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Autore: SaruzzaPower    22/06/2016    3 recensioni
"Sapete, credo di amare Liam Payne dalla prima volta in cui i miei occhi si sono posati su di lui, quel giorno in cui l'auto di suo padre rompendosi li fece arrivare alla nostra officina.
Avevo otto anni allora, ero solo un bambino che non sapeva niente dell'amore e lo era anche lui.
Ma l'amore che può provare un giovane cuore è tutt'altro che ingenuo, anzi, è probabilmente il più puro di tutti, un amore che non se né mai andato, nonostante siano passati altrettanti anni"
Queste sono le parole che Zayn ha per il suo migliore amico, per quel ragazzo che in segreto (o forse no) gli fa battere il cuore da anni.
E' la mia prima Ziam, ma io questi due esserini qui li amo da morire e spero di rendere giustizia a quell'amore che io vedo e leggo fra le righe anche nella realtà e spero non sia solo frutto della mia immaginazione.
[Zayn!Meccanico]
[Liam!Studente]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And I will swallow my pride
You’re the one that I love
And I’m saying goodbye
[Say Something - Great Big Word & Cristina Aguilera]





Sento una mano premermi sulla spalla e due gambe lunghe penzolare accanto alle mie sul bordo del molo.
Mi giro verso di lui, anche se non ho veramente bisogno di farlo per sapere chi ho accanto. 
I suoi occhi verdi mi sorridono prima delle sue labbra e - questo è il primo posto dove mi hai portato, mi sono innamorato di Whitby partendo da qui, prima ancora di capire che Louis avrebbe stravolto la mia vita -.
- O tu la sua - lo vedo guardarmi la testa quasi priva di capelli - È stata Lottie se te lo stai chiedendo, avevo bisogno di cambiare -. 
- Il cambiamento che hai fatto in questi ultimi mesi non è stato abbastanza? - stringe gli occhi e arriccia il naso, stringendo le mani attorno al bordo. 
- So che ce l’hai con me, ho visto come mi guardi sempre - sospiro e fisso il mare muoversi pigro sotto questo tramonto di fine settembre.
- Non ce l’ho con te. Semplicemente non credevo fossi una persona che si arrende, che molla. Qualche mese fa, se mi avessero detto se esiste l’amore vero, se mi avessero chiesto di farne un esempio, io avrei parlato di voi. Ora non lo so, cosa ti è successo? Sono abbastanza tuo amico per saperlo? -.
- Non è questione di essere amici o di arrendersi, se le cose non vanno… -.
- Facciamo così, tu smettila di raccontarmi stupidaggini ed io non ti chiederò altro su questa faccenda e quando penserai di essere pronto, verrai tu da me -.
Restiamo in silenzio a fissare l’acqua, il sole, la pace di questo piccolo luogo, poi lo sento sbattere le mani e alzarsi con uno scatto.
Ci guardiamo e nonostante io mi sia ripromesso più e più volte di non farlo, le parole mi escono di bocca - Lui come sta? - domanda che non ho mai avuto il coraggio di fare a Louis.
- Ha visto tempi peggiori, ma come ora guardo te e non riconosco il ragazzo di un tempo, con lui mi capita lo stesso. Ha ottimi voti, il fisico più perfetto del mondo, ride e sopravvive. Però… - lo vedo cercare qualcosa nella tasca del giubbottino che indossa - non è più un piacere fargli le foto e sono sicuro che se provassi a farle a te, avrei la stessa impressione. Ho sempre letto di persone che si perdono in se stesse, solo che prima di vedere voi due, non avevo capito quanta perdita potesse esserci dietro la mancanza di qualcosa che ti appartiene così profondamente - mi porge una foto e mi da un pugno sul braccio - guardala sono sicuro capirai di cosa sto parlando, qualcosa mi dice che è quello che capita tutte le mattine a te quando ti guardi allo specchio, non è così? Bastasse tagliarsi i capelli e ripetersi che il tempo passerà e metterà a posto ogni cosa… -.
Mi lascia lì, gli occhi fissi su un ragazzo dal volto serio e due splendidi occhi spenti nel vuoto. Ed è vero, Liam ha la stessa espressione che mi ritrovo a guardare da quasi un anno. 
