con destrezza e noncuranza fra la natura, le attrezzature e le tecniche più primitive della vita selvaggia, era quella che ne sapeva più di tutti, ed erano gli altri che dovevano imparare da lei, chiedere il suo aiuto e che la guardavano con ammirazione mentre montava disinvolta le tende, manteneva l’ordine al campo con un’esperienza consolidata e mostrava loro certi trucchi per facilitarsi la vita al di fuori della civiltà. Era meglio che si godesse quei giorni di gloria, perché finita la vacanza sarebbe tornato tutto come prima.
“Angel-neechan, qui è finito il sale, ne vai a prendere ancora alla cassa?” chiese Bu-ling.
Allora la ragazza si alzò e si diresse cento metri più in là, dietro la tenda di Keiichiro e Ryou, dove stava il cassone delle vettovaglie. Non c’era nessuno. Aprì la cassa di legno ed iniziò a frugarci con attenzione.
“Dove sarà il sale…? Eppure al momento della partenza c’era. L’ho preparata io la cassa…”
A un certo punto, infilando la mano più a fondo, toccò con le unghie qualcosa di duro e lucido. Una bottiglia di vetro? Molto strano. Non aveva messo tra le scorte oggetti di vetro, visto che sono assai fragili e si rompono facilmente. Afferrò quella cosa e la tirò fuori. Era proprio una bottiglia, col vetro scuro e un collo molto lungo.
“Questa poi!” esclamò irritata. “Come è venuto in mente al boss di portare una cosa inutile come il succo di frutta? Abbiamo tanto bene l’acqua del fiume!”
Però, curiosa, si mise a rigirarsi la bottiglia in mano e a cercare di decifrarne l’etichetta. Qualcosa le diceva che non era succo, quel liquido lì dentro. L’unico modo per scoprirlo era verificare di persona. Però il tappo era di sughero, impossibile da aprire a mano.
Sbirciando di nuovo nella scatola, la ragazza notò un oggetto metallico molto particolare, che non aveva mai visto. Lo tirò fuori e lo esaminò con attenzione per qualche minuto; riuscì infine a capirne il funzionamento. Piantò la punta a vite nel tappo di sughero, girò la chiavetta alcune volte e abbassò le due leve laterali dell’oggetto, riuscendo ad estrarre il tappo. Ormai, tutta presa dalla sua nuova scoperta, si era completamente scordata del sale che doveva portare a Bu-ling.
Diede un’annusata sul collo della bottiglia e un odore caratteristico subito le pizzicò il naso. No, non era sicuramente succo. Però sull’etichetta non c’erano simboli di tossicità. Quindi si poteva bere.
Per curiosità, si portò la bottiglia alla bocca e buttò giù un sorsettino di quel liquido rosso. Sentì in bocca il sapore frizzante di un liquido pieno di bollicine e, allo stesso tempo, una vampata di calore salirle dalla gola fino alla testa.
Sbatté perplessa la lingua un paio di volte, disorientata. Non aveva mai sentito in vita sua un sapore così strano. Però non era mica male! Anzi, il sapore, dopo il primo attimo di stordimento, si era rivelato pure piacevole. Ingoiò un altro sorso, più abbondante del precedente e, mentre la sensazione di calore alla testa si stava facendo sempre più forte, la ragazza si stava sentendo sempre più di buon umore.

Un quarto d’ora più tardi, Ryou, che passeggiava poco distante dagli altri ragazzi con Retasu che timidamente lo seguiva con lo sguardo, si avvicinò a loro impaziente.
“Bu-ling, allora questa minestra? Come sei messa?”
“Ma veramente Bu-ling non lo sa, Shirogane-niichan. Angel-neechan è andata a prendere il sale per il brodo e ancora non è tornata”, si giustificò la bambina di fianco al fornello acceso.
“È impossibile che non lo stia trovando. Lei stessa ha fatto l’inventario e riempito la cassa del cibo”, scosse la testa Ryou. Un dubbio tremendo però lo stava assalendo. “Aspetta un po’…” e si diresse a grandi passi dietro la sua tenda, mentre tutti i suoi amici lo seguivano preoccupati con lo sguardo.
