Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Call it Maglc    21/06/2016    2 recensioni
Elsa non avrebbe mai dovuto fare la conoscenza del traditore nelle prigioni. Hans non avrebbe mai dovuto rivelare i segreti più oscuri della sua famiglia alla regina che aveva cercato di uccidere. Ma le aspettative esistono per essere infrante.
{ Hans/Elsa | Long fic | 101648 parole | Fire!Hans | Traduzione di Hiraeth | In revisione }
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ventisette

Il giorno dopo, circa un’ora prima del calar del sole, avvistarono la Calanca di Cruorenero.
 Quel mattino Elsa si era svegliata nel letto dell’uomo che, nonostante tutto, amava ancora. Per un istante aveva messo in dubbio le intenzioni di Hans, se lui le fosse davvero affezionato o se l’avesse solo usata per una notte… no, aveva deciso di farla finita con i sospetti. La diffidenza avrebbe mandato in rovina il loro rapporto. Mille pericoli stavano per approcciarsi e lei era già sicura dell’amore di Hans: lui glielo aveva provato. Elsa gli si era accoccolata vicino e aveva chiuso gli occhi, avendo concluso che, se fossero riusciti a sopravvivere e a vedere l’alba, a quel punto avrebbero superato l’ostacolo peggiore. Lei amava lui e lui amava lei e ciò era sufficiente.
 Se qualcuno avesse o meno avuto l’impressione che la notte precedente l’ex regina non si trovava nella propria cabina, nessuno ne parlò. Anna era irrequieta e non era capace di restare sullo stesso lato della nave per più di un paio di minuti. Era persino più nervosa di Elsa e Hans. Certo, il loro stress era stato alleviato la notte prima…
 Ma quando fu avvistata la mezzaluna della terra che abbracciava l’acqua, lo stomaco di Elsa cominciò ad attorcigliarsi. Erano giunti alla Calanca di Cruorenero. Non sapevano che li aspettasse. Alla battagliola individuò Hans, che osservava la costa con uno sguardo risoluto. Prese posto accanto a lui, avvolgendogli la mano con le proprie dita e stringendogliela per dargli conforto.
 «Non mi sembra giusto» commentò Hans, distogliendo gli occhi dalla baia per incontrare quelli di Elsa. «Il sole è troppo splendente, l’atmosfera è troppo frizzante. La giornata è troppo serena per andare alla Calanca di Cruorenero».
 «Forse è segno» suggerì lei, «che la situazione si aggiusterà».
 Hans era scettico, il viso nuovamente rivolto alla terraferma. «Non ho idea di che ci attenda. Tu verrai con me, vero?»
 «Ovviamente».
 «Bene. Ti voglio al mio fianco».
 Un sorrisino spuntò sulle labbra di Elsa.
 «Sai, se quando mi imprigionasti quest’estate mi avessi rivelato che, da lì a sei mesi, sarei salpato insieme alla regina di Arendelle verso la Calanca di Cruorenero e avrei affrontato l’assassina della mia famiglia, ti avrei creduta pazza».
 «L’ex regina» lo corresse.
 «Secondo me un giorno tornerai a regnare. Naturalmente, se non ti opponi a un colpo di stato…»
 Lei sorrise e lo spintonò con leggerezza. «Non intendo mettere Arendelle sotto assedio!»
 Elsa concordava, il sole era un po’ troppo splendente. Gli angoli della sua bocca si abbassarono, mentre la quiete s’impadronì dell’aria. Le loro mani rimasero intrecciate e nel mare freddo l’insenatura si stagliava allegramente dinanzi.
 «Ad Anna però deve essere restituita la carica» mormorò Elsa. «Non sono disposta a farla pagare per gli errori che ho commesso io. Ha sacrificato fin troppo per le mie follie. Voglio che sia lei ad avere la corona».
 Hans era silenzioso ed esaminava il volto di colei il cui nome non aveva alcun valore per il trono, ma che per lui valeva ogni cosa. «Se ce la faremo, prometto che Anna diventerà regina».
 Lei lo scrutò, l’espressione fiduciosa. «Lo giuri?»
 «Sul miserevole onore che mi rimane, te lo giuro» dichiarò, prendendole una mano e posandola sul cuore.
 Elsa tentò di trattenere un sorriso mordendosi il labbro, ma non ne fu in grado, ridendo e riprendendosi la mano. Entrambi erano senza guanti e, ogni qualvolta la sua pelle fredda era a contatto con quella calda di Hans, era scossa da brividi piacevoli.