Sapere che non si è arreso, non si è lasciato andare mi rincuora, forse…
La mano mi trema e per un attimo sono tentato di lasciare cadere la sua foto nell’acqua, la mente mi dice di farlo, la mano non si muove; Liam rimane la cosa più bella che i miei occhi abbiano mai visto e vedranno mai, e sebbene abbia provato a non pensarlo, mi accorgo che non è cambiato nulla per me, lo amo come il primo giorno, lo amo come undici anni fa, anzi ora molto molto di più.
Gli occhi mi si puntano verso la casa in collina, quella casa che sto pagando e sto rendendo sempre più abitabile, nonostante ormai abbia acquisito la consapevolezza che non potrei mai abitarci senza di lui.
 
*
 


Il tempo che passa ormai per me è rintoccato dal ronzio della macchinetta di Joe allo studio di tatuaggi. 
Appena uno guarisce, sono già pronto per il successivo e l’arrivo del Natale mi trova con le braccia, il costato, la gamba destra, la schiena “macchiata di scarabocchi” come piace definirli a mio padre. 
L’ultimo sulla mano è ancora un po’ dolorante e lo vedo come lo guarda male, mentre tengo stretta Safaa dopo cena e guardiamo un film alla televisione. 
Lui non è ancora in piena forma, ma una cosa buona in tutto questo schifo è che la vita mi ha restituito una famiglia, non posso descrivere quello che ho provato quando sono arrivato qui a casa qualche giorno fa e ho visto mia sorella corrermi incontro e dirmi all’orecchio che mamma e baba dormivano nella stessa stanza da qualche giorno.
Vedo lei, mia madre, rinata completamente, sorride molto di più ed io mi sforzo di sorridere per lei, per tutti loro; sono quasi certo che Liam si faccia sentire con regolarità, le domande su di lui, sulla sua assenza, sono molto poche e credo dipenda dal fatto che non voglia farmi pesare l’essermene dovuto andare da Londra per “colpa loro”.
- La casa come va? - sento una mano accarezzarmi i capelli a spazzola e un bacio subito dopo.
- Sta venendo bene - fisso la tv davanti a me.
- È bello che finalmente tu sia riuscito a comprarla, immagino sia bello avere luce, acqua e gas - ovviamente la storia della luce abusiva non è una cosa che le ho potuto raccontare, ma non importa, perché lei fa scendere la mano lungo il mio braccio, sta attenta a non toccare il tatuaggio nuovo e picchietta sul mio braccialetto, quello che non ho potuto togliere; nonostante tutto, io sarò completamente per lui, non importa quanta distanza e quanto tempo ci sarà a tenerci distanti. 
- Anche io vorrei vederla, ho voglia di tornare a Whitby, qua sono in galera, troppe donne! - baba sbuffa e mamma alza gli occhi al cielo, però sorride.
- Possiamo andare brontolone, magari quando la neve si sarà sciolta - lui sbuffa di nuovo- io vado a letto, e sappi che sono così felice per tutti noi, tu e Liam, voi insieme, mi avete fatto ricredere nell’amore e che tutto, se ti impegni, è possibile - lo dice piano, vicino al mio orecchio. Baba ci sta guardando ma distoglie subito lo sguardo; almeno nessuno vedrà anche l’ultima piccola luce che ho negli occhi, spegnersi.
Natale, capodanno, il mio compleanno, rimangono tutti giorni che passano in un modo totalmente assurdo. Un anno dall’infarto di mio padre, un anno dal cambiamento radicale delle mia vita, un anno e l’assenza più totale di Liam dalla mia vita.
Non mi fa gli auguri, perché dovrebbe? Io non li ho fatti a lui. Se non lo avevo ferito abbastanza come fidanzato, sicuramente l’ho fatto come amico, ho distrutto volontariamente un castello costruito mattone dopo mattone a quattro mani e sudore di fronti. 
- Sei furbo, nemmeno rispondere al telefono per ringraziarmi degli auguri. Dovrei abbandonarti al tuo destino e basta. Non ti meriti un amico come me - Louis appare nel cortile dell’officina e mentre scendo dall’auto mi porge una scatola nera.