Dietro la tenda, Ryou vide Angel, seduta per terra appoggiata con la schiena alla cassa degli alimentari, mentre si passava una bottiglia da una mano all’altra, fissandola con un interesse apparentemente enorme, come se stesse compiendo un esperimento scientifico.
“Allora, ragazza, ti vuoi muovere o no?! Bu-ling ti sta aspettando col fornello acceso da mezz’ora! E poi chi lo paga il gas? Chi?!”, la richiamò irritato il giovane.
A quel punto, vide con sconcerto Angel alzare uno sguardo non proprio normale verso di lui. Lo fissò per alcuni secondi, poi scoppiò in una ridarella convulsa. Aveva gli occhi lucidi e il viso tutto rosso.
In un lampo, Ryou capì cosa era successo. “Angel… cosa diavolo stai tenendo in mano?!”
Le si avvicinò e le strappò la bottiglia dalle mani.
“Ma cosa?... No, non voglio crederci… hai bevuto tutto il vino da sola?!” le chiese furioso.
La ragazza gli lanciò uno sguardo molto serio, poi fece per alzarsi in piedi, ma era evidente che le mancava il senso dell’equilibrio. Allora si aggrappò prima alla cassa e poi al braccio del ragazzo, anche se le gambe ancora le tremavano.
“Alloooora”, fece uscire una voce decisamente alterata “è queeeeshto il nome di quella roba?”
“Tu… tu non…” Ryou era così arrabbiato che faceva anche fatica a parlare. “Come hai potuto scolarti un’intera bottiglia da sola?”
Allora Angel riprese a ridacchiare la sua risata non del tutto normale.
“Pooooveri noi… adessho il boss si è arrabbiato”, commentò in modo fintamente impressionato, sempre con quel suo ridacchiare convulso che la faceva sembrare una rana che gracida. “E come si faaaah?” E tirò un singhiozzo che fece fare quasi un salto al povero ragazzo.
“Angel”, cercò di controllarsi lui. “Non voglio arrabbiarmi. Voglio cercare di non arrabbiarmi. Ci sto provando, davvero. Una bottiglia intera è troppo. Sei sicura di star bene?”
“Non shoooono maaai shtata meeeeghlio”, rispose garrula lei barcollando all’indietro, ed indicò la bottiglia vuota che Ryou teneva in mano. “Lo saaai, bossssh? Certe cooose che voi avete quiiii sono mooolto cariiine… ti confesso… che il vostro mondo… incominscia davveeeero a piasceeeermi”, e giù di nuovo a ridacchiare. Era difficile capire bene quello che diceva, perché alternava come niente fosse frasi lente e strascicate a frasi dette velocemente mangiandosi le parole.
“Basta così, hai superato ogni limite! Ne hai combinate da quando sei arrivata da noi, ma questa, mia cara, le batte tutte!” ribatté lui, arrabbiato.
“Edddaaaai, lo so che ceeeeerte volte posso esseeeere un po’ diffiiiicile (hic!) Peeerò, lo saaai? Io sono simpatica, boss, quando mi si conosce meeeghlio.” Il suo sguardo si fece improvvisamente malizioso. “E tu mi conosceraaai, ora che siamo rimasti soli insieme”, ed iniziò a fregarsi le mani, ridacchiando.
Ryou, quasi atterrito, fece un passo indietro. “Smettila!” le ordinò.
“Lo saaaai, bosss? Tu sei sempre staaato importantisshimo per me. Fin dall’inizio ho provato per teeeh più graaaande…” si mise a farneticare la ragazza fra un singhiozzo e l’altro.
“Forza, vieni con me!” la interruppe lui perentorio, afferrandola per un polso e trascinandola verso i loro compagni, mentre lei continuava a mugugnare con tono malizioso:
“mi vuoi portaaaareh dietro i cespughli, eeeh, boss? Mi vuoi portaaare dietro i cespughli?...”