 «Guardaci, due nobili corrotti che lavorano per un futuro migliore» scherzò lei.
 Un marinaio dall’altra parte del ponte urlò che il principe Jørgen richiedeva che tutti gli prestassero attenzione. Elsa scoccò un’ultima occhiata alla baia, prima di recarsi da Jørgen.
 «E adesso andiamo a incontrare il terzo del nostro trio» borbottò Hans, anche lui con gli occhi che indugiarono sulle acque luccicanti dell’insenatura.
 Il profilo di Jørgen si stagliava nel centro della coperta, i piedi poggiati su una scatola per innalzarlo. L’equipaggio gli si radunò attorno e Hans ed Elsa ebbero difficoltà a farsi strada tra la folla per occupare il loro posto accanto al principe. Jørgen annunciò che la nave era troppo capiente perché si avvicinasse granché alla costa. Una lunga serie di caverne circondavano quella zona dell’isola, con aperture troppo strette per attraccare il naviglio. A Jørgen occorrevano due piccole barche per Hans, se stesso e otto ulteriori persone incaricate ad accompagnare i fratelli Westergard.
 Elsa si offrì immediatamente volontaria. Seguirono Kristoff e Anna, Anna che garantì a un’Elsa apprensiva delle loro capacità di cavarsela. L’abilità della ragazza come spadaccina e gli anni trascorsi da Kristoff come venditore di ghiaccio erano qualità che li rendevano preziosi. Altri cinque marinai si unirono al gruppo e, fin troppo presto, giunsero a destinazione.
 La Calanca di Cruorenero incuteva ben meno timore se paragonato a quanto suggeriva il nome. Il sole faceva risplendere l’acqua blu e, da un lato, le sabbie argentee scintillavano. Un’imponente parete di pietra separava l’acqua dalle coste dell’isola, tranne che per una piccola rientranza nella barriera, alta all’incirca tre metri. Elsa non riuscì a intravedere cosa ci fosse al di là di quel confine. La luce rivelava delle rocce e forse una spiaggia, ma si sarebbe dovuta approcciare per esserne sicura.
 I dieci furono calati in barche a remi, il resto dell’equipaggio che augurò loro buona fortuna ma di cui solo la metà appariva fiduciosa sulle loro probabilità di far ritorno, il che demoralizzò Elsa. Tuttavia erano arrivati fino a quel punto e non avevano più alcuna possibilità di ritorno.
 Vogarono via dalla nave e verso la rientranza nel muro. Elsa, seduta accanto a Hans, gli afferrò la mano per incoraggiarlo. Lui pareva essere nelle condizioni di averne bisogno quanto lei.
 Oltre al muro di roccia c’era una baia minuta e giusto alcuni metri di sabbia che conducevano a una grotta incombente e circolare. Il cuore di Elsa si arrestò quando vide una donna abbandonare le ombre della caverna per avviarsi in direzione della luce del sole. Era la principessa Bhumi.
 Aveva addosso un manto color cremisi, che le attorniava il collo a mo’ di sciarpa e le fasciava la figura come un vestito. Questa volta non aveva coperto il viso e aveva un leggero sorriso in faccia. Le viscere di Elsa si contorsero, la realtà della situazione che finalmente la colpì allo stomaco. Perché stava sorridendo? Hans le strinse la mano talmente forte che, se in quel momento avesse ancora avuto la voce in gola, Elsa avrebbe strillato.
 Le barche attraccarono e, non appena a terra, Anna sguainò la spada.
 «Via le armi» ordinò subito Bhumi.
 Anna assottigliò lo sguardo, ma Hans le domandò di obbedire. Con riluttanza, Anna rinfoderò la spada, le dita però salde sull’elsa.
 «La principessa Bhumi di Aruna, presumo» salutò Hans, camminando e piazzandosi di fronte al gruppo, dato che Jørgen era paralizzato dalla paura.
 «Come lo avete scoperto?» chiese Bhumi, il sorriso che crebbe sulle sue labbra. «Sono stata molto cauta a non lasciare tracce».
 «Perché ci avete condotto qui?» pretese di sapere Hans. «Perché avete ucciso i membri della famiglia Westergard?»
 «Ritengo che sia la mia partner quella con le risposte» replicò Bhumi. «Sarete molto interessati a incontrarla».
 «Che sia lei ad accoglierci, allora».