- Cos’è? - alzo un sopracciglio scettico. 
- Il mio regalo.. e di Harry -. 
- Primo non dovevate farmi regali, secondo… Harry? Harry mi odia -. 
- Harry? Il mio meraviglioso Harry? Lui semplicemente non capisce perché dopo tutta la fatica fatta per farvi unire nel sacro vincolo dell’amore, ora voi stiate buttando via tutto nel cesso. Ma non importa perché non lo capisco nemmeno io, tu sei un cretino e Liam si arrende facilmente, troppi anni passati ad abbassare la testa a Geoff. Fate schifo! -. 
Non rispondo nemmeno, la campagna di Louis per darmi dell’imbecille negli ultimi mesi è stata incessante. Apro la scatola che ho fra le mani e trovo due biglietti: uno ha uno stemma che riconosco bene - un altro tatuaggio? -. 
- Quello è solo per contribuire al patrimonio che stai lasciando a Joe, tanto dubito che ti fermerai, vero? Il regalo più bello è quello che ti ha fatto Harry, c’è una mostra la prossima settimana a Leeds, io ovviamente non ti accompagno nemmeno morto, ma tu vai, sicuramente ci saranno tante cose artistiche che ti faranno bene -. 
- Mi faranno bene? -. 
- Pensi che non mi sia accorto che non disegni più? - lo guardo. 
- Grazie! - non dico altro, lo tiro a me e lo abbraccio - grazie davvero per essere il migliore amico del mondo, per sopportarmi, per non arrenderti… grazie - gli bacio una guancia e lo vedo allontanarmi.
- Quante smancerie. Sappi che sono felicemente innamorato del ragazzo più bello del pianeta Terra. Tu non scherzi, ma sai… - scoppio a ridere e lui con me.
- Dai usciamo di qui -. 
- Però stasera se vuoi dormo da te - non gli ripeto più grazie, ma le sue braccia che mi stringono e mi tengono forte, il più delle volte, mi permettono di tenere insieme tutti quei pezzi di me stesso che non sento nemmeno più di avere.

 
*


Il tatuaggio che ho al polso mi brucia un po’ mentre apro la porta della galleria d’arte; è una mostra contemporanea, c’è la parte dedicata alla fotografia in bianco e nero, una parte dedicata all’arte astratta, che mi fa scappare un sorriso triste, pensando alle litigate fatte con Liam, quanto tornavo a casa lamentandomi della gente che commentava, inventandosi interpretazione indicibili ad ogni quadro. 
Mi perdo fra le sale, guardo le maschere all’ingresso di ogni stanza e mi accorgo di quanto mi manchi la White Chapel Gallery, alla faccia del direttore quando ho annunciato il mio licenziamento per motivi familiari; anche il corso di pittura e disegno del Barbican mi manca, persino tutte quelle persone altezzose e piene di sé che tanto ho criticato.
Faccio un respiro e provo ad ignorare il senso di vuoto e dolore che provo al petto, manca solo l’ultima sala e quando entro rimango incantato con la bocca aperta, quasi fossi un bambino.
Al centro di una stanza completamente bianca e illuminata da luci a led, ci sono in fila indiana dei telai che partono dal soffitto e toccano terra, ogni telaio ha una trama finissima di fili colorata, ognuno con un colore dell’arcobaleno. Le luci riflettono sui fili e creano tanti ologrammi di arcobaleno per tutte le pareti, è qualcosa di fantastico.
La dedica nella targa all’ingresso cita la comunità LGBT e alla pace intesa come rispetto, come amore e solidarietà, ai sogni e le speranze che scaturiscono dal riuscire ad essere se stessi senza paura.
Non mi rendo nemmeno conto di essermi portato il cellulare all’orecchio - se volevi farmi piangere ci sei riuscito - borbotto.
