CAP 4
Alcune pattuglie andarono a Cambridge, vestiti in borghese per non dare
nell’occhio, Frankie era uno di loro. Aveva il microfono all’orecchio per
essere costantemente in contatto con sua sorella. Jane non era andata con loro
ma voleva essere informata su tutto. Ordinò un caffè ad Angela e si sedette in
attesa di Maura, che arrivò dopo circa mezz’ora.
“Ehi, non pensavo di trovarti ancora qui, hai aspettato tutto questo tempo?.”
“Sì, mi eri sembrata convinta prima. Novità?.”
“La macchina è quella usata la notte della sparatoria, le impronte e i vari DNA
li stanno analizzando, avranno un bel da fare, ne abbiamo trovate a centinaia.”
“Mi sono stancata di aspettare e…”
“E niente Jane, le indagini stanno proseguendo bene, dai che non manca molto.”
“Sono tutti un passo avanti a noi, perfino Paddy lo è.”
“Vero, però lui è dalla nostra parte.”
“Ce la fate a fare le indagini senza la
super detective? Il fratellino è in grado di farlo da solo?. Qui mi sembra che
stiate a passeggio. E a dirla tutta, si vede lontano un miglio che siete
sbirri. Vi si legge in faccia.”
Notarono alcune palazzine con le finestre quasi sigillate e un condominio
con dei lucchetti all’entrata. Piazzarono varie telecamere nascoste e tornarono
tutti in centrale. L’INTERPOL e l’FBI misero alcuni agenti di pattuglia e
presero possesso di due appartamenti vuoti. Quelli sarebbero diventati i loro
quartier generale per un po’. Con le impronte e il dna preso, riuscirono ad
avere le foto segnaletiche di alcuni di loro, erano ricercati in tutta Europa.
“Ottimo lavoro ragazzi, disse Jane alzandosi dal tavolino del bar. Ora non ci
resta che aspettare notizie da Dean. Li stanno sorvegliando.”
“Avete dato retta al messaggio di Paddy?” chiese Maura curiosa.
“Sì, ci stiamo fidando del più grande mafioso di Boston.”
“Per me immagino.”
“Per tutti Maura, se riusciamo a beccare il clan dei serbi, sarà una vittoria
mondiale. E poi sì, tu sarai al sicuro e questo ci solleva il morale.”
Passò un intero
giorno prima che Nina potesse trovare qualcosa di utile dei video della
sorveglianza. Due dei loro sospettati erano entrati e usciti tre volte.
Apparentemente come persone normali ma tutti aspettavano qualche loro mossa
sbagliata.
“Perché non li portiamo qui e li spremiamo a dovere?” chiese Jane a Dean. Che
stiamo aspettando?.”
“Crediamo che quelli siano solo dei pesci piccoli, noi vogliamo i capi. Solo
prendendo loro riusciremo ad interrompere i loro traffici. Capisco come ti
senti ma stiamo lavorando bene e ci siamo quasi.”
“Quasi non mi basta Dean.”
“Se è per Maura, stai tranquilla. Lei non lo sa ma le abbiamo affiancato un
nostro agente in borghese. E’ sempre con lei in laboratorio.”
“Sul serio? E da quando?.”
“Da quando mi hai detto che Paddy Doyle è nei paraggi.”
“Volete prendere anche lui?.”
“Sarebbe un sogno. Tre clan camorristici in una volta sola, sarebbe l’arresto
del secolo.”
Jane smise di parlare e iniziò a riflettere.
“Non ti azzardare a mettere in pericolo Maura per prendere Paddy intesi? Non te
lo perdonerei mai.”
“Non farei mai una cosa del genere.”
“Dean, parlo sul serio. Ormai ho capito come agite voi dell’FBI. Non lo fare.
Ti prego.”
“Maura non sarà coinvolta in alcun modo, ti do la mia parola.”
Si guardarono intensamente negli occhi per qualche secondo fino a quando Jane
lasciò la stanza e scese da Maura.
“Ehi.”
“Ehi, come mai ancora alla centrale? Non ti riconosco più Jane” disse Maura
ridendo.
“Già, non è proprio da me star ferma ad aspettare ma questa volta devo. Questa
operazione deve riuscire bene.”
“C’è qualcosa che ti preoccupa?.”
“Ho appena fatto una chiacchierata con Dean, non so se posso fidarmi.”
“Ascolta il tuo istinto, come sempre” disse Maura. Di solito non sbaglia.”
“Questa volta non… non lo so Maura.”
Jane fissava un punto immaginario mentre parlava, era come se stesse elaborando
tutte le promesse fatte poco prima da Dean. Cercava di far combaciare tutti i
pezzi del puzzle, cercava di capire quanto fosse stato sincero e quanto, in
realtà, Maura fosse in pericolo.