 La principessa scosse il capo. «Temo che sia irremovibile riguardo alla sua decisione di restare dentro la grotta. Solo il settimo e il tredicesimo hanno il permesso di proseguire».
 «E se li accompagnassimo lo stesso?» s’informò Anna, incapace di zittirsi.
 «Semplice, vi toglierò la vita» ribatté Bhumi con un sorriso, al che Elsa s’incupì.
 «Indietro, Anna» comandò Hans. «Verremo con voi».
 Jørgen aveva l’aria di preferir sostenere qualsiasi altra cosa al mondo, eccetto la prospettiva di addentrarsi nella buia caverna con Bhumi e suo fratello. Elsa era consapevole del fatto che i due non erano in grado di cavarsela da soli. Per cui avanzò di un passo prima che Hans protestasse.
 «Concedetemi la facoltà di seguirvi».
 Hans le si avvicinò immediatamente. «Elsa, no. Resta qui e appura che siano tutti al sicuro. Prometto che tornerò».
 «Hai detto che mi volevi al tuo fianco».
 «E infatti lo voglio, ma non provocare Bhumi» sussurrò. «I suoi piani ci sono ignoti».
 «Ed è esattamente per questo che intendo seguirvi» bisbigliò lei di rimando, cercando con tutte le sue forze di resistere alla tentazione di baciarlo. Al contrario, gli diede le spalle e si girò verso la nemica. «Principessa Bhumi, io sono Elsa, l’ex regina di Arendelle, il regno dove avete scelto di abbandonare i cadaveri».
 Gli occhi della principessa Bhumi s’illuminarono in segno di riconoscimento. «Ah, la regina Elsa. Mi è dispiaciuto apprendere della vostra destituzione. Non ho nulla contro di voi e mi scuso per aver utilizzato il vostro paese: non era niente di personale».
 «Be’, invece voi mi avete dato motivo per esservi contro» rimbeccò Elsa, sollevando una mano, il palmo volto in alto e rilasciando un leggero turbinio. «Sono colei che vi ha inseguito la notte in cui avete depositato il sesto principe Charles ad Arendelle e colei che ha combattuto contro di voi sulla nave».
 Il sorriso di Bhumi si dissipò. «Avevo sentito dire che eravate la regina delle nevi, ma non ero certa dell’autenticità delle voci… forse dovreste venire con noi».
 Elsa annuì, guardando Hans che aveva morso il labbro per la frustrazione. L’ex regina sapeva di averlo scontentato, ma aveva giurato di essergli affianco e non si sarebbe tirata indietro.
 «Portate anche me» insistette Anna. «Posso—»
 «Anna» la placò Elsa. «Rimani qui. Ci pensiamo noi. Ce la caveremo». Si dirisse verso Anna e la strinse in un abbraccio che la principessa non si era aspettata.
 «Elsa, io—»
 Elsa la interruppe e mormorò: «Se non facciamo ritorno entro il tramonto, introduciti nella grotta con una truppa».
 Anna si zittì e, quando Elsa si ritrasse dall’abbraccio, la principessa annuì. «Okay. Fa’… fa’ attenzione, Elsa».
 Elsa assentì, trattenendo le lacrime che minacciavano di cadere. Andò da Hans, che adesso aveva accanto un Jørgen iperattivo. Bhumi ammirò la formazione innanzi a sé e fece un cenno d’approvazione. «Coraggio, seguitemi, prego».
 La donna si diresse verso il buio d’inchiostro della caverna e cominciò a camminare. Jørgen stava in guardia, un tantino agitato, ma Hans lo esortò a entrare. Il fratello maggiore si schiarì la gola e annuì nobilmente, seguitando poi la principessa. Elsa fu la seconda e Hans chiuse la fila.
 «Principe Hans, di fronte a me» ordinò Bhumi. Hans si scambiò un’occhiata con Elsa, ma obbedì. «Potreste accendere una fiamma? Vorrei sapere dove sto mettendo i piedi. Non azzardate alcunché, però, perché siete fin troppo conscio di cosa sono capace. Mi basta un tocco».
 Hans non rispose, ma una sfera di fuoco apparì, gettando delle ombre sul suo viso. Lui non gradiva le circostanze e restò silenzioso.
 «Grazie» attestò Bhumi, rimettendosi a guidarli. Adesso che era lei l’ultima, Elsa continuava a guardarsi alle spalle, verso i raggi del sole distanti dalle profondità della grotta oscura e ammuffita. Non riusciva a respirare.