 

 
- Sei alla stanza dell’arcobaleno? Non so, ho pensato che avessi bisogno, ora più che mai, di speranza. Ho pensato alla nostra chiacchierata e vorrei che tu riiniziassi a vedere le cose dalla prospettiva giusta, o forse solo da una diversa. Io credo tu debba fare un passo indietro per andare avanti, Zayn non buttare via quello che sei, quello che eri con lui. Io ti voglio bene e non riesco a vedervi così. Scegli la cosa giusta per te, non quella che ti sembra più giusta per salvare il mondo; non si può salvare il mondo - non capisco cosa gli abbia fatto cambiare idea, ma Harry è semplicemente la persona più buona della terra, sa sempre cosa fare e come farlo, se non fosse che quello che mi ha appena detto non può essere applicato alla mia situazione, sarei invogliato a dargli ascolto. 
- Grazie davvero, è un regalo fantastico. Ti voglio bene - sospira sapendo di non avermi convinto.
- Sapessi io. Resta lì più che puoi, schiarisciti le idee - chiudo la chiamata e torno con il naso all’insù, guardo ogni colore, ogni filo, tanto concentrato da non accorgermi della figura che mi si è fermata accanto. 
- Bello vero? Vengo qui tutti i giorni da quando l’hanno allestita, credo sia la degna fine per una mostra tanto bella. L’artista è un ragazzo transessuale norvegese, fra qualche mese si sottoporrà alla riassegnazione del sesso. Quanto coraggio! - lo guardo e sorrido solo - era il tuo ragazzo al telefono? Avevi un sorriso così bello mentre parlavi - allunga la mano verso di me - comunque piacere, io sono Sam -.
- Zayn… e no, era un mio amico, mi ha regalato lui il biglietto, ma sono arrivato a scatola chiusa. Ma scusa, sei così sicuro che io sia gay? - lo guardo un po’ risentito, non perché sia convinto che io lo sia, ma per la sua sicurezza nel giudicarmi.
- Hai accarezzato la scritta LGBT e hai sorriso, chiudendo un attimo gli occhi. La bandiera arcobaleno, ha più significato per quelli come noi. Ma non volevo spaventarti -.
- Ci vuole di più per spaventarmi - faccio un po’ lo spavaldo.
- E allora se ti chiedo di bere qualcosa insieme non mi prenderai per pazzo e scapperai urlando -.
- Ehm… io non sono di qui, devo tornare a casa e… - essere abbordato da un ragazzo in una galleria d’arte era una cosa che non avevo preso in considerazione.
Perché mi sta abbordando, vero? 
- E nonostante l’aria da nero e tenebroso, ti ho spaventato in fin dei conti, perché non mi conosci e magari stai pensando che io potrei essere un maniaco o che il tuo ragazzo si arrabbierà sapendo che hai concesso un drink a un altro uomo, sconosciuto per di più. In mio favore posso dire che amo l’arte più di ogni altra cosa, che ho frequentato un’accademia d’arte a Manchester e che mia madre fa la pittrice, le opere astratte che hai visto nella seconda sala sono le sue. Lo so, sicuramente ti sembrano stupide. Sì, lo vedo da come muovi gli occhi, io studio psicologia e non mi sfugge niente - mi sento ubriaco di parole e balbetto prima di riuscire a rispondere come si deve.
- Non ho il ragazzo te l’ho detto -. 
- No, tu mi hai detto che quello al telefono non era il tuo ragazzo, non che non ne hai uno in generale, ma sapere che effettivamente non ce l’hai è grandioso, vuol dire che non dovresti proprio dirmi di no, in fondo, sono un bel ragazzo, no? - lo è? Non che io guardi il mondo cercando un bel ragazzo, non ora e forse mai, io ho già un bel ragazzo che mi occupa il cuore e nonostante non possa stare insieme a lui, non cambia cosa provo. 
Questo Sam sembra una versione dolce di Louis, con qualche particolare di Harry, tipo i grandi occhi verdi, ha i capelli biondo cenere alzati verso l’alto in una cresta accennata, alto poco più di me, indossa: jeans, anfibi e una maglietta piena di buchi. È un bel ragazzo dopo tutto, ha ragione. 
- Quanto parli, psicologo! - ridacchio, per smorzare la tensione, mi ha definito nero e tenebroso, il principe nero. Guardo di nuovo l’arcobaleno, ripenso a tutto quello che mi ha detto Harry, al non buttarmi via, al fare la cosa giusta per me. 