“Allora, questo sale?!” gridò irritata Bu-ling appena li vide arrivare. Anche gli altri guardarono curiosi verso di loro; in fondo, tutti avevano fame e stavano aspettando la cena.
“Guarda un po’ qua!” esclamò Ryou agitando la bottiglia vuota sotto il naso di Keiichiro. “Indovina un po’ che ci ha fatto”, ed accennò col capo alla ragazza barcollante che ancora stringeva forte per il braccio, e che non era ancora caduta a terra solo per questo.
Keiichiro impallidì. “Quello era… il vino d’importazione italiana che avevamo portato all’ultimo per rendere la serata di tutti più divertente. E lei se lo è…?”
“Sì! Era la nostra sorpresa!” lo anticipò Ryou. “Tutto da solo, se lo è bevuta! E pensare che non dovevamo dare a tutti loro più di un goccino a testa. Lei se lo è scolato fino all’ultima goccia, invece, razza di ubriacona!”
“O mio Dio!” gridò Ichigo, preoccupata.
“Angel! Come ti senti?” chiese angosciato Masaya.
“Io non ci posso credere”, scrollò le spalle Minto, ormai rassegnata a qualunque cosa potesse combinare quella ragazza.
“Ma ho ancoraah molta shete…” borbottò Angel, iniziando di nuovo a ridacchiare e appoggiandosi a Masaya per evitare di cadere. “ridammi quella bottighlia…” ed allungò a fatica un braccio verso Ryou, che però era al di fuori della sua portata.
“Ma non vedi che è vuota, Angel-neechan?” obiettò Bu-ling.
Dopo essersi consultato con Keiichiro con lo sguardo, Ryou guardò duro Angel.
“Adesso vai a letto senza cena e ti arrangi. Così impari a bere a caso cose che non conosci.”
A quelle parole Angel, che fino a quel momento non aveva fatto che ridere allegramente, cambiò drasticamente il proprio umore all’improvviso e, furiosa, iniziò a pestare i piedi.
“Io non vado a letto senza cena, non vaaaaado!” biascicò, non riuscendo a far uscire forte la sua voce.
Ryou, esasperato, si passò la mano sulla fronte. Non c’era niente da fare. Se avesse insistito, gli avrebbe rotto le scatole fino al mattino dopo. Non c’era altra scelta, dovevano tenersela appresso per tutta la serata.

Un quarto d’ora dopo tutto il gruppo era seduto per terra in cerchio con la gavetta in mano a mangiare la minestra che Bu-ling aveva preparato. Tutti erano in silenzio, cercando di tenere gli occhi fissi sul piatto e non guardare Angel, per evitarle degli spunti per attaccare a parlare.
La ragazza stava cercando da cinque minuti di portarsi alle labbra una cucchiaiata di zuppa, ma la mano le tremava e ogni volta rovesciava tutto il contenuto, che andava a finire dappertutto tranne che nella sua bocca. A un certo punto, spazientita, ricominciò a farneticare cercando invano di dare un tono serio alla sua voce.
“Bu-ling, seeenti, adesso ti spiegooo (hic!). Tu… tu… quando cucini, non deeevi fare la roba così brodosa… non lo veeedi che non ci sta nel gugghiaio?”
“Veramente, cara, tutti noi stiamo riuscendo a mangiare perfettamente. Solo tu sei talmente sbronza da non riuscire nemmeno a tenere in mano una posata”, le rispose sdegnosa Minto.
Retasu si voltò verso Ryou, che stava cercando di fare di tutto per evitare di esplodere, e gli chiese:
“certo che era roba forte, vero?”
Ichigo guardò Masaya, che non sapeva se essere preoccupato o irritato. Gli dispiaceva che la ragazza non riuscisse a mangiare, ma non aveva la minima intenzione di mettersi ad imboccarla. Non era possibile tenere quella ragazza fra loro in quel modo. Avrebbe potuto combinare qualunque cosa, non era padrona delle sue azioni.
“Senti, Angel”, le disse Ryou poco dopo, quando il pasto fu più o meno concluso. “Adesso noi accendiamo il fuoco da campo. È meglio che vai a letto ora, sei troppo malridotta per stare ancora alzata.”