I loro cellulari squillarono in contemporanea.
“Rizzoli.”
“Isles, si arriviamo. Un altro omicidio, dai andiamo insieme così prendiamo una
macchina sola.”
“Sì ma guido io.”
“Guai a te se superi
il limite di velocità, la vittima non sarà più morta se arriviamo con qualche
minuto di ritardo” disse Maura.
“Ooook.”
“No vi prego, non abbandonate il mio
caso, senza di voi, quelli non cavano un ragno dal buco. Mandateci qualcun
altro.”
“E’ brutto dirlo ma questo nuovo omicidio è quello che mi ci voleva” disse
Jane.
“Ma che dici? Se ti annoi vai a correre, fai shopping, leggi.”
“Blah tutte cose pallose. Dai così liberiamo la testa da serbi e messicani.”
“Con un nuovo cadavere però!. Vai piano che c’è traffico.”
“Devo farti mettere la sirena, così ci lasciano passare.”
“Tu sei troppo nervosa alla guida, sembra che stai facendo un inseguimento,
rallenta!.”
“Dovevamo prendere la mia, lo sapevo.”
“Dovresti ridurre l’eccessivo uso di caffeina Jane, è scientificamente provato
che ti agita e molto.”
“A me agitano que… ehi che succede? Cosa vogliono fare questi? Ma come guidano?”
urlò Jane.
“Stai attenta, ci stanno troppo addosso.”
Due mega suv le stavano costringendo a fermarsi.
“Che diavolo vogliono da noi? Ora mi sentono.”
Avevano i vetri oscurati e non riusciva a vedere chi fosse alla guida.
“Jane non ti fermare,
comincio ad aver paura, cerca di scappare.”
“Ci sto provando Maura ma con la tua auto è difficile. Alla prima uscita, esco
dalla superstrada. Tu reggiti forte e cerca di star giù.”
Jane stava capendo cosa stesse succedendo, era una trappola, le stavano facendo
un agguato e nel mirino c’era Maura. La telefonata, l’omicidio ed il nuovo caso
erano tutti inventati per far uscire Maura dalla centrale e Jane c’era cascata
in pieno. Ora però, anche con il terrore negli occhi, doveva portare Maura in
salvo. Avevano un suv dietro, uno dal lato di Jane e davanti una fila infinita
di macchine. Non aveva una grande via di fuga.
“Jane, chi sono? Cosa vogliono?.”
Dopo un bel respiro, rispose.
“Vogliono te Maura, ci hanno teso una trappola. Mi spiace.”
“Oh mio Dio.”
“Chiama Dean e fai rintracciare il tuo cellulare.”
“La mia macchina ha l’antifurto satellitare, non c’è possibilità di
nasconderla. Ci troveranno subito.”
“Finalmente una buona notizia. Non spegnere mai il telefono comunque, così
sentono quello che diciamo.”
“Ok.”
Alla prima occasione, Jane uscì e prese una strada meno trafficata. I due suv
non mollavano la presa e quando Jane capì che non poteva far altro che fermarsi
e arrendersi, arrivarono altre quattro macchine che circondarono tutti e
iniziarono a sparare.
“Maura sta giù” disse Jane coprendola con il proprio corpo. Stai tranquilla, è
tutto ok, ci sono io con te.”
Tremava dalla paura ed era sotto shock. Gli spari non finivano più ma nessuno
era indirizzato a loro.
“Che sta succedendo? Non vi faranno del
male ci penserò io?. Chi sono, lo sa detective?. Sarà la banda dei serbi?.”
Jane alzò la testa per vedere cosa stesse succedendo, ora aveva le idee
confuse. Il conflitto a fuoco durò alcuni, lunghissimi minuti, alcuni di loro
giacevano a terra colpiti a morte ma quello che vide in lontananza, la fece
sperare per il meglio. Paddy Doyle nella sua macchina e i suoi uomini lì a proteggerle.
Capendo di essere, probabilmente, al sicuro, tornò a proteggere Maura e a
confortarla.
“Va tutto bene Maura, sono arrivati i nostro principi a salvarci e…”
“Che stai dicendo? Ti sembra il momento di scherzare?. Io sto morendo dalla
paura.”
“Anche io ma in una di quelle macchine c’è Paddy e ci sta…”
“Cosa?.”
“Hai capito benissimo, dissi ancora. Ci ha salvate. Gli dobbiamo la vita.”
“Ho capito bene? Paddy è qui? Ditemi qual
è e lo farò fuori. Mi spiace dottoressa ma devo.”