Non c’è solo del nero dentro di me, io lo so. 
Forse dare confidenza a uno sconosciuto non sarà certo giusto per me, ma non sarà nemmeno un dramma, è un artista, figlio di un’artista… gay… 
- Lo posso prendere come un sì? - tocco il braccialetto al polso e stringo gli occhi - sì - annuisco.

 
*


Entriamo in un bar, lui saluta tutti presentandomi, alzo la mano con timidezza e appena si affaccia al bancone ordinando anche per me, senza chiedermi niente e parlando del più e del meno con i baristi, non posso fare a meno di pensare ai pomeriggi con Liam, Niall e Harry al bar di Picadilly, quando io facevo scena muta davanti a tutti i loro amici sentendomi a disagio. 
Sì, mi sto sentendo a disagio in questo momento.
- Avanti Zayn il nero, sediamoci nella veranda, fumiamoci una sigaretta - mi porge un bicchiere di birra e mi fa strada, appoggiandomi la mano sul fianco con grande tranquillità, vorrei spostarmi ma non voglio sembrargli totalmente disadattato, sforzo un sorriso e mi lascio guidare.
La sua mano è calda e fa uno strano effetto sulla mia pelle, nonostante ci sia della stoffa a dividerci. A parte Louis, è tanto che qualcuno non mi tocca davvero.
Ci sediamo uno di fronte all’altro, accendiamo le nostre sigarette e lui mi fissa con un sorriso dolcissimo che mi fa sentire allo stesso tempo un po’ più tranquillo ma spaventato. 
- Raccontami un po’ di te, in cosa consiste la tua arte - a parte quella di combinare casini?
- Io graffito, niente di che in realtà, avevo iniziato un corso di disegno e pittura al Barbican, ma purtroppo ho dovuto interrompere perché mio padre è stato male e sono dovuto tornare a casa a badare alla nostra officina -
- Artista e meccanico? Detta così sembrano due cose che fanno a botte -.
- Un sacco di cose nella mia vita fanno a botte - mi mordo la lingua, non so come il pensiero si sia formulato ed uscito, invece di rimanere nella mia testa.
Sorprendendomi lui scoppia a ridere, butta indietro la testa, sbatte la mano sul tavolino e ride, come se avessi appena detto la battuta del secolo. Lo lascio riprendere il fiato, osservandolo; è vero è molto bello, ha classe, stile, ha qualcosa di cristallino nella risata e mi fa piacere guardarlo, mentre si tiene la pancia e smette di ridere piano, fissando gli occhi nei miei e scrutandomi, come se mi stesse studiando.
- Scusa, non mi aspettavo tanta sincerità tutta in una volta. Se ti dico che secondo la mia analisi conoscitiva non avrei mai detto che ti saresti sbilanciato così, penserai che io sia un pazzo, non voglio psicanalizzarti, ma tu hai qualcosa di particolare, forse gli occhi, come ti muovi, sicuro di sé ma con una certa titubanza, non so Zayn, mi piaci, sembri una persona interessante. Ti prego parlami di te, ho voglia di conoscerti - avvampo, abbasso lo sguardo sul bicchiere e cerco di non schizzare in piedi e scappare. 
- Ho sbagliato ancora? Non devi essere un tipo da complimenti immagino; sentirti dire che sei bellissimo e incredibilmente sexy non fa per te, giusto? Però lo sei, tutti quei tatuaggi, i capelli corti, l’abbigliamento che poco si addice a un meccanico, ma allo stesso tempo nemmeno ad un artista. Forse non ti vanno a genio i quadri astratti perché sei tu il primo ad essere astratto. Sembri mille cose in una volta, devi essere difficile da gestire -.
- Non mi piace stare al centro dell’attenzione, non sono sexy e non sono per niente astratto - sbotto.
- E mordi se ti colpiscono nel vivo. Ti ho già detto che mi piaci da morire? Da dove hai detto che vieni? -. 