“Ah sììì, eeeh?” fece lei contrariata, alzandosi più o meno barcollante in piedi. “Ssshperi così di liberarti di meeeh, eeh? Ma come… ma come si faaah… a fare una bella serata seeensa Angeeel, eeeh, boss?” gli chiese indicandosi col pollice.
Ryou cercò di scansarsi da lei, ma la ragazza gli si aggrappò alla spalla per evitare di ricadere giù.
“Ti doooh un conshiiglio, bossh. Non essere seeempre cosììì… come possho dire…? Rompicoglioni.”
A quelle parole, nonostante l’assurdità della situazione, Ichigo non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, e anche tutti gli altri fecero fatica a trattenersi, meno Retasu che evitò di mettersi a ridere per una cosa simile. Ryou, irritato, ritirò il braccio ed Angel cadde a terra, lunga distesa.
Ma anche da lì, lei insistè: “lo veeeedi? Pure… pure la leaaader è d’accordo. Quiiindi? (hic!)”
Il ragazzo biondo tirò un gran sospiro. Non aveva scelta, evidentemente.

Meno di un’ora più tardi, nel buio della sera e con un bel fuoco acceso in mezzo al cerchio, la situazione stava degenerando. L’intenzione iniziale era di fare un paio d’ore di chiacchiere tranquille prima di andare a letto, ma la cosa stava loro evidentemente sfuggendo di mano e si stava riducendo il tutto ad una farsa.
“E allooorah gente, shtate bene a seeentire, sì? Mi sentite… mi… mi sentite bene?” annunciava Angel prima ad alta voce, mettendosi poi a borbottare improvvisamente.
“Sì!” rispondevano allegramente gli altri. Soltanto Ryou e forse Zakuro cercavano di fare resistenza a quel monopolio di attenzione, perché, nonostante lo stato alterato della ragazza, si stava rivelando un’amica divertente.
“Alloraaah, ascoltate tutti attentameeente (hic!). Sentite... sentite quaaa... Come si faaah a mettere una giraffa in frigoooh con treee mosseh?”
Tutti si misero pensierosi a braccia incrociate, cercando di ragionare sui possibili passaggi da fare. Ryou aveva la faccia coperta con entrambe le mani. Quella ragazza si stava coprendo di ridicolo. Non credeva di essersi mai vergognato così tanto per qualcuno in vita sua.
“Maaamma miiia, quaaanto siete caproooni!” rideva sguaiatamente Angel.
“Ah! Ah! Bu-ling lo sa!” saltò su la più piccola.
“(hic!) E allooorah, scimmieeeetta?” la interrogò la ragazza.
“Apri il frigo, metti la giraffa e chiudi il frigo!” gridò trionfante la bambina.
Il resto del pubblico emise esclamazioni di stupore. Era così semplice che nessuno ci era arrivato.
“Buuuu-ling ne saaah! Imparaaate!” annunciò con voce tremolante Angel alzandosi in piedi. “Quaaa bisogna faaare una daaanza di trionfo intorno al fuooocoh!”
“Oddio, ti prego, no…” mormorò Ryou esasperato, socchiudendo gli occhi.
“Sììì, Angel-neechan!” esclamò la bambina, tutta emozionata, e le salì di corsa sulle spalle. La ragazza le afferrò le caviglie e iniziò a correre in preda al delirio all’interno del cerchio, saltando e gridando in una specie di danza tribale, con la bambina sopra di lei che rideva come una matta.
Zakuro, che stava seduta con le braccia incrociate, sorrise lieta al vedere quella scena. Nonostante il tutto fosse oggettivamente ridicolo, quella era la prima volta in assoluto che Angel rideva, scherzava e giocava insieme a loro, senza porsi nessun tipo di inibizione, visto che il suo stato di ubriachezza non le permetteva di ragionare; e quindi stava esprimendo davanti a loro per la prima volta la sua vera e gioiosa personalità, anche se in modo un po’ esagerato.