 «Ho il permesso di parlare?» chiese Hans da davanti. Elsa gli rivolse l’attenzione. Si rese conto che ora Hans gestiva molto meglio le situazioni di difficoltà. Solo qualche mese prima avrebbe provato d’impulso di bruciare viva Bhumi.
 «Se ne vale la pena sprecare il vostro fiato» acconsentì Bhumi.
 «Perché avete ucciso i miei fratelli?»
 Lei rise. «Be’, ammetto che in realtà avevo dispute in sospeso con ben pochi Westergard. Tuttavia ho scoperto il piano che stavate tramando per impossessarvi di tutti i regni legati dal patto commerciale e ho trovato che eliminare ogni singolo fratello fosse nel miglior interesse di tutti».
 «E mio padre?»
 «Oh, non è stata mia l’idea» replicò, ma si rifiutò di spiegare.
 Quella fu l’unica conversazione che vi fu durante il percorso. Elsa fu lasciata alle proprie ponderazioni e allo sporadico lieve sussulto da parte di Jørgen, che le era dinanzi e che rischiò d’inciampare nelle pietre del pavimento irregolare. La caverna era troppo buia per lei, perfino con la luce di Hans. Avrebbe voluto corrergli incontro, ma forse ciò avrebbe arrestato il battito del suo cuore già martellante. Si chiese come facesse Bhumi a sapere del potere del fuoco di Hans…
 Finalmente si vide in lontananza una luce in fondo al tunnel tortuoso. Elsa era più nervosa che mai: stavano per arrivare. Chi li aspettava nell’area illuminata? La partner di Bhumi li attendeva, l’altra donna dotata di magia che aveva scorto la notte dell’omicidio di Charles. E se lei fosse persino più brutale di Bhumi? E se stesse progettando di ucciderli, proprio come coloro che erano morti alla Calanca di Cruorenero? La tensione che era stata alleviata il giorno prima tornò di colpo tutta in una volta e lei anelava a costruirsi una corazza di ghiaccio attorso a sé.
 Entrarono nella caverna, le torce che rischiaravano le pareti di roccia. Oltre a due letti fuori posto e a una sedia, lo spazio davanti a loro era vuoto. Una figura si stagliava non troppo in là e si nascondeva nell’ombra. Quando la figura – una donna – notò Bhumi e i tre che erano con lei senza scelta, andò loro incontro in segno di saluto.
 Elsa non la conosceva. Aveva i capelli quasi completamente grigi, eccetto che per qualche ciocca castana che si aggrappava ancora al colore originale. Aveva delle rughe in faccia che rivelavano apertamente l’età della proprietaria e che, malgrado ciò, non sbiadivano i suoi occhi verdi scintillanti. Indossava un abito simile a quelli delle Isole del Sud. In testa portava qualcosa: assomigliava terribilmente a una corona…
Oh realizzò Elsa, la testa che iniziò a girare. Oh.
 La sua reazione fu molto più calma rispetto a quella dei fratelli. Hans si bloccò immediatamente sul posto, la mano che continuava a emanare una fiamma. Cacciò un suono strozzato, ma Elsa non poteva distinguere la sua espressione dalla posizione in cui era. Jørgen, d’altro canto, corse subito in direzione della donna. Urlò e cercò rifugio tra le sue braccia. «M-madre!» rantolò, le lacrime che scorrevano a fiumi. «Credevo che fossi… credevamo fossi morta. Tutti gli altri… tutti gli altri sono morti, madre».
 La donna sorrise. «Oh, Jørgen, è così bello rivederti, caro¹. È passato tanto tempo».
 «Madre, la principessa Bhumi ti ha intrappolata qui? Ti ha fatto del male? Oh, gliela—»
 La donna rise. «Jørgen, ssh, calmati, per favore. Bhumi non mi tiene prigioniera».
 E Jørgen si tolse immediatamente dalla stretta delle sue braccia, rendendosi conto, più in ritardo rispetto a suo fratello ed Elsa, che sua madre era complice di Bhumi.
 La regina Carol delle Isole del Sud – l’unica Westergard il cui corpo non era stato ritrovato per mesi – era la seconda mente che si celava dietro lo sterminio di massa della famiglia reale.
 Elsa se ne infischiò delle conseguenze e sgattaiolò silenziosamente al fianco di Hans. Lui fissava la madre, gli occhi rossi come i capelli e la mascella che tremava. Era lì lì per perdere il controllo, Elsa lo sentiva. Ma non intervenne: si fidava dei suoi nervi saldi.