- Di nessuna parte. Non mi hai colpito nel vivo e mi dispiace, devo proprio andare - mi alzo in piedi di scatto, quasi facendo rovesciare la birra e lo guardo, lo guardo bene l’ultima volta perché ho mentito, ha colpito nel mio vivo e Harry non ha ragione, non posso fare niente per me, non posso conoscere un’altra persona, non posso rimediare ai miei sbagli, andare avanti né tornare indietro.
Il barista mi saluta, faccio un cenno e corro fuori, prendendo un respiro. 
- Ehi Zayn aspetta… mi dispiace. Stavo solo scherzando, penso tutte quelle cose, ma non volevo farti arrabbiare. Mi piaci davvero, per quello che vale - apro gli occhi e me lo trovo davanti, sta sorridendo nonostante la mia faccia.
- Non è colpa tua, è colpa mia. Non posso, tu sei un bel ragazzo, sei simpatico, ma… - lo vedo aggrapparsi al mio braccio e sporgersi verso di me, ho una paura fottutissima che mi baci, da lui potrei aspettarmi di tutto, peccato io non sia più un tipo da baci; invece appoggia le sue labbra alla mia guancia e si stacca velocemente. 
- Dammi il tuo telefono! -.
- Perché? -.
- Avanti Zayn, non fare storie - e non so nemmeno perché, glielo porgo.
Digita velocemente un numero, salva il suo nome e - Non lo userai mai suppongo, non sei il tipo, però se hai bisogno di un amico, di un… di quello che ti pare, mi farebbe piacere rivederti. Studio pur sempre psicologia, magari… Per quel che vale è stato bello incontrarti, mi hai lasciato qualcosa qui - si tocca lo stomaco - una bella sensazione. Non mi dimenticherò di te Zayn. Buona fortuna con i tuoi guai - mi da una pacca sul braccio e torna dentro, non si gira, mi lascia lì, un Sam salvato in rubrica e la testa nel pallone. 
Corro a casa e per la prima volta dopo tanto, mi butto sul letto e prendo in mano il blocco da disegno. 

 
*


Faccio un passo indietro e ammiro la cucina nuova, mi asciugo la fronte con il dorso della mano e mi sento soddisfatto di me stesso. È rossa e bianca laccata, è ultra moderna in confronto alla cucina di casa mia o a quella di mia madre, c’è una bella penisola con degli sgabelli, il muro accanto alla porta dipinto con la vernice nera lavabile, in modo da poter scriverci le cose con i gessetti o i pennarelli lavabili, i neon chiari fanno il giro di tutto il battiscopa e le tende bianche ricamate, non proprio adatte a un ragazzo, sono un regalo di nonna. 
Negli ultimi mesi, seppure non abbia mai richiamato Sam, ho pensato molto alle sue parole, al fatto che sia riuscito a vedere qualcosa in me che lo ha toccato, mi ha dato una strana voglia di rivalsa sulla mia vita, non posso avere Liam, ma lui sta meglio credo, Louis ogni tanto lo nomina e nonostante mi guardi di traverso, aspettando qualche mio segno di cedimento, provo a non averne. 
La casa è sempre più mia, mamma e baba quando l’hanno vista ne sono stati entusiasti, e qualche settimana in cui baba è stato qui, l’ho portato su con me e gli ho permesso di aiutarmi un po’ con il giardino e dei lavoretti non faticosi.
È stato bello averlo di nuovo a casa, anche in giro per l’officina, la sua espressione quando ha guardato, dopo tanto, le sue mani sporche di grasso; una sera a cena mi ha guardato negli occhi, mi ha sorriso e mi ha detto “Amo tua madre, davvero tanto. Ho fatto un grave errore a lasciarla andare via, a portarti via da lei, a togliere a Safaa la possibilità di avere la sua famiglia. Me ne sto accorgendo solo adesso e non so come dirtelo, non sono bravo con le parole… è successo qualcosa fra te e Liam, tua madre fa finta di niente, vede quel braccialetto al polso e spera. Dovrebbe sapere che non bastano un braccialetto e un sorriso triste a cambiare la verità. Sei diventato un uomo meraviglioso, lo sei diventato da sol,o perché noi non ti abbiamo aiutato per nulla. Mi hai fatto scoprire che si può amare anche essendo diversi, anche essendo chiusi e burberi come me. Ti voglio bene, Zayn. Sono felice di averti come figlio e non ti dirò cosa fare della tua vita, non hai bisogno dei miei insegnamenti. Voglio solo tu sappia che se stai male, se pensi di non farcela, io sono qui, come tu eri e ci sei per me, sempre. Se vuoi parlare, qualunque cosa…” .