Ichigo, Retasu e Keiichiro, che avevano deciso di stare al gioco, battevano insieme le mani a tempo per dare il ritmo a quella bizzarra danzetta, Minto aveva un’espressione tra l’atterrito e il disgustato, ma Masaya stava invece all’erta: già Angel non era quasi capace di reggersi in piedi; in più si stava tenendo una bambina pericolosamente in bilico sulle spalle e stava correndo in modo scomposto intorno a un fuoco.
E infatti, dopo il terzo giro, la ragazza iniziò a barcollare e a perdere l’equilibrio. Masaya scattò dal suo posto e la afferrò, tirandola verso di lui, per evitare che lei e Bu-ling finissero dritte sopra le fiamme. La bambina finì catapultata a terra, ma non le successe niente. Angel, che era finita abbracciata al petto del ragazzo, mutò la sua gran risata in uno sghignazzare convulso e, tra un singhiozzo e l’altro, aggrappandosi a lui per evitare di cadere, riuscì a far uscire queste parole:
“Mio caaaro Masaaaaya, sììì, lo ssho, losssò che non ti sono proprio indiffereeente, ma non pensavo sceeerto fino a queshto punto. No, no, non può funzionarre tra di noi, sarebbe immoraaale, tremendamente immoraaale. Poooi venghono fuori i probleeeemi geneeetisci, eeeh!”
A quelle parole convulse, disordinate, quasi ringhiate fra i denti, tutti i presenti si lanciarono degli sguardi interrogativi. Ma faceva sul serio?
Ryou, che a quel punto aveva raggiunto il limite, si alzò in piedi e fece nervosamente per allontanarsi dal gruppo.
Angel si staccò dal corpo di Masaya e guardò irritata verso il ragazzo biondo.
“Ma dooveeh shtai andandoo?”
“A prendere una boccata d’aria. Non ti si tiene”, le rispose lui seccato, fermandosi una decina di metri più in là.
La ragazza allora, singhiozzando, si staccò a fatica da Masaya, che cercava invano di tenerla buona, e barcollando si diresse verso Ryou.
“Tuuu non vaaaai da nesshuna paaarte senza di meeh!” lo afferrò per un braccio e cercò di tirarlo verso di sé, ma perse l’equilibrio e cadde riversa supina a terra, trascinando il povero ragazzo con sé, che finì bocconi di fianco a lei.
“Angel!” gridò Ryou, stizzito, mettendosi a quattro zampe, ma guardandola si accorse che si era addormentata. Di colpo, così. E stava pure iniziando a russare.
I suoi compagni accorsero intorno a lei.
“Credo che la serata sia finita”, commentò Zakuro.
“Già, sarà meglio andare a dormire”, annuì Minto.
“Però Bu-ling si è divertita tanto tanto!” esclamò la più piccola. “Angel-neechan è stata proprio divertente!”
Masaya si chinò sulla ragazza a terra e la tirò su in braccio.
“Non vorrai farla dormire con noi anche stanotte”, protestò Ichigo. “E se ci vomita in tenda?”
“Tranquilla”, sospirò Ryou. “Ormai dovrebbe passarle tutto, non c’è più rischio che rimetta.”
Masaya ridacchio guardando verso Angel.
“Una bella commedia, quella di stasera. Non avrei mai creduto che fosse in grado di tirare fuori questo lato di sé. Su, andiamo, Ichigo.”

Quando furono dentro la loro tenda, i due ragazzi aiutarono Angel, che era in uno stato di semi incoscienza, a cambiarsi e la fecero infilare nel suo sacco a pelo, dove la ragazza si addormentò di nuovo immediatamente.
Visto che dormiva della grossa, e non c’era pericolo di svegliarla, Ichigo, dal suo giaciglio, chiese a Masaya che era sdraiato poco più in là:
“secondo te cosa intendeva prima, quando ha detto che non sarebbe potuto funzionare fra voi? Eppure era chiaro che l’avevi afferrata solo per evitare che cadesse nel fuoco.”