 «M-madre?» balbettò Jørgen con una risatina. «Sei… eri..? L’hai aiutata a uccidere la nostra famiglia?»
 «Oh, be’, sembra orribile quando la metti così» ironizzò la regina Carol, roteando gli occhi con un’espressione lieta. «La principessa e io siamo giunte a un compromesso che soddisfacesse le esigenze di entrambe, ecco tutto».
 «Io… tu, no… non—» Jørgen soffocò, incapace di digerire la notizia, che lo aveva colpito come una palla di cannone.
 Hans inspirò, tremante dalla rabbia. Elsa non lo aveva mai visto così adirato. Provò ad avvicinarglisi, ma lui parve aver intuito le sue intenzioni e si diresse a grandi falcate verso sua madre, la mano in fiamme da cui adesso mulinavano monumentali ondate di fuoco che rivaleggiavano quelle degli oceani.
 La regina lo notò e alzò un sopracciglio nella sua direzione. «Ah, Hans. Fossi in te non lo farei. Mi basta una parola e per te è finita».
 Hans si fermò, ma il respiro era pesante ed emise un grido colossale, scagliando il fuoco verso il lato vuoto della caverna. Le fiamme sfrecciarono contro la parete di pietra, arricciandosi sulla sua superficie strinata e annerita.
 «Padre non ha mai fatto niente di male» urlò Hans. «Era l’unica persona a cui è mai importato di me e lo hai ammazzato. Hai incolpato me del suo assassinio!»
 «Hans, smetti di strepitare» scattò la regina, scoccandogli un’occhiataccia. «Prima concludo i miei affari con te e meglio è».
 «Prima concludi—» ripeté Hans, poi ruggì e generò un’altra sfera di fuoco. Ma questa volta la lanciò direttamente verso sua madre.
 Elsa trattenne il fiato, mentre la regina Carol ebbe un sorrisetto in volto prima di essere avvolta dai riccioli delle fiamme. Ma quando riapparve la roccia carbonizzata, non c’era traccia della regina. Nessun segno, niente cenere, come se lei—
 «Oh, avrei dovuto farti uccidere prima» si crucciò una voce dall’altro lato della caverna. Tutti si girarono per vedere la regina perfettamente incolume con le braccia incrociate.
 Ma certo, aveva i poteri magici. Le due che erano scomparse dalle vicinanze della cascata durante quella notte. Ma se Carol aveva i poteri..?
 I nervi di Hans cedettero e lui cadde sulle proprie ginocchia. Non aprì bocca.
 «Tu… hai i poteri?» mugolò Jørgen. «Ma… ma ci hai insegnato… che la magia è il male. Ci hai detto che chi la possiede è il male».
 «Tu…» fu tutto ciò Hans riuscì a sussurrare prima di collassare a terra completamente, la testa china e il respiro affannoso.
 «Piantala di fare il melodrammatico» lo sgridò, poi si dileguò e risbucò nel punto precedente. «Non sono stata io a inventare il mito secondo il quale la magia è il male, ma ammetto di essere stata molto convincente».
 «Ci hai fatto odiare nostro fratello» bisbigliò Jørgen, voltandosi verso Hans, che piangeva sconfitto. Lo guardò come se lo stesse guardando per la prima volta, realizzando finalmente che forse la magia non era tanto deprecabile quanto pensava.
 Elsa era in uno stato di shock assoluto. Avrebbe voluto essere di conforto a Hans, ma non le spettava il diritto. La situazione in cui si trovavano non la riguardava. L’unica cosa che poteva fare era assistere alla vicenda con le mani in mano mentre assottigliava furtivamente la distanza tra lei e Bhumi.
 «Accomodati pure». La regina Carol prese una sedia per Jørgen e si disinteressò del figlio minore, ancora raggomitolato sul pavimento di pietra. Jørgen non si sedette. La regina Carol sorrise, ma la piega sulle sue labbra era troppo maligna per essere d’incoraggiamento.
 «Lasciami spiegare».





¹ In italiano non si usa il superlativo relativo tanto di frequente come in inglese, ovviamente, per cui con il passaggio da una lingua all’altra la sfumatura non traspare, ma nell’originale in quel momento Carol chiama Jørgen “my dearest”, “il più caro”, perché è il suo figlio preferito.

   
 
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