Il giorno dopo ha trovato il coraggio di dirmi che non tornerà a Whitby, che vuole salvare quello che ancora c’è, perché c’è ancora tanto
Sono felice per mia sorella, per mia madre, per la mia famiglia. Mi ha chiesto se volessi tornare a Londra, se volessi vendere l’officina, ma io ho alzato la testa, ho guardato la casa in collina e ho capito che non c’è altro posto per me, io che un po’ sto seguendo le sue orme, sto diventando un solitario. 
Ho passato anni a odiare i pregiudizi di questo paese, mentre ora è l’unico posto dove sento dovrei stare. 
A parte le braccia di Liam… 
Ho rimesso il suo quadro all’ingresso, tanti giorni mi fa male entrare e vedere il suo profilo, quelle labbra, lui, altri fingo di stare costruendo tutto questo per lui, per quel noi che tanto desiderava. 
Sarà sempre il nostro rifugio, per quell’amore durato anni, bruciato in pochi attimi. 
La sua mancanza è sembrata una compagnia; ogni mobile, ogni oggetto aggiunto all’arredamento, l’ho preso e montato pensando al suo gusto. C’è una scatola piena di fumetti sotto il letto di sopra, ho continuato a comprarli ogni settimana, proprio come faceva Maura, per mesi e mesi. Non li apro, non li sfoglio, ma sono lì. Un giorno magari glieli darò. 
So di essere uno stupido, sono uno stupido.
Quasi due anni senza lui, una nuova estate in arrivo e una piccola flebile speranza di vederlo tornare, questa volta. 
Guardo l’orologio del salone, afferro la mia maglietta dal divano di pelle, unico sopravvissuto del vecchio arredamento e chiudo la nuova porta blindata con tre mandate. 
Il mare è calmo, il cielo è limpido oggi, l’aria è fresca ma il sole scotta sulla pelle. È sabato e voglio dare il pomeriggio libero a Louis e Oli, deve arrivare Harry, voglio stiano insieme. 
Scendo le scale con calma, respiro a pieni polmoni e quando giro l’angolo mi blocco.
L’ultima persona che pensavo di vedere mi viene incontro agitando la mano, sorride felice e guardo i suoi capelli diventati ancora più lunghi, ondeggiare con lei. 
Camila dritto davanti a me, accanto a un’altra ragazza, mi fa stringere i pugni, so di non poterle scappare, così sperando in poche domande scomode, ricambio il saluto e mi vesto del più falso dei sorrisi.
- Ciao straniero! Dove sono finiti i tuoi bei capelli? -.
Questa è facile, posso farcela - Eh… sono scappati - lei spalanca gli occhi e mi rendo conto di aver appeno detto la prima cavolata, infatti un suo - già - mi arriva triste, ma Camila non è una di quelle persone che si fa scoraggiare da una parola storta.
Per smorzare la tensione sposto lo sguardo sulla ragazza accanto a lei - oh, giusto! Voi non vi conoscete, lei è Beth! - lei mi sorride, ha un viso dolce, tanti capelli rossi, lentiggini a vestirle il naso e le guance, mi ispira simpatia così allungo la mano - Piacere Beth, io sono Zayn - lei afferra la mia e stringe forte, fissandomi negli occhi, marroni e caldi, sembrano quasi quelli di Liam e questo pensiero mi fa sentire subito a disagio - però io devo andare, devo dare il cambio a Louis in officina -.
Camila mi salta al collo, facendomi fare un passo indietro - Ok, ma non sparire. È stato bello vederti Zaynie. Usciamo una di queste sere tutti insieme, come hai vecchi tempi - annuisco, in fondo potremmo davvero farlo.