Il ragazzo rimase a pensarci per un po’. Mettendo insieme tutti i piccoli indizi che aveva accumulato nel corso di quei mesi, effettivamente un po’ di cose non tornavano. Però rispose alla sua ragazza:
“non lo so, Ichigo.”
E, a tentoni visto che nella tenda era buio, allungò un braccio verso la sua ragazza, facendo attenzione a non colpire Angel che dormiva e la accarezzò sulla guancia.
“Nonostante abbia bevuto da sola il vino che ci dovevamo dividere, in fondo è stato meglio così. Non aveva mai riso e scherzato con noi così, prima.”
“Vero”, ammise Ichigo. Poi, ridacchiando, aggiunse: “se non fosse che, da adesso in poi, sarà impossibile prenderla sul serio.”
Anche il giovane rise di cuore a quell’affermazione, a bassa voce per non svegliare la ragazza che dormiva in mezzo. Tra quelle due donne, non sapeva quale fosse la più divertente, certe volte. Ichigo era una ragazza allegra e solare di suo, e gli scaldava il cuore stare in sua compagnia; Angel in teoria avrebbe gradito molto fare la persona seria ed apparire dura, e per certi versi sapeva anche essere spietata in combattimento, ma in un modo o nell’altro capitava sempre in delle situazioni che la rendevano suo malgrado anche più spiritosa della prima. Ormai il ragazzo non era più in grado scegliere tra l’una o l’altra. Amava Ichigo di quell’amore profondo e puntato verso il futuro, nella prospettiva del matrimonio appena fosse stato possibile; ma Angel gli aveva fatto scoprire un lato della sua personalità che non credeva di poter avere: la responsabilità di essere una guida per qualcuno, e ora che conosceva anche quella parte di sé, sapeva che avrebbe potuto utilizzarla in futuro, quando avesse avuto dei figli, per poter essere per loro un modello di riferimento. Fantasticando sul meraviglioso futuro che si apriva davanti a lui e a Ichigo, si allungò a tentoni nel buio evitando di fare troppo rumore e, quando ebbe trovato la sua ragazza, le strinse il viso tra le mani dandole un bacio appassionato prima di risistemarsi nel suo sacco a pelo.
Però, al contrario delle due ragazze, non si addormentò subito. E non perché nel frattempo Angel aveva iniziato a russare e a essere più rumorosa di un motore; ma perché le parole che prima lei gli aveva biascicato quando l’aveva salvata dal cadere nel fuoco, benché prive di una sequenza logica, erano riuscite a piantarglisi nel cervello. Ichigo, tendente alla gelosia come sempre, aveva fatto caso solo alle prime parole che aveva detto, ma Angel in realtà ne aveva pronunciate altre.
“Non può funzionare tra noi… sarebbe immorale… poi vengono fuori i problemi genetici…” questo aveva detto, e questo Masaya aveva capito.
Rimase a rigirarsi quelle parole nella mente alcune volte, lanciando delle occhiate alla ragazza che dormiva a bocca spalancata di fianco a lui, poi, quasi ridacchiando, pensò prima di addormentarsi sul serio:
‘no, non può essere… io e le mie assurde teorie. Semplicemente non può essere.’

 

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...non credo di aver mai scritto un capitolo così... pazzo, e credo che non lo farò mai più xD
Bene, abbiamo scoperto una grande passione/vizio che caratterizzerà Angel anche in futuro: l'alcool! L'alcool che ti disinibisce completamente e manda a donnine allegre ogni buon proposito che potevi esserti fatto. Un minuto di silenzio per tutte quelle anime che, nei primi capitoli in cui Angel era adulta, potevano aver pensato che fosse un personaggio stoico, freddo e costantemente rigido. E' riuscita, in un singolo capitolo, a mandare a quel paese tutta la dignità che aveva faticosamente accumulato in più di quaranta capitoli. Merita un premio, non è cosa da tutti xD
Beh, fatemi sapere se l'avete trovato divertente!
(e tra l'altro, li ricordate i boxer viola a stelline gialle di Ryou? Quelli della puntata 36 xD) 

   
 
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