Finita la sparatoria, sentirono alcune macchine sgommare via e poco dopo, un
silenzio assordante.
“Resta qui, disse Jane a Maura, io vado a vedere.”
“Se ti farai ammazzare, ti uccido.”
“Felice di saperlo.”
Paddy e i suoi uomini se ne erano andati, lasciando i corpi lì, in terra. Jane
si sedette un attimo per riprendere un pizzico di lucidità e poi fece scendere
Maura dall’auto, ancora tremante.
“Ragazze, deve volervi molto bene Paddy
per aver fatto tutto questo. Come padre non è poi così male.”
“E’ tutto finito, possiamo rilassarci.”
“Mio Dio, sono tutti morti” constatò.
“Meglio loro che noi Maura. Saranno i Serbi? Così fosse abbiamo chiuso il caso.”
“Dai loro tratti somatici e la pelle chiara, sembrerebbe di sì.”
In lontananza sentirono le sirene della polizia ed ora erano davvero al sicuro.
“Ragazze, tutto a posto?” urlò Korsak ancora da dentro l’auto.
“Ora si Vince.”
“Ma che è successo?.”
“Siamo state avvicinate dalla banda dei serbi ma per fortuna Paddy stava
sorvegliando Maura e ci ha salvate. Questo è tutto merito suo” disse indicando
la strage appena compiuta.
“Lo hai visto?” chiese Dean.
“Sì, solo di sfuggita ma sì, non è mai sceso dalla macchina. I suoi scagnozzi
hanno fatto tutto il lavoro sporco.”
“La dottoressa come sta?.”
“Ce la siamo vista brutta ma sta bene, non siamo ferite. Un po’ meno la sua
macchina.
“Tornerà come prima.”
Interpool, fbi e la scientifica rimasero lì e gli altri tornarono al
dipartimento. La notizia si era spersa alla svelta e al loro arrivo ricevettero
l’applauso di tutti e un super abbraccio da Angela.
“Figlie mie, che bello rivedervi.”
“Mà lasciamo, non in pubblico.”
“ E che sarà mai? Vi offro un caffè, vi va?.”
“Ecco, questa è una buona idea.
Jane notò Maura sovrappensiero.
“Ehi, tutto ok?” le domandò seria.
“Non proprio Jane, questa non mi passerà mai.”
“Devi farti aiutare, il distretto ha dei validi psicologi, sono molto d’aiuto
in casi come il tuo. Ti farà bene.”
“Ora vorrei solo bere il mio tè e calmarmi. Ma come fai?.”
“A fare cosa?.”
“A vivere così, sempre nel pericolo.”
“Beh, le mie giornate non sono tutte così. Oggi ho fatto un’eccezione per te”
disse ridendo.”
“Ne sono onorata. Grazie.”
Attesero il rientro degli altri e salirono tutti negli uffici.
“Fatemi capire bene, quindi chi mi ha
sparato è morto e i miei guardaspalle tutti arrestati?. Non c’è niente che
possa fare per aiutarvi?. Non mi dite così, dovrò abbandonarvi e tornare al mio
paese. Dovrò rimettere in moto un altro gruppo e la prossima volta staremo
molto più attenti. Eviteremo la spilungona e la super dottoressa. Credo che me
ne andrò in Canada. Allora grazie di tutto, è stato bello lavorare con voi.”
“Allora, erano della banda dei serbi? Ce ne siamo liberati?” domandò Jane.
“Sì, ora i messicani saranno arrestati e sbattuti in galera a vita. Boston per
ora è libera.”
“E tutto questo grazie a Paddy Doyle, chi l’avrebbe mai detto” disse Korsak, il
più anziano di tutti e conoscitore della mafia irlandese. Dovremo ringraziarlo.”
“Anche noi” rispose Dean.
Catturarono la maggior parte del clan messicano, compresi i due a capo di tutto
e il corpo di Big V fu spedito alla sua famiglia. Chiusero un caso difficile
con i complimenti delle forze dell’ordine di mezzo mondo.
A Maura le ci vorrà molto tempo per riprendersi ma la sua intelligenza e
dedizione al lavoro, l’avrebbero aiutata. Jane ricevette un’altra lettera da
Paddy, ringraziandola per aver aiutato Maura a salvarsi. Involontariamente si
ritrovò in mezzo ad una guerra tra clan solo per il legame di sangue con Paddy.
Festeggiarono tutti insieme al Dirty Robber, una serata in allegria era quella
che ci voleva. Quello era il loro modo per chiudere un capitolo ed iniziarne un
altro.
Questa volta sono stata più breve, solo quattro capitoli. Ora si inizia la nuova ff. Grazie a chi ha letto Il Boss.