Le lascio andare per la loro strada ed io proseguo verso l’officina pensando ancora a quegli occhi. Ho così tanta voglia di vedere Liam, vorrei almeno parlarci, conoscendolo fingeremo non curanza, magari dopo tutto questo tempo non mi odierà più, magari potremo ricostruire qualcosa… un giorno. 
Entro in officia e mi siedo sul pavimento, accanto all’auto dove Louis sta lavorando. Scorre fuori e mi guarda sospirare - Visto un fantasma in collina? - ghigna.
- Diciamo di sì -. 
Lui torna al suo lavoro e restiamo in silenzio.
- Cosa frulla in quella testa pelata Zaynie? La sento lavorare da qui -.
- Niente, oggi arriva Harry, vai a casa, oggi pomeriggio ci penso io qui - scorre di nuovo insieme al carrello e si mette seduto, guardandomi. Mi preparo alla predica sul voler scappare, sul fatto che Harry non mi odia e così via, invece - Harry è già qui, è arrivato ieri sera con i ragazzi - e sembra a disagio nel dirlo, molto a disagio, i suoi occhi scappano dai miei in continuazione.
- Ho visto Camila infatti, poco fa. Niall si è portato dietro Andy quest’anno? - 
- Andy? - sembra confuso.
- Sì, insieme a Camila c’era una ragazza. Piccolina, tanti capelli rossi, un sacco di lentiggini. Mi sembra una tipa da Andy, una di quelle che sopporta la sua petulante arroganza e sfacciataggine - rido.
Louis si alza, mi porge una mano e sospira - Zayn… - ha un cambiamento repentino, mi sembra improvvisamente più bianco e… è possibile che i suoi occhi siano lucidi? 
- Cosa succede, il fantasma l’hai visto tu, ora? - lo prendo in giro e gli do un pugno amichevole sul braccio - Comunque Camila mi ha chiesto di andare a bere qualcosa, so che non mi hai detto nulla volutamente, ma se ci sono tutti ci sarà anche Liam suppongo. So che forse è da pazzi, ma oggi sento di poter affrontare anche Liam, la casa sta venendo benissimo, e io ho voglia di vederlo, tanta, davvero tanta. Forse potrebbe perdonarmi, forse… Geoff non deve sapere per forza che parliamo, la casa è pagata per più della metà. Essere amici… - mi guarda come se stessi dicendo un’eresia - sì ok, so che vorrà delle spiegazioni, ma Liam è Liam, cioè, magari non ne vorrà, magari gli manco anche io talmente tanto che lascerà perdere -.
- Zayn… - mi si fa più vicino e mi prende la spalla, stringendo forte. I suoi occhi azzurri, pieni di tutte quelle sfaccettature di più colori, mi fissano quasi con disperazione - Anche Liam è già qui… - stringe ancora di più le dita, quasi mi fa male - si sposa. Liam a fine estate si sposa, Beth è la sua fidanzata… -.


**
[nda]
Non so che mare di insulti mi sommergerà da qui al per sempre...
In realtà questa parte, punto focale della storia, me lo tengo dentro da mesi e mesi, vissuto e rivissuto nella mia mente senza sapere come tirarlo fuori. So che per molti di voi la scelta sembrerà folle, ma voglio ricordarvi che da quando Geoff ha minacciato Zayn sono quasi passati due anni. 
Tante cose sono successe e nonostante non possa dire molto, sappiate che non tutto è come sembra. 
Cambiando discorso per chi mi ha chiesto com'è andato il concerto delle Little Mix dico solo: S.T.U.P.E.D.O. Loro sono veramente meravigliose, una gioia per gli occhi, simpatiche, eccentriche, stravaganti e belle, ma belle belle belle che ti chiedi, ma io che ci sto a fare al mondo? A parte la prestanza fisica e il fiato di ballare a cantare senza sosta e senza stonare ne avere un calo di fiato MAI! 
Del resto prima di lasciarvi, vi volevo dire che partecipo con Endlessly ai #Wattys2016 e se volete darmi un voto, potete condividere la storia o citarla su twitter, magari condividendo una frase.
Ormai la storia è agli sgoccioli non so ancora se manca un capitolo o due prima dell'epilogo, ci devo pensare un attimo. Noi ci sentiamo alla prossima! 
un bacio
SARA
   
 
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